Descrizione
Località Argelato, Argelato, Bologna, Emilia-Romagna
Data 5 agosto 1944 - 9 agosto 1944
Matrice strage Fascista
Numero vittime 8
Numero vittime uomini 8
Numero vittime uomini adulti 7
Numero vittime uomini anziani 1
Descrizione: La notte del 5 agosto 1944 i fascisti organizzarono un’azione repressiva nella zona di Argelato (BO), dove i partigiani della 7ª Gap, distaccamento di Castel Maggiore (BO), quello stesso giorno avevano ucciso il reggente del fascio di Argelato Giuseppe Cavicchi (e secondo alcune fonti (v. Cicchetti) un militare tedesco che viaggiava con lui). Perquisirono e saccheggiarono le abitazioni di persone che ritenevano vicine alla Resistenza nella borgata Larghe di Funo, incendiarono alcuni edifici e aprirono il fuoco con le armi; inoltre radunarono gli uomini e, dopo averli caricati su un camion, li portarono alle scuole di San Giorgio di Piano (BO), dove li rinchiusero. I fascisti furono a Argelato anche nei giorni successivi e operarono fermi. In quelle azioni fu arrestata anche Irma Bandiera staffetta della 7ª Gap di Bologna che si trovava a Funo a casa di suo zio Giuseppe Marzocchi. Irma Bandiera fu uccisa a Bologna dopo lunghe torture e sevizie e il suo corpo senza vita fu abbandonato nei pressi della sua abitazione a Bologna il 14 agosto 1944 (v. Episodio di Bologna, 14 agosto 1944).
I partigiani reagirono e nella notte tra l’8 e il 9 agosto i gappisti della 7ª brigata appartenenti al distaccamento di Castel Maggiore fecero esplodere la Casa del fascio di Argelato provocando cinque morti (fra cui una donna moglie di un milite e custode della Casa del fascio) e 14 feriti di cui alcuni gravi tra i fascisti. A loro volta questi organizzarono per il giorno 9 una seconda azione nella zona di Funo e Argelato, dove incendiarono e distrussero completamente la borgata delle Larghe di Funo. I prigionieri trattenuti nelle scuole di San Giorgio di Piano furono interrogati (secondo la testimonianza di Dino Cipollani da una sorta di tribunale fascista) e tre di loro, Giorgio Zanotti, Walter Scorzoni e Nello Gamberini, furono prelevati e portati ad Argelato per essere fucilati sulle macerie della Casa del fascio. Nello stesso luogo vennero fucilati anche Oreste Vancini, Enrico Landuzzi e Luigi Fariselli che furono prelevati nelle loro abitazioni e portati per essere interrogati nella sede del Comune di Argelato. Secondo un altro testimone, Amedeo Cipollani, un tribunale fascista giudicò tutti e sei gli uomini che poi vennero fucilati all’interno del palazzo comunale di Argelato. Il milite delle Brigate nere Walter Tartarini affermò che i fermati furono interrogati all’interno del Comune di Argelato da una commissione presieduta dal federale Pietro Torri, cosa confermata da Cesare Grazia che fu tra i fermati e interrogati.
Sempre il 9 agosto 1944 in occasione delle operazioni i fascisti uccisero i fratelli Attilio e Luigi Chiarini nei pressi della loro abitazione nel fondo Casino vicino alla borgate Larghe di Funo. Secondo le testimonianze dei familiari, i fascisti ordinarono loro di abbandonare il lavoro nei campi, di andare a casa a cambiarsi e poi di seguirli. Li uccisero dietro una siepe poco dopo.
In seguito a questi avvenimenti i gappisti del distaccamento della 7ª brigata di Castel Maggiore incrementarono la propria attività e organizzarono altri due attacchi alle Case del fascio di Bentivoglio (BO) e San Giorgio di Piano.
Modalità di uccisione: fucilazione
Violenze connesse: furto e-o saccheggio,incendio di abitazione
Tipo di massacro: rappresaglia
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Estremi e note penali: - Procedimento penale davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna contro Giuseppe De Polo conclusosi con condanna ad 11 anni e 7 mesi di reclusione per collaborazionismo e concorso in incendio con sentenza del 02/07/1945. Ricorso. Il 17/08/1946 la Corte di Cassazione annullò la sentenza per amnistia.
