PONTE DEI FIUMI UNITI RAVENNA 12.07.1944

(Ravenna - Emilia-Romagna)

Descrizione

Località Ponte dei Fiumi Uniti, Ravenna, Ravenna, Emilia-Romagna

Data 12 luglio 1944

Matrice strage Fascista

Numero vittime 3

Numero vittime uomini 3

Numero vittime uomini adulti 3

Descrizione: Dal marzo al giugno 1944, sia da parte fascista che da parte nazista vengono progressivamente emesse le disposizioni per la costituzione di sistemi repressivi che determinano l’inizio delle stragi di civili. Nello specifico quelle emesse dal governo di Salò portano a una dilatazione del concetto di “partigiano” e a trasformare il concetto di “responsabilità giuridica” in “responsabilità collettiva”. La caccia si estende dai partigiani ai presunti antifascisti.
A metà giugno il questore Neri ordina, con la massima segretezza, ad alcuni agenti di PS la compilazione di elenchi di antifascisti, desumendone i nomi dai fascicoli esistenti nell’ufficio politico, per consegnarli alla SS tedesca e alla federazione fascista. I repubblichini non sono quindi i meri esecutori dei nazisti dato che spetta ai primi il compito di indicare le vittime richieste dai secondi. Se i nazisti ordinano rappresaglie sono i repubblichini a decidere chi deve o non deve morire. Il parco ostaggi organizzato dalle SD anche a tale scopo è infatti costituito da persone indicate come politicamente pericolose dai fascisti e nel corso dei mesi vedremo anche con quali implicazioni. Personaggi come il questore Neri rivestono un ruolo chiave in queste dinamiche tanto che quando viene promosso a ispettore generale, il capo della provincia Grazioli si oppone al suo trasferimento adducendo a motivazione il lavoro ben fatto fino ad allora e la «profonda conoscenza della provincia, dove ha vissuto, quale funzionario per parecchi anni». Grazioli chiede e ottiene che Neri possa svolgere la sua attività di ispettore generale da Ravenna dove potrà «coordinare l’attività di polizia contro i banditi che scorazzano a cavallo delle provincie di Ravenna, Forlì, Ferrara, Bologna e Firenze». Alla fine di giugno viene definitivamente introdotto il sistema delle liste delle possibili vittime di rappresaglie. A ciò si aggiunge un'ulteriore misura.
Il 30 giugno, infatti, il governo repubblichino completa il proprio sistema repressivo con la costituzione delle Brigate Nere che, fortemente ideologizzate e in gran parte costituite dagli ex squadristi del passato regime, vengono impiegate nella lotta antipartigiana al fianco e più spesso in sostituzione della Gnr, accusata di “passività” nelle operazioni repressive.

La seguente strage si colloca in tale contesto e presenta tutti gli elementi della sistematizzazione dei sistemi repressivi fascista e nazista.

La strage fascista del 12 luglio, nel corso della quale sono uccisi Guido Buscaroli, Antonio Gardenghi e Libero Martelli, si compie a Ravenna ma viene preparata altrove, a Conselice. Le dinamiche non sono chiare in tutti i loro passaggi. Ciò che ne resta sono frammenti di una storia, illuminati dagli sguardi di chi è stato testimone dei differenti momenti che hanno preceduto l’assassinio dei tre uomini. La memorialistica indica Buscaroli Guido come comunista e capo Gap di Conselice, Martelli come socialista e Gardenghi come simpatizzante del PCI. e padre di un partigiano dell’Ottavo battaglione Ravenna.
Le deposizioni dei testimoni di allora hanno consentito la seguente ricostruzione.

