Descrizione
Località Casola Valsenio, Casola Valsenio, Ravenna, Emilia-Romagna
Data 28 giugno 1944
Matrice strage Fascista
Numero vittime 1
Numero vittime uomini 1
Numero vittime uomini adulti 1
Descrizione: Nonostante le difficoltà iniziali, nella primavera del 1944 le azioni partigiane aumentano considerevolmente. Grande successo viene riscosso dalle giornate Gap, ideate dai partigiani anche «per collaudare la volontà popolare [poiché] in quel giorno tutti coloro che erano legati all’organizzazione […] dovevano passare all’azione». Nell’aprile del 1944 si registra un inasprimento dello scontro da parte di tutti i contendenti. Le disposizioni partigiane parlano di «sterminio» dei fascisti, ma già a fine mese si comprende la necessità di regolamentare gli attacchi a questi ultimi perché «ognuno che uccida si senta un giustiziere e non un assassino». Secondo tale prospettiva, i fascisti di grado minore, prima di essere assaliti, devono essere “giudicati” dal comitato provinciale di Liberazione o dai tribunali partigiani per atti quali lo spionaggio, l’accaparramento e per le violenze e i crimini commessi contro antifascisti e civili. Nel frattempo, il 7 aprile Kesselring dirama una serie di ordini che prevedono azioni pianificate contro le bande, garantiscono l’impunità per interventi «troppo decisi» e indicano alcune procedure da seguire come l’arresto, senza distinzioni sociali o personali, di civili presenti sul luogo dell’azione partigiana. Il 18 aprile, anche il Comando Provinciale di Novara della Gnr invia una circolare a tutti gli uffici dipendenti relativa alla conduzione della lotta contro i banditi in cui si riafferma il concetto di “responsabilità collettiva” definita però sulla base delle appartenenze politiche piuttosto che sulla base dell’effettiva partecipazione alle azioni partigiane. In seguito all’introduzione di questo concetto, unitamente al mancato riconoscimento dei partigiani come combattenti regolari, la lotta antipartigiana diviene anche lotta contro i civili. Lo scontro viene riportato tra “fascisti” e “non-fascisti”, ovvero tra “italiani” e “traditori”. Questa strategia ha i suoi effetti, visibili anche attraverso l’aumento, nei mesi successivi, del fenomeno della delazione.
Questo è lo scenario in cui si registra un inasprimento degli omicidi di matrice partigiana e fascista. Questo è lo scenario in cui si registra un inasprimento degli omicidi di matrice partigiana e fascista. In aprile gli omicidi nazifascisti salgono a 7, in maggio si mantengono costanti mentre in giugno salgono a 11. La grande maggioranza sono compiuti in circostante diverse dallo scontro armato tipico della battaglia. Gli omicidi sono compiuti un po' ovunque nel territorio provinciale ed in particolar modo nelle frazioni dove la morte di una singola persona incide notevolmente sulle comunità di ridotte dimensioni. L'assassinio di Toschi si inserisce in questo contesto ed esprime l'inasprimento dello scontro.
Il 16 luglio la questura ravennate segnala un delitto compiuto oltre quindici giorni prima nel comune di Casola Valsenio:
«alle ore una del 27 giugno in località Romitorio di Casola Valsenio, 4 sconosciuti armati, vuolsi ribelli, assalivano l’abitazione di Toschi Vittorio di anni 36, apolitico, impossessandosi di alcune forme di formaggio e conducevano poscia il detto Toschi in una via campestre, poco distante dalla sua abitazione, ove lo uccidevano con colpi d’arma da fuoco».
Si tratta dell’ennesima copertura dei delitti compiuti dai brigatisti.
Il dottor Toschi era sfollato a Villa Romitorio di Mercatale a circa otto chilometri da Casola Valsenio.
Verso le ore 22 del 27 giugno Raffaeli, insieme a Carlo Gentilini e al milite Francesco Cattani giunge a Casola su un’automobile condotta da Claudio Valmori. I quattro sostano in caserma da cui fanno uscire i militi che vi stanno dormendo e lo stesso vicebrigadiere Gaetano Palermo. Dopo una riunione di 40 minuti circa, Raffaeli, in abiti civili, sale sull’autocarro insieme ai militi Afro Pomi, Angelo Giannelli, Lino Dall’Osso e Giuseppe Dal Monte oltre a Cattani e Nello Cassani. Percorrono alcuni chilometri verso Mercatale per fermarsi di fronte a Villa Romitorio dove abita il dottor Toschi. Si presentano come partigiani e Vittorio apre loro la porta. Gli chiedono del denaro ma Toschi dichiara che ha già sovvenzionato altri partigiani per circa 30.000 lire e mostra loro le ricevute. Raffaeli le ritira e lo invita ad accompagnarlo all’uscita. Toschi si rifiuta ma è troppo tardi.