- Procedimento penale davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna contro Giuseppe Giovetti (accusato di una serie di reati tra cui gli arresti e le fucilazioni di Argelato) conclusosi con condanna a 30 anni di reclusione per collaborazionismo, omicidio continuato (anche nel caso di Argelato) e ricettazione con sentenza del 19/06/1946. Giovetti presentò ricorso, ma scontò l’intera pena.
- Procedimento penale davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna contro Walter Tartarini (accusato di una serie di reati tra cui le operazioni di Funo di Argelato del 9 agosto 1944) conclusosi con sentenza del 22/06/1946 con la condanna per collaborazionismo a 18 anni di reclusione; nel caso delle operazioni di Argelato del 9 agosto 1944 la Corte giudicò Tartarini colpevole per gli incendi di Funo, mentre riconobbe che l’imputato non partecipò, neppure indirettamente, alla fucilazione dei sei uomini alla Casa del fascio di Argelato. Nell’agosto 1946 Tartarini fu amnistiato.
- Procedimento penale davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna contro Anselmo e Eleuterio Maccaferri, accusati dell’uccisione dei fratelli Chiarini e assolti con sentenza del 01/07/1946 per insufficienza di prove. (Altro procedimento era stato avviato dalla Corte d’Assise straordinaria di Milano perché i due fratelli Maccaferri avevano lasciato la provincia di Bologna per stabilirsi a Novate Milanese, ma la Corte nell’agosto 1945 dichiarò la sua incompetenza per motivi territoriali e il procedimento si trasferì a Bologna).
- Procedimento penale davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna contro Enrico Cacciari, accusato di una serie di reati, fra cui la partecipazione alla fucilazione di Argelato; Cacciari fu condannato a 15 anni di reclusione per diversi reati e in seguito amnistiato e riabilitato (1959), ma fu assolto relativamente alla fucilazione di Argelato per insufficienza di prove con sentenza del 23/12/1946.
Annotazioni: - Il Dizionario dei partigiani bolognesi e Arbizzani in Antifascismo e lotta di Liberazione indicano Scurzoni Walther forse dal soprannome Scurzèn; le testimonianze di Amedeo Cipollani e Emo Tartarini e l’intervista a Dino Cipollani indicano Scorzoni Walter.
- Per Arbizzani, in Antifascismo e lotta di Liberazione, i fratelli Chiarini furono uccisi a bruciapelo non appena i fascisti li videro.
- Nel sito internet Storia e memoria di Bologna gli avvenimenti del 9 agosto 1944 compaiono in due voci: Fucilazione alla Casa del fascio di Argelato e Eccidi di Funo, redatte entrambe sulla base di Nazario Sauro Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945), vol. I, Bologna dall’antifascismo alla Resistenza, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nella provincia di Bologna “Luciano Bergonzini”-Isrebo, Comune di Bologna, Bologna, 2005, pp. 83 e 139. Nella prima voce sono indicati i fucilati del 9 agosto 1944 sulle macerie della Casa del fascio (Fariselli, Gamberini, Landuzzi, Scorzoni, Vancini e Zanotti); nella seconda sono descritti insieme gli eccidi di Funo di Argelato del 9 agosto e del 9 ottobre 1944, ma relativamente alla fucilazione alla Casa del fascio si dice solo che furono fucilate sei persone senza indicarne i nomi. Nell’elenco delle vittime compaiono sei uomini tutti dati per uccisi il 9 agosto 1944, ma, eccetto i fratelli Attilio e Luigi Chiarini, uccisi il 9 agosto nei pressi della propria abitazione alle Larghe di Funo, vengono indicate erroneamente come uccise il 9 agosto le vittime del 9 ottobre 1944: Alfonso Marchesini, Adelmo Bernardi, Cesare Grazia e Renato Tampellini. Non risultano indicate vittime per il 9 ottobre 1944.
Nella versione cartacea delle voci nel I vol. del Dizionario dei partigiani bolognesi, Nazario Sauro Onofri, in quella relativa alla Casa del fascio (la sola firmata da lui tra le due voci) scrive che Marchesini, Bernardi, Grazia e Tampellini furono uccisi il 9 agosto 1944 come le altre vittime che indica correttamente; la voce sugli eccidi di Funo, invece, colloca al 9 agosto 1944 la fucilazione di 6 persone per rappresaglia in seguito all’attacco partigiano alla Casa del fascio di Argelato e l’uccisione dei fratelli Chiarini, e sotto la data del 9 ottobre 1944 l’uccisione di Marchesini, Bernardi, Grazia e Tampellini.
