SOLAROLO 17.06.1944

(Ravenna - Emilia-Romagna)

Descrizione

Località Solarolo, Solarolo, Ravenna, Emilia-Romagna

Data 17 giugno 1944

Matrice strage Fascista

Numero vittime 1

Numero vittime donne 1

Numero vittime donne adulte 1

Descrizione: Nonostante le difficoltà iniziali, nella primavera del 1944 le azioni partigiane aumentano considerevolmente. Grande successo viene riscosso dalle giornate Gap, ideate dai partigiani anche «per collaudare la volontà popolare [poiché] in quel giorno tutti coloro che erano legati all’organizzazione […] dovevano passare all’azione». Nell’aprile del 1944 si registra un inasprimento dello scontro da parte di tutti i contendenti. Le disposizioni partigiane parlano di «sterminio» dei fascisti, ma già a fine mese si comprende la necessità di regolamentare gli attacchi a questi ultimi perché «ognuno che uccida si senta un giustiziere e non un assassino». Secondo tale prospettiva, i fascisti di grado minore, prima di essere assaliti, devono essere “giudicati” dal comitato provinciale di Liberazione o dai tribunali partigiani per atti quali lo spionaggio, l’accaparramento e per le violenze e i crimini commessi contro antifascisti e civili. Nel frattempo, il 7 aprile Kesselring dirama una serie di ordini che prevedono azioni pianificate contro le bande, garantiscono l’impunità per interventi «troppo decisi» e indicano alcune procedure da seguire come l’arresto, senza distinzioni sociali o personali, di civili presenti sul luogo dell’azione partigiana. Il 18 aprile, anche il Comando Provinciale di Novara della Gnr invia una circolare a tutti gli uffici dipendenti relativa alla conduzione della lotta contro i banditi in cui si riafferma il concetto di “responsabilità collettiva” definita però sulla base delle appartenenze politiche piuttosto che sulla base dell’effettiva partecipazione alle azioni partigiane. In seguito all’introduzione di questo concetto, unitamente al mancato riconoscimento dei partigiani come combattenti regolari, la lotta antipartigiana diviene anche lotta contro i civili. Lo scontro viene riportato tra “fascisti” e “non-fascisti”, ovvero tra “italiani” e “traditori”. Questa strategia ha i suoi effetti, visibili anche attraverso l’aumento, nei mesi successivi, del fenomeno della delazione.
Questo è lo scenario in cui si registra un inasprimento degli omicidi di matrice partigiana e fascista. Questo è lo scenario in cui si registra un inasprimento degli omicidi di matrice partigiana e fascista. In aprile gli omicidi nazifascisti salgono a 7, in maggio si mantengono costanti mentre in giugno salgono a 11. La grande maggioranza sono compiuti in circostante diverse dallo scontro armato tipico della battaglia. Gli omicidi sono compiuti un po' ovunque nel territorio provinciale ed in particolar modo nelle frazioni dove la morte di una singola persona incide notevolmente sulle comunità di ridotte dimensioni. L'assassinio della Montanari si inserisce in questo contesto ed esprime l'inasprimento dello scontro.

Il 16 giugno, Dante Battistini, milite scelto del presidio della GNR di Solarolo, si presenta all’abitazione di Domenico Monti chiedendo del figlio Angelo, renitente di leva. Il giovane giunge poco dopo con due compagni. Battistini, a mano armata, ordina loro di precederlo. Dopo un’ora circa il milite viene trovato morto.
Appresa la notizia Raffaeli, segretario politico del fascio di Faenza, ordina una rappresaglia nonostante le opposizioni del colonnello della GNR Santini.
La sera Raffaeli ordina a Sergio Cacchi di recarsi con altri militi a Solarolo per cercare Angelo Monti, che ritiene essere l’uccisore di Battistini. Con loro vi sono anche alcuni militari tedeschi. Giunti all’abitazione, non trovandovi il giovane, i militi prelevano come ostaggi tutti i suoi familiari ad eccezione della bambina di 11 anni. Prima di andarsene ordinano alle persone sfollate presso i Monti di avvertire Angelo che se vuole vedere i suoi famigliari vivi deve presentarsi entro alla mezzanotte al presidio.
Mentre la famiglia Monti è tenuta in ostaggio, una squadra di militi e di soldati tedeschi ritorna alla abitazione per saccheggiarla e devastarla. Una cassetta contenente oggetti di valore è fatta saltare a colpi di mitra ed è asportato un fucile da caccia. Giunta la mezzanotte i Monti sono caricati su un’automobile e trasportati davanti al palazzo di don Bertelli (?). Domenico Monti ne approfitta e fugge riuscendo a sottrarsi ai colpi di arma da fuoco. La moglie Leonilde Montanari e il figlio Mario sono invece ricondotti alla loro abitazione. Qui il gruppo di fascisti e di tedeschi sta gettando fuori i mobili e vi sta appiccando fuoco. Mario viene condotto in casa dove si trovano Raffaelli e Rota pronti ad interrogarlo con altri fascisti che stanno mangiando. Si sentono alcuni spari provenire dall’esterno. Leonilde giace a terra uccisa.
Mario sarà rimesso in libertà dopo 8 giorni. Raffaeli spiegherà l’omicidio della madre sostenendo che aveva tentato la fuga.

Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco

Violenze connesse: incendio di abitazione

Tipo di massacro: rastrellamento
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Estremi e note penali: Raffaeli Raffaele, accusato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] per aver partecipato all’uccisione premeditata di Montanari Leonilde. Con sentenza del 14/01/47 la corte lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione nella schiena. Ordina la confisca dei suoi beni. Con ordinanza 25.6.47 la Corte d’assise sezione speciale di Ravenna dichiara inammissibile il ricorso e ordina l’esecuzione della sentenza. Con sentenza 9.6.50 della corte di cassazione dichiarasi inammissibile il ricorso. Sostituisce alla pena di morte quella dell’ergastolo. Lo condanna a pagare £. 5000 alla cassa delle ammende. Con declaratoria di questo Tribunale in data 23.1.54 è stata commutata in anni dieci di reclusione la pena inflitta a Raffaeli Raffaele per il reato di cui alla suestesa sentenza. Con declaratoria 6.11.59 a favore di Raffaeli Raffaele il Tribunale di Ravenna, veduto il decreto del 11.7.59 n.460 art. 1 lett.A, dichiara estinto il reato per amnistia.

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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-06-04 09:35:53

Vittime

Elenco vittime

Montanari Leonilde, di 49 anni, nata il 23/06/1895 a Faenza, colona, risulta partigiana volontaria nella 28ª Brigata Garibaldi dal 12/03/44 e appartenente ai Gruppi di Difesa delle Donne.

Elenco vittime civili 1

Montanari Leonilde

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


GNR, distaccamento di Faenza

Tipo di reparto: Guardia Nazionale Repubblicana

Elenco persone responsabili o presunte responsabili


  • Raffaele Raffaeli

    Nome Raffaele

    Cognome Raffaeli

    Ruolo nella strage Collaboratore

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Raffaeli Raffaele lavorava come insegnante elementare quando ventunenne, prima del 25 luglio 1943, ottenne la nomina a segretario politico del fascio faentino. Nella sentenza a suo carico viene descritto come «costituzionalmente criminale, dall\'istinto sanguinario e feroce, privo di sentimento umano». Dopo l\'8 settembre 1943 fu nominato commissario federale di Faenza e dei comuni limitrofi. Sempre dalle sentenza si legge: «Si dichiarò la massima autorità politica locale, arbitro della vita e della morte dei suoi concittadini, senz’essere chiamato a rispondere ad alcun gerarca delle sue azioni delittuose. Organizzatore di rastrellamenti, autore di fucilazioni, rapine, incendi, arresti, sevizie, talora inscenò la parodia di Tribunali straordinari e fu giudice e comandante del plotone di esecuzione. Tutte le azioni criminali consumate in faenza e nei paesi limitrofi dall’8 settembre 1943 al 26 ottobre 1944, quando la Brigata nera, da lui capeggiata, ripiegò al nord, debbono attribuirsi a sua colpa, molte egli diresse personalmente, altre ordinò, approvò e ratificò, se l’iniziativa dei suoi gregari ebbe eventualmente a interpretare o prevenire la manifestazione della sua nefasta volontà». Sfuggito alla cattura al momento della resa, da Tezze giunse a Roma in bicicletta con la moglie in cinta. Qui trovò lavoro, con il nome di Antonio Petani, presso il Collegio di Propaganda Fidei sul Gianicolo. Ottenne in breve la stima di prelati e dottori e quando alla mattina del 5 giugno 1949 suonò alla sua porta la polizia per arrestarlo per i crimini commessi nella provincia di Ravenna, fu ospitato dal Collegio stesso che era sede vaticana extraterritoriale. Vi rimase per 10 anni fino a quando il decreto del 11.7.59 n. 460 dichiarò estinti i suoi reati. Senza mai riuscire a conseguire la laurea iniziò ad insegnare al liceo classico privato Cristo Re. Nel corso della sua carriera da insegnante fu largamente apprezzato dai suoi allievi in particolar modo per la sua umanità. Seppur d’animo severo e intransigente sembrava capace di entrare in empatia con loro appassionandoli alle materie. Sostenitore del concetto di «homo ludens, la cui felicità è di creare disinteressatamente per il semplice desiderio di farlo», visse «in termini estremi» la sua fede cattolica. La scoperta del suo passato sembrò non essere in grado di scalfire la stima suscitata. I più pensarono che egli non fosse stato veramente responsabile di tutti quegli atti di violenza per i quali era stato condannato a morte. Solo monsignor Antonio Nalesso convenne sulla possibilità di suo passato violento: «Lo ricordo con piacere, un professore ottimo, molto preparato e competente, amato dagli studenti, coinvolgeva i ragazzi che erano tutti per lui, uno dei migliori professori del Cristo Re; temperamento passionale, idealista, coerente, un uomo capace di impegnarsi al massimo in ciò che credeva e di credere fortemente in ciò che voleva. Come molti uomini portati all’estremismo nel bene o nel male, anche Raffaeli andava al fondo delle cose e delle idee. Conoscendo il suo carattere nessuna meraviglia della sua militanza nella RSI».

