SAN MARTINO MARZABOTTO 30.09.1944

(Bologna - Emilia-Romagna)

Episodio di riferimento: MONTE SOLE, 29.09.1944-05.10.1944

Descrizione

Località San Martino, Marzabotto, Bologna, Emilia-Romagna

Data 30 settembre 1944

Matrice strage Nazista

Numero vittime 72

Numero vittime uomini 22

Numero vittime bambini 9

Numero vittime uomini ragazzi 1

Numero vittime uomini adulti 9

Numero vittime uomini anziani 3

Numero vittime donne 50

Numero vittime donne bambine 15

Numero vittime donne ragazze 6

Numero vittime donne adulte 20

Numero vittime donne anziane 7

Numero vittime donne senza informazioni 2

Descrizione: Il 30 settembre i tedeschi arrivarono a San Martino, trovando le persone, per lo più donne e bambini, rifugiate in chiesa. Le fecero uscire, le ammassarono davanti una casa colonica vicina, poi le uccisero a colpi di mitraglia e dettero fuoco agli edifici.
Una descrizione di quanto successo, sia pure non priva di ambiguità, la dette alle autorità militari inglesi Julien Legoll, disertore alsaziano appartenente al plotone mitraglieri della 5^ compagnia, che era stato aggregato alla 1^ compagnia dell’Aufkl?rung Abteilung (battaglione esplorante, sigla: SS AA 16) della 16a Panzergrenadier Division “Reichsführer ss”.
“Egli dichiarò che tra le 3 e mezza e le 4 del mattino del 30 settembre la 1a compagnia, insieme al plotone mitraglieri della 5a che le era stato aggregato, lasciò i suoi accantonamenti a Montorio e di nuovo attraversò la strada ed il fiume, ma più sulla destra rispetto alla direzione presa il giorno prima (quando, lo ricordiamo, si era diretta verso Cadotto). Dopo due ore di marcia raggiunsero la 2a compagnia – quella che copriva il lato destro dell’area da rastrellare – che aveva trovato forti resistenze il giorno prima, e al cui sostegno loro erano stati destinati: la trovarono schierata vicino ad un piccolo gruppo di case coloniche. Verso le 8 di mattina il plotone mitraglieri cui Legoll apparteneva fu distaccato per conquistare una località chiamata San Martello (in realtà S. Martino), dove arrivarono verso le 9 di mattina: si trattava di una chiesa e di tre edifici colonici. E’ bene riportare per intero (nella traduzione fatta eseguire dal Tribunale militare di Bologna il 21 giugno 1948) quanto dichiarò Legoll. Al di là della veridicità dei particolari, si tratta infatti di una delle pochissime testimonianze oculari di un massacro visto dalla parte dei suoi esecutori:

L’Unterscharführer [sergente] spiegò il plotone, della forza di 20 uomini, attorno al villaggio ed il fuoco della armi leggere fu fatto convergere su di esso per circa 10 minuti. Fu poi dato l’ordine di cessare il fuoco e i nostri soldati entrarono negli edifici, trovandoli abbandonati, ad eccezione di una vecchia, e vuoti di armi.
Dopo che fu dato l’ordine di “cessate il fuoco” il plotone si avvicinò al villaggio a normale passo di marcia allo scoperto, dato che non vi era stata risposta al nostro fuoco. Come ci avvicinammo ad una delle case, udimmo le grida di una donna spaventata. Il sottufficiale comandante la 3^ sezione, Rottenführer [caporalmaggiore] KNAPPE, si avvicinò ad una finestra di questa casa e senza guardare dentro vi gettò una granata a mano. Quattro di noi indi entrarono nell’edificio e vi trovarono una vecchia, dell’età di 50-60 anni, morta. Senza dubbio era stata uccisa dalla granata. Io mi trovavo nel gruppo che la rinvenne. L’intero villaggio fu poi dato alle fiamme ma la Chiesa non voleva ardere.
Quando demmo queste case alle fiamme, i mobili furono ammucchiati insieme, fieno o paglia fu posta sotto e incendiata. Nel caso della Chiesa fu fatto un tentativo di bruciare le panche di legno, senza successo. Prima del tentativo di bruciare la Chiesa il comandante del plotone WOLF, diede ordine di distrugge l’Altare, ed io, essendo cattolico, mi allontanai dalla Chiesa.
Dopo di ciò al plotone fu concesso un breve riposo.
Io direi che sebbene il comandante del plotone fosse l’Unterscharführer Wolf, questa spedizione era sotto il comando dell’Oberscharführer [maresciallo] BOEHLER, della 1^ compagnia. Il nostro breve riposo fu interrotto dall’apparizione di un gruppo di circa 30-40 donne e bambini scortati da 3 militari SS, che io reputo appartenessero alla 2^ o 3^ compagnia del Recce Unit. Essi condussero il gruppo dove noi eravamo seduti e chiesero a BOEHLER che cosa si dovesse fare di loro. BOEHLER disse: “essi devono essere fucilati”. I tre SS indi se ne andarono. Le donne e i bambini furono poi allineati contro il muro della casa colonica dove era stata uccisa la vecchia. Essi fecero un tentativo di fuga ma furono ripresi. BOEHLER ordinò allo Sturmann [recte Sturmmann: caporale] PIELTNER di procedere alla loro esecuzione con la sua mitragliatrice. Udii PIELTNER mormorare una obiezione, motivo per cui BOEHLER tirò fuori il suo revolver, sotto la minaccia del quale io allora vidi PIELTNER falciare col fuoco della sua mitragliatrice le donne e i bambini. Ciò accadde fra le ore 11-12. I cadaveri furono lasciati giacenti dove erano caduti e quindi ci mettemmo in marcia per recarci al luogo del raduno, dove incontrammo la 1^ compagnia, colla quale ritornammo agli accantonamenti a Montorio.

