Massa Lombarda, 09.11.1943

(Ravenna - Emilia-Romagna)

Descrizione

Località Massa Lombarda, Massa Lombarda, Ravenna, Emilia-Romagna

Data 9 novembre 1943

Matrice strage Nazista

Numero vittime 1

Numero vittime uomini 1

Numero vittime uomini adulti 1

Descrizione: Nel rapporto mensile del 16 ottobre 1943, stilato dalla miltaerkommandantur 1006 di Ferrara cui competono le province di Ferrara-Rovigo, Forlì, Ravenna e inviato al comando generale dell’Italia settentrionale con sede a Riva del Garda, si rileva, in merito al Ravennate, da un lato l’assenza di attività condotte contro l’esercito tedesco e dall’altro la “scomparsa” di molti militari italiani. Sull’interpretazione del fenomeno le posizioni del capo della provincia (nuovo titolo dei prefetti) di Ravenna e del comando militare tedesco divergono profondamente.
Secondo il primo i disertori si sono probabilmente spostati nell’area collinare faentina per formare delle bande, mentre per i secondi si tengono «solamente nascosti dai tedeschi», dato che non vi sono indizi sulla costituzione di nuclei di «ribelli».
L’ordine pubblico, dal punto di vista nazifascista, presenta un bilancio tutto sommato positivo non perché gli organismi della nascente RSI siano in grado di preservarlo, ma perché è la popolazione a mantenersi tranquilla.
Il mese di ottobre viene impiegato tanto dai fascisti quanto dai nazisti per la organizzazione delle rispettive amministrazioni, l’una civile e l’altra militare.
Il 13 ottobre, Altini, il reggente della federazione repubblichina, scrive a Mussolini, ancora alla Rocca delle Camminate di Predappio, ricordandogli l’incontro avuto giorni prima in presenza del generale Zauli. In quell’occasione Altini gli aveva proposto un piano di «epurazione di certi ambienti burocratici e borghesi che avevano sempre fatto dell’antifascismo e della reazione e che avevano ostacolato in ogni tempo il cammino della rivoluzione». Mussolini, convinto, autorizza Zauli a procedere ad «un’opera di radicale pulizia» attraverso azioni di rastrellamento coordinate con le autorità militari tedesche e attuate a Bologna e Ferrara. A Ravenna questo non può accadere previa sostituzione del questore Bodini con un ufficiale superiore della milizia, «già a conoscenza dell’ambiente e adatto, sia pure temporaneamente al piano di rastrellamento».
La linea dell’intransigenza si rafforza ulteriormente nel corso del mese.
Il 24 ottobre 1943 il generale Gastone Gambara, capo di stato maggiore dell’esercito, invia ai vari comandi regionali e provinciali una disposizione sulla riorganizzazione dell’esercito. In essa evidenzia la difficoltà dell’impresa, ma la valutava risolvibile «con fede purissima e volontà di ferro». In realtà la difficoltà dell’impresa risiede nel richiamo di masse di giovani che le strutture militari della RSI non sono in grado di gestire per la mancanza di quadri d’addestramento e le insufficienti risorse materiali.
Alle difficoltà organizzative si cerca di sopperire con l'introduzione di misure ferree.
Il 23 ottobre, infatti, su «La Santa Milizia» è stato pubblicato l’articolo Per la disciplina di guerra in cui si citano i 14 articoli del provvedimento di immediata applicazione emesso dal ministero dell’interno. La pena di morte viene prevista per chi dia ospitalità a prigionieri di guerra, per chi faciliti la fuga di nemici, per chi compia saccheggi in territori evacuati e per chi danneggi gli interessi delle forze dell’asse anche abbandonando il lavoro o istigando altri ad abbandonarlo. È punibile con l’ergastolo chi promuova una propaganda a danno del prestigio delle forze dell’asse e partecipi a manifestazioni o riunioni pubbliche o private di carattere politico. Nulla di esplicito viene indicato per la gestione di un possibile “fronte interno”. Del resto le azioni partigiane sono ancora così isolate da non far presupporre la costituzione a breve di una vasta organizzazione. Tuttavia, per chi vive nelle singole località, le conseguenze della presenza fascista, sebbene al suo sorgere, sono già considerevolmente percepibili.

È il pomeriggio del 9 novembre 1943. Una trentina di militari tedeschi è inviata a Massa Lombarda per perquisire alcune abitazioni. Tre giorni prima hanno condotto un’azione simile insieme ad alcuni militi della MVSN. L’amministrazione nazista è convinta che nella zona di Massa si siano rifugiati molti «ribelli e banditi», così quando i soldati tedeschi vedono per strada l’operaio Antonio Poletti e Francesco Pirazzini intimano loro l’alt per verificare la loro identità. Dal rapporto sull’accaduto sembra che i due uomini non si siano fermati e per questa ragione i soldati tedeschi li abbiano colpiti uccidendo Antonio e ferendo gravemente Francesco.
In questo caso l’uccisione non ha bisogno di una giustificazione perché è già prevista dalle procedure di sicurezza in vigore.

Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco

Tipo di massacro: legato al controllo del territorio
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Scheda compilata da Enrica Cavina
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-01-02 20:49:14

Vittime

Elenco vittime

Antonio Poletti

Elenco vittime civili 1

Antonio Poletti

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


Memorie
Bibliografia


E. Cavina, Crimini di guerra e violenza nazifascista nella provincia di Ravenna tra l'8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945, tesi di dottorato di ricerca in Storia e Informatica - XVI Ciclo, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, a.a. 2003-2004, seconda parte p. 14.

Sitografia


Fonti archivistiche

Fonti

ACS, AF, SPD, RSI, CR, b. 15, fasc. 75 Ravenna situazione locale, lettera del 13 ottobre 1943 di Giuseppe Altini a Mussolini.

ASRA, GP, b. 90, fasc. Esercito italiano ricostituzione, s. fasc. Obbligo di presentazione dei militari ai distretti, disposizioni del 24 ottobre 1943 del capo di stato maggiore del ufficio reclutamento Gambara; GQ, b. 94 anno 1943 – relazioni del prefetto, relazione sulla situazione della provincia del 30 ottobre 1943 del comandante dei carabinieri Anzalone.

AIP, Enzo Collotti (LB), lagebericht del 16 ottobre 1943.