Altopiano sette Comuni Asiago 20-06-1944

(Vicenza - Veneto)

Descrizione

Località Altopiano Sette Comuni, Asiago, Vicenza, Veneto

Data 4 giugno 1944 - 20 giugno 1944

Matrice strage Nazifascista

Numero vittime 3

Numero vittime uomini 3

Numero vittime uomini adulti 3

Descrizione: E’ la prima grande azione (in tre fasi) per saggiare la forza e le capacità di reazione delle formazioni partigiane dell’Altopiano dei 7 Comuni. La prima fase, tra il 4 e 5 giugno ‘44, investe il territorio montuoso tra Malga Fossetta, i Castelloni di San Marco e il Monte Zingarella; la seconda, tra l’8 e 9 giugno, colpisce la zona della Val di Nos, dello Zingarella e della Colombara; Infine la terza fase, detta “Operazione “Terra bruciata”, che dal 10 al 20 giugno ha come obiettivo la distruzione di tutti i possibili ricoveri, soprattutto malghe e baite forestali, utilizzabili dai partigiani. Nei primi giorni del giugno 1944 i nazi-fascisti rafforzano i loro presidi già presenti in tutti i centri abitati e sondano con frequenti puntate le varie zone presidiate dai partigiani. Il movimento di mezzi e uomini, già in fase di trasferimento il 4 giugno, non passa inosservato e le staffette la sera stessa avvertono del pericolo il comando della “7 Comuni” e il gruppo di Giuriolo: nella notte i reparti si attestano su zone più sicure e più facilmente difendibili. Già all'alba, i nazi-fascisti raggiungono le località che dominano le strade e i sentieri della zona nord dell'Altopiano: salgono con gli autocarri da Enego e da Foza nella Piana di Marcesina, diretti a Malga Fossetta e Castelloni di S. Marco; da Gallio, verso Malga Fiara e sul Longara; da Asiago, per la Val di Nos e per lo Zingarella, verso Bosco Secco; da Camporovere e Roana, per la Val d'Assa, Val Renzola, Bocchetta Portule, Val Galmarara, verso il Corno Bianco, Bivio Italia; dalle Vezzene e dalla Valsugana, altri reparti chiudevano l'accerchiamento da nord. Cadono in combattimento a Cima Isidoro i partigiani del Gruppo dei “Piccoli Maestri” di “Capitan Toni”, Gaetano Galla, Giovanni Battista Thiella “Pino” e Rinaldo Rigoni “Moretto”, mentre Ferruccio Piccioni e Siro Loser “Silvio”, feriti e disarmati, sono barbaramente trucidati. La 1a Compagnia del “7 Comuni” comandata da Alfredo Rodighiero “Giulio” e i reparti guidati da “Ivan” e “Athos” riescono a sganciarsi dopo breve resistenza; la 2a Compagnia, sotto la guida del tenente Pietro Costa “Rolando”, tentata invano una via d’uscita, si dirige dentro una vecchia trincea di guerra, dove si salva miracolosamente, perché la trincea viene attaccata con il lanciafiamme: la folta vegetazione salva gli uomini da un sicuro rogo. L’8 o 9 giugno, a Cima Colombara, viene assassinato anche il partigiano Rodino Fontana “Marinaio inglese”.

Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco

Tipo di massacro: rastrellamento
--> Per saperne di più sulle tipologie

Annotazioni: Reparti partigiani coinvolti: Al comando del tenente Piero Costa “Rolando”, il Battaglione “7 Comuni” è costituito: dalla 1^ Compagnia (Alfredo Rodeghiero “Giulio”), dislocata nella zona Nord del monte Bi; dalla 2^ Compagnia (Pietro Costa “Rolando”) dislocata nella zona del Monte Zebio; dal reparto “ Val d’Assa” (Giovanni Vescovi “Athos”) dislocato in località Lemble a nord ovest del Monte Interrotto; dal reparto guidato da Giovanni Mosele “Ivan”, dislocato tra i Vedelari di Bocchetta Portule e Campo Gallina. Infine, nella zona orientale dell’Altopiano, tra Malga Fiara e Marcesina, il gruppo dei “Piccoli maestri” (Antonio Giuriolo “Capitan Tini”), composto soprattutto da “locali” di Roana e studenti universitari, accolti sull’Altopiano nonostante fossero“foresti”. Le tendenze politiche dei partigiani dell’Altopiano erano varie e diverse, anche se in prevalenza autonome con venature cattoliche e azioniste. All’indomani dei duri rastrellamenti del 4-5 e 8-9 giugno 1944, che scompaginano il gruppo di Giuriolo nella zona di malga Fossetta e che causarono la perdita complessiva di 6 partigiani, il ten. Costa lascia il comando, forse per malattia o forse sconvolto dal peso della responsabilità del combattimento. O forse pesava il fatto che tra i rastrellatori, a far da guida a tedeschi e ucraini, vi erano i fratelli Caneva, suoi cugini. In ogni caso, a lui subentra il capitano Giuseppe Dal Sasso “Cervo”.

