Descrizione
Località Campo dell'Abetone, Pisa, Pisa, Toscana
Data 25 marzo 1944
Matrice strage Fascista
Numero vittime 2
Numero vittime uomini 2
Numero vittime uomini adulti 2
Descrizione: Remo Bertoncini, giovane della classe 1925, di Castelfranco di Sotto, figlio di contadini mezzadri, matura nel corso degli anni della guerra sentimenti antifascisti. A un corso per radiotelegrafisti, entra in contatto con Oriano Giannoni, di un anno più anziano, militante antifascista di S. Croce sull’Arno, e collabora con lui per convincere i giovani a non aderire all’esercito della RSI.
Quando nel novembre 1943 giunge il primo ordine di arruolamento nell’esercito della RSI per la classe 1925 e secondo e terzo quadrimestre 1924, Remo decide di non partire, al pari della quasi totalità dei suoi coetanei.
Come gli altri giovani, non si spaventa neppure di fronte al decreto del 18 febbraio 1944, che minaccia la morte per i renitenti, e continua a nascondersi.
Un lunedì mattina, il 13 marzo 1944, torna a casa per aiutare la famiglia nel lavoro dei campi, ma a seguito di una spiata, viene arrestato da militi della GNR e condotto prima in caserma a S.Croce e poi in carcere a Pisa. Qui la sua sorte si incrocia con quella di Alberto Dani, giovane di vent’anni di S.Croce sull’Arno.
Militare di leva all’atto dell’armistizio, l’8 settembre 1943, Alberto Dani era stao inviato col suo reparto al passo della Futa per contrastare il passaggio delle truppe tedesche dalla Romagna alla Toscana, ma per la sproporzione delle forze e dei mezzi, e nel clima più generale di sfaldamento dell’esercito, dopo un breve combattimento, nel corso del quale Dani era rimasto ferito ad una mano, i soldati italiani si erano dispersi.
Rientrato a S. Croce, Alberto aveva maturato una posizione chiaramente antifascista. Assieme ad altri giovani del paese, si era prodigato nell’assistenza ai prigionieri di guerra greci fuggiti dal campo di prigionia di San Romano, e aveva ospitato nella propria casa due ufficiali che poi, per evitare il rischio che fossero scoperti dai militi fascisti, erano stati inviati in una casa colonica di proprietà della mamma in località Stibbio, nel Comune di San Miniato. Alberto si era rifiutato poi di aderire alla chiamata alle armi della Repubblica Sociale Italiana e si era nascosto anche lui nella casa colonica di Stibbio. La sua presenza era però stata segnalata e, nella notte del 13 marzo 1944, alcuni fascisti, venuti da S. Croce, lo avevano catturato assieme ai fratelli Primo e Mario Turini, coloni nella casa presso la quale era rifugiato, e, dopo alcuni giorni di carcere a San Miniato, era stato tradotto anche lui presso il carcere di Pisa.
Nel capoluogo di provincia Bertoncini e Dani il 24 marzo 1944 sono trascinati dinanzi al tribunale militare straordinario, convocato dal generale Enrico Adami Rossi, comandante regionale territoriale dell’esercito della RSI, e presieduto dal generale di divisione Raffaello Berti. I due giovani sono chiamati a rispondere del reato di cui all’art. 2 del decreto del 18 febbraio 1944 perché, quali militari delle classi rispettivamente del 1924 e 1925, non si sono presentati entro la scadenza dell’8 marzo alle armi.
Il decreto alla base dell’accusa è il famigerato bando Graziani che prevede la morte in caso di mancata presentazione alle armi entro 15 giorni dall’emanazione. A parte l’illegittimità alla radice del tribunale militare straordinario e del governo della RSI da cui emana, il decreto ha sollevato serie obiezioni anche all’interno della stessa procura militare della RSI, perché attua un doppio stravolgimento della norma giuridica a quel tempo vigente (art. 144 codice penale militare di guerra) che prevedeva la fucilazione solo in caso di diserzione in presenza del nemico. Con il decreto invece si equipara la renitenza alla diserzione, e alla diserzione nella sua fattispecie più grave, quella in presenza del nemico.