La reticenza di Legoll è evidente: sembra strano che i civili da uccidere fossero stati rastrellati da un’altra compagnia (e vedremo che su questo punto i pochi testimoni oculari lo smentiscono: le donne e i bambini furono stanati dalla chiesa e dalle case coloniche vicine), e risulta improbabile il tentativo del caporale Pieltner di opporsi all’ordine di uccidere, dato che si trattava dello stesso militare che, sempre secondo la deposizione di Legoll, il giorno precedente, senza alcun ordine specifico, aveva di propria iniziativa ucciso donne e anziani.
Ciò nonostante, la testimonianza è significativa per parecchi punti: l’assoluta mancanza di una qualche resistenza da parte della popolazione – paiono inconsistenti alcune narrazioni, riportate sia da Renato Giorgi che da Zanini, che attribuiscono alla presunta reazione di una coppia, il marito oltretutto armato, l’evento scatenante della strage; la sicurezza con la quale i soldati avanzavano sul terreno scoperto, certi evidentemente di non trovare nessun partigiano armato a contrastarli; l’automatismo con il quale si comportavano (si veda l’episodio della bomba lanciata nella casa dalla quale provenivano le urla di una donna spaventata). E’ evidente che si trattava di soldati collaudati, che sapevano quello che dovevano fare, e lo facevano ormai con efficienza e perizia: non dare la caccia ai partigiani, ormai del tutto assenti dall’intera zona investita dal rastrellamento, ma proseguire nello sterminio di tutti coloro che incontrassero, per lo più donne, bambini, anziani.” (da Luca Baldissara e Paolo Pezzino, Il massacro. Guerra ai civili a Monte Sole, Bologna, il Mulino, 2009, pp. 209-211).

Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco

Violenze connesse: incendio di abitazione

Tipo di massacro: massacro eliminazionista
--> Per saperne di più sulle tipologie

Note sulla memoria (per maggiori informazioni vedi la sezione apposita): La strage di marzabotto è ben presto assurta a simbolo della violenza nazista e del sacrificio del popolo italiano per la Resistenza. Numerose nel tempo le autorità italiane e straniere che hanno partecipato alle commemorazioni dell’eccidio o a celebrazioni: ricordiamo in particolare che il 17 aprile 2002 il Presidente della Repubblica Italiana, Carlo Azeglio Ciampi, e il Presidente della Repubblica Federale di Germania, Johannes Rau, visitarono il sacrario di Marzabotto. Più recentemente è emersa una memoria antipartigiana, che si è manifestata in alcune pubblicazioni: Margherita Ianelli, Gli zappaterra. Una vita, Baldini e Castoldi, Milano 2002; Lucia Sabbioni, Marzabotto, diario del perdono e della rabbia, Lupo edizioni, Bologna s.d.; don Dario Zanini, Marzabotto e dintorni 1944, Ponte Nuovo, Bologna 1996.

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Vittime

Elenco vittime

Angelini Santuzza
Barattoli Edmea
Baravelli Illuminata
Baravelli Somiglia
Benassi Adelfa
Bertolini Clementina
Bertucci Carlo
Boscarin Candida
Brunetti Marino
Cardi Giuseppe
Commissari Maria Celsa
Farina Gastone
Ferretti Adriano
Ghidini Bruno
Gottardi Erminia
Leonesi Nella
Lorenzini Agostina
Lorenzini Anna Augusta
Lorenzini Clara
Lorenzini Luisa Maria
Lorenzini Marcella
Lorenzini Nerina
Lorenzini Rita Pia
Luccarini Albina
Luccarini Anna
Luccarini Cesare
Luccarini Luigi
Luccarini Prima
Luccarini Rita
Marchetti Ersilia
Marchioni Marta
Migliori Anna
Migliori Armando
Migliori Dante
Migliori Enrico
Migliori Franco
Migliori Lina
Migliori Marino
Migliori Vittoria
Moschetti Dario
Moschetti Vittoria
Musiani Olga
Musolesi Alfredo
Naldi Anna
Naldi Maria
Nanni Caterina
Pantaleoni Ester
Paselli Anna
Paselli Dante
Paselli Fidelia
Paselli Franco
Paselli Malvina
Petrizzi Maria
Pierantoni Dolores
Pierantoni Enea
Pizzoli Paola
Ricolini Luciano
Righi Angela
Righini Maria
Romanelli Graziella
Sabbioni Desiderio
Sabulli Adele
Sabulli Francesco
Salvador Elisabetta
Simoncini Linda
Smerigli Antonietta
Tonelli Maria
Ventura Vittorina
Venturi Letizia
Venturi Liana
Zappoli Albertina

