Conselice, 10.06.1944

(Ravenna - Emilia-Romagna)

Descrizione

Località Giovecca - Lavezzola, Conselice, Ravenna, Emilia-Romagna

Data 10 giugno 1944

Matrice strage Nazifascista

Numero vittime 4

Numero vittime uomini 4

Numero vittime uomini adulti 4

Descrizione: Immediatamente dopo la scadenza dell’«avviso agli sbandati», il 28 maggio, il questore Neri afferma che il permanere di una situazione delicata la rende «meritevole di una energica azione che è in via di apprestamento avendo ricevuto rinforzi. Tale azione ha lo scopo di epurare la provincia da un centinaio o poco più di partigiani infiltrati in essa e che operano, in piccoli gruppi, commettendo azioni delittuose e da qualche elemento comunista d’azione che a tradimento, o arrivando all’improvviso in bicicletta alle spalle della vittime o tendendo agguati ai margini delle strade, aggrediscono con armi gerarchi e gregari fascisti nonché GNR (militi e carabinieri)».
Dopo che alle ore 5.30 del 31 maggio dalla Caserma Gorizia di Ravenna è partito per la Germania un reparto Auffauglager 1° Ravenna – Concentramento 1° Ravenna, composto di circa 300 militari italiani,

«la notte sul 1° giugno forze di polizia con il concorso di un plotone germanico della Doellefeld eseguono contemporaneamente operazione di rastrellamento in tre zone di questa provincia ritenute infestate da partigiani e comunisti».

Nei giorni successivi si susseguono varie azioni di rastrellamento. In questo contesto si inserisce la strage del 10 giugno.

All’alba del 10 giugno, in una «vasta zona di territorio del comune di Conselice», alcuni «reparti di polizia della G.N.R. e alcuni reparti guidati dall’unità responsabile Heidorn» eseguono un rastrellamento. La forza complessiva è di 490 uomini suddivisa in:

«compagnia OP di Ravenna n. 60, compagnia mista GNR Ferrara n. 100, compagnia “M” n. 100, agenti di PS n. 70, militari tedeschi e guastatori italiani alpini n. 100, presidio GNR di Lugo n. 60».

Sono circondate le abitazioni di Silvestrini Sofia, Melandri Alfredo ed Ancarani Clemente, che hanno dei famigliari nelle formazioni partigiane. Le abitazioni sono perquisite e ne vengono asportati i generi alimentari. Un ufficiale della GNR interroga i civili e contesta a Silvestrini di aver nascosto il 2 aprile, giorno in cui fu ucciso il segretario politico di Conselice, un certo Gatti. L’ufficiale ha in mano il bollettino della brigata Garibaldi da cui sta leggendo. Altre contestazioni vengono mosse ad Ancarani. Nel frattempo, vicino a casa Melandri, è scoperto un rifugio. Successivamente si saprà che l’azione è una conseguenza del doppio gioco condotto da Rubbi Francesco. Renzi Dino, Melandri Alfredo e Ancarani Primo vengono tradotti su camion alla caserma Garibaldi a Ravenna. Lungo il viaggio Renzi sente i militi repubblicani lamentarsi di essersi dovuti alzare alle due a causa del loro amico Francesco. Giunto alla caserma vede poi Rubbi vestito in borghese, ma con un cinturone e armato di pistola.

A rastrellamento concluso risultano catturati anche i partigiani Filippi Gustavo, Cressimano Gaspare e Pratesi Mario. Costoro, nello stesso giorno, sono fucilati a Giovecca, dopo essere stati interrogati nella abitazione di Giovanardi Giulio il quale sente l’ufficiale dire ai catturati: «Credevate che il vostro amico Francesco fosse dei vostri ed invece ci siete caduti. Francesco è con noi ed è un vero milite, vi ha preso bene in trappola».

Dei tre, Cressimano era già ricercato quale presunto «autore dell’imboscata del 17 maggio in via Mangagnina [in cui erano state uccise] le G.N.R. Martini Antonio, Paladini Oliviero e ferito Guggini Franco».

I tre partigiani non saranno gli unici a morire in seguito al rastrellamento. Rimarranno infatti uccisi anche «il milite della GNR Pettirossi Tiberio e il ribelle Picci Gino trovato armato di bombe a mano».

I testimoni non sanno che Cressimano, Filippi, Picci e Pratesi sono stati scoperti insieme tra il grano e che Picci è stato ucciso immediatamente sul posto. Il milite Pettirosso invece viene pugnalato. Staccatosi dal proprio reparto, 1° compagnia battaglione “M” Venezia-Giulia di stanza ad Alfonsine, per riparare un guasto alla bicicletta insieme ad un altro milite, ferma in quel mentre due individui che, approfittando dell’allontanamento del suo commilitone, lo assalgono, gettano a terra e uccidono con il suo stesso pugnale.

L’ufficio stampa della prefettura comunicherà il 19 giugno 1944 che i quattro erano stati fucilati, ai sensi del bando del ministro dell’interno, perché trovati in possesso di armi. I quattro erano indicati quali disertori.

Modalità di uccisione: fucilazione

Violenze connesse: furto e-o saccheggio

Tipo di massacro: rastrellamento
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Estremi e note penali: Rubbi Francesco, imputato di aver, dopo una militanza nelle fila partigiane, tradito gli aderenti al movimento di liberazione, facendo ai fascisti, importanti rivelazioni che portarono al rastrellamento del 10 giugno, è condannato a 8 anni e 4 mesi di reclusione con sentenza del 18/12/45. La Corte di Cassazione con sentenza 12.11.1946 ha dichiarato estinto il reato per amnistia ed ha annullato senza rinvio la suestesa sentenza.
Tribunale competente:
Tribunale di Ravenna - Corte d'Assise straordinaria fino alla sentenza del 15 gennaio 1946 e Sezione speciale della Corte d'Assise dalla sentenza del 17 gennaio 1946.

