Piazza Grande, Modena, 30.07.1944

(Modena - Emilia-Romagna)

Descrizione

Località Piazza Grande, Modena, Modena, Modena, Emilia-Romagna

Data 30 luglio 1944

Matrice strage Nazifascista

Numero vittime 20

Numero vittime uomini 20

Numero vittime uomini adulti 20

Descrizione: Nell’ultima settimana di luglio del 1944 i nazi-fascisti organizzano febbrilmente l’attacco alla Repubblica di Montefiorino, ma i gappisti della 65° Brigata “Walter Tabacchi” organizzano diversi sabotaggi e attacchi contro gli automezzi e le strutture delle forze di occupazione tedesche. Nella tarda mattinata del 30 luglio i militari del Rustungskommando di Bologna ricevono la notizia dell’ennesimo attentato e decidono di strigliare i nazi-fascisti che controllano Modena: nel primo pomeriggio una delegazione parte dalla città felsinea e raggiunge la Ghirlandina. Convocate le autorità civili e militari della RSI, i soldati del Rustungskommando di Bologna biasimano la “debolezza” dei camerati e invocano con foga una rappresaglia esemplare: in un primo momento propongono di rastrellare venti persone dai caffè del centro storico e di fucilarle in Piazza Grande, ma le obiezioni di alcuni fascisti li convincono a desistere da questo piano. Dopo una breve discussione, i tedeschi accettano che gli ostaggi siano prelevati dalle carceri di Sant’Eufemia, ma impongono di eseguire la missione nel più breve tempo possibile poiché vogliono tornare a Bologna per cena. Mentre i venti detenuti scelti per la strage vengono incolonnati e fatti uscire dalla prigione, suona l’allarme aereo: i modenesi corrono nei ricoveri e affollano il rifugio di Piazza Grande. Sul selciato, il plotone d’esecuzione fa distendere le vittime sul ventre formando due file: il giovane Renzo Volpi prova a sorprendere gli aguzzini con uno scatto improvviso, ma viene falciato da una raffica vicino allo sfiatatoio del grande ricovero. I militi tedeschi passano tra gli altri diciannove ostaggi e li uccidono con precisi colpi alla nuca: dopo il cessato allarme, la popolazione della città resta inorridita dal macabro spettacolo della piazza: i venti corpi inerti vengono lasciati sul selciato per quasi ventiquattro ore, poi un autocarro sgangherato li trasporta in una silenziosa fretta al cimitero di San Cataldo.

Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco

Trattamento dei cadaveri: Esposizione dei cadaveri

Tipo di massacro: rappresaglia
--> Per saperne di più sulle tipologie

Estremi e note penali: Verbale di dibattimento n. 94 R.G. – CAS MO.
Il 5 luglio 1945 Antonio Petti viene condannato alla pena di morte con degradazione dalla Corte d’Assise di Modena: fra i capi d’accusa si trova anche il processo sommario del 27 marzo 1945.
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Processo della Corte d’Assise sezione Speciale di Modena contro Gino Galli, Antonio Nespoli, Bruno Piva, Renato Sacchetti, Giulio Sacchetti, Amanzio Ragni e Calogero Geraci.
1. Primo Grado: “[La corte] dichiara Galli Gino, Nespoli Antonio, Piva Bruno, Sacchetti Renato colpevoli del reato di collaborazionismo a loro ascritto nonché del delitto di omicidio aggravato continuato, il Galli inoltre, di quello di rapina aggravata continuata, e concessa l’attenuante dell’art. 62 bis C.P., condanna ciascuno di essi alla pena dell’ergastolo, con accessori di legge, il Galli in più della multa di £5000, tutti alla confisca dei beni, al pagamento in solido delle spese processuali; il Piva anche al risarcimento dei danni a favore di Luppi Silvio costituito parte civile, liquidati, secondo la richiesta in lire una, nonché alle spese di assistenza e costituzione in £10.096. Dichiara Ragni Amanzio colpevole di collaborazionismo punibile ai sensi dell’art. 58 CP MG nonché di furto aggravato continuato, e concesse le attenuanti dell’art. 62 bis C.P. per ambedue dell’art. 114 C.P. per il primo reato, lo condanna alla pena di anni sei di reclusione £2000 di multa, inoltre alla confisca nella misura di un terzo dei beni, alla interdizione perpetua dai pubblici uffici ed al pagamento delle spese in solido con gli altri. Dichiara condonate in anni trenta di reclusione la pena dell’ergastolo, nella misura di anni cinque quella detentiva inflitta al Ragni ed interamente le pene pecuniarie. Dichiara non doversi procedere nei confronti di Sacchetti Guido, Geraci Calogero per essere estinto il reato causa amnistia, e ne ordina la scarcerazione se non detenuti per altro motivo. Modena, 27 marzo 1947.”
2. Sentenza 1/3/1949 CASSAZIONE: sostituisce alla pena dell’ergastolo inflitta a Sacchetti, quella di 30 anni di reclusione. Annulla la sentenza a) nei riguardi di Nespoli per difetto di motivazione in ordine alla ritenuta aggravante di cui all’art. 112 CP per l’omicidio e per errore nella determinazione della pena. b) nei confronti di Galli Gino e Piva Bruno per difetto di motivazione sulla ritenuta aggravante della crudeltà e per errore nella determinazione della pena. Rigetta nel resto e rinvia la causa alla Corte di Assise di Perugia per il nuovo giudizio sui punti oggetto di annullamento nei riguardi del Nespoli, Galli e Piva. Modena, 9/5/1949 f. Ferrari.
3. Sentenza 26/4/1950 CORTE DI ASSISE IN PERUGIA: determina la pena per l’omicidio aggravato pel numero delle persone ed in concorso delle attenuanti generiche, e continuato, in anni 24 di reclusione ed aperto il cumulo con la pena di anni 30 di reclusione inflitta al Nespoli, al Galli ed al Piva per collaborazionismo militare determina in anni 30 di reclusione la pena complessiva da espiarsi da ciascuno dei 3 imputati assorbita in detta pena anche quella della reclusione inflitta al Galli per la rapina. Condanna gli imputati stessi in solido, al pagamento delle spese processuali, escluse quelle del giudizio di Cassazione. Dichiara condonati anni 21 di reclusione e le multe irrogate [sic] per la rapina a favore del detenuto Galli Gino. Modena, 27/8/1951, f. Pirolo.
DECLARATORIA 14/11/1952: dichiara condizionalmente condonata la residua pena di anni 1 di reclusione inflitta al Ragni Amanzio. Modena, 25/11/1952, f. Pirolo.

Note sulla memoria (per maggiori informazioni vedi la sezione apposita): La memoria di questa rappresaglia costituisce uno dei luoghi fisici e simbolici più importanti dell’elaborazione storica e culturale della Resistenza modenese, ma diversi personaggi uccisi il 30 luglio 1944 restano pressoché sconosciuti: la natura casuale della selezione, la provenienza extra-urbana di quasi tutte le vittime e la terribile ostensione della violenza tolgono l’identità specifica ai venti fucilati e li trasformano negli emblemi della crudeltà delle forze occupanti: anche la lapide, che non li elenca per nome, contribuisce a questo singolare processo di costruzione della memoria.

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Ultimo aggiornamento dei dati: 2015-12-17 21:43:34

