Villanterio, 27.04.1945

(Pavia - Lombardia)

Descrizione

Località Villanterio, Villanterio, Pavia, Lombardia

Data 27 aprile 1945

Matrice strage Nazifascista

Numero vittime 4

Numero vittime uomini 4

Numero vittime uomini adulti 2

Numero vittime uomini anziani 2

Descrizione: Il giorno 26 aprile 1945 i patrioti di Villanterio attaccano il presidio tedesco locale formato da genieri incaricati della costruzione e manutenzione delle difese e dei ponti sul fiume Po. Nella sparatoria trovano la morte il partigiano Emilio Rovida e una donna di 68 anni, Maria Rosa Savoia, colpita presso l’osteria “Italia”. I partigiani ottengono inoltre la resa di una grossa colonna tedesca sopraggiunta in paese, catturando anche il prefetto fascista di Perugia Armando Rocchi, che si era accodato ai tedeschi con la sua Fiat 1500. Più di cento prigionieri Tedeschi vengono così rinchiusi nel castello locale, sede del Municipio, dove la gente porta loro da mangiare. Due ufficiali tuttavia rifiutano di consegnarsi, rispondendo ai partigiani di non potersi arrendere a dei civili. Uno di questi, un sergente, viene ucciso mentre cerca di fuggire. L’altro, il comandante della guarnigione locale, pur avendo accettato la capitolazione, recuperata una bicicletta, riesce a dileguarsi. Durante la notte raggiunge un’altra colonna tedesca proveniente da Pavia e riferisce quanto accaduto a Villanterio, chiedendo soccorso. Così all’alba del giorno successivo, 27 aprile 1945, alle ore 5.30 una colonna, di circa 4.000 soldati, raggiunge Villanterio dove ingaggia un duro scontro a fuoco con i patrioti locali i quali, trovandosi circondati e ormai sopraffatti, decidono di abbandonare il paese, disperdendosi in aperta campagna. Il comandante della colonna ordina quindi di liberare i prigionieri catturati dai partigiani il giorno precedente e rinchiusi in castello e da’ il via alla rappresaglia. I soldati si disperdono per il paese infuriati, saccheggiando ed incendiando diverse abitazioni. Non riuscendo a catturare i partigiani, infieriscono sulla popolazione civile, sparando all’impazzata ad altezza d’uomo. Guglielmo Campesi, farmacista, viene abbattuto a raffiche di mitra sulla porta di casa in via IV Novembre, insieme al suo cane. Così Edoardo Perrucchini in via della Chiesa e Giuseppe Gandini in via Lambro. Carlo Corbellini viene ucciso, sotto il portico della sua cascina, nel cui cortile sette uomini rastrellati vengono poi messi al muro per essere fucilati. Secondo la testimonianza di Giovanni Bertolotti, nipote di Carlo Corbellini, interviene a questo punto uno dei prigionieri tedeschi appena liberati dal castello, un geniere prussiano di nome Ernest, appartenente al presidio locale, il quale aveva stretto in passato rapporti amichevoli con la vittima. Questi intercede a favore degli ostaggi, cercando di spiegare ai commilitoni che essi erano estranei ai fatti. Dopo una serrata trattativa, arriva un capitano che sospende l’esecuzione. Ma nel frattempo il comandante della colonna, dopo aver richiesto la consegna dei capi partigiani, altrimenti avrebbe spianato il paese a cannonate, preleva una cinquantina di ostaggi tra i quali c’è Piero Bianchi, un giovane ufficiale di marina che era stato tra i principali protagonisti delle precedenti azioni partigiane. Autoaccusandosi di essere l’unico responsabile dei fatti e chiedendo come militare la fucilazione al petto, il giovane Bianchi ottiene di fermare le ritorsioni. A questo punto interviene il prefetto repubblicano, il quale si fa consegnare dai tedeschi il giovane. Dopo avere recuperato i mezzi in precedenza caduti nelle mani dei partigiani ed aver caricato alcuni ostaggi che torneranno incolumi al paese poche ore dopo, la colonna lascia il paese diretta a Lodi, dove si arrenderà definitivamente. Il maggiore Armando Rocchi, processato e condannato a una pena detentiva, verrà presto rimesso in libertà grazie alla successiva amnistia.

Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco

Tipo di massacro: ritirata
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Note sulla memoria (per maggiori informazioni vedi la sezione apposita): E’ da notare, come risulta dalle testimonianze orali raccolte nel volume di G. Cretì e S. Corbellini, “Civili caduti a Villanterio”, che nella memoria della comunità locale sono presenti due immagini molto diverse dei soldati Tedeschi. Contrasta in particolare con la violenza e la crudeltà dei soldati autori della rappresaglia il comportamento definito corretto o addirittura mite, attribuito ai genieri di stanza a Villanterio. Dal 1943 al 1945 diverse famiglie di Villanterio ospitarono nelle loro case e nei cortili, in cui si svolgeva una vita comunitaria, ufficiali e soldati tedeschi dei quali ancora oggi ricordano i nomi e la provenienza. Uno di questi, il maresciallo Bruno Hagen di Lipsia, una volta si confidò segretamente con i suoi ospiti, rievocando con orrore le atrocità che aveva visto commettere dalle SS. Altri giovani soldati si erano affiatati con alcuni ragazzi renitenti alla leva e in più occasioni li avevano messi in guardia dai rastrellamenti, evitandone l’arresto. Vivendo a stretto contatto con la popolazione si erano creati rapporti di familiarità e di amicizia, tanto che dopo la fine della guerra due genieri scelsero di restare in paese a lavorare come meccanici e uno di loro fu nascosto e vestito con abiti civili da una famiglia che poi lo aiutò a ritornare in Germania.

Scheda compilata da Massimo Piacentini
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2022-11-07 13:58:33

Vittime

Elenco vittime

1. Giuseppe Gandini, anni 50
2. Edoardo Perucchini, agricoltore, anni 71
3. Carlo Corbellini, agricoltore, anni 72
4. Guglielmo Campesi, farmacista del paese, anni 47

Elenco vittime civili 4

Giuseppe Gandini,
Edoardo Perucchini,
Carlo Corbellini,
Guglielmo Campesi

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


Memorie

Memorie legate a questa strage

  • lapide a Villanterio, facciata del Municipio

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: Villanterio, facciata del Municipio

    Descrizione: Lapide murata sulla facciata del Municipio di Villanterio.

Bibliografia


G. Guderzo, L’altra guerra. Neofascisti, tedeschi, partigiani, popolo in una provincia padana. Pavia, 1943-1945, Il Mulino,Bologna, 2002
A.Barioli-A.Casati-M.Cassinelli, Storia della Resistenza in provincia di Pavia
G.Cretì-S.Corbellini, Civili caduti a Villanterio nel periodo bellico 1943-1945, Bastogi Editrice Italiana, 2010

Sitografia


I luoghi del ricordo della provincia di Pavia

Fonti archivistiche

Fonti

Archivio Istituto nazionale Ferruccio Parri (ex INSMLI), Fondo CVL, b.111, f.1, Relazione sull’attività svolta dai patrioti di Villanterio durante il periodo 9 settembre 1943 – 30 aprile 1945