Descrizione
Località Val d’Assa, Roana, Vicenza, Veneto
Data 8 agosto 1944
Matrice strage Nazifascista
Numero vittime 1
Numero vittime uomini 1
Numero vittime uomini adulti 1
Descrizione: Circa a mezzogiorno, in Val d'Assa, in prossimità della fontanella di località “Billeme”, non lontano dall’albergo “Ghertele”, un gruppo di 30 partigiani della 1^Compagnia “M. Lemerle” del Btg “7 Comuni” attacca una colonna di automezzi della Todt adibita al trasporto di legname per le fortificazioni; vengono distrutti 7-9 automezzi pesanti e uccisi 3 tedeschi (tra cui il comandante) e un legionario della GNR; sono fatti prigionieri 5 tedeschi e 14 autisti della Todt; da parte partigiana si contano 4 feriti gravi e 3 leggeri. Nel primo pomeriggio, sul luogo dell’attacco partigiano, interviene un consistente reparto fascista repubblicano guidato da Bruno Caneva; malgrado il successivo rastrellamento, dei partigiani nessuna traccia, ma tre civili feriti. Dopo aver saccheggiato l’albergo “Ghertele”, mentre i fascisti stanno rientrando ad Asiago, in località “Scaletta” cadono in un’imboscata tesa loro da circa 20 partigiani della 1^ e della 2^ Compagnia del Btg “7 Comuni”. In questo secondo attacco sono catturati 5 fascisti repubblicani e feriti circa altri 50 (tra cui gravemente anche Bruno Caneva), dei quali successivamente alcuni muoiono; arrivano anche autocarri tedeschi, muniti di mitragliatrici pesanti, ma i partigiani sono già al sicuro. Malgrado tutti e due gli attacchi siano avvenuti lontano dai centri abitati, i nazi-fascisti decidono di procedere comunque alla rappresaglia: a Camporovere, alla sera (ore 19,00 circa), soldati tedeschi e russi iniziano ad incendiare con bombe a mano incendiarie e lanciafiamme le case di Via Casa Gialla (ora Via Roma): 76 case distrutte e oltre 80 famiglie senza un tetto. E' risparmiata dai tedeschi solo la casa di Sirena Tessari di Giulio, cl. 1926, ragazza “di cattivi costumi”, assai favorevole ai fascisti repubblicani e che “è spesso ad Asiago assieme a fascisti e tedeschi”.
Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco
Violenze connesse: furto e-o saccheggio,incendio di abitazione,minamenti e esplosioni
Tipo di massacro: rappresaglia
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-09-07 15:46:11
Vittime
Elenco vittime
Antonio Tessari da Camporovere, civile; ferito muore il giorno seguente.
Elenco vittime civili 1
Antonio Tessari da Camporovere, civile; ferito muore il giorno seguente.
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Adelmo Caneva
Nome Adelmo
Cognome Caneva
Note responsabile Caneva Adelmo di Antonio e Silvagni Antonia, cl. 19, nato e residente ad Asiago; arruolato volontario come allievo sottufficiale nella Scuola Centrale militare di alpinismo e nel giugno del ‘40, con il grado di sergente, ha partecipato con il Btg. Bassano, 11° Regg. Alpini, alla campagna di Francia. L’anno seguente è sul fronte greco-albanese, dove venne fatto prigioniero. Liberato dopo 4 mesi torna al Corpo, previo giudizio favorevole sui fatti che avevano portato alla sua cattura, e nel ‘42 venne rimandato in zona di guerra, in Montenegro. Dopo pochi giorni per seri motivi di salute venne ricoverato più volte all’ospedale finché una commissione lo ritenne «meno atto alle fatiche di guerra, ma idoneo al servizio presso il corpo» a Bassano del Grappa. Dopo l\'8 Settembre \'43 aderisce alla RSI e milita presso il Presidio di Asiago del Centro Reclutamento Alpini (CRA) di Bassano, poi mutato in “reparto germanico di protezione impianti” con il grado di SS-scharführer (sergente), forse poi promosso SS-oberscharführer (sergente maggiore); braccio destro del fratello Carlo Bruno, lo sostituisce al comando quando viene ferito il Val d’Assa l’8 agosto ‘44. Già alle dipendenze dirette dei tedeschi, dopo il rastrellamento di Granezza, i fratelli Adelmo e Antonio “Tonin” Caneva sono costretti ad abbandonare l’Altopiano e a rifugiarsi a Vicenza, poi a Longa di Schiavon alle dipendenze dell’UdS-SD/ “Banda Carità”. Arrestato dopo la Liberazione, è trattenuto alla Caserma Sasso e incriminato dal AMG; liberato, viene nuovamente arrestato a Ferrara il 15.1.46; processato, è condannato per omicidio e collaborazionismo, poi amnistiato. Coinvolto anche nell\' uccisione di “Freccia” e nell’Eccidio di Pedescala, emigra clandestinamente in Argentina con il fratello Carlo Bruno e Antonio “Tonin”.
