CASERMA PIAVE, PALMANOVA, 29.10.1944

(Udine - Friuli-Venezia Giulia)

Descrizione

Località Caserma Piave, Palmanova, Udine, Friuli-Venezia Giulia

Data 29 ottobre 1944 - 6 novembre 1944

Matrice strage Nazista

Numero vittime 1

Numero vittime uomini 1

Numero vittime uomini adulti 1

Descrizione: I comandi del Centro di Repressione Antipartigiana presso la Caserma “Piave” di Palmanova avevano tra i propri obiettivi soprattutto quello di indebolire le strutture operative facenti riferimento all’Intendenza “Montes”, la quale agiva con efficienza su ampie porzioni del territorio. Odorico Borsatti, dal momento del suo arrivo presso il centro, aveva dunque costruito una rete di informatori e spie piuttosto allargata, con lo scopo di individuarne soprattutto i vertici, secondo una strategia che avrebbe ben presto dato i suoi frutti.
Il 29 ottobre del 1944 Marcuzzi si trovava per una riunione presso il mulino “Cogoi” di Muzzana, una delle sedi più importanti dell’Intendenza. Guidato da una soffiata, Borsatti, supportato operativamente dalla “Banda Collotti” di Trieste, fece irruzione nel mulino dove Marcuzzi aveva da poco sciolto il consesso e il comandante dell’Intendenza venne immediatamente arrestato e tradotto alla Caserma “Piave”. Qui egli venne seviziato ripetutamente da Borsatti, come riportato da diverse testimonianze di prigionieri che sentirono le urla provenire dalla sua cella e che lo videro nelle ultime ore di vita. Impazzito per il dolore, “Montes” sarebbe morto in una data imprecisata della prima metà del mese di novembre. Il suo corpo sarebbe stato ritrovato solamente nel dopoguerra nei pressi della Caserma.
L’uccisone del comandante avrebbe avuto ricadute cruciali per i rapporti tra resistenza locale e i comandi del Centro di Repressione: da una parte infatti l’Intendenza, per quanto colpita, ridusse ma non pose fine alle sue attività, e dall’altra soprattutto i gappisti locali ingaggiarono contro Borsatti una “caccia all’uomo” che rese sempre più frequenti e violente le operazioni partigiane sul territorio, facendo registrare un notevole innalzamento dei toni dello scontro tra le parti.
Borsatti inoltre avrebbe subito dure reprimende per il suo comportamento da parte dei comandi della SIPO SD di Udine che, non informata dell’importante arresto effettuato dal tenente, avrebbe appreso con disappunto della morte di un prigioniero di tale rilievo. L’episodio dunque risulta esemplificativo del fatto che il Centro di Repressione, sebbene formalmente alle dipendenze delle autorità tedesche, ebbe da subito la tendenza a muoversi del tutto autonomamente sul territorio.

Modalità di uccisione: tortura a morte

Trattamento dei cadaveri: Occultamento dei cadaveri

Tipo di massacro: rastrellamento
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Estremi e note penali: Borsatti sarebbe stato giudicato e condannato a morte nei primi giorni del mese di maggio dal Tribunale del Popolo di Udine e fu a tutti gli effetti il primo processato per reati di collaborazionismo in Friuli e l’unico condannato ad essere stato giustiziato. Il Tribunale sarebbe stato soppresso e sostituito dalla Corte d’Assise Straordinaria pochi giorni dopo la fine del processo a carico di Borsatti.
Tribunale competente:
Corte d’Assise Straordinaria di Udine

Annotazioni: I fatti relativi alla cattura e alla morte di Silvio Marcuzzi rappresentano alcuni dei pilastri fondamentali che costituiscono la memoria della Resistenza in tutta la regione. La figura di Marcuzzi è tutt’oggi fonte inesauribile di interesse e di iniziative volte alla divulgazione dei principali episodi che videro coinvolta l’Intendenza “Montes” la quale, assieme alla Repubblica partigiana della Carnia, rappresenta uno degli argomenti più ripercorsi dal dibattito locale.

Scheda compilata da Irene Bolzon
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2015-10-28 00:10:34

Vittime

Elenco vittime

Marcuzzi Silvio \"Montes\"

Elenco vittime partigiani 1

Marcuzzi Silvio \"Montes\" di Leonardo e Vittori Gisella, nato a Fogliano il 7.7.1907, residente a Monfalcone, Comandante dell’Intendenza “Montes”.