Ma d’altronde, la sentenza è già scritta. Nel marzo 1944 siamo nella fase in cui il generale Adami Rossi e le gerarchie fasciste hanno deciso di mandare un monito ai giovani: arruolatevi o sapete cosa vi aspetta! Così lo stesso tribunale che al mattino ha mandato a morte due giovani a Lucca, condanna alla fucilazione due ragazzi di 18 e 19 anni a Pisa.
La sentenza è eseguita il giorno dopo, alle 06:00 del 25 marzo 1944, da un plotone d’esecuzione composto da soldati del 65° comando militare provinciale capitanato dal tenente Ettore Benni. I soldati, quasi tutte reclute, forse per la violenta emozione, non colpiscono mortalmente Alberto e Remo. È il tenente Benni che li “finisce” con colpi di pistola alla testa.
Prima di essere fucilati Remo Bertoncini e Alberto Dani scrivono ciascuno una lettera di commiato ai genitori.
Modalità di uccisione: fucilazione
Tipo di massacro: punitivo
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Estremi e note penali: Con sentenza del 25 maggio 1946 la Corte d’Assise di Firenze sezione speciale, condanna i generali Adami Rossi e Berti Raffaello alla pena di morte con degradazione e il capitano Baggio Ducarne, alla pena di 26 anni di reclusione, come responsabili, tra le altre imputazioni, anche della fucilazione di Alberto Dani e Remo Bertoncini. Adami Rossi è condannato in qualità di comandante regionale dell’esercito, Raffaele Berti e Baggio Ducarne, rispettivamente come presidente e membro del tribunale militare straordinario di Pisa. I tre alti ufficiali dell’esercito della RSI sono accusati assieme ad altri imputati anche di altre numerose esecuzioni di renitenti alla leva che avevano insanguinato la Toscana nella primavera del 1944 a Firenze, Pistoia, Lucca, Siena.
Enrico Adami Rossi e Raffaele Berti presentano però ricorso alla Cassazione che, il 19 aprile 1947, annulla la sentenza dell’organo giurisdizionale fiorentino per la mancata concessione delle attenuanti generiche e rinvia le carte per il riesame alla Corte d’Assise di Roma. In tale sede, il 27 novembre, Adami Rossi è condannato a 24 anni di cui 8 condonati. Grazie però ad attenuanti, amnistie e ricorsi torna subito in libertà.
Il generale Adami Rossi presenta ulteriore ricorso in Cassazione che con la sentenza del 19 novembre 1953 annulla definitivamente la condanna con reintegro nei gradi e restituzione dei beni.
La stessa benevola sorte tocca al generale Berti, che, tra l’altro, dopo avere presieduto il tribunale militare straordinario in Toscana, con l’avvicinarsi del fronte, si era spostato a Torino, dove a capo del locale tribunale militare aveva inflitto altre 37 condanne capitali, 30 delle quali eseguite. Anche per il generale Berti la Corte d’Assise di Roma, nel processo del novembre 1947 che lo vede imputato assieme al generale Adami Rossi, ridimensiona la pena a 24 anni di reclusione, di cui otto condonati, e nell’ulteriore ricorso proscioglie il generale e i colleghi dei tribunali militari di Firenze e Torino.
Le indagini nei confronti del ramo pisano dei responsabili dell’uccisione di Remo Bertoncini e Alberto Dani (restanti membri del tribunale militare straordinario e tenente Ettore Benni) si arenano invece nella fase istruttoria. In una lettera del Prefetto di Pisa al Ministero dell’interno del 18/04/1946, si informa che è stata avviata un’istruttoria nei confronti dei membri del tribunale straordinario e del comandante il plotone d’esecuzione, il tenente Benni. Si comunica inoltre che sono stati arrestati anche il tenente Rimini e altri militi della GNR che avevano partecipato al rastrellamento e che saranno giudicati dalla locale corte d’assise straordinaria.
