Morico, Pollenza, 22.06.1944

(Macerata - Marche)

Descrizione

Località Morico, Pollenza, Macerata, Marche

Data 22 giugno 1944

Matrice strage Nazista

Numero vittime 3

Numero vittime uomini 3

Numero vittime uomini adulti 3

Descrizione: Nel giugno del 1944, la villa Morico, presso Pollenza, di proprietà del ginesino Giuseppe Ilari, venne scelta dalle forze tedesche come postazione per osservare e controllare buona parte della valle del Chienti.
La mattina del 22 giugno 1944 i fratelli Virgilio e Ubaldo Bartolazzi erano a casa insieme alla sorella Virginia, al padre Paolo, ad Assunta Tasso, moglie di Virgilio, al loro bambino Mario, a Ida Costantino, vedova di un altro congiunto e a Pietro Trincia, sfollato e loro ospite, da tutti ricordato come “lu romanu”, la cui testimonianza si è rivelata in seguito fondamentale per la ricostruzione degli eventi di quella giornata. Al momento la moglie di Ubaldo, Adina Ciccoli, con le due figlie piccole, avevano lasciato l’abitazione per recarsi in un luogo più sicuro. Quella mattina sopraggiunse presso l’abitazione Bartolazzi, con sorpresa di tutti, l’amico Federico Tesei che, non è chiaro se in regolare licenza o perché fuggito, aveva lasciato il proprio reparto in servizio a Taranto, indotto dal forte desiderio di rivedere la moglie e conoscere il figlio appena nato. Dalle testimonianze pare che, indossando l’uniforme o comunque abiti militari, Tesei fosse arrivato da Loro Piceno all’Abbadia di Urbisaglia proprio in mattinata e sebbene alcuni lo avessero sconsigliato dal proseguire, vista la presenza massiccia di forze tedesche nella zona, l’uomo avesse comunque deciso di avvicinarsi quanto più possibile a casa, dopo aver fatto una brevissima sosta per un saluto ai Bartolazzi.
Pertanto tutta la famiglia, per festeggiare il compagno tornato dal fronte si mise a tavola per una festosa colazione. Ma all’improvviso, irruppero nel casolare dei soldati tedeschi armati di mitra, pare fossero tre o quattro, sebbene fuori li attendessero altri. Alcune testimonianze hanno sostenuto che nessuno si sarebbe accorto precedentemente del loro imminente arrivo, al contrario, altre hanno rivelato che la pattuglia fu vista avvicinarsi e per questo ci fu il tempo per nascondersi. In ogni modo, i soldati perquisirono la casa e, nel terrore dei presenti, fecero uscire i due fratelli Bartolazzi, l’amico Tesei e l’ospite Trincia, subito condotti verso la nazionale. Lungo il tragitto, il gruppo incontrò un motociclista della Nembo, che fu fermato e costretto a seguire i prigionieri portando a mano la motocicletta. Nella tarda mattinata, dopo aver guadato il Chienti e aver attraversato la statale 77 arrivarono presso villa Morico. A quel punto il motociclista venne separato dagli altri e sulla sua fine non si hanno ulteriori notizie. I restanti quattro furono tenuti in attesa per qualche ora, fino a quando nel primo pomeriggio gli venne ordinato di scavare una fossa per un soldato tedesco morto quella stessa mattina nel corso dello scontro sul Chienti con i paracadutisti della Nembo. Poi gli ordinarono di scavare quattro buche, che ovviamente sarebbero divenute le loro fosse. A quel punto, Trincia decise che avrebbe tentato qualunque cosa piuttosto che venire ucciso in quel modo e, poco prima che i soldati armati di mitra, già posizionatisi davanti ai prigionieri, ricevessero l’ordine di sparare, si gettò improvvisamente verso la strada che si diramava poco più in basso, trovando la salvezza in un campo di granoturco. Infatti, sebbene i soldati corsero subito a cercarlo, sparando ovunque, non riuscirono più a recuperarlo. Nel frattempo gli altri prigionieri vennero fucilati. Trincia raccontò in seguito che proseguì velocemente fino alla contrada Palombarette e fu proprio lì che per casualità incontrò la moglie di Tesei, a cui però non ebbe il coraggio di rivelare quanto accaduto al marito, cosa che invece fece quando vide il fratello di Tesei, Federico, che inizialmente stentò a credergli, dato che sapeva il congiunto lontano al fronte.
Il 1 luglio i tedeschi lasciarono la villa e solo allora le salme dei tre giovani vennero riesumate e trasportate da Pollenza al cimitero di Urbisaglia, dove vennero onorate il giorno successivo, con dei funerali molto partecipati.