    Note procedimento Raffaeli Raffaele, accusato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] per aver partecipato all’uccisione premeditata di Montanari Leonilde. Con sentenza del 14/01/47 la corte lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione nella schiena. Ordina la confisca dei suoi beni. Con ordinanza 25.6.47 la Corte d’assise sezione speciale di Ravenna dichiara inammissibile il ricorso e ordina l’esecuzione della sentenza. Con sentenza 9.6.50 della corte di cassazione dichiarasi inammissibile il ricorso. Sostituisce alla pena di morte quella dell’ergastolo. Lo condanna a pagare £. 5000 alla cassa delle ammende. Con declaratoria di questo Tribunale in data 23.1.54 è stata commutata in anni dieci di reclusione la pena inflitta a Raffaeli Raffaele per il reato di cui alla suestesa sentenza. Con declaratoria 6.11.59 a favore di Raffaeli Raffaele il Tribunale di Ravenna, veduto il decreto del 11.7.59 n.460 art. 1 lett.A, dichiara estinto il reato per amnistia.

Memorie

Memorie legate a questa strage

  • cippo a via Corona, Solarolo

    Tipo di memoria: cippo

    Ubicazione: via Corona, Solarolo

    Descrizione: Cippo posto a Solarolo in via Corona.

Bibliografia


A.N.P.I di Ravenna (a cura di), Eccidi e stragi nazi-fasciste in Provincia di Ravenna.

P. Scalini, La notte più buia é prima dell’alba (Ravenna 1944-1945), Galeati, Imola, 1975, pp. 111-112.

G. Casadio, La memoria della Resistenza nelle iscrizioni dei cippi, lapidi e monumenti della provincia di Ravenna, Longo Editore, Ravenna, 1995, vol. 2, p. 246.

E. Cavina, Crimini di guerra e violenza nazifascista nella provincia di Ravenna tra l'8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945, tesi di dottorato di ricerca in Storia e Informatica - XVI Ciclo, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, a.a. 2003-2004, seconda parte p. 91.

Al tabáchi. I Gruppi di Difesa della Donna nella Resistenza ravennate 1944-1945, Centro Stampa del Comune di Ravenna, Ravenna, novembre 2014, p. 45.

Sitografia


Fonti archivistiche

Fonti

ISRRA, b. Repubblica sociale italiana. Documenti, lettera manoscritta s.d., anonima; 28ª BG, b. LXXXI, fasc. d, f. 3, rapporto del 22 aprile 1944 scritto a mano ma non firmato. La data non è corretta perché riporta informazioni del giorno successivo; b. XXXVIII, fasc. l, f. 5, rapporto dattiloscritto del mese di ottobre 1944 del distaccamento gap Sauro Babini.

ACS, MI, DGPS, DAG, AG, RSI, b. 6, fasc. 52, relazione del 25 giugno 1944 della questura di Ravenna.

ATRA, Sentenze Csa e Ca Sez. Speciale 1945-1947, sent. 22/01/46 n. 8 a carico di Valerio Rota; sent. 14/01/47 n. 190 a carico di Raffaeli Raffaele; sent. 20/03/47 n. 213 a carico di Sergio Cacchi; sent. 19/06/46 n. 105 a carico di Claudio Fabbri.

AANPIRA, schedario dei caduti della provincia di Ravenna.