Seguono diverse informative della Prefettura, da una delle quali si apprende il proscioglimento per il tenente Rimini e gli altri militi, per intervenuta amnistia, e si aggiorna sugli sviluppi dell’istruttoria, finché il 3 novembre 1947 si comunica che il procedimento penale è stato rimesso per competenza al Tribunale militare di La Spezia. Qui, si presume che il fascicolo sia rimasto giacente per sempre, anche perché, chi di competenza, avrà pensato che non vi fossero ragioni per riesumarlo, visto che, nel frattempo, i massimi responsabili delle condanne di Remo Bertoncini, Alberto Dani e degli altri renitenti, erano stati rimessi in libertà dalla Cassazione e dalla Corte d’Assise di Roma.
Scheda compilata da Danilo Bonciolini
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2021-12-14 12:49:04
Vittime
Elenco vittime
Bertoncini Remo, nato a Castelfranco di Sotto (PI) il 13 novembre 1925
Dani Alberto, nato a Montopoli in Val d’Arno (PI) il 24 gennaio 1924
Elenco vittime renitenti 2
Bertoncini Remo.
Dani Alberto.
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Alessandro Baggio Ducarne
Nome Alessandro
Cognome Baggio Ducarne
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Componenti Tribunale militare straordinario: generale di divisione Berti Raffaele, presidente; capitano di fanteria Baggio Ducarne Alessandro, giudice relatore; comandante di vascello Battaglia Giuseppe, giudice; colonnello Grande Ferruccio, giudice; tenente colonnello Natalicchi Guido, giudice; capitano di fanteria Cocchia Sergio, pubblico ministero.
Note procedimento Con sentenza del 25 maggio 1946 la Corte d’Assise di Firenze sezione speciale, condanna i generali Adami Rossi e Berti Raffaello alla pena di morte con degradazione e il capitano Baggio Ducarne, alla pena di 26 anni di reclusione, come responsabili, tra le altre imputazioni, anche della fucilazione di Alberto Dani e Remo Bertoncini. Adami Rossi è condannato in qualità di comandante regionale dell’esercito, Raffaele Berti e Baggio Ducarne, rispettivamente come presidente e membro del tribunale militare straordinario di Pisa. I tre alti ufficiali dell’esercito della RSI sono accusati assieme ad altri imputati anche di altre numerose esecuzioni di renitenti alla leva che avevano insanguinato la Toscana nella primavera del 1944 a Firenze, Pistoia, Lucca, Siena.
Tipo di reparto fascista Esercito
Nome del reparto Tribunale militare straordinario della Toscana
Enrico Adami Rossi
Nome Enrico
Cognome Adami Rossi
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile La condanna è promulgata dal Tribunale militare straordinario della Toscana, convocato dal generale Enrico Adami Rossi, comandante regionale dell’esercito della RSI e presieduto dal generale Raffaele Berti.