Scheda compilata da Pierluigi Dossi
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2015-12-28 12:17:17

Vittime

Elenco vittime

1. Rodino Fontana \"Marinaio inglese\" di Nestore, da Vicenza ; trucidato a Cima Colombara l’8-9 giugno 1944;
2. Siro Loser “Silvio” di Antonio, cl. 25 da Roana; trucidato a Cima Isidoro il 5 giugno 1944; a suo nome sarà dedicato il 1° Btg della Brigata “7 Comuni”;
3. Ferruccio Piccioni di Giovanni, cl. 23, di famiglia torinese, residente a Roana; trucidato a Cima Isidoro il 5 giugno 1944.

Elenco vittime partigiani 3

1. Rodino Fontana \"Marinaio inglese\" di Nestore, da Vicenza ; trucidato a Cima Colombara l’8-9 giugno 1944;
2. Siro Loser “Silvio” di Antonio, cl. 25 da Roana; trucidato a Cima Isidoro il 5 giugno 1944; a suo nome sarà dedicato il 1° Btg della Brigata “7 Comuni”;
3. Ferruccio Piccioni di Giovanni, cl. 23, di famiglia torinese, residente a Roana; trucidato a Cima Isidoro il 5 giugno 1944.

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


Ost-Bataillon 263

Tipo di reparto: Wehrmacht

Battaglione “OP” del Comando Provinciale della GNR di Vicenza

Tipo di reparto: Guardia Nazionale Repubblicana

1. battaglione giovanile/Legione GNR “Mussolini”

Tipo di reparto: Guardia Nazionale Repubblicana

Battaglione “Sagittario”/X Mas

Tipo di reparto: Esercito

Elenco persone responsabili o presunte responsabili


  • Battista Marcialis

    Nome Battista

    Cognome Marcialis

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Marcialis Battista di Efisio, cl. 20, nato Nurri (Nuoro); caporal maggiore Alpino guastatore ad Asiago, dopo l’8 settembre è sbandato; successivamente entra nella Resistenza con la “7 Comuni” del tenente Costa; catturato dai nazi-fascisti, si arruola negli “alpini” collaborazionisti della “Banda Caneva”, il reparto germanico dislocato all’aeroporto di Asiago. I giorni precedenti al rastrellamento di Granezza, con un gruppo di “alpini ” collaborazionisti, si presenta al comando della “7 Comuni” per aderire ancora alla Resistenza, ma è subito messo agli arresti e interrogato anche sulla morte del partigiano Rondino; è proposto per la condanna a morte, ma causa il rastrellamento, è liberato dai nazi-fascisti. Portato a Marano Vicentino presso il comando dell’Ost-Bataillon 263, si arruola nelle SS. Arrestato dopo la Liberazione, viene processato con Carlo Bruno Caneva, e il 22.5.46 viene condannato dalla CAS di Vicenza alla pena detentiva di 30 anni, di cui 10 subito condonati; il 3.4.54, il Tribunale di Vicenza, Sez. II, dichiara interamente condonata l’intera pena.

    Note procedimento sentenza n. 19/47 – 51/47 emessa dalla CAS di Vicenza il 22.5.47 per l\'omicidio del partigiano Rodino Fontana e per collaborazionismo.

