Descrizione
Località Città di Castello, Città di Castello, Perugia, Umbria
Data 9 maggio 1944
Matrice strage Nazifascista
Numero vittime 1
Numero vittime uomini 1
Numero vittime uomini adulti 1
Descrizione: Figlio di un sarto, reduce garibaldino, e di una cucitrice fervente cattolica, unico figlio maschio fra quattro sorelle, sin dai primi anni del Novecento è impegnato nell'associazionismo cattolico, partecipando fra l'altro al circolo di “Nova Juventus” fondato a Città di Castello da don Enrico Giovagnoli nel 1906. In questo ambito inizia anche la sua carriera professionale, spostandosi negli anni successivi in Romagna e a Roma. Pur essendo stato riformato, nel 1915 chiede ed ottiene l'arruolamento volontario, venendo destinato prima in artiglieria poi in fanteria. Conclude la guerra con il grado di capitano, numerose ferite con menomazioni permanenti e varie decorazioni, fra cui spiccano due medaglie d'argento e altrettante di bronzo. Rientrato a Città di Castello, diviene subito uno dei punti di riferimento della neonata sezione del Partito popolare, di cui presto diventa segretario (e della sezione tifernate del sindacato popolare, l'Unione del Lavoro) così come della locale sezione dell'Associazione mutilati e invalidi. Dal 1920 è nominato Subeconomo dei Benefici vacanti (impiegato laico che gestisce i beni della Curia), mantenendo questo impiego fino alla morte. Sin dagli anni dello squadrismo, il regime si scaglia in ogni modo contro di lui, facendolo anche oggetto di reiterate spedizioni punitive. Di volta in volta sono il vescovo o gli ex combattenti a proteggere Gabriotti, dal punto di vista sociale e professionale, sebbene il suo carattere non gli lesini contrarietà anche all'interno del suo partito (allo stesso tempo, tuttavia, coltiva profondi legami amicali sia fra gli amici che fra gli oppositori). Anche la sua situazione militare di ufficiale di complemento subisce vari sconquassi, è tuttavia – dopo degradazioni e reintegri – promosso maggiore nel 1942 (ma con decorrenza dal 1939) e tenente colonnello l'anno successivo.
Proprio all'inizio del 1943 ricomincia concretamente a tessere le fila dell'antifascismo cittadino, cosicché con la caduta di Mussolini si trova, insieme all'amico socialista Giulio Pierangeli, a rappresentare i punti di riferimento dell'opposizione al regime rinato dopo l'Armistizio. È fondamentale il suo lavoro nell'organizzazione della Resistenza nell'alta valle del Tevere, anche perché per via della professione gode di una certa libertà di movimento; costituisce tra l'altro un “Comitato di soccorso”, che oltre all'assistenza a sinistrati e bisognosi (cosa che lui fa da decenni, che in questo momento gli consente tuttavia di essere “coperto” con i fascisti e i tedeschi) serve clandestinamente per inviare denaro e quant'altro necessario ai partigiani. Anche nei mesi successivi il suo impegno è indefesso, coronato il 1 maggio dalla presenza fra i partigiani della “S. Faustino Proletaria d'Urto” a Pietralunga, appena divenuta “zona libera”, per celebrare dopo oltre venti anni la Festa dei Lavoratori.
Rientrato in città viene però arrestato, il 5 maggio, nel suo ufficio da militi della GNR. Pure in questa circostanza estrema riesce a compiere il suo dovere, accostandosi al sacerdote suo collaboratore in ufficio, Vincenzo Pieggi, e porgendogli la busta con il denaro del “Comitato di soccorso”, oltre ad indicargli i nascondigli delle persone da avvisare del pericolo. Grazie alla complicità di alcune guardie carcerarie, fa lo stesso anche nei giorni successivi, salvando così fra gli altri l'amico Giulio Pierangeli. È ripetutamente interrogato al comando della GNR tifernate, cerca di ribattere colpo su colpo adducendo motivazioni legate al suo impiego e che l'avere incontrato Stelio Pierangeli (“Geo Gaves”, comandante della “S. Faustino”) era dovuto esclusivamente al fatto di dovergli consegnare una lettera con cui il padre Giulio gli chiedeva di presentarsi e regolare la sua posizione. Purtroppo però, a quel punto, la mancata denuncia di un partigiano fornisce l'alibi per la condanna a morte. Nel frattempo intervengono complicazioni anche da parte del comandante tedesco della piazza di Città di Castello, che il 6 maggio ha perso alcuni uomini in uno scontro con i partigiani e intende scatenare una rappresaglia, a partire proprio da questa città. È a quel punto che i fascisti locali riferiscono di avere per le mani il “pesce grosso” Gabriotti. Viste anche le pressioni percepite in città, e quelle portate dal vescovo Filippo Maria Cipriani, il comandante tedesco vacilla nell'accettare la condanna a morte di Gabriotti, conscio delle ripercussioni negative che potrebbe avere. La decisione viene “ratificata” (senza alcun formale processo) la sera dell'8 maggio, allorché, in un estremo tentativo presso l'ufficio del comandante tedesco della piazza, il vescovo assiste alle violente insistenze da parte dei gerarchi fascisti presenti. Il comandante tedesco decide così per la fucilazione ma modificandone il luogo, non più sulla piazza principale ma in periferia nei pressi del cimitero.