Vittime

Elenco vittime

1. Geminiano Bisi: nato a Novi di Modena (MO) il 31 gennaio 1921, figlio di Giulio e Irene Sala, residente a Carpi (MO), agricoltore, partigiano. Cresciuto in una famiglia contadina antifascista, viene chiamato alle armi nel 1941, ma manifesta fin dall’inizio una forte ribellione nei confronti del militarismo fascista; incarcerato e processato, non si arrende e, dopo l’8 settembre, diventa un organizzatore del primo GAP modenese e poi partecipa a diverse azioni della Brigata “Diavolo” con il nome di battaglia “Aristide”. Sfrutta la sua forza fisica in azioni difficili nella zona di Limidi, ma viene sorpreso nel rifugio in cui si nasconde durante le notti ed è condotto nelle carceri di Sant’Eufemia insieme al padre Giulio. Il 30 luglio 1944 viene fucilato dai nazisti in Piazza Grande. Ha ricevuto la Medaglia d’Argento al Valor Militare alla Memoria e gli è stato intitolato il distaccamento della Brigata “Walter Tabacchi” attivo nella zona di Carpi.
2. Giulio Bisi: nato a Soliera (MO) il 25 dicembre 1895, figlio di Geminiano e Aldegonda Barbolini, residente a Rovereto di Novi, agricoltore, partigiano. Attivo antifascista, nel “Biennio Rosso” subisce le persecuzioni degli squadristi della prima ora. Controllato dalla polizia, dopo l’8 settembre partecipa all’organizzazione del GAP n.1 di Modena e dal 15 dicembre 1943 partecipa a diverse azioni della Brigata “Diavolo” con il nome di battaglia “Beppe”. Viene arrestato per la delazione di una spia fascista insieme al figlio Geminiano ed è condotto nelle carceri di Sant’Eufemia. Il 30 luglio 1944 è fucilato per rappresaglia in Piazza Grande.
3. Gino Borelli: nato a Monfestino il 10 febbraio 1910, figlio di Ippolito e Maria Giacobazzi, residente a Formigine, operaio, partigiano. Il 12 marzo 1944 entra nella Brigata “Barbolini” e sceglie il nome di battaglia di “Volpe”. Viene catturato nel corso di un rastrellamento ed è condotto nelle carceri di S. Eufemia. Il 30 luglio 1944 viene fucilato in Piazza Grande nella rappresaglia che le SS di Bologna impongono alla città dopo i sabotaggi gappisti e il ferimento di due militari.
4. Guido Cavedoni: nato a Vignola il 5 giugno 1905, figlio di Ferdinando ed Elvira Graziosi, residente a Vignola, partigiano. Nel 1925 è riformato dall’esercito: questo provvedimento gli evita il servizio militare e gli consente di vivere un’esistenza tranquilla, caratterizzata dalla passione per la pesca e dall’amore per il fiume Panaro. Le difficoltà del tempo di guerra e la solidarietà della provincia modenese lo inducono ad avvicinarsi alla Resistenza: il 15 marzo 1944 entra in contatto con i partigiani della Brigata “Anderlini” e sfrutta la conoscenza della valle del Panaro per nascondere armi nei punti strategici, ma è denunciato da una spia. Arrestato dai fascisti e rinchiuso nelle carceri di Sant’Eufemia, il 30 luglio 1944 viene fucilato per rappresaglia in Piazza Grande.
5. Renzo Cottafavi: nato a Modena il 27 aprile 1915, muratore, civile. Nel 1936 è richiamato alle armi, ma non si presenta poiché è «detenuto nelle carceri giudiziarie» della città. Presta servizio nella Compagnia Distrettuale di Tortona, ma dopo sei mesi è incarcerato a Gaeta per insubordinazione e nel 1938 viene espulso dal Regio Esercito e rinchiuso nello Stabilimento Civile e Penale di Civitavecchia. Il 30 luglio 1944 è fucilato in Piazza Grande nella rappresaglia che le SS di Bologna impongono alla città dopo i sabotaggi gappisti e il ferimento di due militari.