Sono circa le 13.30 dell’11 luglio quando Ida vede arrivare un camion con a bordo alcuni fascisti di Conselice che irrompono in casa domandando di suo figlio Libero. Il giovane è a letto malato, i fascisti gli ordinano di seguirli. Prima che salgano sul camion Ida chiede dove lo portino. «A vedere delle gomme per auto a casa di Villa Lino di S. Patrizio» è la risposta. Ida non ci crede e si rivolge al milite che si trova nascosto in un angolo della casa e che è l’ultimo a seguire gli altri, Livio Calbucci. Per risposta riceve uno sputo in faccia. Ida si ritira «a crepacuore in casa pensando dove potevano averlo portato».
Mezz’ora prima Calbucci, insieme a tre tedeschi, ha arrestato Giuseppe Gardenghi e il fratello Mario.
Dopodiché è andato, con il suo seguito, a casa Buscaroli in cerca di Guido e del cognato Ferruccio. Augusta, la moglie di Guido, che ha assistito all’arresto, è preoccupata e confusa perché conosce l’attività clandestina del marito. Guido, infatti, era appena rientrato da una riunione tenuta con Giovanni Felicetti «a dei giovani volontari della libertà». Allo stesso tempo sa che, per meglio nascondere e contemporaneamente favorire la propria attività nel movimento partigiano, Guido ha stretto dei rapporti di lavoro con i fascisti di Conselice, prestandosi per effettuare trasporti, viaggi ma anche rastrellamenti con il proprio camion. Questa copertura gli permette infatti di poter avvisare i compagni nel caso i fascisti organizzino azioni di polizia. Dopo l’arresto del marito, Augusta decide di rivolgersi al commissario prefettizio di Conselice che le risponde: «Se siete in buoni rapporti con Alfonso Falconi va bene, altrimenti va male!». Falconi è il segretario amministrativo del fascio locale e, per quanto non abbia un grado di comando nella milizia, è una delle personalità fasciste locali che possono far valere la loro autorità.
Nel frattempo Libero, Giuseppe, Mario, Guido e Ferruccio sono stati condotti nella camera di sicurezza della casa del fascio di Conselice dove restano per alcune ore. Ai 5 si aggiunge Giovanni Toschi. I rastrellatori si erano diretti anche a casa di Latanzio Cassani senza trovarlo. Dei 5, soprattutto Giuseppe e Guido sono sottoposti a varie ore di interrogatorio e subiscono continui maltrattamenti. Gardenghi è a più riprese interrogato dal maresciallo Antonio Fontana di Reggio Emilia, alla presenza del milite Calbucci noto per la sua fama di torturatore. Anche a Guido spetta lo stesso trattamento. I fascisti sospettano che i due abbiano forti legami con il movimento partigiano. Mentre sanno che il figlio di Gardenghi è stato catturato nella montagna forlivese, non conoscono ancora completamente il grado di partecipazione alla Resistenza di Guido e degli altri. Per i partigiani Guido è un «compagno e un responsabile militare», Libero «un socialista alla sua moda», Giovanni una «figura ambigua», mentre con Ferruccio e Mario non ci sono rapporti. Verso le 19 Libero, Giuseppe e Guido sono caricati in macchina e, scortati dai brigatisti Mario Borghesi e Bruno Bolognesi, sono condotti alla federazione ravennate. Alle 20 l’auto è di ritorno. Alla casa del fascio sono arrivate anche Augusta e Maria, la moglie di Gardenghi. Le donne vedono l’auto vuota. Maria, ansiosa di conoscere la sorte di Giuseppe, chiede spiegazioni a Fontana che le risponde che «essendo arrivati [a Ravenna] in tempo di allarme aereo lui non [sa] dove li [hanno] condotti».
Augusta invece si rivolge a Borghesi che li ha accompagnati ma la risposta è la stessa di Fontana. Il mattino successivo, il 12 luglio, Maria, in compagnia di Augusta, di Ferruccio e di Pasquale Martelli, il padre di Libero, si recano alle carceri giudiziarie di Ravenna dove pensano di trovare i loro famigliari, ma questi non risultano tra i carcerati. La guardia spiega che probabilmente sono fuggiti durante l’allarme aereo, ma «un capo posto un tantino più sincero [risponde] che erano stati consegnati ai tedeschi».
Il giorno dopo Ida, la mamma di Libero, apprende la notizia della morte del figlio dal commissario del comune di Conselice che comunque non le dice dove sia il corpo.
Maria, Augusta, Ferruccio e Pasquale riprendono le ricerche fin quando scoprono che i tre sono stati fucilati presso il ponte dei Fiumi Uniti a cinque chilometri da Ravenna dagli stessi che li avevano prelevati. Arrivati sul posto trovano «la terra rimossa dove ci stavano seppelliti» Giuseppe, Guido e Libero. Pasquale scopre anche che Libero è stato derubato di £ 4.000, dell’anello d’oro che portava al dito e di vari documenti.
Ai famigliari resterà la convinzione che si sia trattato di un delitto premeditato sulla base di una delazione. La corte d’assise straordinaria di Ravenna non suffragherà questa ipotesi per insufficienza di prove. Non emergeranno altresì prove che permettano di definire il delitto come una rappresaglia. Gli autori saranno individuati e condannati. Tutti sconteranno solo parte degli anni di reclusione prescritti, per riduzione o estinzione della pena in seguito ad amnistia.

