PINARELLA DI MARINA DI RAVENNA RAVENNA 17.11.1943

(Ravenna - Emilia-Romagna)

Descrizione

Località Pinarella di Marina di Ravenna, Ravenna, Ravenna, Emilia-Romagna

Data 17 novembre 1943

Matrice strage Fascista

Numero vittime 1

Numero vittime uomini 1

Numero vittime uomini adulti 1

Descrizione: Nel rapporto mensile del 16 ottobre 1943, stilato dalla miltaerkommandantur 1006 di Ferrara cui competono le province di Ferrara-Rovigo, Forlì, Ravenna e inviato al comando generale dell’Italia settentrionale con sede a Riva del Garda, si rileva, in merito al Ravennate, da un lato l’assenza di attività condotte contro l’esercito tedesco e dall’altro la “scomparsa” di molti militari italiani. Sull’interpretazione del fenomeno le posizioni del capo della provincia (nuovo titolo dei prefetti) di Ravenna e del comando militare tedesco divergono profondamente.
Secondo il primo i disertori si sono probabilmente spostati nell’area collinare faentina per formare delle bande, mentre per i secondi si tengono «solamente nascosti dai tedeschi», dato che non vi sono indizi sulla costituzione di nuclei di «ribelli».
L’ordine pubblico, dal punto di vista nazifascista, presenta un bilancio tutto sommato positivo non perché gli organismi della nascente RSI siano in grado di preservarlo, ma perché è la popolazione a mantenersi tranquilla.
Il mese di ottobre viene impiegato tanto dai fascisti quanto dai nazisti per la organizzazione delle rispettive amministrazioni, l’una civile e l’altra militare.
Il 13 ottobre, Altini, il reggente della federazione repubblichina, scrive a Mussolini, ancora alla Rocca delle Camminate di Predappio, ricordandogli l’incontro avuto giorni prima in presenza del generale Zauli. In quell’occasione Altini gli aveva proposto un piano di «epurazione di certi ambienti burocratici e borghesi che avevano sempre fatto dell’antifascismo e della reazione e che avevano ostacolato in ogni tempo il cammino della rivoluzione». Mussolini, convinto, autorizza Zauli a procedere ad «un’opera di radicale pulizia» attraverso azioni di rastrellamento coordinate con le autorità militari tedesche e attuate a Bologna e Ferrara. A Ravenna questo non può accadere previa sostituzione del questore Bodini con un ufficiale superiore della milizia, «già a conoscenza dell’ambiente e adatto, sia pure temporaneamente al piano di rastrellamento».
La linea dell’intransigenza si rafforza ulteriormente nel corso del mese.
Il 24 ottobre 1943 il generale Gastone Gambara, capo di stato maggiore dell’esercito, invia ai vari comandi regionali e provinciali una disposizione sulla riorganizzazione dell’esercito. In essa evidenzia la difficoltà dell’impresa, ma la valutava risolvibile «con fede purissima e volontà di ferro». In realtà la difficoltà dell’impresa risiede nel richiamo di masse di giovani che le strutture militari della RSI non sono in grado di gestire per la mancanza di quadri d’addestramento e le insufficienti risorse materiali.
Alle difficoltà organizzative si cerca di sopperire con l'introduzione di misure ferree.
Il 23 ottobre, infatti, su «La Santa Milizia» è stato pubblicato l’articolo Per la disciplina di guerra in cui si citano i 14 articoli del provvedimento di immediata applicazione emesso dal ministero dell’interno. La pena di morte viene prevista per chi dia ospitalità a prigionieri di guerra, per chi faciliti la fuga di nemici, per chi compia saccheggi in territori evacuati e per chi danneggi gli interessi delle forze dell’asse anche abbandonando il lavoro o istigando altri ad abbandonarlo. È punibile con l’ergastolo chi promuova una propaganda a danno del prestigio delle forze dell’asse e partecipi a manifestazioni o riunioni pubbliche o private di carattere politico. Nulla di esplicito viene indicato per la gestione di un possibile “fronte interno”. Del resto le azioni partigiane sono ancora così isolate da non far presupporre la costituzione a breve di una vasta organizzazione. Tuttavia, per chi vive nelle singole località, le conseguenze della presenza fascista, sebbene al suo sorgere, sono già considerevolmente percepibili.
Da novembre gli autori degli omicidi sono prevalentemente fascisti: sono uomini della milizia volontaria, delle camicie nere, della polizia federale, dei fasci locali e, in dicembre, della GNR. In vari casi il movente della vedetta personale torna spesso ma si manifesta indirettamente all’interno di azioni cui l’interessato procede al fianco di commilitoni e camerati. Un altro dato significativo è che i nomi di coloro che partecipano alle prime uccisioni nelle zone di Faenza, Ravenna, Alfonsine e Lugo sono a noi già noti in parte come esponenti di quei fasci e lo diventeranno ancora di più come responsabili di successive uccisioni. Tra il dicembre 1943 e il gennaio 1944 si verificano quelle spartizioni di poteri che saranno mantenute fino all’ottobre 1944 quando gli uomini dell’amministrazione e della federazione fascista e delle brigate nere (BN) ripiegheranno a nord lontano dal fronte. Molti di coloro che partecipano alle prime uccisioni come membri della polizia federale, dei fasci locali e della GNR entreranno successivamente a far parte delle squadre delle brigate nere. Anche il presente omicidio rientra in queste dinamiche.

