Descrizione
Località Gros-Breil, Châtillon, Aosta, Valle d'Aosta
Data 1 dicembre 1944 - 5 dicembre 1944
Matrice strage Fascista
Numero vittime 3
Numero vittime uomini 3
Numero vittime uomini adulti 3
Descrizione: Nella campagna per far disertare i militi italiani RSI rientrati dall’addestramento in Germania e destinati al fronte alpino occidentale, sono arrestati a Pavone Canavese (Torino) dal «capitano [Arturo] Picedi e dal tenente [Gennaro] Jacono» del 4º battaglione Alpini della Divisione Littorio Rsi cinque giovani del posto (due originari dal Polesine) — operai alle Officine Meccaniche Zanzi a Ivrea, di interesse bellico — «senza armi, godenti dell’amnistia del 28 ottobre [1944]». «Rinchiusi a Ivrea nella caserma Valcacina, “copiosamente legnati” sono condannati alla fucilazione dal colonnello [Armando] De Felice». Il reparto della Rsi è in fase di avvicinamento al fronte (Col du Mont e Piccolo San Bernardo, Valle d’Aosta) e i cinque sono condotti a forza dalle truppe: un testimone de relato ricorda che: «Mia mamma si era sentita particolarmente toccata quando venne a sapere della fine a cui erano destinati quei ragazzi. Lei mi raccontava spesso l’episodio di questi cinque giovani di Pavone. Pavone era un borgo contadino, ogni cosa che capitava era un “avvenimento” per tutti. E una cosa come quella fu sotto gli occhi di tutti. Mia madre abitava proprio all’uscita di Pavone, dalla parte verso Ivrea. Una mattina sente arrivare un gruppo di persone che arrivano sulla strada. Erano in divisa e avevano con sé cinque ragazzi a piedi scalzi e legati con un fil di ferro ad una galiota, una sorta di carro con due ruote, carico di roba che loro trascinavano. Uno dei militi, che a mia madre pareva di conoscere, disse: «Ah! Custi si, i sistemuma nui!», «Questi qui li sistemiamo noi!». Questi militi erano gente ormai nota nel paese, giravano per lì da qualche tempo» (Testimonianza de relato di A.E., 11 marzo 2013).
Due di essi, Adriano Pistono e Giuseppe Gobatello sono fucilati il 3 dicembre 1944 nei pressi del ponte di Échallod di Arnad. Si infierisce sui loro cadaveri «secondo un macabro rituale». Gli altri tre, Mirko Giatti, Bruno Chinaglia e Giovanni Mino sono costretti a camminare scalzi «con i sacchi» per un lungo tratto, sino a Gros-Breil de Châtillon dove sono fucilati in quel torno di tempo: « […] Non dormivamo granché la notte, sentivamo sparare spesso. Io dovevo andare in fabbrica per le 6 della mattina. Mi avviai verso Châtillon, sola, e all’altezza del ponte che passa sopra la ferrovia e la centrale di Breil mi avvidi di tre giovani riversi in un ruscello, uccisi, scalzi: seppi durante il giorno che camminarono da Ivrea scalzi (i loro piedi erano pieni di piaghe) con i sacchi. Credo che fossero dei partigiani di Ivrea o dei dintorni, del Canavese, catturati. Capii poi il perché di quegli spari nella notte e ho ancora il ricordo vivo di questi tre giovani riversi nel ruscello» (Testimonianza di M.-R. G., 1989).
Modalità di uccisione: fucilazione
Trattamento dei cadaveri: Esposizione dei cadaveri
Tipo di massacro: rappresaglia
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Estremi e note penali: Procedimento Corte di Assise straordinaria di Aosta, n. 24/1946, imputati Armando De Felice, nato nel 1897; Arturo Picedi, nato nel 1910; Gennaro Jacono, nato nel 1915; Angelo Agosto, nato nel 1923; Enzo Lucidi, nato nel 1916; Giacomo Merchich, nato nel 1920. Prima udienza il 16 marzo 1946. «Dei sei, tre (De Felice, Picedi, Merchich) sono latitanti. Il reato è commesso da
militari della divisione Littorio, “una formazione di pseudo-alpini” (così la sentenza) reduce da formazione in Germania, in trasferimento da Pavone Canavese al Piccolo San Bernardo. […] La Corte infligge al De Felice la condanna a morte per
fucilazione nella schiena, mentre Picedi, Jacono, Lucidi e Merchich, colpevoli di collaborazionismo, hanno 20 anni ciascuno […]; Agosto è assolto per insufficienza di prove. – De Felice, Picedi e Jacono interpongono ricorso per Cassazione, che rinvia alla Ssca di Torino; questa, il 12 marzo 1947, condanna i tre alla pena di morte e confisca dei beni. A dicembre 1948, la Cassazione annulla la condanna e rinvia alla Corte d’assise di Viterbo».