6. Franco Garavini: nato a Vignola (MO) il 3 novembre 1924, figlio di Augusto e Oliva Prandini, residente a Vignola, operaio, partigiano. Nell’estate del 1943 viene inviato a combattere in Jugoslavia. Dopo l’8 settembre torna a casa, ma viene precettato dai tedeschi per lavorare nelle file della TODT: questo servizio lo esenta dagli obblighi di leva e gli consente di collaborare con le formazioni partigiane della zona. Il 5 aprile 1944 entra nella Brigata “Allegretti” e comincia l’attività resistente, ma la delazione di un vicino di casa provoca il suo arresto: Garavini è rinchiuso prima nella Rocca di Vignola, poi a Sant’Eufemia. Il 30 luglio 1944 viene fucilato in Piazza Grande.
7. Gino Giovetti: nato a Modena l’8 settembre 1922, figlio di Virginio e Ronchi Serena, residente nella frazione di Baggiovara, cascinaio, partigiano. Dopo l’8 settembre aderisce alla Resistenza tra le file della Brigata “Mario” ed è riconosciuto partigiano dal 12 febbraio 1944. In una data non precisata viene arrestato nel corso di un rastrellamento ed è condotto alle carceri di S. Eufemia. Il 30 luglio 1944 viene fucilato in Piazza Grande nella rappresaglia che le SS di Bologna impongono alla città dopo i sabotaggi gappisti e il ferimento di due militari.
8. Giovanni Liberatore: nato a Savona nel 1917 o nel 1918, civile. Le informazioni biografiche sul suo conto sono scarse e incerte: si sa che al momento della morte ha 26 anni, è coniugato e si guadagna da vivere come pittore, ma non si conosce il motivo per il quale sia detenuto nelle carceri di Sant’Eufemia. Il 30 luglio 1944 viene fucilato in Piazza Grande nella rappresaglia che le SS di Bologna impongono alla città dopo i sabotaggi gappisti e il ferimento di due militari.
9. Emilio Lugli: nato a Campogalliano nel 1900, civile. Le informazioni biografiche sul suo conto sono scarse e incerte: il 30 luglio 1944 si trova nelle carceri di Sant’Eufemia per motivi non noti e viene fucilato in Piazza Grande nella rappresaglia che le SS di Bologna impongono alla città dopo i sabotaggi gappisti e il ferimento di due militari.
10. Alfredo Magnani: nato a Polinago nel 1896, residente a Polinago, agricoltore, civile. Il 30 luglio 1944 si trova nelle carceri di Sant’Eufemia per motivi non noti e viene fucilato in Piazza Grande nella rappresaglia che le SS di Bologna impongono alla città dopo i sabotaggi gappisti e il ferimento di due militari.
11. Antonio Martelli: nato a Cassano di Polinago il 9 gennaio 1911, figlio di Bortolomeo e Maria Benedetti, residente a Montefiorino, agricoltore, partigiano. Partecipa alla campagna di guerra sul fronte balcanico, ma trascorre lunghi mesi negli ospedali militari del territorio jugoslavo. Dopo l’8 settembre torna a casa e il 1 ottobre entra nella Brigata “Dragone”. Catturato nell’estate del 1944, è condotto nelle carceri di S. Eufemia come ostaggio per una rappresaglia. Il 30 luglio 1944 viene fucilato in Piazza Grande nella rappresaglia che le SS di Bologna impongono alla città dopo i sabotaggi gappisti e il ferimento di due militari.
12. Nazareno Morandi: nato a Modena il 21 gennaio 1889, muratore, civile. Le informazioni biografiche sul suo conto sono scarse e incerte: il 30 luglio 1944 si trova nelle carceri di Sant’Eufemia per motivi non noti e viene fucilato in Piazza Grande nella rappresaglia che le SS di Bologna impongono alla città dopo i sabotaggi gappisti e il ferimento di due militari.
13. Nansen Neri: nato a Novi di Modena (MO) il 29 gennaio 1922, figlio di Luca e Dorina Cavazza, residente a Fossoli di Carpi (MO), agricoltore, partigiano. Il 12 aprile 1944 entra nella Brigata “Dimes” e sceglie il nome di battaglia di “Pippo”. In una data imprecisata viene arrestato e condotto a Modena, dove è rinchiuso nelle carceri di Sant’Eufemia. Il 30 luglio 1944 viene fucilato in Piazza Grande nella rappresaglia che le SS di Bologna impongono alla città dopo i sabotaggi gappisti e il ferimento di due militari.