Elenco vittime civili 72

Angelini Santuzza
Barattoli Edmea
Baravelli Illuminata
Baravelli Somiglia
Benassi Adelfa
Bertolini Clementina
Bertucci Carlo
Boscarin Candida
Brunetti Marino
Cardi Giuseppe
Commissari Maria Celsa
Farina Gastone
Ferretti Adriano
Ghidini Bruno
Gottardi Erminia
Leonesi Nella
Lorenzini Agostina
Lorenzini Anna Augusta
Lorenzini Clara
Lorenzini Luisa Maria
Lorenzini Marcella
Lorenzini Nerina
Lorenzini Rita Pia
Luccarini Albina
Luccarini Anna
Luccarini Cesare
Luccarini Luigi
Luccarini Prima
Luccarini Rita
Marchetti Ersilia
Marchioni Marta
Migliori Anna
Migliori Armando
Migliori Dante
Migliori Enrico
Migliori Franco
Migliori Lina
Migliori Marino
Migliori Vittoria
Moschetti Dario
Moschetti Vittoria
Musiani Olga
Musolesi Alfredo
Naldi Anna
Naldi Maria
Nanni Caterina
Pantaleoni Ester
Paselli Anna
Paselli Dante
Paselli Fidelia
Paselli Franco
Paselli Malvina
Petrizzi Maria
Pierantoni Dolores
Pierantoni Enea
Pizzoli Paola
Ricolini Luciano
Righi Angela
Righini Maria
Romanelli Graziella
Sabbioni Desiderio
Sabulli Adele
Sabulli Francesco
Salvador Elisabetta
Simoncini Linda
Smerigli Antonietta
Tonelli Maria
Ventura Vittorina
Venturi Liana
Venturi Letizia
Zappoli Albertina

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


Elenco persone responsabili o presunte responsabili


  • Albert Ekkehard

    Nome Albert

    Cognome Ekkehard

    Note responsabile Tenente colonnello Ekkehard Albert, aiutante tattico (IA) addetto allo Stato maggiore della Divisione

    Nome del reparto nazista Waffen-SS

    Nome del reparto 16. SS-Panzer-Grenadier-Division “Reichsführer-SS“

  • Fritz Alwin Schildbach

    Nome Fritz Alwin

    Cognome Schildbach

    Ruolo nella strage Autore

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Capitano Fritz Alwin Schildbach, capitano medico del SS AA 16

    Nome del reparto nazista Waffen-SS

    Nome del reparto 16. SS-Panzer-Grenadier-Division “Reichsführer-SS“

  • Giovanni Quadri

    Nome Giovanni

    Cognome Quadri

    Ruolo nella strage Collaboratore

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Un ruolo di istigazione dei tedeschi, o quanto meno di mancato intervento a favore dei rastrellati, fu attribuito al segretario del partito fascista repubblicano di Marzabotto, Lorenzo Mingardi, e a Giovanni Quadri, fascista repubblicano.

    Note procedimento Lorenzo Mingardi, segretario del partito fascista repubblicano di Marzabotto, condannato a morte dalla Corte straordinario d’assise di Brescia il 17 ottobre 1945; Giovanni Quadri, condannato a 30 anni. Sentenza annullata dalla Corte di Cassazione e procedimento rinviato alla Sezione speciale della Corte di assise di Bergamo, che il 30 settembre 1946 condannava a 30 anni di carcere Mingardi, 10 anni e 8 mesi Quadri.

  • Heinz Piltner

    Nome Heinz

    Cognome Piltner

    Ruolo nella strage Autore

    Note responsabile Caporale Heinz Piltner, plotone mitraglieri della 5^ compagnia aggregato alla 1^ compagnia del SS AA 16.

    Nome del reparto nazista Waffen-SS

    Nome del reparto Aufklärungs-Abteilung 1/16. SS-Panzer-Grenadier-Division “Reichsführer SS“

  • Helmut Loos

    Nome Helmut

    Cognome Loos

    Note responsabile Maggiore Helmut Loos, ufficiale di Stato maggiore della Divisione incaricato della sicurezza (IA).

