Descrizione
Località Massenzatica, Mesola, Ferrara, Emilia-Romagna
Data 15 dicembre 1944
Matrice strage Fascista
Numero vittime 1
Numero vittime uomini 1
Numero vittime uomini adulti 1
Descrizione: Dopo l'uccisione dei fratelli Paviani ad Ariano ferrerese e l'attentato alla caserma della GNR di Berra, nel basso ferrarese le BN di Codigoro, affiancate dalla GNR e da colleghi veneti, effettuarono una vera e propria operazioni di pulizia del territorio, arrestando in poche settimane, oltre trecento persone, rinchiudendole nei carceri di Copparo e, in particolare di Codigoro, dette 'Fasanare'. Il numero dei fermati era tale che rendeva impossibile per i soli uomini delle BN gestire gli interrogatori e le verbalizzazione: il questore Enzo Visioli decise allora di inviare il capo dell'ufficio politico della questura Carlo De Sanctis e la sua squadra a Codigoro che restarono fino ai primi giorni del 1945 interrogando, dal loro arrivo, nei primi giorni di dicembre, all'11 gennaio 1945 233 antifascisti. Alcuni dei fermati furono condotti nel castello della Mesola, vera e propria roccaforte occupata da due battaglioni tedeschi uno dei quali era Il 676° Sicherungsbattailon, comandato dal maggiore Hugo Saggau. Si tratta dello stesso battaglione che trattò la resa al termine delle quattro giornate di Napoli. I tedeschi dal Castello di Mesola potevano concretamente controllare l'intera zona deltizia, il polesine rodigino e tutto il basso ferrarese, facendo quasi sempre agire elementi italiani e partecipando marginalmente alle operazioni militari organizzate per reprimere il movimento resistenziale dell'intera zona.
La vicenda di Alfio Mantovani rientra in questo momento storico della Resistenza nel basso ferrarese. Si è sempre ritenuto che il motivo della fucilazione di Alfio Mantovani sia stato dovuto al fatto che sia stato trovato armi in pugno nei pressi del Collettore di irrigazione Canal Bianco durante le operazioni antipartigiane in atto nella zona nel mese di dicembre.
Dell'uccisione di Alfio Mantovani alcuni antifascisti del paese incolparono Giovanni Preti, segretario politico del fascio del paese. Non furono, però, mai trovate prove a suo carico. L'autore è rimasto sconosciuto.
Modalità di uccisione: fucilazione
Tipo di massacro: punitivo
--> Per saperne di più sulle tipologie
Estremi e note penali: Luigi Preti, nato a Ferrara il 5 febbraio 1890.
Aveva frequentato le scuole elementari ma possedeva «una certa cultura letteraria avendo studiato privatamente». Nullatenente, viveva del proprio stipendio di impiegato bancario e di quello della moglie levatrice. Sino a terntun'anni risiedette a Ferrara, qundi si spostò in Romagna, quindi a Ro (Fe) ed infine a Massenzatica (Fe), dove ricorpì l'incarico di segretario del partito fascista sia prima sia dopo l'8 settembre 1943.
Dopo la Liberazione, gli antifascisti del paese gli riconobbero un ruolo, più o meno diretto, nella morte di Mantovani. Furono gli stessi Carabinieri a sottolineare che Preti era odiato nel paese sia per la carica politica ricoperta sia per non aver evitato la morte di Alfio Mantovani. Venne arrestato e condannato dalla Sezione Speciale della Corte d'Assise di Ferrara a sei anni ed otto mesi di carcere per collaborazionismo. Il 19 aprile 1946 venne scarcerato perchè usufruì del'amnistia e ritornò a Massenzatica. Tre mesi più tardi quelle che sino ad allora erano state minacce verbali di ritorsione, divennero realtà: una sessantina di giovani tentarono di entrare nella sua casa, venendo fermati da Walter Feggi, partigiano della 35° brigata Bruno Rizzieri di Ferrara, allora presidente del CLN della frazione e figura di spicco del movimento resistenziale, avendo organizzato e dato vita in prima persona, con Mario Azzi, Gigi Medini (due partigiani fucilati nell'eccidio del Doro di Ferrara) ed Alceste Ricciarelli, alla brigata partigiana nel basso ferrarese. I giovani fuggirono alle 23.30, all'arrivo delle forze dell'ordine e limitandosi a pesanti insulti.
Il suo fascicolo personale fu chiuso nel 1957.
Scheda compilata da DAVIDE GUARNIERI
Scarica la scheda in formato .pdf
Le schede monografiche in formato .pdf sono coperte da diritto d'autore.
Ogni uso improprio o non consentito è punibile ai sensi di legge
Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-01-08 22:21:14
Vittime
Elenco vittime
Mantovani Alfio, nato a Massenzatica (FE) il 5 gennaio 1913 Partigiano della 35° brigata Bruno Rizzieri
Elenco vittime partigiani 1
Mantovani Alfio
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Luigi Preti
Nome Luigi
Cognome Preti
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Luigi Preti, nato a Ferrara il 5 febbraio 1890. Aveva frequentato le scuole elementari ma possedeva «una certa cultura letteraria avendo studiato privatamente». Nullatenente, viveva del proprio stipendio di impiegato bancario e di quello della moglie levatrice. Sino a terntun\'anni risiedette a Ferrara, qundi si spostò in Romagna, quindi a Ro (Fe) ed infine a Massenzatica (Fe), dove ricorpì l\'incarico di segretario del partito fascista sia prima sia dopo l\'8 settembre 1943.
Note procedimento Dopo la Liberazione, gli antifascisti del paese gli riconobbero un ruolo, più o meno diretto, nella morte di Mantovani. Furono gli stessi Carabinieri a sottolineare che Preti era odiato nel paese sia per la carica politica ricoperta sia per non aver evitato la morte di Alfio Mantovani. Venne arrestato e condannato dalla Sezione Speciale della Corte d\'Assise di Ferrara a sei anni ed otto mesi di carcere per collaborazionismo. Il 19 aprile 1946 venne scarcerato perchè usufruì del\'amnistia e ritornò a Massenzatica. Tre mesi più tardi quelle che sino ad allora erano state minacce verbali di ritorsione, divennero realtà: una sessantina di giovani tentarono di entrare nella sua casa, venendo fermati da Walter Feggi, partigiano della 35° brigata Bruno Rizzieri di Ferrara, allora presidente del CLN della frazione e figura di spicco del movimento resistenziale, avendo organizzato e dato vita in prima persona, con Mario Azzi, Gigi Medini (due partigiani fucilati nell\'eccidio del Doro di Ferrara) ed Alceste Ricciarelli, alla brigata partigiana nel basso ferrarese. I giovani fuggirono alle 23.30, all\'arrivo delle forze dell\'ordine e limitandosi a pesanti insulti. Il suo fascicolo personale fu chiuso nel 1957.