14. Giovanni Puppini: nato nel 1905, civile. Le uniche informazioni biografiche sul suo conto riguardano l’anno di nascita: il 30 luglio 1944 si trova nelle carceri di Sant’Eufemia per motivi non noti e viene fucilato in Piazza Grande nella rappresaglia che le SS di Bologna impongono alla città dopo i sabotaggi gappisti e il ferimento di due militari.
15. Federico Poletti: civile, è un barbiere originario della città di Alba e ha 39 anni. Le informazioni biografiche sul suo conto sono scarse e incerte: il 30 luglio 1944 si trova nelle carceri di Sant’Eufemia per motivi non noti e viene fucilato in Piazza Grande nella rappresaglia che le SS di Bologna impongono alla città dopo i sabotaggi gappisti e il ferimento di due militari.
16. Agostino Rapini: nato a Pavullo (MO) il 13 ottobre 1905, figlio di Giovanni e Caterina Florindi, residente nella frazione di Renno (Pavullo), agricoltore, partigiano. Nel 1933 è dispensato dalla ferma di leva e dedica le energie alla coltivazione dei campi. Il 1 ottobre 1943 alla Resistenza ed è inserito nell’organico della Brigata “Comando” della Divisione Modena Montagna: s’impegna come staffetta e facilita i collegamenti nell’Appennino. Il 3 marzo 1944 viene arrestato ed è condotto nelle carceri di Sant’Eufemia: il 30 luglio 1944 viene fucilato in Piazza Grande nella rappresaglia che le SS di Bologna impongono alla città dopo i sabotaggi gappisti e il ferimento di due militari.
17. Giovanni Santi: nato nel 1923 o nel 1924 in una località non nota, residente a Fiumalbo, meccanico, civile. Nella serata del 29 luglio 1944 è fermato dalle forze dell’ordine e finisce in carcere poiché non ha con sé un documento d’identità. Nel pomeriggio del 30 luglio 1944 la fretta dei tedeschi lo include nel numero degli ostaggi che devono essere condannati a morte: Santi viene fucilato in Piazza Grande nella rappresaglia che le SS di Bologna impongono alla città dopo i sabotaggi gappisti e il ferimento di due militari.
18. Roberto Shamonal: civile, è un libraio di 41 anni originario di Parigi. Le informazioni biografiche sul suo conto sono scarse e incerte: il 30 luglio 1944 si trova nelle carceri di Sant’Eufemia per motivi non noti e viene fucilato in Piazza Grande nella rappresaglia che le SS di Bologna impongono alla città dopo i sabotaggi gappisti e il ferimento di due militari.
19. Egidio Vandelli: nato a Castelvetro il 14 giugno 1910, addetto ai motori agricoli, civile. Non frequenta le scuole elementari e rimane analfabeta. È riformato dall’esercito, ma quando viene richiamato alle armi nel 1940, non si presenta poiché si trova già in carcere per motivi non noti. Il 30 luglio 1944 è detenuto a Sant’Eufemia e viene fucilato in Piazza Grande nella rappresaglia che le SS di Bologna impongono alla città dopo i sabotaggi gappisti e il ferimento di due militari.
20. Renzo Volpi: nato a Vignola (MO) il 6 giugno 1927, figlio di Gino e Maria Gibellini, residente a Vignola, cartaio, partigiano. A quattordici anni è assunto come apprendista alla cartiera di Brodano. Dopo l’armistizio riceve la proposta di un trasferimento in Germania, ma rifiuta e, anche se non è minacciato dalla leva della RSI, si avvicina ai partigiani della Brigata “Zambelli”. I compagni lo chiamano “Saiàta” poiché è vitale e coraggioso, ma l’esuberanza della giovinezza gli costa cara: all’inizio dell’estate del 1944 è arrestato e portato nelle carceri di Sant’Eufemia, dove viene scelto come ostaggio per l’eccidio del 30 luglio. Cerca di sfuggire al plotone d’esecuzione, ma è falciato da una raffica e cade accanto agli sfiatatoi del rifugio antiaereo.