    Nome del reparto nazista Waffen-SS

    Nome del reparto 16. SS-Panzer-Grenadier-Division “Reichsführer-SS“

  • Helmut Wulf

    Nome Helmut

    Cognome Wulf

    Ruolo nella strage Autore

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Sergente Helmut Wulf, comandante del plotone mitraglieri della 5^ compagnia aggregato alla 1^ compagnia del SS AA 16.

    Note procedimento Tribunale militare di la Spezia, procedimento n. 279/04 R.G.N.R., sentenza del 13 gennaio 2007: condanna all’ergastolo per ALBERS Paul, BAUMANN Josef, BICHLER Hubert, ROITHMEIER Max, SCHNEIDER Adolf, SCHNEIDER Max, SPIELER Kurt, TRÄGER Heinz Fritz (Heinrich), WACHE Georg, WULF Helmut

    Nome del reparto nazista Waffen-SS

    Nome del reparto Aufklärungs-Abteilung 1/16. SS-Panzer-Grenadier-Division “Reichsführer SS“

  • Hermann Bühler

    Nome Hermann

    Cognome Bühler

    Ruolo nella strage Autore

    Note responsabile Maresciallo Hermann Bühler, 1^ compagnia del SS AA 16.

    Nome del reparto nazista Waffen-SS

    Nome del reparto Aufklärungs-Abteilung 1/16. SS-Panzer-Grenadier-Division “Reichsführer SS“

  • Julien Legoll

    Nome Julien

    Cognome Legoll

    Ruolo nella strage Autore

    Note responsabile Julien Legoll, soldato del plotone mitraglieri della 5^ compagnia, aggregato alla 1^ compagnia del SS AA 16.

    Nome del reparto nazista Waffen-SS

    Nome del reparto Aufklärungs-Abteilung 1/16. SS-Panzer-Grenadier-Division “Reichsführer SS“

  • Lorenzo Mingardi

    Nome Lorenzo

    Cognome Mingardi

    Ruolo nella strage Collaboratore

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Un ruolo di istigazione dei tedeschi, o quanto meno di mancato intervento a favore dei rastrellati, fu attribuito al segretario del partito fascista repubblicano di Marzabotto, Lorenzo Mingardi, e a Giovanni Quadri, fascista repubblicano.

    Note procedimento Lorenzo Mingardi, segretario del partito fascista repubblicano di Marzabotto, condannato a morte dalla Corte straordinario d’assise di Brescia il 17 ottobre 1945; Giovanni Quadri, condannato a 30 anni. Sentenza annullata dalla Corte di Cassazione e procedimento rinviato alla Sezione speciale della Corte di assise di Bergamo, che il 30 settembre 1946 condannava a 30 anni di carcere Mingardi, 10 anni e 8 mesi Quadri.

  • Max Paustian

    Nome Max

    Cognome Paustian

    Note responsabile Capitano Max Paustian, comandante la 16^ SS Divisions-Begleit-Kompanie (compagnia d’accompagnamento comando della Divisione

    Nome del reparto nazista Waffen-SS

    Nome del reparto 16. SS-Panzer-Grenadier-Division “Reichsführer-SS“

  • Max Simon

    Nome Max

    Cognome Simon

    Ruolo nella strage Autore

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Generale Max Simon, comandante la 16^ Panzergrenadier Division “Reichsführer SS”

    Note procedimento Max Simon, generale comandante la 16^ Divisione “Reichsführer-ss”, condannato a morte da un tribunale militare britannico a Padova, in data 26 giugno 1947. Sentenza commutata in carcere.

    Nome del reparto nazista Waffen-SS

    Nome del reparto 16. SS-Panzer-Grenadier-Division “Reichsführer-SS“

  • Sconosciuto Knappe

    Nome Sconosciuto

    Cognome Knappe

    Note responsabile Caporalmaggiore Knappe, plotone mitraglieri della 5^ compagnia aggregato alla 1^ compagnia del SS AA 16.

    Nome del reparto nazista Waffen-SS

    Nome del reparto Aufklärungs-Abteilung 1/16. SS-Panzer-Grenadier-Division “Reichsführer SS“

  • Walter Reder

    Nome Walter

    Cognome Reder

    Ruolo nella strage Autore

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Maggiore Walter Reder, comandante del 16^ SS Panzer-Aufkl?rungs-Abteilung (battaglione esplorante, sigla: SS AA 16) della Divisione

    Note procedimento Max Simon, generale comandante la 16^ Divisione “Reichsführer-ss”, condannato a morte da un tribunale militare britannico a Padova, in data 26 giugno 1947. Sentenza commutata in carcere.