All'alba del giorno successivo, dopo che nella notte ha rifiutato le ulteriori offerte di fuga, conscio delle rappresaglie che avrebbe scatenato contro i suoi concittadini, un manipolo di fascisti accompagna Gabriotti – molto rumorosamente – per qualche km verso il luogo della fucilazione, il greto del torrente Scatorbia, dove un plotone di militi della GNR lo fucila. Vergognosamente, trattandosi oltretutto di un uomo dalla profonda fede, gli vengono negati i conforti religiosi, ma almeno gli si risparmia la fucilazione alla schiena.
Modalità di uccisione: fucilazione
Tipo di massacro: punitivo
--> Per saperne di più sulle tipologie
Note sulla memoria (per maggiori informazioni vedi la sezione apposita): Gabriotti è l\'indiscusso simbolo dell\'antifascismo e della Resistenza tifernati, la sua memoria è sempre viva e costantemente celebrata.
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2018-12-28 16:39:12
Vittime
Elenco vittime
Gabriotti Venanzio, cavaliere Tenente colonnello, fu Augusto e Martinelli Anna, nato a Città di Castello il 26/04/1883, impiegato, celibe, antifascista; riconosciuto partigiano della brigata “San Faustino Proletaria d\'Urto” dal 9 settembre 1943 al 7 maggio 1944, «tenente colonnello – fucilato a Città di Castello».
Elenco vittime partigiani 1
Gabriotti Venanzio.
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Dorando Pietro Brighigna
Nome Dorando Pietro
Cognome Brighigna
Ruolo nella strage Autore
Note responsabile comandante del presidio GNR di Città di Castello.
Tipo di reparto fascista Guardia Nazionale Repubblicana
Nome del reparto GNR, distaccamento di Città di Castello
Filippo Faro
Nome Filippo
Cognome Faro
Ruolo nella strage Autore
Note responsabile sottufficiale del presidio GNR di Città di Castello.
Tipo di reparto fascista Guardia Nazionale Repubblicana
Nome del reparto GNR, distaccamento di Città di Castello
Hans Tatoni
Nome Hans
Cognome Tatoni
Ruolo nella strage Autore
Note responsabile sottotenente. Comandante militare tedesco della Piazza di Città di Castello.
Nome del reparto nazista Waffen-SS
Nome del reparto Reparto tedesco SS non precisato
Orazio Puletti
Nome Orazio
Cognome Puletti
Ruolo nella strage Autore
Note responsabile podestà e segretario politico del Fascio repubblicano di Città di Castello.
Pietro Gambuli
Nome Pietro
Cognome Gambuli
Ruolo nella strage Autore
Note responsabile sottufficiale del presidio GNR di Città di Castello.
Tipo di reparto fascista Guardia Nazionale Repubblicana
Nome del reparto GNR, distaccamento di Città di Castello
Memorie
Memorie legate a questa strage
altro a Città di Castello
Tipo di memoria: altro
Ubicazione: Città di Castello
Descrizione: Stele sul luogo della fucilazione, greto del torrente Scatorbia
lapide a Città di Castello
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Città di Castello
Anno di realizzazione: 1944
Descrizione: Lapide a lui dedicata sulla torre campanaria nella piazza principale della città (subito a lui intitolata), scoperta il 13 agosto 1944.
lapide a Città di Castello, via San Florido
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Città di Castello, via San Florido
Anno di realizzazione: 1984
Descrizione: Lapide sulla facciata della sua abitazione in via San Florido (scoperta nel 1984).
monumento a Città di Castello, via Vittorio Veneto
Tipo di memoria: monumento
Ubicazione: Città di Castello, via Vittorio Veneto
Descrizione: Mezzobusto su cippo lungo via Vittorio Veneto a Città di Castello (nei pressi delle antiche mura urbiche).
monumento a Città di Castello, cimitero civico.
Tipo di memoria: monumento
Ubicazione: Città di Castello, cimitero civico.
Descrizione: La sua tomba campeggia al centro, in posizione predominante del Sacrario ai volontari della Libertà, cimitero civico di Città di Castello.
lapide a Rocca di Arsiè
Tipo di memoria: lapide
Ubicazione: Rocca di Arsiè
Descrizione: C\'è una lapide a lui dedicata a Rocca di Arsiè (Biella), voluta nel 1920 dai cittadini del paese per ringraziarlo dei mesi di lavoro con la sua compagnia nel riparare le devastazioni causate dalla guerra alle abitazioni e alle infrastrutture.
onorificenza alla persona a Arsiè
Tipo di memoria: onorificenza alla persona
Ubicazione: Arsiè
Descrizione: Gabriotti è cittadino onorario di Arsiè.
onorificenza alla persona a Giustino in val Rendena
Tipo di memoria: onorificenza alla persona
Ubicazione: Giustino in val Rendena
Descrizione: Gabriotti è cittadino onorario di Giustino in val Rendena (Trento), altro paese ricostruito fra il 1918 e il 1919 insieme alla sua compagnia.
onorificenza alla persona a
Tipo di memoria: onorificenza alla persona
Anno di realizzazione: 1944
Descrizione: Decorato di medaglia d\'oro al Valore militare alla memoria, presumibilmente già nel 1944: «Volontario di guerra, valoroso combattente della campagna 1915-1918, decorato di due medaglie d’argento, due medaglie di bronzo e di una croce al V.M., gravemente
commemorazione a
Tipo di memoria: commemorazione
Descrizione: Annuali e molto partecipate, a Città di Castello ma anche in altre località dell\'alta valle del Tevere.