Modalità di uccisione: fucilazione

Violenze connesse: sevizie-torture

Trattamento dei cadaveri: Occultamento dei cadaveri

Tipo di massacro: punitivo
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Estremi e note penali: Bonini Nestore, imputato di aver collaborato col tedesco invasore per avere appartenuto alle Brigate nere, per aver partecipato alla cattura e all’uccisione di Martelli Libero, Buscaroli Guido e Gardenghi Antonio che furono anche rapinati. Con sentenza del 16 ottobre 1946 la corte lo giudica colpevole del reato ascrittogli in concorso delle circostanze di cui all’art. 62 bis CP e lo condanna ad anni 24 di reclusione, alle spese processuali, e alle altre conseguenze di legge. Dichiara condonato un terzo di detta pena in base al DP.le 22.6.46 n.4. Ordina la confisca della metà dei beni del condannato.

Borghesi Mario, imputato di aver collaborato col tedesco invasore per avere [oltretutto] partecipato alla cattura ed all’uccisione di Buscaroli Guido. Con sentenza del 5/03/1946 la corte lo giudica colpevole del reato ascrittogli e lo condanna ad anni venti di reclusione, alle spese e conseguenze di legge. Ordina la confisca di un quinto dei suoi beni.

Bertulli Edelweis, imputato di aver collaborato col tedesco invasore per avere [oltretutto] partecipato all’uccisione di Buscaroli Guido, Martelli Libero e Gardenghi Antonio. Con sentenza del 28/05/1946 la corte lo giudica colpevole del reato ascrittogli ma non dell'uccisione di Buscaroli, Martelli e Gardenghi e lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena. Ordina che la sentenza sia pubblicata per una volta e per estratto ne “Il Giornale dell’Emilia” di Bologna e ne “La Voce di Romagna” e lo confisca dei beni del condannato. La Corte di Cassazione, con sentenza 25/02/47 annulla con rinvio per mancanza di motivazione sulle attenuanti generiche alla sezione speciale di Forlì.

Calbucci Livio, imputato di aver collaborato col tedesco invasore per aver [oltretutto] partecipato alla cattura di Buscaroli Guido, Martelli Libero e Guardenghi Antonio successivamente uccisi. Con sentenza del 19/06/1946 la corte lo giudica colpevole del reato ascrittogli nei limiti di cui alla sentenza, in concorso delle circostanze di cui all’art. 62 bis CP e lo condanna a 30 anni di reclusione, a 4 anni di libertà vigilata, alle spese processuali e alle altre conseguenze di legge. Ordina la confisca dei beni del condannato.
La Corte di Assise di Ravenna con declaratoria emessa il Camera di consiglio il 18/10/46 ha condonato 10 anni della pena detentiva come (…) inflitta al Calbucci. Con declaratoria 11/02/50 della Corte d’Appello a favore di Calbucci Livio, ulteriormente condonato un anno determinando la nuova scadenza di pena il 21/12/54.

Falconi Alfonso, imputato di aver collaborato col tedesco invasore per aver [oltretutto] denunciato per la cattura i patrioti Gardenghi Antonio, Buscaroli Guido e Martelli Libero che furono catturati ed uccisi per sua istigazione. Con sentenza del 7/01/1947 la corte lo giudica colpevole del reato ascrittogli e lo condanna alla pena della reclusione per anni 15 ed alle conseguenze di legge, ivi compreso il pagamento delle spese processuali. Con sentenza in data 30/9/47 la Corte di cassazione dichiara estinto il reato per amnistia ed annulla senza rinvio la sentenza con revoca l’ordine di cattura.

Fontana Antonio, imputato di aver collaborato col tedesco invasore per aver [oltretutto] partecipato alla cattura ed alle sevizie in danno di Buscaroli Guido, Gardenghi Antonio e Martelli Libero, successivamente uccisi. Con sentenza del 16/10/1946 la corte lo giudica colpevole del reato ascrittogli in concorso delle circostanze di cui l’art. 62 bis CP e lo condanna ad anni 24 di reclusione, alle spese processuali e alle altre conseguenze di legge. Dichiara condonato un terzo di detta pena. Ordina la confisca della metà dei suoi beni. La Corte di Cassazione con sentenza 8.7.47 dichiara estinto il reato per amnistia e annulla senza rinvio la sentenza.

Tribunale competente:
Tribunale di Ravenna - Corte d'Assise straordinaria fino alla sentenza del 15 gennaio 1946 e Sezione speciale della Corte d'Assise dalla sentenza del 17 gennaio 1946.