    Nome del reparto nazista Waffen-SS

    Nome del reparto 16. SS-Panzer-Grenadier-Division “Reichsführer-SS“

Sentenze dei tribunali militari riferite a episodi comprendenti o attinenti a questo
Memorie

Memorie legate a questa strage

  • onorificenza alla città a

    Tipo di memoria: onorificenza alla città

    Anno di realizzazione: 1949

    Descrizione: Il 25 settembre 1949 il Presidente della Repubblica Italiana Luigi Einaudi insignì Marzabotto della Medaglia d’Oro al Valore Militare

  • luogo della memoria a Monte Sole

    Tipo di memoria: luogo della memoria

    Ubicazione: Monte Sole

    Descrizione: Parco Storico di Monte Sole-Macroarea Emilia-Orientale, Via Porrettana Nord 4f, 40043, Marzabotto (con biblioteca e archivio relativo alla strage). Centro visite Il Poggiolo, del Parco Storico di Monte Sole, Via S. Martino 25, 40043, Marzabotto

  • cippo a Monte Sole

    Tipo di memoria: cippo

    Ubicazione: Monte Sole

    Descrizione: Cippo in memoria della brigata partigiana Stella Rossa, sulla cima di Monte Sole

  • monumento a Monte Sole

    Tipo di memoria: monumento

    Ubicazione: Monte Sole

    Descrizione: Sacrario

  • monumento a San Martino

    Tipo di memoria: monumento

    Ubicazione: San Martino

    Descrizione: Monumento sui resti della chiesa di San Martino

  • monumento a San Martino

    Tipo di memoria: monumento

    Ubicazione: San Martino

    Descrizione: Un monumento ed una lapide sono posti sul luogo dell’eccidio.

Bibliografia


Luigi Arbizzani, Habitat e partigiani in Emilia Romagna (1943-45), Bologna, Brechtiana, 1981;
Luigi Arbizzani, Prima degli “unni” a Marzabotto, Monzuno, Grizzana, Grafis edizioni, Bologna 1995;
Luca Baldissara e Paolo Pezzino, Il massacro. Guerra ai civili a Monte Sole, Bologna, il Mulino, 2009;
Silvano Bonetti, Il martirio di Marzabotto, testo della relazione commemorativa tenuta a Marzabotto il 30 settembre 1945, Bologna, Steb, 1945;
Luciano Bergonzini, La Resistenza a Bologna, voll. 5, Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1967-1980.
Tina Lera Bugané, Sole nero a Casaglia. Marzabotto ‘44, Istituto propaganda libraria, Milano 1978 (seconda edizione Araba Fenice, Boves 2004) ;
Davide Bergamini, Monte Sole: aspetti della memoria di una strage, in “Annale 1998-1999” del Dipartimento di discipline storiche dell’Università di Bologna, Clueb, Bologna 2001;
Angelo Carboni, Elia Comini, Bologna 19845;
Luciano Casali e Dianella Gagliani, a cura di, La politica del terrore. Stragi e violenze naziste e fasciste in Emilia Romagna, Napoli l’ancora del mediterraneo, 2008 (al massacro di Monte Sole è dedicata un’ampia sezione, con saggi di Carlo Gentile, Beatrice Magni, Davide Bergamini, Toni Rovatti);
Comitato Regionale per le Onoranze ai Caduti di Marzabotto, Marzabotto. Quanti, chi e dove, seconda edizione riveduta ed ampliata, Ponte Nuovo, Bologna 1995, nuova edizione riveduta ed ampliata, Borgonuovo di Sasso Marconi, Tip. Zampighi, 2008;
Mirco Dondi, Marzabotto: la Stella Rossa, la strage, la memoria, in Brunella Dalla Casa e Alberto Preti (a cura di), La montagna e la guerra. L’Appennino bolognese tra Savena e Reno 1940-1945, San Giovanni in Persiceto, Edizioni Aspasia 1999, pp. 285-342;
Carlo Gentile, I crimini di guerra tedeschi in Italia 1943-1945, Torino, Einadui, 2015 [2012], pp. 262-273;
Luciano Gherardi, Le querce di Monte Sole. Vita e morte delle comunità martiri fra Setta e Reno 1898-1944, Il Mulino, Bologna 1986;
Chiara Ghigi, La nube ardente. Autunno 1944 a Monte Sole, Pendragon, Bologna 1996;
Renato Giorgi, Marzabotto parla, Marsilio, Venezia 1991. 14a edizione; la prima del 1955; una nuova ristampa, la quindicesima dunque, è apparsa nel 2007 per i tipi della Franco Cosimo Panini di Modena;
James Holland, Italy’s Sorrow. A year of war, 1944-45, Harper Press, London 2008;
Margherita Ianelli, Gli zappaterra. Una vita, Baldini e Castoldi, Milano 2002;
Lutz Klinkhammer, Stragi naziste in Italia: la guerra contro i civili, 1943-44, Donzelli, Roma 1997, pp. 109-140 (seconda edizione aggiornata 2006);
Giampietro Lippi, La Stella rossa a Monte Sole. Uomini, fatti, cronache, storie della brigata partigiana “Stella rossa – Lupo – Leone”, Ponte Nuovo, Bologna 1989;
Idem, Il sole di Monte Sole. Uomini, fatti, cronache, storie del popolo di Caprara sopra Panico e della “Stella rossa – Lupo – Leone” dal 1914 ad oggi, Anpi, Bologna s.d;
Beatrice Magni, La strage di Marzabotto nel cinquantennio repubblicano, in “Storia e problemi contemporanei”, 1998, n. 21;
Ead., Il Parco di Monte Sole: storia e memoria della Resistenza e degli eccidi nazifascisti del 1944, in Lotta di liberazione ed eccidi nazifascisti sull’altopiano di Monte Sole, a cura di Beatrice Magni, Consorzio di gestione del Parco storico di Monte Sole, Bologna 2000;
Ead., Per la memoria. Il Comune di Marzabotto tra percorsi e fonti per la ricerca, Ferrara, Edisai edizioni, 2009;
Anna Rosa Nannetti, I bambini del ’44. La vita dopo gli eccidi, Marzabotto, Associazione Familiari delle vittime, 2008;
Nazario Sauro Onofri , Marzabotto non dimentica Walter Reder, Grafica Lavino, Bologna, 1985;
Luigi Paselli, Marzabotto, 29 settembre 1944. Leggenda e tragedia di una brigata partigiana, in “Archivio trimestrale”, 1983, n. 2;
Giorgio Ognibene, Dossier Marzabotto, Ape, Bologna 1990;
Jack Olsen, Silenzio su Monte Sole. La prima cronaca completa della strage di Marzabotto, Garzanti, Milano 1970;
Lucia Sabbioni, Marzabotto, diario del perdono e della rabbia, Lupo edizioni, Bologna s.d.;
Gerhard Schreiber, La vendetta tedesca, 1943-1945. Le rappresaglie naziste in Italia, Mondadori, Milano 2000 [1996], pp. 208-214;
Joachim Staron, Fosse Ardeatine e Marzabotto. Storia e memoria di due stragi tedesche, Il Mulino, Bologna 2007 [2002];
Luigi Tommasini, La bufera. Parroco nella resistenza, Stampa Lito, Bologna s.d. (ma 1989 o 1990);
Cinzia Venturoli, La brigata "Stella Rossa", in "I Quaderni di Resistenza oggi", 2004.
don Dario Zanini, Marzabotto e dintorni 1944, Ponte Nuovo, Bologna 1996.