Verso le 17.30 del 22 novembre in località Pinarella di Marina di Ravenna, a circa 800 metri dai Canottieri, sono sparati alcuni colpi alle spalle di una persona, ad una distanza di circa 30-40 centimetri.
Al fatto sono presenti anche alcuni soldati tedeschi che decidono di trasportare il ferito in ospedale per sottoporlo alle opportune cure. L’autore del ferimento è la spia fascista Silvano Samorè. Samorè è sulle tracce dei comunisti faentini per eliminarli così si oppone risolutamente alle intenzioni dei tedeschi sostenendo che l’uomo che ha ferito è una spia e un antifascista. Si tratta del ventinovenne Nino Cimatti, colpito da mandato di cattura per reato politico non ben precisato. Di professione lattaio, viveva a Faenza. Sapendo della “caccia all’uomo” compiuta dai fascisti faentini si era tenuto nascosto fino a quando il 22 novembre decide di recarsi a Ravenna in treno non sapendo che Samorè lo sta pedinando.

Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco

Tipo di massacro: punitivo
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Estremi e note penali: Samoré Silvano, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l'aver partecipato all’uccisione del patriota Cimatti Nino. Con sentenza del 23/07/46 la corte lo ritiene colpevole del reato ascrittogli in concorso delle attenuanti di cui l’art. 62 bis CP e lo condanna ad anni 30 di reclusione, alla libertà vigilata per anni cinque, alle spese processuali e alle altre conseguenze di legge, compresa la confisca totale dei beni. Dichiara condonato un terzo della pena detentiva di cui sopra.
Sentenza Corte Cassazione 17.6.47 annulla e rinvia a Corte Assise speciale Pesaro.

Montevecchi Antonio e Zanelli Anselmo, accusati di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l’uccisione premeditata di Cimatti Nino. Con sentenza del 18/03/47 sono assolti dai reati loro ascritti per insufficienza di prove.

Santucci Ercole, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l'aver messo una taglia sul comunista Cimatti Nino. Con sentenza del 25/09/46 la corte lo assolve dall’imputazione a lui ascritta per non aver commesso il fatto e ordina la di lui immediata liberazione se non detenuto per altra causa.

Bravetti Spero, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato all’uccisione premeditata di Cimatti Nino. Con sentenza dell'1/10/1946 la corte non ha potuto accertare la sua presenza alla strage, ma ha accertato il suo ruolo di torturatore di Umberto Ricci. Pertanto lo giudica colpevole dei reati ascrittigli nei limiti sopra indicati, in concorso dell’attenuante di cui l’art. 62 bis CP e lo condanna alla pena di anni trenta di reclusione, alle spese processuali e alle altre conseguenze di legge, dichiarando condonato un terzo di detta pena a sensi del DL 22.6.46 n.4. Ordina la confisca di tutti i beni del condannato. Sentenza Corte Cassazione 23.5.47 annulla e rinvia a Corte assise speciale Firenze.

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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-06-04 09:25:22

Vittime

Elenco vittime

Cimatti Nino, di 29 anni.

Elenco vittime partigiani 1

Cimatti Nino

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


Elenco persone responsabili o presunte responsabili


  • Antonio Montevecchi

    Nome Antonio

    Cognome Montevecchi

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Montevecchi Antonio, imputato di procedimento

    Note procedimento Montevecchi Antonio e Zanelli Anselmo, accusati di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l’uccisione premeditata di Cimatti Nino. Con sentenza del 18/03/47 sono assolti dai reati loro ascritti per insufficienza di prove.