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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-06-01 07:59:11

Vittime

Elenco vittime

1. Buscaroli Guido (Mariano) di 30 anni, nato il 23/07/1913, residente a Conselice.
2. Gardenghi Antonio di 52 anni, nato il 15/07/1891, residente a Conselice.
3. Martelli Libero (Lupo) di 36 anni, nato il 5/06/1908, residente a S. Patrizio.

Elenco vittime antifasciste 3

Buscaroli Guido,
Gardenghi Antonio,
Martelli Libero

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


Brigata nera reparto imprecisato

Tipo di reparto: Brigata Nera

Elenco persone responsabili o presunte responsabili


  • Alfonso Falconi

    Nome Alfonso

    Cognome Falconi

    Ruolo nella strage Delatore

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Falconi Alfonso è il segretario amministrativo del fascio di Conselice.

    Note procedimento Falconi Alfonso, imputato di aver collaborato col tedesco invasore per aver [oltretutto] denunciato per la cattura i patrioti Gardenghi Antonio, Buscaroli Guido e Martelli Libero che furono catturati ed uccisi per sua istigazione. Con sentenza del 7/01/1947 la corte lo giudica colpevole del reato ascrittogli e lo condanna alla pena della reclusione per anni 15 ed alle conseguenze di legge, ivi compreso il pagamento delle spese processuali. Con sentenza in data 30/9/47 la Corte di cassazione dichiara estinto il reato per amnistia ed annulla senza rinvio la sentenza con revoca l’ordine di cattura.

  • Antonio Fontana

    Nome Antonio

    Cognome Fontana

    Ruolo nella strage Collaboratore

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Fontana Antonio è il comandante del presidio della Guardia Nazionale di Conselice.

    Note procedimento Fontana Antonio, imputato di aver collaborato col tedesco invasore per aver [oltretutto] partecipato alla cattura ed alle sevizie in danno di Buscaroli Guido, Gardenghi Antonio e Martelli Libero, successivamente uccisi. Con sentenza del 16/10/1946 la corte lo giudica colpevole del reato ascrittogli in concorso delle circostanze di cui l’art. 62 bis CP e lo condanna ad anni 24 di reclusione, alle spese processuali e alle altre conseguenze di legge. Dichiara condonato un terzo di detta pena. Ordina la confisca della metà dei suoi beni. La Corte di Cassazione con sentenza 8.7.47 dichiara estinto il reato per amnistia e annulla senza rinvio la sentenza.

  • Livio Calbucci

    Nome Livio

    Cognome Calbucci

    Ruolo nella strage Collaboratore

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Calbucci Livio, giudicato colpevole del reato ascrittogli.

    Note procedimento Calbucci Livio, imputato di aver collaborato col tedesco invasore per aver [oltretutto] partecipato alla cattura di Buscaroli Guido, Martelli Libero e Guardenghi Antonio successivamente uccisi. Con sentenza del 19/06/1946 la corte lo giudica colpevole del reato ascrittogli nei limiti di cui alla sentenza, in concorso delle circostanze di cui all’art. 62 bis CP e lo condanna a 30 anni di reclusione, a 4 anni di libertà vigilata, alle spese processuali e alle altre conseguenze di legge. Ordina la confisca dei beni del condannato. La Corte di Assise di Ravenna con declaratoria emessa il Camera di consiglio il 18/10/46 ha condonato 10 anni della pena detentiva come (…) inflitta al Calbucci. Con declaratoria 11/02/50 della Corte d’Appello a favore di Calbucci Livio, ulteriormente condonato un anno determinando la nuova scadenza di pena il 21/12/54.

  • Mario Borghesi

    Nome Mario

    Cognome Borghesi

    Ruolo nella strage Autore

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Borghesi Mario è il Commissario prefettizio al Comune di Conselice nel periodo repubblicano.

    Note procedimento Borghesi Mario, imputato di aver collaborato col tedesco invasore per avere [oltretutto] partecipato alla cattura ed all’uccisione di Buscaroli Guido. Con sentenza del 5/03/1946 la corte lo giudica colpevole del reato ascrittogli e lo condanna ad anni venti di reclusione, alle spese e conseguenze di legge. Ordina la confisca di un quinto dei suoi beni.

  • Nestore Giovanni Bonini

    Nome Nestore Giovanni

    Cognome Bonini

    Ruolo nella strage Autore

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Bonini Nestore Giovanni, imputato di procedimento.