Elenco vittime civili 10

Renzo Cottafavi,
Giovanni Liberatore,
Emilio Lugli,
Alfredo Magnani,
Nazareno Morandi,
Federico Poletti,
Giovanni Puppini,
Giovanni Santi,
Roberto Shamonal,
Egidio Vandelli

Elenco vittime partigiani 10

Geminiano Bisi,
Giulio Bisi,
Gino Borelli,
Guido Cavedoni,
Franco Garavini,
Gino Giovetti,
Antonio Martelli,
Nansen Neri,
Agostino Rapini,
Renzo Volpi

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


Rustungskommando Bologna

Tipo di reparto: Wehrmacht

Platzkommandantur Modena

Tipo di reparto: Wehrmacht

Elenco persone responsabili o presunte responsabili


  • Bruno Piva

    Nome Bruno

    Cognome Piva

    Ruolo nella strage Collaboratore

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Bruno Piva: nato a Spilamberto (MO) il 3 maggio 1907, figlio di Angelo e Regina Rossi, latitante, contumace. Comandante della Compagnia per l’Ordine Pubblico del 42° Comando Provinciale GNR di Modena, in contatto diretto con l’Ufficio Politico Investigativo della RSI. Secondo la Cronaca Pedrazzi, il fascista modenese Bruno Piva è accusato di tradimento dai tedeschi poiché non riesce a sparare sugli ostaggi; quando un ufficiale germanico lo afferra e minaccia di metterlo al muro, il grido “Heil, Hitler!” gli salva la vita. -------------- Processi della Corte d’Assise Straordinaria: fotocopie di Giovanni Fantozzi, in Archivio ISRM. ASMO CAS (1945) – Busta 1: Antonio Petti – Verbale di dibattimento n. 94 R.G. – CAS MO. Il Questore De Sanctis al Ministero degli Interni e alla Direzione Generale della Polizia. “Si comunica che in seguito ad alcuni atti di sabotaggio qui verificatisi il 29 luglio u.s. contro tre automezzi tedeschi sostanti sulla pubblica strada, il Comando delle SS Germaniche di Bologna richiese l\'indomani, entro il termine di due ore, il rastrellamento di venti cittadini italiani da fucilarsi per rappresaglia. Data la perentoria richiesta e non volendo far fucilare cittadini assolutamente non colpevoli che si fossero trovati sulla strada, fu decisa una urgente riunione in Prefettura, presenti il Federale, il Questore, il Podestà e il Comandante Provinciale della GNR, i quali furono d\'accordo di prelevare i venti cittadini richiesti fra i detenuti associati nelle carceri giudiziarie di Modena. La sera dello stesso 30 luglio u.s. alle ore 18 i venti detenuti prelevati dal carcere furono fucilati nella Piazza della Repubblica di questa città da un plotone germanico delle SS. Verso le ore 21.30, poi, furono fucilati, sul Viale Muratori di questa Città, sempre ad opera di militari germanici, tre altri individui in bicicletta che non ubbidirono prontamente alla intimazione di fermarsi. Verso le ore 22, sulla Via Emilia, località Casa Cantoniera, fu ferito gravemente, con arma da fuoco, mentre viaggiava su un autocarro un militare germanico che decedeva all\'ospedale. Per tale fatto l\'indomani, il Comando Germanico delle SS di Bologna richiedeva altri 20 ostaggi che, in seguito ad altra riunione, fu deciso di prelevare dalla Casa Penale di Castelfranco Emilia. Qualche ora prima dell\'esecuzione il Comando delle SS chiese solo 5 cittadini anziché venti e così verso le ore 21,30 del 31 luglio u.s. furono fucilati, sul posto dove venne gravemente ferito il militare germanico solo 5 dei venti cittadini detenuti. I rimanenti quindici furono ritradotti alla Casa Penale di Castelfranco Emilia, ma messi a disposizione del Comando Germanico delle SS”. -------------- Verbale del Processo della Corte d’Assise sezione Speciale di Modena contro Gino Galli, Antonio Nespoli, Bruno Piva, Renato Sacchetti, Giulio Sacchetti, Amanzio Ragni e Calogero Geraci, in ASMO CAS (1946) – Nespoli, Piva, Galli, Sacchetti e altri – CAS MO. “[Bruno Piva è accusato] di avere il 29-4-1944 [sic, recte 30-7-1944] consegnato ai tedeschi per completare il numero delle vittime da fucilare per rappresaglia bieca in Piazza Grande a Modena il 29-7-1944 [sic, recte 30-7-1944], certo Bisi Giulio e Bisi Nino [sic, recte Geminiano], detenuti presso l\'OP della GNR e che assieme ad altri furono uccisi”.