Negli altri volumi del Dizionario dei partigiani bolognesi alle voci relative a Marchesini, Bernardi, Grazia e Tampellini la data di morte indicata è corretta: 9 ottobre 1944.
Scheda compilata da ROBERTA MIRA
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-01-18 14:56:47
Vittime
Elenco vittime
Chiarini Attilio, nato a Minerbio (BO) il 28 ottobre 1900, residente a Argelato (BO), colono. Riconosciuto partigiano della 2ª brigata Paolo, battaglione Tampellini, dal 10 marzo al 9 agosto 1944.
Chiarini Luigi, nato a Minerbio (BO) il 7 novembre 1904, residente a Argelato (BO), colono. Riconosciuto partigiano della 2ª brigata Paolo, battaglione Tampellini, dal 10 marzo al 9 agosto 1944.
Fariselli Luigi, nato a Bentivoglio (BO) il 6 giugno 1891, residente a San Giorgio di Piano (BO), colono. Militante socialista prima dell’avvento del fascismo. Riconosciuto partigiano del battaglione Tampellini della 2ª brigata Paolo dall’11 settembre 1943 al 9 agosto 1944.
Gamberini Nello, nato a Argelato (BO), il 1° aprile 1913, falegname. Riconosciuto partigiano della 2ª brigata Paolo, battaglione Tampellini, dal 15 novembre 1943 al 9 agosto 1944.
Landuzzi Enrico, nato a Argelato (BO) il 19 febbraio 1912, bracciante. Riconosciuto partigiano della 2ª brigata Paolo, battaglione Tampellini, dal 10 ottobre 1943 al 9 agosto 1944.
Scorzoni (o Scurzoni) Walter, nato a Argelato (BO) il 3 novembre 1924. Riconosciuto partigiano nella 2ª brigata Paolo dal 6 marzo al 9 agosto 1944.
Vancini Oreste, nato a Cento (FE) il 22 gennaio 1879, residente a Argelato (BO), maestro e poi professore di scuola media. Iscritto al Partito socialista, fu eletto consigliere comunale a Granarolo Emilia (BO) nel 1907 e nel 1914 a Bologna. Fu assessore al Comune di Bologna dal 1914 al 1920 nella giunta guidata da Francesco Zanardi; nel 1920 fu eletto nel Consiglio provinciale di Bologna. Diresse la rivista del Comune «Vita cittadina» e l’università popolare. Riconosciuto partigiano nella 1ª brigata Irma Bandiera dal 9 settembre 1943 al 9 agosto 1944.
Zanotti Giorgio, nato a Argelato (BO) il 21 marzo 1918, ferroviere. Riconosciuto partigiano nel battaglione Tampellini della 2ª brigata Paolo dal 20 marzo al 9 agosto 1944.
Elenco vittime partigiani 8
Chiarini Attilio,
Chiarini Luigi
Fariselli Luigi,
Gamberini Nello,
Landuzzi Enrico,
Scorzoni (o Scurzoni) Walter,
Vancini Oreste,
Zanotti Giorgio
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Anselmo Maccaferri
Nome Anselmo
Cognome Maccaferri
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Maccaferri Anselmo, nato a Pieve di Cento (BO) il 21 aprile 1903, fratello di Eleuterio. Iscritto al Pnf poi al Pfr, e membro delle Brigate nere con la militarizzazione del partito. Arrestato e detenuto a Milano, tradotto a Bologna come imputato in un procedimento davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna, accusato di aver preso parte all’uccisione dei fratelli Chiarini. Assolto.
Note procedimento Procedimento penale davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna contro Anselmo e Eleuterio Maccaferri, accusati dell’uccisione dei fratelli Chiarini e assolti con sentenza del 01/07/1946 per insufficienza di prove. (Altro procedimento era stato avviato dalla Corte d’Assise straordinaria di Milano perché i due fratelli Maccaferri avevano lasciato la provincia di Bologna per stabilirsi a Novate Milanese, ma la Corte nell’agosto 1945 dichiarò la sua incompetenza per motivi territoriali e il procedimento si trasferì a Bologna).