    Note procedimento Bonini Nestore, imputato di aver collaborato col tedesco invasore per avere appartenuto alle Brigate nere, per aver partecipato alla cattura e all’uccisione di Martelli Libero, Buscaroli Guido e Gardenghi Antonio che furono anche rapinati. Con sentenza del 16 ottobre 1946 la corte lo giudica colpevole del reato ascrittogli in concorso delle circostanze di cui all’art. 62 bis CP e lo condanna ad anni 24 di reclusione, alle spese processuali, e alle altre conseguenze di legge. Dichiara condonato un terzo di detta pena in base al DP.le 22.6.46 n.4. Ordina la confisca della metà dei beni del condannato.

Memorie

Memorie legate a questa strage

  • lapide a via Marabina, Ravenna

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: via Marabina, Ravenna

    Descrizione: Lapide posta a Ravenna, in via Marabina, 100 metri prima della via Candianazzo

Bibliografia


ANPI di Ravenna (a cura di) Eccidi e stragi nazi-fasciste in Provincia di Ravenna.

L. Bergonzini La lotta armata in “L’Emilia Romagna nella guerra di liberazione” a cura di Deputazione Emilia Romagna per la storia della resistenza e della guerra di liberazione, De Donato Editore, 1975, p. 72.

P. Scalini, La notte più buia é prima dell’alba (Ravenna 1944-1945),Galeati, Imola, 1975, p. 117.

A. F. Babini, Giovecca, anche qui è nata la Resistenza, Comitato Antifascista Giovecca, Bologna, aprile 1980, pp. 296 – 298.

G. Casadio La memoria della Resistenza nelle iscrizioni dei cippi, lapidi e monumenti della provincia di Ravenna, Longo Editore, Ravenna, 1995, vol. 1, p. 38.

L. Klinkhammer, L’occupazione tedesca in Italia, Bollati Boringhieri, Torino, 1993, p. 359.

E. Cavina, Crimini di guerra e violenza nazifascista nella provincia di Ravenna tra l'8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945, tesi di dottorato di ricerca in Storia e Informatica - XVI Ciclo, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, a.a. 2003-2004, seconda parte pp. 33-35.

Sitografia


Fonti archivistiche

Fonti

ACS, MI, GRSI, AG, b. 5 cat. K. 3 situazione politica delle province, fasc. 183 K3/30 Ravenna situazione politica (ago 1940 – mar 1945), richiesta del 17 giugno 1944 di Emilio Grazioli.

ISRRA, DPNF, b. Rsi e documenti del periodo di occupazione nazi-fascista (8 settembre 1943-1945), f. 1: copia dell’avviso alla popolazione italiana del 1944, firmato il comandante superiore delle forze armate germaniche. «Finora le FF. AA. Germaniche hanno fatto tutto ciò che erano forzate di fare, per necessità di guerra, correttamente e con il più grande rispetto per la popolazione. Questo comportamento amichevole implica un comportamento assolutamente amichevole da parte della popolazione. Se gli attentati e gli attacchi dei banditi, che sono stati sinora isolati e individuali, dovessero aumentare, Il Comandante Superiore delle FF. AA. Germaniche dovrebbe mutare immediatamente la propria condotta, e delle conseguenze di tale decisione sarebbe responsabile la stessa popolazione»; 28ª BG, b. LXXVII, fasc. 9, f. 2, rapporto dell’11 luglio 1944 della zona 7.

ASRA, GQ, Categoria A1, b. 9, fasc. Bolognesi Bruno, denuncia manoscritta del 28 febbraio 1946 di Ida Damasso, madre di Libero Martelli; deposizione del 6 agosto 1945 di Maria Tosi. Nella deposizione di Augusta Tamburini del 22 settembre 1945 si fa menzione del Gardenghi indicandolo con il nome di Antonio, lo stesso che viene riproposto nelle fonti bibliografiche; deposizione del 17 agosto 1945 di Augusta Tamburini; b. E-L, fasc. Focaccia Pietro, dichiarazione del 14 ottobre 1945 di Oreste Pomari.

ATRA, Sentenza Csa e Ca Sez. Speciale 1945-1947, sent. 7/1/47 n. 187 a carico di Alfonso Falconi; sent. 19/06/46 n. 106 a carico di Livio Calbucci; sent. 16/10/46 n. 150 a carico di Nestore Bonini; sent. 16/10/46 n. 153 a carico di Antonio Fontana; sent. 5/3/46 n. 39 a carico di Mario Borghesi; sent. 28/05/46 n. 93 a carico di Bertulli Edelweis.