    Note procedimento Verbale di dibattimento n. 94 R.G. – CAS MO. Il 5 luglio 1945 Antonio Petti viene condannato alla pena di morte con degradazione dalla Corte d’Assise di Modena: fra i capi d’accusa si trova anche il processo sommario del 27 marzo 1945. -------------- Processo della Corte d’Assise sezione Speciale di Modena contro Gino Galli, Antonio Nespoli, Bruno Piva, Renato Sacchetti, Giulio Sacchetti, Amanzio Ragni e Calogero Geraci. 1. Primo Grado: “[La corte] dichiara Galli Gino, Nespoli Antonio, Piva Bruno, Sacchetti Renato colpevoli del reato di collaborazionismo a loro ascritto nonché del delitto di omicidio aggravato continuato, il Galli inoltre, di quello di rapina aggravata continuata, e concessa l’attenuante dell’art. 62 bis C.P., condanna ciascuno di essi alla pena dell’ergastolo, con accessori di legge, il Galli in più della multa di £5000, tutti alla confisca dei beni, al pagamento in solido delle spese processuali; il Piva anche al risarcimento dei danni a favore di Luppi Silvio costituito parte civile, liquidati, secondo la richiesta in lire una, nonché alle spese di assistenza e costituzione in £10.096. Dichiara Ragni Amanzio colpevole di collaborazionismo punibile ai sensi dell’art. 58 CP MG nonché di furto aggravato continuato, e concesse le attenuanti dell’art. 62 bis C.P. per ambedue dell’art. 114 C.P. per il primo reato, lo condanna alla pena di anni sei di reclusione £2000 di multa, inoltre alla confisca nella misura di un terzo dei beni, alla interdizione perpetua dai pubblici uffici ed al pagamento delle spese in solido con gli altri. Dichiara condonate in anni trenta di reclusione la pena dell’ergastolo, nella misura di anni cinque quella detentiva inflitta al Ragni ed interamente le pene pecuniarie. Dichiara non doversi procedere nei confronti di Sacchetti Guido, Geraci Calogero per essere estinto il reato causa amnistia, e ne ordina la scarcerazione se non detenuti per altro motivo. Modena, 27 marzo 1947.” 2. Sentenza 1/3/1949 CASSAZIONE: sostituisce alla pena dell’ergastolo inflitta a Sacchetti, quella di 30 anni di reclusione. Annulla la sentenza a) nei riguardi di Nespoli per difetto di motivazione in ordine alla ritenuta aggravante di cui all’art. 112 CP per l’omicidio e per errore nella determinazione della pena. b) nei confronti di Galli Gino e Piva Bruno per difetto di motivazione sulla ritenuta aggravante della crudeltà e per errore nella determinazione della pena. Rigetta nel resto e rinvia la causa alla Corte di Assise di Perugia per il nuovo giudizio sui punti oggetto di annullamento nei riguardi del Nespoli, Galli e Piva. Modena, 9/5/1949 f. Ferrari. 3. Sentenza 26/4/1950 CORTE DI ASSISE IN PERUGIA: determina la pena per l’omicidio aggravato pel numero delle persone ed in concorso delle attenuanti generiche, e continuato, in anni 24 di reclusione ed aperto il cumulo con la pena di anni 30 di reclusione inflitta al Nespoli, al Galli ed al Piva per collaborazionismo militare determina in anni 30 di reclusione la pena complessiva da espiarsi da ciascuno dei 3 imputati assorbita in detta pena anche quella della reclusione inflitta al Galli per la rapina. Condanna gli imputati stessi in solido, al pagamento delle spese processuali, escluse quelle del giudizio di Cassazione. Dichiara condonati anni 21 di reclusione e le multe irrogate [sic] per la rapina a favore del detenuto Galli Gino. Modena, 27/8/1951, f. Pirolo. DECLARATORIA 14/11/1952: dichiara condizionalmente condonata la residua pena di anni 1 di reclusione inflitta al Ragni Amanzio. Modena, 25/11/1952, f. Pirolo.