Modalità di uccisione: fucilazione

Tipo di massacro: ritirata
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Note sulla memoria (per maggiori informazioni vedi la sezione apposita): Molte delle testimonianze raccolte nel corso degli anni da storici locali fanno riferimento al fatto che, la vera motivazione di questo episodio di violenza, sia da ricercarsi in una sorta di equivoco linguistico. Sembrerebbe difatti che la pattuglia tedesca avrebbe chiesto in giro dove si nascondessero i ribelli e qualcuno, non meglio identificato, avendo inteso “rivéllu”, soprannome dei Bartolazzi, al posto di “ribelli”, avrebbe innescato la strage. Facendo riferimento alle considerazioni dello storico locale Aldo Chiavari, tale episodio avrebbe assunto nell’oralità popolare, «una decisa aura di leggenda, in cui entravano in forti dosi l’orrore della guerra, il senso della fatalità e la commozione degli affetti familiari», caratteristiche che un tempo erano prerequisiti fondamentali per i componimenti dei rapsodi (Chiavari, 1997).

Scheda compilata da Chiara Donati
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2015-07-13 22:18:09

Vittime

Elenco vittime

Bartolazzi Virgilio, n. 27/06/1906 a Tolentino, paternità Paolo e maternità Albina Siroti, sposato con Assunta Tasso, residente a Urbisaglia, Qualifica civile riconosciutagli il 26/3/1946 ad Ancona.
Bartolazzi Ubaldo, n. 31/03/1920 a Tolentino, paternità Paolo e maternità Maria Costantini, residente a Urbisaglia, sposato con Adina Ciccoli, Qualifica civile riconosciutagli il 26/3/1946 ad Ancona.
Tesei Federico, n. / a Loro Piceno, paternità Enrico, sposato con Adorna Domizi, residente a Casette Verdini presso Pollenza, Qualifica civile riconosciutagli il 11/6/1946 ad Ascoli Piceno, militare.

Elenco vittime civili 2

Bertolazzi Ubaldo
Bertolazzi Virgilio

Elenco vittime militari 1

Tesei Federico

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


Memorie

Memorie legate a questa strage

  • monumento a strada provinciale 78, nei pressi dell’Abbadia di Fiastra

    Tipo di memoria: monumento

    Ubicazione: strada provinciale 78, nei pressi dell’Abbadia di Fiastra

    Anno di realizzazione: 1947

    Descrizione: Lungo la strada provinciale 78, nei pressi dell’Abbadia di Fiastra venne eretto nel 1947 un monumento in loro onore per iniziativa della signora Teresa, vedova di Sigismondo Giustiniani Bandini, proprietaria della colonia agricola occupata dalla famiglia

Bibliografia


AA.VV., Tolentino e la resistenza nel Maceratese, Accademia Filelfica, Tolentino 1964.
Renato Biondini, Traditori, ribelli, patrioti. Macerata dalla guerra civile alla liberazione 1943/1944, Marche Contemporanee, Centro regionale per la storia dei movimenti sociali cattolici e la resistenza nelle Marche, Sassoferrato 2004.
Enzo Calcaterra (a cura di), Noi c'eravamo: 22 marzo 1944: l'eccidio di Montalto nelle fonti essenziali, 1944-1964, Istituto editoriale europeo, Tolentino 1989.
Aldo Chiavari, L’ultima guerra in Val di Chienti (1940-46). Il passaggio del fronte e la liberazione del Maceratese, SICO, Macerata 1997.
Gualberto Piangatelli, Da Abbadia di Fiastra a Macerata (20-30 giugno 1944), Unione Tipografica Operaia, Macerata 1986.

Sitografia


Fonti archivistiche

Fonti

Archivio Centrale dello Stato, Fondo Ricompart - Ufficio per il servizio riconoscimento qualifiche e per le ricompense ai partigiani, Marche, schedario e pratica n. 2803 (Ubaldo Bartolazzi), n. 2806 (Virgilio Bartolazzi), N. 2943 (Federico Tesei).
Archivio dell’istituto per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Macerata, fondo Anpi di San Severino, “Carte varie sulla Resistenza nel maceratese 1943-1975”, b. 1, f. 3.
Archivio dell’istituto per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Macerata, fondo ANPI di Macerata, serie Comuni della Provincia, “Urbisaglia 1984”, b. 4, f. 41.
Archivio Parrocchia S. Biagio di Pollenza, Atti di morte n. 73, n. 74, n. 75.
Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, N 1/11, b. 2132.