Con la forza i fascisti lo costringono a percorrere un centinaio di metri. La moglie di Toschi sente tre colpi, grida e vede il milite che si è intrattenuto con lei correre via velocemente. La donna esce e trova il marito a terra ucciso. Sente il rumore di un autocarro che s’allontana.
Sono le 2 del 28 giugno quando il camion fa ritorno in caserma.
Il rapporto dei carabinieri di Casola Valsenio divergerà consistentemente da quello della questura. Infatti in esso si leggerà che l’uccisione del dottor Toschi è stata compiuta da Raffaeli, Dall’Osso e i loro camerati per vendicare il milite della GNR, Ettore Naldi, ucciso da due partigiani la notte del 26 giugno sul ponte di Mercatale.
Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco
Estremi e note penali: Raffaeli Raffaele, accusato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] per aver partecipato all’uccisione premeditata di Toschi Vittorio. Con sentenza del 14/01/47 la corte lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione nella schiena. Ordina la confisca dei suoi beni. Con ordinanza 25.6.47 la Corte d’assise sezione speciale di Ravenna dichiara inammissibile il ricorso e ordina l’esecuzione della sentenza. Con sentenza 9.6.50 della corte di cassazione dichiarasi inammissibile il ricorso. Sostituisce alla pena di morte quella dell’ergastolo. Lo condanna a pagare £. 5000 alla cassa delle ammende. Con declaratoria di questo Tribunale in data 23.1.54 è stata commutata in anni dieci di reclusione la pena inflitta a Raffaeli Raffaele per il reato di cui alla suestesa sentenza. Con declaratoria 6.11.59 a favore di Raffaeli Raffaele il Tribunale di Ravenna, veduto il decreto del 11.7.59 n.460 art. 1 lett.A, dichiara estinto il reato per amnistia.
Pomi Afro, accusato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] per aver partecipato all’uccisione premeditata di Toschi Vittorio. Con sentenza del 29/10/46 la corte lo giudica colpevole del reato ascrittogli in concorso delle circostanze di cui l’art. 62 bis cp e lo condanna ad anni 24 di reclusione, spese processuali e altre conseguenze di legge. Dichiara condonato un terzo della pena detentiva a sensi del DL 22.6.46 n.4. Ordina la confisca della metà dei beni del condannato. Con sentenza della Corte suprema di cassazione in data 18.6.47 rigetta il ricorso e lo condanna a £. 5000 a favore della cassa delle ammende. Con declaratoria 27.7.48 la C App. di Bologna dichiara condonato un altro terzo della pena della reclusione determinando la pena residua da espiarsi in anni 8 di reclusione. Con ordinanza 17.10.49 la Corte di cassazione dichiara inammissibile l’istanza di revisione. Con declaratoria 4.2.50 della C D’Appello di Bologna ulteriormente condonato a favore del Pomi un anno di reclusione pel decreto 22.12.49 n.929
Con declaratoria 21.12.59 a favore di Pomi Afro il Tribunale di Ravenna, veduto il Decreto 11.7.59 n.460 art. 1, lett. a) dichiara estinto il reato.
Cassani Nello, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l'omicidio di Toschi Vittorio. Il dibattimento è tenuto in contumacia dell'imputato. Con sentenza del 5/02/47 è giudicato colpevole dei delitti ascrittigli giusta e condannato alla pena dell’ergastolo ed alle conseguenze di legge ivi compreso il pagamento delle spese processuali.
Con sentenza della cassazione in data 11.3.48 dichiara inammissibile il ricorso e lo condanna all’ammenda di £.5000. Con declaratoria di questo Tribunale in data 23.1.54 è stata commutata nella reclusione in anni 10 la pena inflitta a Cassani Nello per il reato di cui alla suestesa sentenza. La suprema corte di cassazione con sentenza 15.4.58 dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della tassa di sentenza. Le condanna inoltre a pagare la somma di £. 10000 alla cassa delle ammende. Con istanza 22.6-56 il difensore del Cassani chiede restituzione in termini ai sensi art. 183 bis cpp. La Corte d’appello di Bologna con ordinanza del 10.7.56 respinge il ricorso
Addì 4.7.56 interposto ricorso per cassazione del Cassani. La Corte suprema di cassazione con ordinanza in data 19.1.57 sul ricorso prodotto da Cassani Nello rigetta il ricorso.
Con provvedimento 18.7.59 a favore di Cassani Nello di Domenico, il Tribunale di Ravenna veduto il decreto dell’11.7.59 n.460 dichiara estinto il reato per amnistia.