  • Ercole Santucci

    Nome Ercole

    Cognome Santucci

    Stato imputato in procedimento

    Note procedimento Santucci Ercole, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l\'aver messo una taglia sul comunista Cimatti Nino. Con sentenza del 25/09/46 la corte lo assolve dall’imputazione a lui ascritta per non aver commesso il fatto e ordina la di lui immediata liberazione se non detenuto per altra causa.

  • Silvano Samoré

    Nome Silvano

    Cognome Samoré

    Ruolo nella strage Autore

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Samoré Silvano, imputato di procedimento. In merito all\'uccisione di Cimatti, Samoré si sarebbe opposto «a che fosse medicato adducendo che era una spia».

    Note procedimento Samoré Silvano, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui l\'aver partecipato all’uccisione del patriota Cimatti Nino. Con sentenza del 23/07/46 la corte lo ritiene colpevole del reato ascrittogli in concorso delle attenuanti di cui l’art. 62 bis CP e lo condanna ad anni 30 di reclusione, alla libertà vigilata per anni cinque, alle spese processuali e alle altre conseguenze di legge, compresa la confisca totale dei beni. Dichiara condonato un terzo della pena detentiva di cui sopra. Sentenza Corte Cassazione 17.6.47 annulla e rinvia a Corte Assise speciale Pesaro.

  • Spero Bravetti

    Nome Spero

    Cognome Bravetti

    Stato imputato in procedimento

    Note procedimento Bravetti Spero, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto] partecipato all’uccisione premeditata di Cimatti Nino. Con sentenza dell\'1/10/1946 la corte non ha potuto accertare la sua presenza alla strage, ma ha accertato il suo ruolo di torturatore di Umberto Ricci. Pertanto lo giudica colpevole dei reati ascrittigli nei limiti sopra indicati, in concorso dell’attenuante di cui l’art. 62 bis CP e lo condanna alla pena di anni trenta di reclusione, alle spese processuali e alle altre conseguenze di legge, dichiarando condonato un terzo di detta pena a sensi del DL 22.6.46 n.4. Ordina la confisca di tutti i beni del condannato. Sentenza Corte Cassazione 23.5.47 annulla e rinvia a Corte assise speciale Firenze.

Memorie
Bibliografia


L. Casali Diario dell'attività partigiana nel Ravennate dal luglio 1943 alla Liberazione del capoluogo in "La Resistenza in Emilia-Romagna. Numero unico della Deputazione Emilia-Romagna per la Storia della Resistenza e del movimento di Liberazione", Stabilimento Galeati, Imola, 1966, p. 56.

E. Cavina, Crimini di guerra e violenza nazifascista nella provincia di Ravenna tra l'8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945, tesi di dottorato di ricerca in Storia e Informatica - XVI Ciclo, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, a.a. 2003-2004, seconda parte p. 14.

Sitografia


Fonti archivistiche

Fonti

ACS, AF, SPD, RSI, CR, b. 15, fasc. 75 Ravenna situazione locale, lettera del 13 ottobre 1943 di Giuseppe Altini a Mussolini.

ASRA, GP, b. 90, fasc. Esercito italiano ricostituzione, s. fasc. Obbligo di presentazione dei militari ai distretti, disposizioni del 24 ottobre 1943 del capo di stato maggiore del ufficio reclutamento Gambara; GQ, b. 94 anno 1943 – relazioni del prefetto, relazione sulla situazione della provincia del 30 ottobre 1943 del comandante dei carabinieri Anzalone.

AIP, Enzo Collotti (LB), lagebericht del 16 ottobre 1943.

ATRA, Sentenza Csa e Ca Sez. Speciale 1945-1947, sent. 18/03/47 n. 211 bis a carico di Antonio Montevecchi e Anselmo Zanelli; sent. 23/07/46 n. 126 a carico di Silvano Samorè; sent. 25/09/46 n. 138 a carico di Santucci Ercole; sent. 1/10/46 n. 141 a carico di Bravetti Spero

ISRECFO, A. Mambelli, Diario degli avvenimenti di Forlì e in parte di Romagna dal 1939 al 1945, diario dattiloscritto, p. 151.