Civitella Roveto 4-6-1944

(L'Aquila - Abruzzo)

Descrizione

Località Civitella Roveto, Civitella Roveto, L'Aquila, Abruzzo

Data 4 giugno 1944

Matrice strage Nazista

Numero vittime 1

Numero vittime donne 1

Numero vittime donne adulte 1

Descrizione: La Valle Roveto, nella Marsica, è una zona dell'Abruzzo che si trovava molto vicina al fronte di Cassino, dopo la formazione della linea Gustav, infatti divenne per i tedeschi la principale via di rifornimento. Alcuni paesini più impervi e difficilmente raggiungibili della zona, che erano inizialmente sfuggiti al controllo tedesco, come Meta (dove operavano i fratelli partigiani Bruno e Mario Durante uccisi barbaramente dai tedeschi) rappresentarono un rifugio sicuro per i diversi prigionieri alleati che scapparono dai campi di concentramento e un luogo sicuro per organizzare l'attività partigiana. I partigiani della Valle Roveto avevano imparato a mettere e disinnescare mine, e progettavano in collaborazione con i POW delle truppe alleate di bloccare i tedeschi a sud di Capistrello o a Pescocanale durante la ritirata. Negli ultimi mesi di guerra, tuttavia, il controllo tedesco divenne più stringente, infatti il comando iniziò a cercare febbrilmente i soldati alleati che si erano rifugiati nella valle con l'obiettivo di catturare chi li aveva ospitati, e soprattutto cercavano con insistenza gli informatori che con le radio ricetrasmittenti segnalavano alle truppe alleate i movimenti dei loro automezzi. Il 18 maggio del '44, le truppe alleate sfondarono il fronte di Cassino, i tedeschi per rallentare l'avanzata alleata e per favorire la ritirata, avevano preparato un altro fronte a sud di Balsorano, resistettero per 15 giorni prima di lasciare la Valle Roveto.
I tedeschi durante la ritirata dall'area lasciarono il segno del loro passaggio, facendo subire le peggiori angherie agli abitanti.
A Civitella Roveto, il 4 giugno 1944, alle ore tredici, Concetta Petricca, di ventidue anni, opponendo resistenza alla violenza sessuale intentagli da un militare tedesco, venne uccisa da un colpo di pistola, in base alla testimonianza rilasciata ai Carabinieri, da Maria Antonia Consigli abitante di un’imprecisata frazione di Civitella Roveto.

Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco

Violenze connesse: stupro

Tipo di massacro: violenze di genere
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Annotazioni: Nell'atto di morte è specificato che la vittima è deceduta a causa del fuoco nemico.
Anna Persia, in una chiacchierata, mi ha riferito che un signore del luogo le ha raccontato che il padre parlava spesso dell'uccisione di Petricca Concetta. Il suo racconto è un po' diverso da quanto è riportato nelle fonti archivistiche. Secondo questa versione, dei militi tedeschi avvicinarono Petricca Concetta per chiederle dove si nascondessero i soldati alleati che si erano rifugiati nei vari casolari dell'area, la ragazza rispose di non sapere nulla a riguardo. I nazisti la lasciarono andare e una volta giunti sulla collina antistante presero la mira e fecero fuoco.

Scheda compilata da Claudia Piermarini e Enrico Cavalli Iasrac
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2015-12-07 21:31:37

Vittime

Elenco vittime

Petricca Concetta, nata a Civitella Roveto, muore all\'età di 22 anni il 4 giugno 1944.

Elenco vittime civili 1

Petricca Concetta, nata a Civitella Roveto, muore all\'età di 22 anni il 4 giugno 1944.

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


Elenco persone responsabili o presunte responsabili


  • Domenico Apollonio

    Nome Domenico

    Cognome Apollonio

    Ruolo nella strage Collaboratore

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Domenico Apollonio, nacque a Sassinoro (BN), l\'11 luglio 1913. Agente ausiliario di pubblica sicurezza.

    Note procedimento Tra i vari capi di imputazione per i quali furono processati lui e gli altri uomini di De Sanctis, vi fu quello di concorso nel delitto di quintuplice omicidio aggravato «per avere adoperato maltrattamenti e sevizie allo scopo di estorcere le confessioni da farsi valere innanzi a un sedicente Tribunale (…) con la volontà e la coscienza di cagionare la morte delle vittime». La CAS di Ferrara il 14 ottobre 1945 condannò Apollonio, D\'Ercole, Valli e Balugani alla pena capitale, Manocchio, Lanzarotta e Roversi a 30 anni di carcere. «La Corte di Cassazione, con sentenza del 12 febbraio 1946, accogliendo il ricorso (…) avanzato circa l\'illegalità della pena capitale loro inflitta, siccome già abolita col DLL 10 agosto 1944 n. 244, sostiuiva a detta pena quella dell\'ergastolo con l\'aggravamento dell\'isolamento». Fu la Corte d\'Assise di Bologna, il 6 dicembre 1947, a fissare in un anno la durata dell\'isolamento e ad applicare il condono previsto dal Decreto Presidenziale 22 giugno 1946, commutando l\'ergastolo in trenta anni di reclusione. A seguito della assoluzione ottenuta da Carlo De Sanctis il 27 giugno 1951 dinnanzi alla Corte d\'Assise di Macerata, da tutti ventitrè gli omicidi di cui era stato accusato, gli otto componenti della banda, coinvolti indirettamente nell\'omicidio dei cinque partigiani, presentarono istanza di revisione, opponendo l\'inconciliabilità tra la sentenza della CAS ferrarese e quella della corte maceratese. Il 30 novembre 1951 la Cassazione accolse l\'istanza «perchè manca la prova che [abbia] commesso il fatto» e, annulando sia la sentenza di Ferrara sia quella di Bologna, rinviò tutti gli imputati dinnanzi alla Corte d\'Assise d\'Appello di Ancona per un nuovo giudizio. Il 28 luglio 1953 venne promulgata la sentenza: pronunciando in sede di revisione come alla sentenza della Corte di Cassazione del 30 novembre 1951, relativamente alla fucilazione del 30 dicembre 1945, la Corte li assolse per non aver commesso il fatto, poiché, riferendosi alla sentenza che aveva mandato assolto De Sanctis, «mancava ogni nesso di causalità, sia morale che materiale tra l\'attività spiegata dal De Sanctis ed il luttuoso evento» ed osservando, inoltre che il Tribunale Militare che emanò la condanna a morte, assolse alcuni imputati e ne condannò al carcere altri, dimostrando così che l\'attività investigativa e preparatria di De Sanctis, non condusse necessariamente tutti gli imputati alla fucilazione. Se De Sanctis fu assolto, lo dovevano essere anche i suoi uomini che eseguirono i suoi ordini.

Memorie
Bibliografia


Cavalieri Walter, L'Aquila in guerra, Gruppo Tipografico Editoriale, L'Aquila, 1997, pp. 205-207

Antonio Rosini, Giustizia Negata, Aleph, L'Aquila, 1998, p. 50

Sitografia


http://www.valleroveto.eu/il-novecento-e-la-valle-roveto/
http://dinicola.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/05/09/martiri-che-questitalia-non-merita/

Fonti archivistiche

Fonti

AUSSME, N 1/11, b. 2132 bis
ASAq, Fondo prefettura, Atti di gabinetto, II Versamento, Categoria XIX, busta 150.