Tipo di reparto fascista Brigata Nera
Nome del reparto Brigata nera reparto imprecisato
Eleuterio Maccaferri
Nome Eleuterio
Cognome Maccaferri
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Maccaferri Eleuterio, nato a Pieve di Cento (BO) il 29 maggio 1907, fratello di Anselmo. Iscritto al Pnf, membro della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, poi iscritto al Pfr e milite della Gnr. Arrestato e detenuto a Milano, tradotto a Bologna come imputato in un procedimento davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna, accusato di aver preso parte all’uccisione dei fratelli Chiarini. Assolto. I fratelli Maccaferri furono accusati da un testimone che in una prima denuncia li indicò come uccisori dei fratelli Chiarini, ma al dibattimento disse di averli visti tra coloro che incendiavano le abitazioni e dirigersi verso la casa dei Chiarini, senza confermare l’accusa di omicidio; la Corte li assolse per insufficienza di prove.
Note procedimento Procedimento penale davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna contro Anselmo e Eleuterio Maccaferri, accusati dell’uccisione dei fratelli Chiarini e assolti con sentenza del 01/07/1946 per insufficienza di prove. (Altro procedimento era stato avviato dalla Corte d’Assise straordinaria di Milano perché i due fratelli Maccaferri avevano lasciato la provincia di Bologna per stabilirsi a Novate Milanese, ma la Corte nell’agosto 1945 dichiarò la sua incompetenza per motivi territoriali e il procedimento si trasferì a Bologna).
Tipo di reparto fascista Brigata Nera
Nome del reparto Brigata nera reparto imprecisato
Enrico Cacciari
Nome Enrico
Cognome Cacciari
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Cacciari Enrico, nato a Bologna il 06/06/1904, membro di vertice del Partito fascista repubblicano e delle Brigate nere bolognesi ed emiliano-romagnole, direttore della testata fascista di Modena «Gazzetta dell’Emilia». Condannato per collaborazionismo, ma assolto per i fatti specifici di Argelato; poi amnistiato e riabilitato. Enrico Cacciari negò di essere stato presente ad Argelato il 9 agosto 1944; uno degli arrestati dichiarò di averlo visto tra i fascisti che procedevano agli interrogatori, e altri due testimoni dissero di averlo incontrato a Castel Maggiore dove era giunto in auto provenendo da Argelato poco dopo la fucilazione, ma poiché una teste che il 9 agosto 1944 viaggiava con lui in auto da Cento a Bologna disse che erano transitati per Argelato senza fermarsi la Corte assolse Cacciari per insufficienza di prove.
Note procedimento Procedimento penale davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna contro Enrico Cacciari, accusato di una serie di reati, fra cui la partecipazione alla fucilazione di Argelato; Cacciari fu condannato a 15 anni di reclusione per diversi reati e in seguito amnistiato e riabilitato (1959), ma fu assolto relativamente alla fucilazione di Argelato per insufficienza di prove con sentenza del 23/12/1946.
Tipo di reparto fascista Brigata Nera
Nome del reparto Brigata nera reparto imprecisato
Giuseppe De Polo
Nome Giuseppe
Cognome De Polo
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile De Polo Giuseppe, nato a Spresiano (TV) il 02/10/1899, iscritto al Partito nazionale fascista dal 1924 e dal novembre 1943 al Partito fascista repubblicano. Arrestato a fine maggio 1945 come appartenente al Pfr e alle Brigate nere e imputato in un procedimento davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna; accusato di aver preso parte al rastrellamento del 9 agosto 1944 e di concorso negli incendi. Condannato, poi amnistiato. Negli interrogatori e al dibattimento De Polo ammise di essere stato ad Argelato nel giorno del rastrellamento, ma negò la sua partecipazione diretta alle operazioni e agli incendi. Disse che gli fu ordinato di sorvegliare la strada per Funo e che gli incendi vennero ordinati dal federale di Bologna Pietro Torri ed appiccati da una compagnia speciale comandata da Giuseppe Giovetti. Disse inoltre che durante l’azione non furono eseguiti arresti e fermi di persone.
Note procedimento Procedimento penale davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna contro Giuseppe De Polo conclusosi con condanna ad 11 anni e 7 mesi di reclusione per collaborazionismo e concorso in incendio con sentenza del 02/07/1945. Ricorso. Il 17/08/1946 la Corte di Cassazione annullò la sentenza per amnistia.