Sitografia


ASSOCIAZIONE VITTIME ECCIDI NAZIFASCISTI NEI COMUNI DI GRIZZANA MARZABOTTO MONZUNO 1944
http://www.eccidiomarzabotto.com/index.php
Nel sito è presente la “Storia degli eccidi dal 29 settembre 1944 al 5 ottobre 1944”, a cura di Anna Rosa Nannetti
http://www.eccidiomarzabotto.com/storiaeccidi.php

Comitato regionale per le onoranze ai caduti di Marzabotto: http://www.martirimarzabotto.it/

Comune di Marzabotto:
http://www.comune.marzabotto.bo.it/servizi/menu/dinamica.aspx?idArea=16938&idCat=16941&ID=17006

Parco storico di Monte Sole: http://www.parcostoricomontesole.it/

Scuola di pace di Monte Sole: http://www.montesole.org/

Dossier “La strage di Marzabotto”, in Anpi, resistenzaitaliana.it
http://www.storiaxxisecolo.it/DOSSIER/dossier1b.htm

Filmografia:
“Quello che abbiamo passato. Memorie di Monte Sole” (2007), documentario di Marzia Gigli, Maria Chiara Patuelli e Comunicattive (a cura di Scuola di pace di Monte Sole)
“Lo stato di eccezione” (2008), documentario di Germano Maccioni
“L\'uomo che verrà” (2009), film di Giorgio Diritti presentato al Festival Internazionale del Film di Roma