Rota Valeriano, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l'uccisione di Toschi Vittorio. Con sentenza del 22/01/46 la corte lo giudica colpevole del delitto ascrittogli con la diminuente di cui all’art. 114 up Cod.pen ed in concorso di attenuanti generiche e lo condanna quindi alla pena della reclusione per anni dieci, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, all’interdizione legale durante l’espiazione della pena ed al pagamento delle spese processuali. La Corte di Cassazione con sentenza 23.10.1946 ha dichiarato estinto il reato per amnistia ed ha annullato senza rinvio la suestesa sentenza.
Scheda compilata da Enrica Cavina
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-01-03 16:23:14
Vittime
Elenco vittime
Toschi Porrini Vittorio, di 36 anni, nato il 13/01/1908, dottore.
Elenco vittime civili 1
Toschi Porrini Vittorio
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Afro Pomi
Nome Afro
Cognome Pomi
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Pomi Afro, imputato di procedimento.
Note procedimento Pomi Afro, accusato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] per aver partecipato all’uccisione premeditata di Toschi Vittorio. Con sentenza del 29/10/46 la corte lo giudica colpevole del reato ascrittogli in concorso delle circostanze di cui l’art. 62 bis cp e lo condanna ad anni 24 di reclusione, spese processuali e altre conseguenze di legge. Dichiara condonato un terzo della pena detentiva a sensi del DL 22.6.46 n.4. Ordina la confisca della metà dei beni del condannato. Con sentenza della Corte suprema di cassazione in data 18.6.47 rigetta il ricorso e lo condanna a £. 5000 a favore della cassa delle ammende. Con declaratoria 27.7.48 la C App. di Bologna dichiara condonato un altro terzo della pena della reclusione determinando la pena residua da espiarsi in anni 8 di reclusione. Con ordinanza 17.10.49 la Corte di cassazione dichiara inammissibile l’istanza di revisione. Con declaratoria 4.2.50 della C D’Appello di Bologna ulteriormente condonato a favore del Pomi un anno di reclusione pel decreto 22.12.49 n.929 Con declaratoria 21.12.59 a favore di Pomi Afro il Tribunale di Ravenna, veduto il Decreto 11.7.59 n.460 art. 1, lett. a) dichiara estinto il reato.
Angelo Giannelli
Nome Angelo
Cognome Giannelli
Francesco Cattani
Nome Francesco
Cognome Cattani
Note responsabile Cattani Francesco, stando all\'edizione del giornale «Democrazia» del 15/12/45 era incarcerato a Brindisi.
Giuseppe Dal Monte
Nome Giuseppe
Cognome Dal Monte
Lino Dall’Osso
Nome Lino
Cognome Dall’Osso
Nello Cassani
Nome Nello
Cognome Cassani
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Cassani Nello, imputato di procedimento.
Note procedimento Cassani Nello, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l\'omicidio di Toschi Vittorio. Il dibattimento è tenuto in contumacia dell\'imputato. Con sentenza del 5/02/47 è giudicato colpevole dei delitti ascrittigli giusta e condannato alla pena dell’ergastolo ed alle conseguenze di legge ivi compreso il pagamento delle spese processuali. Con sentenza della cassazione in data 11.3.48 dichiara inammissibile il ricorso e lo condanna all’ammenda di £.5000. Con declaratoria di questo Tribunale in data 23.1.54 è stata commutata nella reclusione in anni 10 la pena inflitta a Cassani Nello per il reato di cui alla suestesa sentenza. La suprema corte di cassazione con sentenza 15.4.58 dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della tassa di sentenza. Le condanna inoltre a pagare la somma di £. 10000 alla cassa delle ammende. Con istanza 22.6-56 il difensore del Cassani chiede restituzione in termini ai sensi art. 183 bis cpp. La Corte d’appello di Bologna con ordinanza del 10.7.56 respinge il ricorso Addì 4.7.56 interposto ricorso per cassazione del Cassani. La Corte suprema di cassazione con ordinanza in data 19.1.57 sul ricorso prodotto da Cassani Nello rigetta il ricorso. Con provvedimento 18.7.59 a favore di Cassani Nello di Domenico, il Tribunale di Ravenna veduto il decreto dell’11.7.59 n.460 dichiara estinto il reato per amnistia.