Tipo di reparto fascista Brigata Nera
Nome del reparto Brigata nera reparto imprecisato
Giuseppe Giovetti
Nome Giuseppe
Cognome Giovetti
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Giovetti Giuseppe, nato a Bologna il 28/08/1905, appartenente alla Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, iscritto al Pfr dall’autunno 1943, sergente maggiore della Guardia nazionale repubblicana poi passato alle Brigate nere nell’estate 1944 con il grado di tenente. Come tale comandante della caserma di via Borgolocchi a Bologna e di una compagnia della Bn “Facchini” di Bologna. Arrestato a Sassuolo nel giugno 1945 e imputato in un procedimento davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna, accusato tra l’altro di aver preso parte al rastrellamento del 9 agosto 1944, di aver arrestato Oreste Vancini (che aveva arrestato anche in precedenza nel novembre 1943) e partecipato all’azione che portò all’arresto di altre persone tra cui Cesare Grazia e Florio Neri a Bondanello di Castel Maggiore (BO) e di aver partecipato alla fucilazione di Vancini e di altre cinque persone sulle macerie della Casa del fascio di Argelato. Condannato. Giovetti negò di aver eseguito l’arresto di Vancini il 9 agosto 1944 e di aver partecipato alla fucilazione dei sei uomini sulle macerie della Casa del fascio essendogli stato ordinato di perquisire una piantagione di canapa, cosa che lui fece, allontanandosi poi da Argelato prima della fucilazione per riportare a Bologna il camion della Bn che aveva un problema; dichiarò che gli arresti furono eseguiti dai militi dell’ufficio politico di Bologna e da militi locali. Disse inoltre che in seguito all’attacco partigiano alla Casa del fascio di Argelato era stata decisa la rappresaglia da eseguirsi con la fucilazione di alcuni abitanti del luogo avversi al fascismo; la rappresaglia era stata richiesta insistentemente dal comandante del presidio delle Bn di San Giorgio di Piano e dal vice-federale Walter Pincella, mentre Torri e il vice-federale Aroldo Rapparini si erano opposti. I testimoni smentirono le dichiarazioni di Giovetti affermando di averlo visto arrestare Vancini e di averlo visto ad Argelato al momento della fucilazione. Rapparini, interrogato come testimone in un altro procedimento penale celebrato davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna, in merito all’episodio di Argelato dichiarò che egli era presente, ma che Torri lo fece allontanare perché cercava di opporsi alla rappresaglia e fece i nomi di altri fascisti presenti. Nel registro dei procedimenti davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna risulta un procedimento contro Rapparini nel 1947 ma non è presente il fascicolo e quindi non sappiamo se tra i capi di imputazione vi fossero i fatti di Argelato; nelle note relative sul registro risulta che la Cassazione decise di rimettere gli atti per il giudizio alla Corte d’Assise sezione speciale di Perugia nel marzo 1947 e che nell’aprile 1947 gli atti furono inviati alla Procura generale di Perugia. Pincella, segretario del fascio di Crevalcore e comandante del locale presidio della 23ª Brigata nera Facchini, fu arrestato dopo la guerra e imprigionato a Carpi dove il 15 giugno 1945 fu ucciso con altri fascisti da ex partigiani. In un suo memoriale, in cui raccontò di alcune azioni del presidio di Crevalcore delle Brigate nere, non fece cenno ai fatti di Argelato.
Note procedimento Procedimento penale davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna contro Giuseppe Giovetti (accusato di una serie di reati tra cui gli arresti e le fucilazioni di Argelato) conclusosi con condanna a 30 anni di reclusione per collaborazionismo, omicidio continuato (anche nel caso di Argelato) e ricettazione con sentenza del 19/06/1946. Giovetti presentò ricorso, ma scontò l’intera pena.
Tipo di reparto fascista Brigata Nera
Nome del reparto Brigata nera reparto imprecisato
Renato Tartarotti
Nome Renato
Cognome Tartarotti
Stato nominativo generico o non identificato emerso da testimonianze orali
Note responsabile Dino Cipollani intervistato da Luigi Arbizzani nel 1988 ha indicato alcuni nominativi di fascisti presenti a San Giorgio di Piano (BO) il 9 agosto 1944, tra cui Renato Tartarotti, comandante della compagnia speciale autonoma della polizia. La presenza di Tartarotti agli interrogatori è confermata da Amedeo Cipollani nella sua testimonianza, tuttavia non emerge nei procedimenti celebrati davanti alla Corte d’Assise straordinaria relativi ai fatti di Argelato del 9 agosto 1944. Inoltre al processo celebrato contro di lui dalla Corte d’Assise straordinaria di Bologna, Tartarotti non venne imputato per i fatti di Argelato. Siamo probabilmente di fronte ad un topos della memoria della violenza fascista tra il 1943 e il 1945 a Bologna secondo cui Tartarotti, unico condannato a morte dalla Corte d’Assise straordinaria di Bologna la cui condanna fu effettivamente eseguita, viene indicato come colpevole di un gran numero di uccisioni e episodi violenti nei quali non fu coinvolto.