Fonti archivistiche

Fonti

Da Luca Baldissara e Paolo Pezzino, Il massacro. Guerra ai civili a Monte Sole, Bologna, il Mulino, 2009, pp. 515-518:
“Presso i National Archives di Londra (nal) sono conservati numerosi ed importanti aggregati documentari, vi è anzi riunito il principale e più omogeneo blocco di documenti utili per lo studio dei massacri compiuti in Italia dalle forze tedesche nel 1943-45 e dei processi che seguirono. Nella sezione che riunisce le carte del War Office (wo) si possono rintracciare (sotto la categoria 235, Judge Advocate General\'s Office: War Crimes Case Files, Second World War, 1940-67) gli atti dei processi a carico di Albert Kesselring (wo 235/366-376) e di Max Simon (wo 235/584-588); i fascicoli con informazioni sul caso di San Martino-Monte Sole (sotto la categoria 310, Judge Advocate General\'s Office, War Crimes Group, South East Europe, 1943-48, ai nn. 114, 121, 197); le dichiarazioni degli ufficiali tedeschi indagati per crimini di guerra in Italia (sotto la categoria 311, Judge Advocate General\'s Office, Military Deputy\'s Department, and War Office, Directorates of Army Legal Services and Personal, 1946-47, in particolare il fascicolo n. 359). Per uno sguardo d’insieme sulla politica del massacro praticata in Italia, soprattutto nell’estate 1944, dai comandi tedeschi è fondamentale la categoria 204 (Allied Forces, Mediterranean Theatre: Military Headquarters Papers, Second World War, 1941-48), dove è riunita una serie di fascicoli, dal n. 11465 al n. 11497, con oggetto German Reprisals for Partisan Activities in Italy 1944-1945, che documentano il quadro generale delle indagini (al n 11465 è ad esempio presente una copia del più volte citato Report del 1945 sulle investigazioni britanniche in Italia) e i singoli casi investigati. Sui crimini commessi in Italia si vedano anche la categoria 309 (German armed forces in Italy: killing and ill-treatment of Italian nationals, 1946-48), fascicolo 1372. Altri documenti sul caso Kesselring si trovano in wo 32/15488-90 e nelle carte del Foreign Office, in particolare sotto la categoria 1060 (Control Office for Germany and Austria and Foreign Office: Control Commission for Germany [British Element], Legal Division, and UK High Commission, Legal Division: Correspondence, Case Files, and Court Registers, 1944-58), in particolare i fascicoli 493-501.
Presso i National Archives and Records Administration (nara) di Washington sono conservati i documenti prodotti immediatamente a ridosso degli accadimenti, tra il novembre 1944 e il maggio 1945: a seguito della cattura di alcuni disertori e soldati davanti alle linee statunitensi, che, ricordiamolo, correvano proprio dinanzi ai luoghi del massacro, il quartier generale della 5a armata dispose interrogatori e indagini, in gran parte acquisiti dal Tribunale militare di Bologna, poi dalla Procura militare di La Spezia. I documenti sono riuniti soprattutto nel Record Group 153 (Records of the Office of the Judge Advocate General, Army), nella serie European Theater of Operations War Crimes Trials, Case Files, 1944-1949, in cui si raccolgono le carte del Dipartimento della difesa, divisione affari civili, War Crimes Branch. (09/18/1947 - 01/01/1949).
Ad arricchire il quadro delineato dalle fonti britanniche e statunitensi, vengono i documenti reperiti negli archivi tedeschi, acquisiti in particolar modo nel corso dell’istruttoria che ha condotto al processo del 2006 per impulso del procuratore militare di La Spezia, che si è avvalso della collaborazione di Carlo Gentile, consulente tecnico della procura. Diversi archivi contengono infatti materiale utile per questo genere di ricerche: la Deutsche Dienstelle di Berlino, che conserva le schede personali dei soldati (documenti matricolari e sanitari, in generale relativi alle carriere militari); il Bundesarchiv-Militärarchiv di Friburgo dove è disponibile tutto il materiale prodotto dalle strutture militari tedesche a partire dal 1870, molto utile dunque per ricostruire – lacune documentali permettendo – l’attività delle varie divisioni della Wehrmacht; la Zentrale Stelle di Ludwigsburg, ufficio delle amministrazioni di giustizia per le indagini sui crimini del nazismo, istituito nel 1958, dove sono raccolti i materiali delle oltre settemila inchieste condotte a carico di cittadini tedeschi (alcune dozzine per i casi italiani, soprattutto a seguito dell’invio nel 1965 di una quarantina di fascicoli da parte del governo italiano). Per una descrizione delle tipologie documentarie e archivistiche conservate in Germania si veda Le stragi nazifasciste in Toscana 1943-45, 4. Guida archivistica alla memoria. Gli archivi tedeschi,a cura di C. Gentile, Carocci, Roma 2005. Tra gli atti riuniti a Ludwigsburg, e acquisiti dalla procura di La Spezia, vi sono quelli relativi ad una indagine tedesca svolta tra la fine del 1969 e il 1970 riguardo l’ipotesi di fucilazione – per vigliaccheria o rifiuto di obbedienza, secondo una dichiarazione dell’allora sindaco di Marzabotto – di un soldato della 16a divisione SS, in occasione della quale vennero ascoltati molti dei protagonisti ancora in vita dei fatti di quei giorni (che non furono interrogati solo per questo: a Schildbach si contestava ad esempio la sua attività in qualità medico presso i campi di Gusen, che faceva parte della galassia di Mauthausen, e di Dachau). L’inchiesta si chiuse registrando la dichiarazione del medico del battaglione, secondo il quale la fucilazione avvenne per un episodio di vigliaccheria di fronte al nemico.