Raffaele Raffaeli
Nome Raffaele
Cognome Raffaeli
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Raffaeli Raffaele lavorava come insegnante elementare quando ventunenne, prima del 25 luglio 1943, ottenne la nomina a segretario politico del fascio faentino. Nella sentenza a suo carico viene descritto come «costituzionalmente criminale, dall\'istinto sanguinario e feroce, privo di sentimento umano». Dopo l\'8 settembre 1943 fu nominato commissario federale di Faenza e dei comuni limitrofi. Sempre dalle sentenza si legge: «Si dichiarò la massima autorità politica locale, arbitro della vita e della morte dei suoi concittadini, senz’essere chiamato a rispondere ad alcun gerarca delle sue azioni delittuose. Organizzatore di rastrellamenti, autore di fucilazioni, rapine, incendi, arresti, sevizie, talora inscenò la parodia di Tribunali straordinari e fu giudice e comandante del plotone di esecuzione. Tutte le azioni criminali consumate in faenza e nei paesi limitrofi dall’8 settembre 1943 al 26 ottobre 1944, quando la Brigata nera, da lui capeggiata, ripiegò al nord, debbono attribuirsi a sua colpa, molte egli diresse personalmente, altre ordinò, approvò e ratificò, se l’iniziativa dei suoi gregari ebbe eventualmente a interpretare o prevenire la manifestazione della sua nefasta volontà». Sfuggito alla cattura al momento della resa, da Tezze giunse a Roma in bicicletta con la moglie in cinta. Qui trovò lavoro, con il nome di Antonio Petani, presso il Collegio di Propaganda Fidei sul Gianicolo. Ottenne in breve la stima di prelati e dottori e quando alla mattina del 5 giugno 1949 suonò alla sua porta la polizia per arrestarlo per i crimini commessi nella provincia di Ravenna, fu ospitato dal Collegio stesso che era sede vaticana extraterritoriale. Vi rimase per 10 anni fino a quando il decreto del 11.7.59 n. 460 dichiarò estinti i suoi reati. Senza mai riuscire a conseguire la laurea iniziò ad insegnare al liceo classico privato Cristo Re. Nel corso della sua carriera da insegnante fu largamente apprezzato dai suoi allievi in particolar modo per la sua umanità. Seppur d’animo severo e intransigente sembrava capace di entrare in empatia con loro appassionandoli alle materie. Sostenitore del concetto di «homo ludens, la cui felicità è di creare disinteressatamente per il semplice desiderio di farlo», visse «in termini estremi» la sua fede cattolica. La scoperta del suo passato sembrò non essere in grado di scalfire la stima suscitata. I più pensarono che egli non fosse stato veramente responsabile di tutti quegli atti di violenza per i quali era stato condannato a morte. Solo monsignor Antonio Nalesso convenne sulla possibilità di suo passato violento: «Lo ricordo con piacere, un professore ottimo, molto preparato e competente, amato dagli studenti, coinvolgeva i ragazzi che erano tutti per lui, uno dei migliori professori del Cristo Re; temperamento passionale, idealista, coerente, un uomo capace di impegnarsi al massimo in ciò che credeva e di credere fortemente in ciò che voleva. Come molti uomini portati all’estremismo nel bene o nel male, anche Raffaeli andava al fondo delle cose e delle idee. Conoscendo il suo carattere nessuna meraviglia della sua militanza nella RSI».
Note procedimento Raffaeli Raffaele, accusato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] per aver partecipato all’uccisione premeditata di Toschi Vittorio. Con sentenza del 14/01/47 la corte lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione nella schiena. Ordina la confisca dei suoi beni. Con ordinanza 25.6.47 la Corte d’assise sezione speciale di Ravenna dichiara inammissibile il ricorso e ordina l’esecuzione della sentenza. Con sentenza 9.6.50 della corte di cassazione dichiarasi inammissibile il ricorso. Sostituisce alla pena di morte quella dell’ergastolo. Lo condanna a pagare £. 5000 alla cassa delle ammende. Con declaratoria di questo Tribunale in data 23.1.54 è stata commutata in anni dieci di reclusione la pena inflitta a Raffaeli Raffaele per il reato di cui alla suestesa sentenza. Con declaratoria 6.11.59 a favore di Raffaeli Raffaele il Tribunale di Ravenna, veduto il decreto del 11.7.59 n.460 art. 1 lett.A, dichiara estinto il reato per amnistia.
Valerio Rota
Nome Valerio
Cognome Rota
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Rota Valerio, imputato di procedimento.
Note procedimento Rota Valeriano, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l\'uccisione di Toschi Vittorio. Con sentenza del 22/01/46 la corte lo giudica colpevole del delitto ascrittogli con la diminuente di cui all’art. 114 up Cod.pen ed in concorso di attenuanti generiche e lo condanna quindi alla pena della reclusione per anni dieci, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, all’interdizione legale durante l’espiazione della pena ed al pagamento delle spese processuali. La Corte di Cassazione con sentenza 23.10.1946 ha dichiarato estinto il reato per amnistia ed ha annullato senza rinvio la suestesa sentenza.
Memorie
Memorie legate a questa strage
cippo a Romitorio di S. Apollinare, Casola Valsenio
Tipo di memoria: cippo
Ubicazione: Romitorio di S. Apollinare, Casola Valsenio
Descrizione: Cippo posto presso il Romitorio di S. Apollinare a Casola Valsenio.