  • Carlo Bruno Caneva

    Nome Carlo Bruno

    Cognome Caneva

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Caneva Carlo Bruno Tripoli di Antonio e Silvagni Antonia, cl. 12; cugino del federale Giovanni Caneva di Pietro; già campione italiano di salto dal trampolino; già sergente nella 60^ Compagnia del 9° Regg. Alpini, Btg. “Vicenza”, Div. “Julia”, in Grecia: per ragioni di salute, dopo poco più di due mesi era stato ricoverato «in un ospedale di I^ linea nei pressi di Tepeleni (Albania) proveniente dalla zona di Trebiscine», poi nell’ospedale da campo n.118 in Dragowitza e ancora successivamente all’ospedale militare prima di Foggia e poi di Vicenza e Padova. Per «malattia contratta sul fronte greco» gli fu riconosciuta una pensione di invalidità del 7° grado che gli venne pagata fino all’agosto del 1943; l’8 settembre 1943 trova Bruno Caneva invalido ed esente da ogni obbligo militare nella sua Asiago. Aderisce alla RSI e con il grado di sergente maggiore comanda il Presidio di Asiago del Centro Reclutamento Alpini (CRA) di Bassano, successivamente, con tutto il suo reparto passa con i tedeschi e il BdS-SD con il grado di SS-oberscharführer (sergente maggiore), forse poi promosso al grado di maresciallo ordinario delle SS o della Polizia (SS- hauptscharführer o Hauptfeldweber ). L\'8 agosto ‘44 è ferito in uno scontro con i partigiani in Val d\'Assa e cede, almeno ufficialmente, il comando del Presidio al fratello Adelmo. A dimostrazione che Carlo Bruno Caneva è un sottufficiale dell’esercito tedesco, risulta trasferito dall’ospedale elioterapico di Mezzaselva all’ospedale militare della Luftwaffe di Caldogno, successivamente trasportato in quello di Merano e negli ultimi giorni di guerra, assieme ai feriti tedeschi, trasportato in Germania, prima all’ospedale militare di Munsterzwarach poi in quello di Miltenberg. Inoltre ancora nel 2000, Bruno Caneva percepiva un sussidio “nell’ambito dell’assistenza alle vittime della guerra […] dall’ufficio assistenza della Freie Hansestadt Bremen” della Germania Federale con il grado di HauptFeldwebel della Wach Kompanie 1009 (sergente maggiore o maresciallo ordinario della Gendarmeria del Comando territoriale militare 1009 di Verona). Ma, se dei fratelli Adelmo e Antonio troviamo tracce e riferimenti della loro attività nelle BdS-SD, su Bruno più niente dopo il suo ricovero all’ospedale di Caldogno nell’agosto ‘44. Si tratta di un ricovero a lungo termine assai strano: “Da un lato ci sono fotocopie di documenti che attestano la gravità della ferita, i ricoveri e le degenze, fotocopie però con la scrittura del nome non limpida, che lascia intravedere i segni di un probabile nome diverso scritto in precedenza. L’attestazione del ricovero è suffragata dalla testimonianza resa dall’infermiera Irma Schwarze, non molto chiara per la verità sulle circostanze nelle quali aveva conosciuto Caneva, che comunque nella deposizione resa alla Pretura di Capri il 14 dicembre 1946, ammise che «tale dichiarazione mi fu richiesta da un fratello di Bruno Caneva il quale mi scriveva che il fratello Bruno era stato accusato di un grave fatto politico e che il processo era già stato fatto e che avendo famiglia sporto appello occorreva una dichiarazione per dimostrare la sua innocenza». Dall’altra parte, in ogni caso ci sono i testimoni che si presentarono a difesa durante il processo in Corte d’Assise e che giurarono davanti alla giustizia italiana che Bruno Caneva li aveva salvati o aveva salvato i loro figli, intercedendo presso i tedeschi, localizzandolo in luoghi diversi dall’ospedale di Caldogno”. (da S. Residori, Niente altro che polvere, cit., pag. 136) Tutte testimonianze che presentano un Caneva non certo gravemente ferito e ricoverato, ma attivo tra Asiago e Vicenza in contrasto con le attestazioni dei ricoveri ospedalieri. Dopo la Liberazione,la sentenza emessa dalla CAS di Vicenza il 22.5.47, condanna a 30 anni di reclusione Carlo Bruno Caneva e Battista Marcialis (omicidio del partigiano Rodino Fontana e collaborazionismo). In clandestinità, il Caneva si dedica ad attività cospirativa neo-fascista, per poi fuggire clandestinamente in Argentina. Il 3.4.54 il Tribunale di Vicenza, Sez.II, dichiara, anche se contumace, ridotta la pena a 2 anni, che ovviamente non sconta. Coinvolto anche nell\' uccisione di “Freccia” e nell’Eccidio di Pedescala, emigra clandestinamente in Argentina con il fratello Adelmo e Antonio “Tonin”.

    Note procedimento sentenza n. 19/47 – 51/47 emessa dalla CAS di Vicenza il 22.5.47 per l\'omicidio del partigiano Rodino Fontana e per collaborazionismo.

    Nome del reparto Banda Caneva

  • Nerone Panforte

    Nome Nerone

    Cognome Panforte

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Panforte Nerone di Alfredo, cl. 26, residente a Vicenza. Arrestato il 4/11/45 perché imputato di omicidio dei partigiani Ferruccio Piccioni e Siro Loser avvenuto il 4-5/6/44.