Non si conosce il prosieguo della vicenda giudiziaria.
A latere, il t. colonnello De Felice ed altri ufficiali della divisione Littorio Rsi (Giuseppe Santini, nato nel 1909; Giuseppe Vitti, nato nel 1921; Pietro Mario Omodeo, nato nel 1903) secondo il disposto del dll 12 aprile 1946, n. 201, che reintroduce la distinzione tra civili e militari, sono rinviati al tribunale militare di competenza per quanto riguarda la fucilazione, avvenuta il 16 aprile 1945, di tre disertori della Littorio Rsi (Ssca di Aosta 29 marzo 1947, sentenza 1/47).
Non se ne conosce l’esito.
Annotazioni: La data delle fucilazioni è del 04 dicembre 1944 (dai registri comunali) oppure viene fissata, da altre fonti, al 4 gennaio 1945.
Cfr. episodio di Échallod (Arnad) nella stessa data
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-09-30 15:33:09
Vittime
Elenco vittime
Bruno CHINAGLIA, nato a Badia Polesine (Rovigo) il 4 novembre 1926, partigiano del Raggruppamento Giorgio Davito dal 4 maggio 1944
Mirko GIATTI, nato a Badia Polesine (Rovigo) il 20 febbraio 1926, partigiano del Raggruppamento Giorgio Davito dal 22 novembre 1944
Giovanni MINO, nato a Pavone Canavese (Torino) il 3 gennaio 1924, partigiano della 7ª Divisione Giustizia e Libertà dall’11 gennaio 1944
Elenco vittime partigiani 3
Bruno CHINAGLIA,
Mirko GIATTI,
Giovanni MINO
Responsabili o presunti responsabili
Elenco reparti responsabili
Elenco persone responsabili o presunte responsabili
Armando De Felice
Nome Armando
Cognome De Felice
Ruolo nella strage Autore
Stato imputato in procedimento
Note responsabile Tenente Colonnello Armando De Felice, comandante del 4º reggimento Alpini della Divisione Littorio
Note procedimento Procedimento Corte di Assise straordinaria di Aosta, n. 24/1946, imputati Armando De Felice, nato nel 1897; Arturo Picedi, nato nel 1910; Gennaro Jacono, nato nel 1915; Angelo Agosto, nato nel 1923; Enzo Lucidi, nato nel 1916; Giacomo Merchich, nato nel 1920. Prima udienza il 16 marzo 1946. «Dei sei, tre (De Felice, Picedi, Merchich) sono latitanti. Il reato è commesso da militari della divisione Littorio, “una formazione di pseudo-alpini” (così la sentenza) reduce da formazione in Germania, in trasferimento da Pavone Canavese al Piccolo San Bernardo. […] La Corte infligge al De Felice la condanna a morte per fucilazione nella schiena, mentre Picedi, Jacono, Lucidi e Merchich, colpevoli di collaborazionismo, hanno 20 anni ciascuno […]; Agosto è assolto per insufficienza di prove. – De Felice, Picedi e Jacono interpongono ricorso per Cassazione, che rinvia alla Ssca di Torino; questa, il 12 marzo 1947, condanna i tre alla pena di morte e confisca dei beni. A dicembre 1948, la Cassazione annulla la condanna e rinvia alla Corte d’assise di Viterbo». Non si conosce il prosieguo della vicenda giudiziaria. A latere, il t. colonnello De Felice ed altri ufficiali della divisione Littorio Rsi (Giuseppe Santini, nato nel 1909; Giuseppe Vitti, nato nel 1921; Pietro Mario Omodeo, nato nel 1903) secondo il disposto del dll 12 aprile 1946, n. 201, che reintroduce la distinzione tra civili e militari, sono rinviati al tribunale militare di competenza per quanto riguarda la fucilazione, avvenuta il 16 aprile 1945, di tre disertori della Littorio Rsi (Ssca di Aosta 29 marzo 1947, sentenza 1/47). Non se ne conosce l’esito.
Tipo di reparto fascista Esercito
Nome del reparto 4. Reggimento/2. Divisione granatieri “Littorio”
Memorie
Memorie legate a questa strage
commemorazione a
Tipo di memoria: commemorazione
Descrizione: In occasione del 25 aprile, tutte le lapidi vengono decorate da mazzi di fiori e in caso restaurate