Come implicitamente si evince da quanto sinora illustrato, in Italia il fondo più importante resta quello sino a tempi recenti raccolto presso l’Archivio della Procura militare di La Spezia (apmls), ora soppressa a fini di contenimento delle spese della giustizia militare dall’articolo 77 della legge finanziaria 2008: al momento non si conosce il destino di queste importantissime carte, che è lecito supporre verranno spostate ad altri uffici, esposte dunque al rischio di dispersione e sottratte, almeno nel breve periodo, alla consultazione. Di particolare rilievo è il fondo costituito dai venti volumi relativi ai materiali dell’istruttoria e del dibattimento nel procedimento a carico di Walter Reder, svoltosi nel 1951 (pr). Sono riuniti in questi volumi non solo i documenti reperiti dai giudici italiani dell’epoca, operanti presso l’allora competente Tribunale Militare Territoriale di Bologna (tmtb), ma pure la documentazione da essi riprodotta in copia delle investigazioni statunitensi e britanniche, non solo quella riguardante il caso di Monte Sole, ma anche i casi su cui si svolsero allora indagini per accertare le responsabilità di Reder (Vinca, Bardine San Terenzo, Valla, Sant’Anna di Stazzema). Si tratta di un materiale ricco e ponderoso, utile non solo per ricostruire tutti i diversi filoni d’indagine seguiti nel primo quinquennio dal tragico svolgersi dei fatti, ma anche per misurare l’atteggiamento degli inquirenti italiani verso questo tipo di indagini. Presso l’apmls sono poi conservati i materiali, almeno altrettanto ponderosi, delle indagini e del dibattimento nel processo istruito a seguito del rinvenimento presso la Procura militare generale a Roma dei fascicoli “archiviati provvisoriamente” nel 1960 dall’allora procuratore militare generale. Anche questo blocco documentario è imponente: riunisce tutti i materiali precedentemente prodotti, cui si sommano le acquisizioni dovute a nuove ed ulteriori indagini (nuove testimonianze, rogatorie, carte provenienti da uffici giudiziari e archivi esteri.
A fronte di tale ricchezza sta la più che precaria situazione della documentazione presso gli archivi italiani: presso la Prefettura di Bologna, che per il periodo in questione non ha versato le proprie carte all’Archivio di Stato, non è stato possibile rintracciare pressoché alcuno dei documenti che vengono citati nelle indagini. Una ricerca condotta da Paolo Pezzino in qualità di consulente tecnico d’ufficio del Procuratore militare di La Spezia dall’ottobre 2002 al gennaio 2003 non ha infatti portato nessun risultato di rilievo: i fascicoli trovati in un deposito provvisorio, accumulati senza alcun ordine, senza inventario, e soggetti a grave deterioramento (tanto più grave ove si consideri la rilevanza documentaria di queste carte per la storia del territorio bolognese), esaminati ad uno ad uno, hanno portato al rinvenimento di pochi documenti, peraltro già tutti presenti tra gli atti del processo Reder o nel fascicolo rinvenuto presso Palazzo Cesi, sede della Procura generale militare, a Roma.
Un esito non dissimile hanno prodotto ricerche presso altre istituzioni archivistiche italiane: l’Archivio centrale dello Stato, a Roma, conserva nei fondi della Repubblica sociale italiana (rsi), in particolare la segreteria del duce e quella del capo della polizia, alcuni documenti successivi il massacro, in particolare una corrispondenza tra Mussolini e le gerarchie politiche e militari tedesche in ordine all’eco ed agli effetti negativi prodotti dagli eccidi delle truppe germaniche. Dall’Ufficio storico dello stato maggiore dell’esercito e dall’Archivio dell’Arma dei Carabinieri sono emersi solo fogli informativi di scarso rilievo. Parte di essi sono già presenti in copia negli atti processuali, parte si renderanno disponibili quando i documenti della Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause dell\'occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti verranno resi consultabili presso l’Archivio storico della Camera dei deputati (gli atti e i resoconti stenografici dei lavori della Commissione sono già disponibili sul sito web della Camera, sia pubblicati a stampa e in cd). Presso l’Archivio dell’Istituto Ferruccio Parri di Bologna sono conservati scarni documenti relativi all’attività militare della brigata Stella rossa e ai suoi rapporti con il cumer.
Infine, a Marzabotto, presso la sede del Parco storico di Monte Sole, istituito con una legge regionale del maggio 1989, opera il Centro di documentazione sulla storia della Resistenza e degli eccidi nel territorio di Monte Sole: oltre ad una biblioteca, esso conserva diversi fondi documentari, alcuni in originale (ad esempio, l’Archivio del Comitato regionale per le onoranze ai caduti di Marzabotto), altri in copia da archivi stranieri (in particolare dai nal, ma anche da fondi tedeschi, sudafricani, statunitensi) e da donazioni di studiosi e protagonisti delle vicende; sono inoltre attive una fototeca ed una videoteca che riuniscono materiali iconografici, film e documentari. Una descrizione di queste raccolte ed una elencazione dei materiali è nel “Quaderno storico” Lotta di liberazione ed eccidi nazifascisti sull’altopiano di Monte Sole, a cura di Beatrice Magni, Consorzio di gestione del Parco storico di Monte Sole, Bologna 2000.”