Note procedimento Con sentenza del 25 maggio 1946 la Corte d’Assise di Firenze sezione speciale, condanna i generali Adami Rossi e Berti Raffaello alla pena di morte con degradazione e il capitano Baggio Ducarne, alla pena di 26 anni di reclusione, come responsabili, tra le altre imputazioni, anche della fucilazione di Alberto Dani e Remo Bertoncini. Adami Rossi è condannato in qualità di comandante regionale dell’esercito, Raffaele Berti e Baggio Ducarne, rispettivamente come presidente e membro del tribunale militare straordinario di Pisa. I tre alti ufficiali dell’esercito della RSI sono accusati assieme ad altri imputati anche di altre numerose esecuzioni di renitenti alla leva che avevano insanguinato la Toscana nella primavera del 1944 a Firenze, Pistoia, Lucca, Siena. Enrico Adami Rossi e Raffaele Berti presentano però ricorso alla Cassazione che, il 19 aprile 1947, annulla la sentenza dell’organo giurisdizionale fiorentino per la mancata concessione delle attenuanti generiche e rinvia le carte per il riesame alla Corte d’Assise di Roma. In tale sede, il 27 novembre, Adami Rossi è condannato a 24 anni di cui 8 condonati. Grazie però ad attenuanti, amnistie e ricorsi torna subito in libertà. Il generale Adami Rossi presenta ulteriore ricorso in Cassazione che con la sentenza del 19 novembre 1953 annulla definitivamente la condanna con reintegro nei gradi e restituzione dei beni. La stessa benevola sorte tocca al generale Berti, che, tra l’altro, dopo avere presieduto il tribunale militare straordinario in Toscana, con l’avvicinarsi del fronte, si era spostato a Torino, dove a capo del locale tribunale militare aveva inflitto altre 37 condanne capitali, 30 delle quali eseguite. Anche per il generale Berti la Corte d’Assise di Roma, nel processo del novembre 1947 che lo vede imputato assieme al generale Adami Rossi, ridimensiona la pena a 24 anni di reclusione, di cui otto condonati, e nell’ulteriore ricorso proscioglie il generale e i colleghi dei tribunali militari di Firenze e Torino. Le indagini nei confronti del ramo pisano dei responsabili dell’uccisione di Remo Bertoncini e Alberto Dani (restanti membri del tribunale militare straordinario e tenente Ettore Benni) si arenano invece nella fase istruttoria. In una lettera del Prefetto di Pisa al Ministero dell’interno del 18/04/1946, si informa che è stata avviata un’istruttoria nei confronti dei membri del tribunale straordinario e del comandante il plotone d’esecuzione, il tenente Benni. Si comunica inoltre che sono stati arrestati anche il tenente Rimini e altri militi della GNR che avevano partecipato al rastrellamento e che saranno giudicati dalla locale corte d’assise straordinaria. Seguono diverse informative della Prefettura, da una delle quali si apprende il proscioglimento per il tenente Rimini e gli altri militi, per intervenuta amnistia, e si aggiorna sugli sviluppi dell’istruttoria, finché il 3 novembre 1947 si comunica che il procedimento penale è stato rimesso per competenza al Tribunale militare di La Spezia. Qui, si presume che il fascicolo sia rimasto giacente per sempre, anche perché, chi di competenza, avrà pensato che non vi fossero ragioni per riesumarlo, visto che, nel frattempo, i massimi responsabili delle condanne di Remo Bertoncini, Alberto Dani e degli altri renitenti, erano stati rimessi in libertà dalla Cassazione e dalla Corte d’Assise di Roma.
Tipo di reparto fascista Esercito
Nome del reparto Tribunale militare straordinario della Toscana
Raffaello Berti
Nome Raffaello
Cognome Berti
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile La condanna è promulgata dal Tribunale militare straordinario della Toscana, convocato dal generale Enrico Adami Rossi, comandante regionale dell’esercito della RSI e presieduto dal generale Raffaele Berti.