Tipo di reparto fascista Brigata Nera
Nome del reparto Brigata nera reparto imprecisato
Walter Tartarini
Nome Walter
Cognome Tartarini
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Tartarini Walter, nato a Pieve di Cento (BO) il 09/08/1908, iscritto al Pfr e segretario del fascio di Pieve di Cento, sergente della Gnr, poi maresciallo delle Brigate nere. Arrestato e imputato in un procedimento davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna, accusato tra l’altro di aver preso parte alle operazioni del 9 agosto 1944 ad Argelato. Condannato (relativamente ai fatti di Argelato solo per gli incendi di Funo mentre fu esclusa la sua partecipazione alla fucilazione), poi amnistiato. Walter Tartarini ammise la sua presenza ad Argelato il 9 agosto 1944 e la sua partecipazione agli arresti; quanto alla fucilazione era assente perché si era spostato a Funo dove con altri militi ai quali fu ordinato da Torri di appiccare gli incendi; secondo la sua dichiarazione, Tartarini e alcuni altri militi aiutarono gli abitanti a mettere in salvo oggetti e beni. L’assenza e l’estraneità di Tartarini alle fucilazioni furono confermate nel dibattimento e nella sentenza a suo carico.
Note procedimento Procedimento penale davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna contro Walter Tartarini (accusato di una serie di reati tra cui le operazioni di Funo di Argelato del 9 agosto 1944) conclusosi con sentenza del 22/06/1946 con la condanna per collaborazionismo a 18 anni di reclusione; nel caso delle operazioni di Argelato del 9 agosto 1944 la Corte giudicò Tartarini colpevole per gli incendi di Funo, mentre riconobbe che l’imputato non partecipò, neppure indirettamente, alla fucilazione dei sei uomini alla Casa del fascio di Argelato. Nell’agosto 1946 Tartarini fu amnistiato.
Tipo di reparto fascista Brigata Nera
Nome del reparto Brigata nera reparto imprecisato
Memorie
Memorie legate a questa strage
luogo della memoria a San Giorgio di Piano
Tipo di memoria: luogo della memoria
Ubicazione: San Giorgio di Piano
Descrizione: Una strada di San Giorgio di Piano (BO) è stata intitolata a Luigi Fariselli.
luogo della memoria a Argelato, Casette di Funo
Tipo di memoria: luogo della memoria
Ubicazione: Argelato, Casette di Funo
Descrizione: Una strada di Casette di Funo di Argelato (BO) porta il nome di Nello Gamberini
luogo della memoria a Bologna
Tipo di memoria: luogo della memoria
Ubicazione: Bologna
Descrizione: A Oreste Vancini sono stati intitolati un battaglione della brigata Matteotti Città, una sezione del Partito socialista di Bologna e una strada di Bologna.
lapide a Argelato. Funo, via Larghe 71
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Argelato. Funo, via Larghe 71
Descrizione: Funo di Argelato (BO), via Larghe 71, lapide con la seguente iscrizione, dettata da Francesco Flora nel dopoguerra: «Il 9 agosto del 1944 / una brigata nera / per selvaggia vendetta / verso il popolo di questa contrada / fiero di resistere al regime fascista / irruppe nella borgata Larghe di Funo / sparse il terrore tra gli abitanti / bruciò a sterminio tutte le case / uccise partigiani ed inermi / cittadini / a memoria di quel giorno / Argelato / pose questo ricordo / auspicando per le generazioni future / la fine degli odii tirannici».
lapide a Argelato, piazza Caduti per la Libertà:
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Argelato, piazza Caduti per la Libertà:
Descrizione: Argelato, piazza Caduti per la Libertà: monumento ricordo dei caduti di tutte le guerre originari di o residenti ad Argelato.
monumento a Bologna, piazza Nettuno
Tipo di memoria: monumento
Ubicazione: Bologna, piazza Nettuno
Descrizione: Bologna, piazza Nettuno: sacrario dei caduti partigiani; vi compaiono i volti dei fucilati del 9 agosto 1944, tranne quello di Vancini.