Descrizione
Località San Francesco, Foza, Vicenza, Veneto
Data 18 ottobre 1944
Matrice strage Nazifascista
Numero vittime 7
Numero vittime uomini 7
Numero vittime uomini adulti 7
Descrizione: I nazi-fascisti, dopo aver scompaginato le formazioni partigiane con i rastrellamenti di agosto e settembre, organizzano una nuova operazione, la “Grüne Woche” o “Settimana verde”, che secondo le disposizioni di Kesselring doveva portare alla distruzione totale della Resistenza armata nel Nord Italia. Sull’Altopiano dei 7 Comuni tra il 7 e il 18 ottobre vengono impiegati circa 5.000 tedeschi e 5.000 fascisti, con “cani da sangue”, mortai, artiglieria da montagna e autoblindo. Il 7 ottobre a Roana è effettuato dai tedeschi un primo rastrellamento. Il 12, la BN “Mercuri” al comando del capitano Casadei e l’Ost.-Battalion setacciano le contrade e il centro di Foza, visto lo scarso risultato dell’operazione, obbligano il commissario prefettizio Luigi Cappellari, il cursore comunale Mario Omizzolo e il parroco don Angelo Zovi a passare casa per casa nelle contrade per convocare i genitori con figli partigiani secondo una loro lista; dopo saccheggi e distruzioni, quelli che si presentano sono condotti ad Asiago; lungo la strada, a Costalta, prelevano la padrona dell’osteria e l’intera famiglia di Giovanni Alberti Carot. Il 13 i fascisti sono a Stoner di Enego per un’altra “battuta di caccia”: passano in rassegna tutte le abitazioni e catturano una settantina di uomini, già tutti impiegati sotto la Todt, che rinchiudono nelle scuole; viene catturato anche il curato don Angelo Dalla Costa. Dal 10 al 16 ottobre reparti dell’Ost.-Battalion, SS tedesche e BN eseguono vari rastrellamenti, con saccheggi e distruzioni, ad Asiago, Camporovere, Canove e Treschè Conca di Roana. Circa 100 uomini sono fermati e portati alla caserma “Riva”; 25 sono trattenuti, caricati su un camion e portati a Thiene. Domenica 15 a Canove di Roana, su delazione di un fascista del luogo, è catturato il parroco don Giovanni Battista Dal Santo, una quarantina di civili e tre partigiani poi trucidati a Foza.
Seviziati, uccisi di nascosto non utilizzando armi da fuoco e i loro corpi occultati: “cacciati a forza entro una galleria dell’altra guerra. Nessuno in paese seppe niente della cosa e neppure fu chiamato il sacerdote: morirono così senza il conforto della religione”. Le salme dei due partigiani russi furono richieste dall’URSS, ma non restituite per l’impossibilità di riconoscerle.
Modalità di uccisione: arma da taglio
Violenze connesse: furto e-o saccheggio,incendio di abitazione
Tipo di massacro: rastrellamento
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Scheda compilata da Pierluigi Dossi
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-03-30 22:24:35
Vittime
Elenco vittime
1. Renato Ambrosini, cl. 24, albergatore, partigiano della Brigata “7 Comuni”, da Canove;
2. Cirillo Alberti, cl. 28, patriota della Brigata “7 Comuni”, da Contrà Cnotenar di Foza;
3. Gino Bernar, cl. 13, civile, da Canove;
4. Amedeo Contri, cl. 20, ladro, da Costalta di Foza;
5. Nikolaj Smirnow, soldato russo; partigiano della Brigata “7 Comuni”;
6. Cirillo Tumolero, cl. 18, macellaio e patriota della Brigata “Pino”, da Canove;
7. partigiano russo ignoto; partigiano della Brigata “7 Comuni”.
Elenco vittime civili 1
1. Gino Bernar, cl. 13, civile, da Canove;
Elenco vittime partigiani 3
1. Renato Ambrosini, cl. 24, albergatore, partigiano della Brigata “7 Comuni”, da Canove;
2. Nikolaj Smirnow, soldato russo; partigiano della Brigata “7 Comuni”;
3. partigiano russo ignoto; partigiano della Brigata “7 Comuni”.
Elenco vittime legate a partigiani 2
1. Cirillo Alberti, cl. 1928, patriota della Brigata “7 Comuni”, da Contrà Cnotenar di Foza;
2. Cirillo Tumolero, cl. 1918, macellaio e patriota della Brigata “Pino”, da Canove;
Elenco vittime indefinite 1
Amedeo Contri, cl. 1920, ladro, da Costalta di Foza;
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Adelmo Caneva
Nome Adelmo
Cognome Caneva
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Caneva Adelmo di Antonio e Silvagni Antonia, cl. 19, nato e residente ad Asiago; cugino del federale Giovanni Caneva di Pietro; arruolato volontario come allievo sottufficiale nella Scuola Centrale militare di alpinismo e nel giugno del ‘40, con il grado di sergente, ha partecipato con il Btg. Bassano, 11° Regg. Alpini, alla campagna di Francia. L’anno seguente è sul fronte greco-albanese, dove venne fatto prigioniero. Liberato dopo 4 mesi torna al Corpo, previo giudizio favorevole sui fatti che avevano portato alla sua cattura, e nel ‘42 venne rimandato in zona di guerra, in Montenegro. Dopo pochi giorni per seri motivi di salute venne ricoverato più volte all’ospedale finché una commissione lo ritenne «meno atto alle fatiche di guerra, ma idoneo al servizio presso il corpo» a Bassano del Grappa. Dopo l\'8 Settembre \'43 aderisce alla RSI e milita presso il Presidio di Asiago del Centro Reclutamento Alpini (CRA) di Bassano, poi mutato in “reparto germanico di protezione impianti” con il grado di SS-scharführer (sergente), forse poi promosso SS-oberscharführer (sergente maggiore); braccio destro del fratello Carlo Bruno, lo sostituisce al comando quando viene ferito il Val d’Assa l’8 agosto ‘44. Già alle dipendenze dirette dei tedeschi, dopo il rastrellamento di Granezza, i fratelli Adelmo e Antonio “Tonin” Caneva sono costretti ad abbandonare l’Altopiano e a rifugiarsi a Vicenza, poi a Longa di Schiavon alle dipendenze dell’UdS-SD/ “Banda Carità”. Arrestato dopo la Liberazione, è trattenuto alla Caserma Sasso e incriminato dal AMG; liberato, viene nuovamente arrestato a Ferrara il 15.1.46; processato, è condannato per omicidio e collaborazionismo, poi amnistiato. Coinvolto anche nell\' uccisione di “Freccia” e nell’Eccidio di Pedescala, emigra clandestinamente in Argentina con il fratello Carlo Bruno e Antonio “Tonin”.