Nome del reparto Banda Caneva
Carlo Bruno Caneva
Nome Carlo Bruno
Cognome Caneva
Note responsabile Caneva Carlo Bruno Tripoli di Antonio e Silvagni Antonia, cl. 12; cugino del federale Giovanni Caneva di Pietro; già campione italiano di salto dal trampolino; già sergente nella 60^ Compagnia del 9° Regg. Alpini, Btg. “Vicenza”, Div. “Julia”, in Grecia: per ragioni di salute, dopo poco più di due mesi era stato ricoverato «in un ospedale di I^ linea nei pressi di Tepeleni (Albania) proveniente dalla zona di Trebiscine», poi nell’ospedale da campo n.118 in Dragowitza e ancora successivamente all’ospedale militare prima di Foggia e poi di Vicenza e Padova. Per «malattia contratta sul fronte greco» gli fu riconosciuta una pensione di invalidità del 7° grado che gli venne pagata fino all’agosto del 1943; l’8 settembre 1943 trova Bruno Caneva invalido ed esente da ogni obbligo militare nella sua Asiago. Aderisce alla RSI e con il grado di sergente maggiore comanda il Presidio di Asiago del Centro Reclutamento Alpini (CRA) di Bassano, successivamente, con tutto il suo reparto passa con i tedeschi e il BdS-SD con il grado di SS-oberscharführer (sergente maggiore), forse poi promosso al grado di maresciallo ordinario delle SS o della Polizia (SS- hauptscharführer o Hauptfeldweber ). L\'8 agosto ‘44 è ferito in uno scontro con i partigiani in Val d\'Assa e cede, almeno ufficialmente, il comando del Presidio al fratello Adelmo. A dimostrazione che Carlo Bruno Caneva è un sottufficiale dell’esercito tedesco, risulta trasferito dall’ospedale elioterapico di Mezzaselva all’ospedale militare della Luftwaffe di Caldogno, successivamente trasportato in quello di Merano e negli ultimi giorni di guerra, assieme ai feriti tedeschi, trasportato in Germania, prima all’ospedale militare di Munsterzwarach poi in quello di Miltenberg. Inoltre ancora nel 2000, Bruno Caneva percepiva un sussidio “nell’ambito dell’assistenza alle vittime della guerra […] dall’ufficio assistenza della Freie Hansestadt Bremen” della Germania Federale con il grado di HauptFeldwebel della Wach Kompanie 1009 (sergente maggiore o maresciallo ordinario della Gendarmeria del Comando territoriale militare 1009 di Verona). Ma, se dei fratelli Adelmo e Antonio troviamo tracce e riferimenti della loro attività nelle BdS-SD, su Bruno più niente dopo il suo ricovero all’ospedale di Caldogno nell’agosto ‘44. Si tratta di un ricovero a lungo termine assai strano: “Da un lato ci sono fotocopie di documenti che attestano la gravità della ferita, i ricoveri e le degenze, fotocopie però con la scrittura del nome non limpida, che lascia intravedere i segni di un probabile nome diverso scritto in precedenza. L’attestazione del ricovero è suffragata dalla testimonianza resa dall’infermiera Irma Schwarze, non molto chiara per la verità sulle circostanze nelle quali aveva conosciuto Caneva, che comunque nella deposizione resa alla Pretura di Capri il 14 dicembre 1946, ammise che «tale dichiarazione mi fu richiesta da un fratello di Bruno Caneva il quale mi scriveva che il fratello Bruno era stato accusato di un grave fatto politico e che il processo era già stato fatto e che avendo famiglia sporto appello occorreva una dichiarazione per dimostrare la sua innocenza». Dall’altra parte, in ogni caso ci sono i testimoni che si presentarono a difesa durante il processo in Corte d’Assise e che giurarono davanti alla giustizia italiana che Bruno Caneva li aveva salvati o aveva salvato i loro figli, intercedendo presso i tedeschi, localizzandolo in luoghi diversi dall’ospedale di Caldogno”. (da S. Residori, Niente altro che polvere, cit., pag. 136) Tutte testimonianze che presentano un Caneva non certo gravemente ferito e ricoverato, ma attivo tra Asiago e Vicenza in contrasto con le attestazioni dei ricoveri ospedalieri. Dopo la Liberazione,la sentenza emessa dalla CAS di Vicenza il 22.5.47, condanna a 30 anni di reclusione Carlo Bruno Caneva e Battista Marcialis (omicidio del partigiano Rodino Fontana e collaborazionismo). In clandestinità, il Caneva si dedica ad attività cospirativa neo-fascista, per poi fuggire clandestinamente in Argentina. Il 3.4.54 il Tribunale di Vicenza, Sez.II, dichiara, anche se contumace, ridotta la pena a 2 anni, che ovviamente non sconta. Coinvolto anche nell\' uccisione di “Freccia” e nell’Eccidio di Pedescala, emigra clandestinamente in Argentina con il fratello Adelmo e Antonio “Tonin”.
Nome del reparto Banda Caneva
Memorie
Memorie legate a questa strage
lapide a Camporovere
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Camporovere
Descrizione: La ricostruzione del paese è ricordata da una lapide apposta al muro di sostegno del sagrato della Chiesa di Camporovere.