    Tipo di reparto fascista Guardia Nazionale Repubblicana

    Nome del reparto Compagnia Ordine Pubblico/42. Comando militare provinciale/GNR di Modena

Memorie

Memorie legate a questa strage

  • lapide a palazzo del Vescovado, Modena

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: palazzo del Vescovado, Modena

    Descrizione: Sul muro del palazzo del Vescovado si trova una lapide che ricorda la “rappresaglia esecranda” che “immolava venti cittadini incolpevoli”.

  • onorificenza alla persona a Geminiano Bisi

    Tipo di memoria: onorificenza alla persona

    Ubicazione: Geminiano Bisi

    Descrizione: Geminiano Bisi è decorato con una Medaglia d’Argento al Valor Militare alla Memoria.

  • commemorazione a Modena

    Tipo di memoria: commemorazione

    Ubicazione: Modena

    Descrizione: Ogni estate l’Amministrazione comunale e le associazioni partigiane organizzano una commemorazione della rappresaglia del 30 luglio 1944.

Bibliografia


Ermanno Gorrieri, La repubblica di Montefiorino, Bologna, Il Mulino, 1970, pp. 315-319.
Claudio Silingardi, Una provincia partigiana, Milano, Franco Angeli, 1998, pp. 334-335.
Ilva Vaccari, Dalla parte della libertà, Santa Sofia di R., Stab. Tip. dei Comuni per COOP Estense, 1999, pag. 567.

Sitografia


http://resistenzamappe.it/modena-mo_violenza-palazzo_vescovile.all
http://associazioni.monet.modena.it/iststor/page4.php?id=51&nlevel=4
http://www.istitutostorico.com/app-modena900/index.html#/memorial/4
http://www.istitutostorico.com/app_cippi_lapidi_partigiani_resistenza_modena
http://www.istitutostorico.com/memorie_solide_renzo_volpi_eccidio_piazza_grande.draft
http://www.istitutostorico.com/memorie_solide
http://anpimodena.it/avvenimenti-significativi-della-resistenza-modenese-nel-periodo-dal-1-luglio-1943-e-1944-20-settembre-1943-e-1944/
http://emilia-romagna.anpi.it/modena/calendario/1944_07.html
http://emilia-romagna.anpi.it/modena/archivio_res/giugno_09/art_23_06_09.htm
http://www.modenasaluteambiente.it/index.php?option=com_content&view=article&id=60:30-luglio-1944-eccidio-in-piazza-grande-bozza&catid=31&Itemid=148
http://www.comune.modena.it/salastampa/comunicati-stampa/2014/7/muzzarelli-commemora-l2019eccidio-di-piazza-grande
http://www.pietredellamemoria.it/pietre/lastra-commemorativa-di-venti-modenesi-fucilati-dai-tedeschi-in-piazza-grande-modena/
http://gazzettadimodena.gelocal.it/modena/cronaca/2014/07/30/news/il-ricordo-dell-eccidio-di-piazza-grande-1.9684137
https://it.wikipedia.org/wiki/Piazza_Grande_(Modena)
http://www.modena24.net/piazza-grande-e-i-suoi-segreti/
http://rete.comuni-italiani.it/wiki/Modena/Piazza_Grande
http://impressioniespressioni.blogspot.it/p/cippi-resistenti.html

Fonti archivistiche

Fonti

Adamo Pedrazzi, Cronaca dell’Occupazione Nazi-Fascista di Modena – MCMXLIII-MCMXLV, Volume II, 31 luglio 1944, Archivio dell’Istituto Storico di Modena.
Notiziario GNR, 30 luglio 1944, in FM, GNR.
Processi della Corte d’Assise Straordinaria: fotocopie di Giovanni Fantozzi, in Archivio ISRM.
ASMO CAS (1945) – Busta 1: Antonio Petti – Verbale di dibattimento n. 94 R.G. – CAS MO.