Tipo di reparto fascista Brigata Nera
Nome del reparto 22. Brigata nera “Antonio Faggion” di Vicenza
Alessandro Schiavazzi
Nome Alessandro
Cognome Schiavazzi
Note responsabile Schiavazzi Alessandro di Leopoldo ed Elena Frigo, cl. 04, nato a Saletto (PD) e residente ad Asiago; già vice segretario del Comune di Asiago e cancelliere del Tribunale Militare Speciale di Vicenza, nel cui ruolo, con sentenza del 26.11.44, condanna a morte mediante fucilazione alla schiena, il partigiano Pietro Canale. Capitano della GNR di Schio, è fatto prigioniero dai partigiani dell’Altopiano di Asiago il 27/8/44, a Cesuna, e condotto a Granezza, interrogato; è rilasciato il 28 con promessa di disertare, viceversa partecipa al rastrellamento di Granezza del 6-7/9/43, facendo da guida tra quei boschi ai nazi-fascisti. Dopo la Liberazione è arrestato a Montagnana, dov’era nascosto, ma discriminato già nell\'agosto \'45, si trasferisce da libero cittadino a Bassano del Grappa.
Antonini Caneva
Nome Antonini
Cognome Caneva
Note responsabile Caneva Antonini Antonio “Tonin” di Antonio e Antonia Silvagni, cl. 24, nato e residente ad Asiago, adottato dallo zio Antonini Vittorio; cugino del federale Giovanni Caneva di Pietro. A metà maggio del ’43 è arruolato nel 5° Regg. Artiglieria Alpina, Gruppo “Lanzo”; dopo l’8 settembre ’43 aderisce alla RSI e milita presso il Presidio di Asiago del Centro Reclutamento Alpini (CRA) di Bassano, poi mutato in “reparto germanico di protezione impianti” e dove consegue la promozione a SS-scharführer (sergente); ha preso parte a parecchi rastrellamenti. Dopo Granezza si trasferisce con il fratello Adelmo a Vicenza, alle dipendenze dell’UdS-SD/”Banda Carità. E’ arrestato il 21.6.45, ma amnistiato. Coinvolto anche nell’Eccidio di Pedescala, emigra clandestinamente in Argentina con il fratello Carlo Bruno e Adelmo.
Nome del reparto Banda Caneva
Artur Beutling
Nome Artur
Cognome Beutling
Note responsabile Beutling Artur; comandante di plotone della Gendarmerie Zug di Vicenza, nel corso dell’Operazione “Grüne Wochen”, “ha condotto parecchie operazioni di una certa entità nel settore Nord della provincia di Vicenza e arrestato nel complesso 45 persone sospettate di far parte di bande nonché requisito molto materiale. In tali occasioni Beutiling si è trovato più volte al comando di gruppi costituiti da 300-500 uomini, che ha guidato con successo”.
Marco Franco Cassadei
Nome Marco Franco
Cognome Cassadei
Note responsabile Cassadei Marco Franco; romano; comandante 5^ Compagnia della 2^ BN Mobile “Mercuri” di Padova; ex componente della GNR/ RSS del maggiore Carità a Firenze con il grado di capitano; degradato a sergente passa alla BN “Mercuri”, dove viene reintegrato nel grado di capitano. Ai primi di marzo del \'46 il CLN di Asiago annunciava “...l\'inizio dell\'istruttoria a carico del sanguinario repubblichino Mario Casadei detenuto nelle carceri di Venezia a disposizione di quella Corte d\'Assise”. Ma “...il criminale era stato in un primo tempo scambiato con un altro omonimo e l\'inizio dell\'istruttoria sopra esposta si riferiva appunto a quest\'ultimo. Per buona fortuna giorni orsono si recavano a Venezia alcuni membri del CLN locale, tra i quali il partigiano Rigoni Titti, perseguitato politico e personale conoscitore del Casadei, per cercare di ottenere che il processo venisse celebrato a Vicenza anziché a Venezia, ed ecco che essi si trovano di fronte al fatto strano: il Casadei non era quello che interessava, ma un semplice sergente repubblichino... Seppero però che un altro Casadei era in stato d\'arresto all\'Ospedale, affetto da spondilite tubercolare, ed era stato fermato al Lido , in tenuta da turista... Il Procuratore Generale di Venezia ha assicurato che il processo del Casadei sarà svolto a Vicenza ed anzi tra giorni avverrà anche la traduzione del detenuto nelle carceri di S. Biagio”.