  • Ugo Franchi

    Nome Ugo

    Cognome Franchi

    Stato nominativo generico o non identificato emerso dalla documentazione

    Note responsabile Franchi Ugo di Ubaldo, cl. 07, nato a Firenze. Durante il rastrellamento comanda il reparto misto che ha trucidato i partigiani Siro Loser e Ferruccio Piccioni. Successivamente, promosso capitano, diventa il comandante del Btg. “Sagitario”. Il 29/4/45, mentre il ten. colonnello Scarelli, che gestiva le trattative di resa con i partigiani in loc. Asse di Torrebelvicino, sospese le trattative per consultare gli altri ufficiali, Franchi viene colpito alla pancia da un colpo partito dal bosco, non si riuscì mai a sapere chi ha sparato, se era un partigiano o un repubblichino (versione partigiana); secondo un’altra versione il ferimento mortale fu un incidente, un colpo partito accidentalmente dalla sua arma durante la discussione con gli altri ufficiali (versione della X^); sta di fatto che portato all’ospedale di Schio, muore il 1 Maggio ’45.

    Tipo di reparto fascista Esercito

    Nome del reparto Battaglione “Sagittario”/X Mas

Memorie

Memorie legate a questa strage

  • lapide a Cima Isidoro

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: Cima Isidoro

    Descrizione: A Cima Isidoro, 1912 m (zona Castelloni di S. Marco), doppia lastra di marmo con testo ed elenco cadutiCima

  • cippo a

    Tipo di memoria: cippo

    Descrizione: Croce di ferro e lamina metallica di Siro Loser “Silvio”;

  • cippo a

    Tipo di memoria: cippo

    Descrizione: Croce di ferro e lamina metallica di Ferruccio Piccioni

  • commemorazione a

    Tipo di memoria: commemorazione

    Descrizione: Ogni anno, d’estate, l’Istituto Storico della Resistenza di Vicenza, l’ANPI e l’AVL dell’Altopiano “7 Comuni” organizza un commemorazione-pellegrinaggio laico a Malga Fossetta e Cima Isidoro.

  • commemorazione a

    Tipo di memoria: commemorazione

    Descrizione: Ogni anno, d’estate, l’Istituto Storico della Resistenza di Vicenza, l’ANPI e l’AVL dell’Altopiano “7 Comuni” organizza un commemorazione-pellegrinaggio laico a Malga Fossetta e Cima Isidoro.

Bibliografia


Luigi Meneghello, I Piccoli Maerstri, Ed. Mondadori, Milano 1995.
Mario Rigoni “Stern”, Ritorno sul Don, Ed. Einaudi, Torino 1973.
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Antonio Trentin, Antonio Giuriolo, Ed. Neri Pozza, Vicenza 1984.
Lia Carli Miotti, Giovanni Carli e l’Altopiano di Asiago, Ed. Zanocco, Padova 1947.
Giulio Vescovi, Resistenza nell’Alto Vicentino. Storia della Divisione Alpina “Monte Ortigara” 1943-1945, Ed. La Serenissima, Vicenza 1975 e 1997.
Luca Valente, La repressione militare tedesca nel vicentino, in Quaderni Istrevi, n. 1, Vicenza 2006.
Luca Valente, Dieci giorni di guerra. 22 aprile-2 maggio 1945: la ritirata tedesca e l’inseguimento degli Alleati in Veneto e Trentino, Ed. Cierre, Sommacampagna (Vr) 2006.
Benito Gramola, Tino Marchetti, Maria Grazia Rigoni, “Tu che passi sosta e medita”. Monumenti, cippi e lapidi della Resistenza sull’Altopiano, Ed. AVL, Quaderno n° 3, Vicenza 2003.
Remo Pranovi, Sergio Caneva (a cura di), Resistenza civile e armata nel vicentino (profilo storico), Ed OTV Stocchiero, Vicenza 1972.
Pierantonio Gios, Resistenza, Parrocchia e Società nella diocesi di Padova 1943-1945, Ed. Marsilio-Ivsrec, Venezia 1981.
Pierantonio Gios, Controversie sulla Resistenza ad Asiago e in Altopiano, Ed. Tip. Moderna, Asiago 1999.
Pierantonio Gios, Il Comandante “Cervo”, capitano Giuseppe Dal Sasso, Ed. Tip. Moderna, Asiago 2002.
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Federica Bertagna, La Patria di riserva. L’emigrazione fascista in Argentina, Ed. Donzelli, Roma 2006.
Emilio Franzina, La Parentesi. Società, popolazioni e Resistenza in Veneto (1943.1945), Ed. Cierre-IVrR, Sommacampagna (VR) 2009.
Virgilio Panozzo, La Resistenza in Tresché Conca, 1943-1945, Australia 2010.

Sitografia


Fonti archivistiche

Fonti

Archivio di Stato di Vicenza (ASVI), fondo Corte d’Assise Straordinaria (CAS);
Archivio di Stato di Vicenza (ASVI), Fondo Comitato di Liberazione Nazionale Provinciale (CLNP);
Archivio di Stato di Vicenza (ASVI), Fondo Danni di guerra.
Archivio Tribunale di Vicenza (ATVI), Fondo Sentenze Corte d’Assise Straordinaria (CAS).
Il Giornale di Vicenza