Note procedimento Con sentenza del 25 maggio 1946 la Corte d’Assise di Firenze sezione speciale, condanna i generali Adami Rossi e Berti Raffaello alla pena di morte con degradazione e il capitano Baggio Ducarne, alla pena di 26 anni di reclusione, come responsabili, tra le altre imputazioni, anche della fucilazione di Alberto Dani e Remo Bertoncini. Adami Rossi è condannato in qualità di comandante regionale dell’esercito, Raffaele Berti e Baggio Ducarne, rispettivamente come presidente e membro del tribunale militare straordinario di Pisa. I tre alti ufficiali dell’esercito della RSI sono accusati assieme ad altri imputati anche di altre numerose esecuzioni di renitenti alla leva che avevano insanguinato la Toscana nella primavera del 1944 a Firenze, Pistoia, Lucca, Siena. Enrico Adami Rossi e Raffaele Berti presentano però ricorso alla Cassazione che, il 19 aprile 1947, annulla la sentenza dell’organo giurisdizionale fiorentino per la mancata concessione delle attenuanti generiche e rinvia le carte per il riesame alla Corte d’Assise di Roma. In tale sede, il 27 novembre, Adami Rossi è condannato a 24 anni di cui 8 condonati. Grazie però ad attenuanti, amnistie e ricorsi torna subito in libertà. Il generale Adami Rossi presenta ulteriore ricorso in Cassazione che con la sentenza del 19 novembre 1953 annulla definitivamente la condanna con reintegro nei gradi e restituzione dei beni. La stessa benevola sorte tocca al generale Berti, che, tra l’altro, dopo avere presieduto il tribunale militare straordinario in Toscana, con l’avvicinarsi del fronte, si era spostato a Torino, dove a capo del locale tribunale militare aveva inflitto altre 37 condanne capitali, 30 delle quali eseguite. Anche per il generale Berti la Corte d’Assise di Roma, nel processo del novembre 1947 che lo vede imputato assieme al generale Adami Rossi, ridimensiona la pena a 24 anni di reclusione, di cui otto condonati, e nell’ulteriore ricorso proscioglie il generale e i colleghi dei tribunali militari di Firenze e Torino. Le indagini nei confronti del ramo pisano dei responsabili dell’uccisione di Remo Bertoncini e Alberto Dani (restanti membri del tribunale militare straordinario e tenente Ettore Benni) si arenano invece nella fase istruttoria. In una lettera del Prefetto di Pisa al Ministero dell’interno del 18/04/1946, si informa che è stata avviata un’istruttoria nei confronti dei membri del tribunale straordinario e del comandante il plotone d’esecuzione, il tenente Benni. Si comunica inoltre che sono stati arrestati anche il tenente Rimini e altri militi della GNR che avevano partecipato al rastrellamento e che saranno giudicati dalla locale corte d’assise straordinaria. Seguono diverse informative della Prefettura, da una delle quali si apprende il proscioglimento per il tenente Rimini e gli altri militi, per intervenuta amnistia, e si aggiorna sugli sviluppi dell’istruttoria, finché il 3 novembre 1947 si comunica che il procedimento penale è stato rimesso per competenza al Tribunale militare di La Spezia. Qui, si presume che il fascicolo sia rimasto giacente per sempre, anche perché, chi di competenza, avrà pensato che non vi fossero ragioni per riesumarlo, visto che, nel frattempo, i massimi responsabili delle condanne di Remo Bertoncini, Alberto Dani e degli altri renitenti, erano stati rimessi in libertà dalla Cassazione e dalla Corte d’Assise di Roma.
Nome del reparto Tribunale militare di guerra di Pistoia
Memorie
Memorie legate a questa strage
commemorazione a Pisa, Via Bonanno
Tipo di memoria: commemorazione
Ubicazione: Pisa, Via Bonanno
Descrizione: Ogni anni il 25 marzo si svolge presso la stele di Via Bonanno a Pisa una cerimonia commemorativa dell’eccidio con la partecipazione dei rappresentanti dell’ANPI, dei Comuni di Pisa, Castelfranco e Santa Croce sull’Arno e di delegazioni delle scuole.
cippo a Pisa, tra Via dei Macelli e Via Bonanno Pisano
Tipo di memoria: cippo
Ubicazione: Pisa, tra Via dei Macelli e Via Bonanno Pisano
Descrizione: A Pisa, all’intersezione tra Via dei Macelli e Via Bonanno Pisano, esiste una stele ai fucilati del campo sportivo dell’Abetone, che ricorda l’esecuzione di Remo Bertoncini e Alberto Dani, oltre a quella di Foresto Palandri, fucilato ingiustamente il 29 luglio 1943.
lapide a Castelfranco di Sotto
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Castelfranco di Sotto
Descrizione: Una lapide sotto i loggiati del Comune di Castelfranco di Sotto riporta la lettera scritta ai genitori da Remo Bertoncini prima della fucilazione.