Annotazioni: Si è deciso di indicare i quattro fucilati come disertori perché, pur essendo indicati dalle fonti come facenti parte di un gruppo partigiano, non figurano tra i caduti riconosciuti dall'ANPI.

Scheda compilata da Enrica Cavina
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-01-05 13:54:10

Vittime

Elenco vittime

1. Cressimano Gaspare di 22 anni, residente a Licata (Agrigento).
2. Filippi Gustavo di 20 anni, residente a Voltana di Lugo.
3. Picci Gino di 21 anni, residente a Voltana di Lugo.
4. Pratesi Mario di 19 anni, residente a Massa Lombarda.

Elenco vittime disertori 4

Cressimano Gaspare,
Filippi Gustavo,
Picci Gino,
Pratesi Mario

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


Reparto alpino non precisato

Tipo di reparto: Esercito

Compagnia Ordine Pubblico/GNR di Ravenna

Tipo di reparto: Guardia Nazionale Repubblicana

GNR di Ferrara

Tipo di reparto: Guardia Nazionale Repubblicana

GNR, distaccamento di Lugo

Tipo di reparto: Guardia Nazionale Repubblicana

Battaglione M non identificato

Tipo di reparto: Reparto speciale

Elenco persone responsabili o presunte responsabili


  • Francesco Rubbi

    Nome Francesco

    Cognome Rubbi

    Ruolo nella strage Delatore

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Rubbi Francesco, imputato di procedimento, viene giudicato colpevole di aver, dopo una militanza nelle fila partigiane, tradito gli aderenti al movimento di liberazione, facendo ai fascisti, importanti rivelazioni che portarono al rastrellamento del 10 giugno.

    Note procedimento Rubbi Francesco, imputato di aver, dopo una militanza nelle fila partigiane, tradito gli aderenti al movimento di liberazione, facendo ai fascisti, importanti rivelazioni che portarono al rastrellamento del 10 giugno, è condannato a 8 anni e 4 mesi di reclusione con sentenza del 18/12/45. La Corte di Cassazione con sentenza 12.11.1946 ha dichiarato estinto il reato per amnistia ed ha annullato senza rinvio la suestesa sentenza. Tribunale competente: Tribunale di Ravenna - Corte d\'Assise straordinaria fino alla sentenza del 15 gennaio 1946 e Sezione speciale della Corte d\'Assise dalla sentenza del 17 gennaio 1946.

Memorie

Memorie legate a questa strage

  • lapide a Giovecca

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: Giovecca

    Descrizione: Lapide in via Giovecca a Giovecca per Crescimano, Filippi e Pratesi.

  • cippo a via Cavamento, Giovecca

    Tipo di memoria: cippo

    Ubicazione: via Cavamento, Giovecca

    Descrizione: Cippo in via Cavamento nelle \"Alture\" a Giovecca per Picci.

Bibliografia


“La Santa Milizia. Settimanale del Fascio Repubblicano di Ravenna" A. XXIII, n. 25 del 24 giugno 1944.

P. Scalini, La notte più buia é prima dell’alba (Ravenna 1944-1945), Galeati, Imola, 1975, p. 108.

R. Liverani, Squarci fra i loppi: 25 luglio 1943 – 25 aprile 1945: frammenti di diario fra cronaca e storia nella bassa Romagna, Edizioni CID, Bologna, 1975, p. 65.

L. Bergonzini, La lotta armata in “L’Emilia Romagna nella guerra di liberazione” a cura di Deputazione Emilia Romagna per la storia della Resistenza e della guerra di liberazione, Bari, De Donato Editore, 1975, p. 71.

A. F. Babini, Giovecca, anche qui è nata la Resistenza, Comitato Antifascista Giovecca, Bologna, aprile 1980, pp. 289-290.

G. Cantagalli, Messaggio speciale: il nido dell’aquila. La Resistenza a Lugo di Romagna, Lugo di Romagna, Walberti Edizioni, aprile 1985, p. 61.

G. Casadio La memoria della Resistenza nelle iscrizioni dei cippi, lapidi e monumenti della provincia di Ravenna, Longo Editore, Ravenna, 1995, vol. 2, pp. 188.

E. Cavina, Crimini di guerra e violenza nazifascista nella provincia di Ravenna tra l'8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945, tesi di dottorato di ricerca in Storia e Informatica - XVI Ciclo, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, a.a. 2003-2004, seconda parte pp. 31-32.

Sitografia


Fonti archivistiche

Fonti

ACS, MI, DGPS, DAG, AG, RSI, b. 6, fasc. 52, relazione del 11 giugno 1944 della questura di Ravenna; MI, DGPS, DAGR, A5G II guerra mondiale, b. 152, f. 249, rastrellamenti, perquisizioni, rappresaglie, rapporto del 14 gennaio 1944 della prefettura.

ATRA, Sentenze Csa e Ca Sez. Speciale 1945-1947, sent. 18/12/45 n. 178 a carico di Rubbi Francesco.

ASRA, GP, b. 89, fasc. Comunicati stampa, comunicato stampa del 19 giugno 1944; b. 84 segnalazioni all’arma dei carabinieri, fonogramma del 10 giugno 1944 del presidio GNR di Alfonsine.

BA-MA, RH 24-73/8b;/11,Ic-TM10.06.44.