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


Elenco persone responsabili o presunte responsabili


  • Odorico Borsatti

    Nome Odorico

    Cognome Borsatti

    Ruolo nella strage Autore

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Odorico Borsatti, tenente responsabile di un plotone di cavalleria appartenente alla Waffen-Gebirs (Karstjäger)-Brigade der SS e/o suoi sottoposti. Le responsabilità sono accertate da un procedimento penale avviato dalla Corte d’Assise Straordinaria di Udine Odorico Borsatti fu uno dei protagonisti fondamentali delle vicende legate alla Caserma “Piave” di Palmanova, che a partire dal settembre del 1944 fino all’aprile del 1945 fu sede di uno dei più grandi centri di repressione antipartigiana della regione. Il centro di repressione era stato concepito dai comandi della SIPO SD di Udine per intervenire sulla situazione della Bassa Friulana, che nella primavera del 1944 aveva vissuto un notevole incremento delle attività partigiane, con l’istituzione di numerose squadre GAP, di un comando unificato tra le formazioni “Garibaldi” e “Osoppo” e dell’Intendenza “Montes”. Si trattò, per l’ampiezza del suo raggio territoriale d’azione, per la sua posizione strategica e per l’imponente attività repressiva condotta sul territorio, del centro di repressione più importante del territorio, assieme all’Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza di Trieste, dove fu attiva la “Banda Collotti”. Alla guida del centro venne chiamato nel mese di settembre il comandante Herbert Pakebusch, nazista della prima ora, il quale ne delegò l’organizzazione concreta al tenente Odorico Borsatti, ventiquattrenne originario di Pola, che si trovava al comando di un plotone a cavallo di volontari italiani e tedeschi delle SS. Nel giro di breve tempo il giovane tenente avrebbe messo in piedi un efficiente sistema di funzionamento, caratterizzato da una ramificata rete di informatori e dall’applicazione di feroci torture sui prigionieri catturati, che gli consentì di mettere a segno decine e decine di arresti. A seguito del trasferimento di Borsatti, avvenuto alla fine del mese di novembre, arrivò nel centro un altro reparto, ossia la II compagnia del I battaglione del VI reggimento di Milizia di Difesa Territoriale (ex 63 ª Legione MVSN), costituito da una quarantina di uomini, tutti italiani, e comandato dal capitano Ernesto Ruggiero. All’interno di questo gruppo si distinse ben presto un nucleo di una decina di uomini che per la particolare ferocia applicata nei metodi repressivi sia nei confronti delle bande partigiane che della popolazione civile, venne battezzata dalla voce popolare con l’epiteto di “Banda Ruggiero”. I mesi che seguirono avrebbero fatto registrare un incremento delle violenze sia all’interno della Caserma che in tutti i territori della Bassa Friulana compresi tra Codroipo e Monfalcone. Quotidiani i rastrellamenti a danno della popolazione, ai quali seguivano sparatorie, arresti arbitrari e continue razzie. Continue erano anche le fucilazioni arbitrarie dei prigionieri i cui corpi, dopo giorni di torture, venivano abbandonati in mezzo ai campi. Ininterrotte le urla provenienti dall’interno della Caserma, che impedivano all’intero vicinato di trovare tregua e riposo. A testimonianza della imponente attività svolta sul territorio, il centro avrebbe registrato dal novembre 1944 fino ai primi di aprile oltre 500 prigionieri, di cui 113 segnalati come “morti a seguito di tentata fuga” (dicitura dietro alla quale si nascondevano decessi a seguito di torture, maltrattamenti e fucilazioni arbitrarie). I numeri sono tratti da un registro ritrovato all’interno della Caserma nei giorni della Liberazione, ma sono da considerarsi parziali dal momento che non comprendono partigiani e civili seviziati e uccisi durante le operazioni di rastrellamento e che tengono conto degli arresti e dei decessi avvenuti solo a partire dal mese di novembre. Il centro avrebbe cessato la sua attività per volontà dei comandi tedeschi di Udine che, una volta avviata un’inchiesta su quanto stava accadendo nella Bassa Friulana, disposero l’arresto di Ernesto Ruggero e di alcuni dei suoi uomini. La loro responsabilità era quella di aver agito senza rispondere ai comandi superiori della SIPO, provocando un inasprimento dello scontro con le formazioni partigiane e l’atteggiamento ostile dei civili nei confronti dei nazifascisti.

    Note procedimento Borsatti sarebbe stato giudicato e condannato a morte nei primi giorni del mese di maggio dal Tribunale del Popolo di Udine e fu a tutti gli effetti il primo processato per reati di collaborazionismo in Friuli e l’unico condannato ad essere stato giustiziato. Il Tribunale sarebbe stato soppresso e sostituito dalla Corte d’Assise Straordinaria pochi giorni dopo la fine del processo a carico di Borsatti. Tribunale competente: Corte d’Assise Straordinaria di Udine

    Nome del reparto nazista Waffen-SS

    Nome del reparto Waffen-Gebirgs (Karstjäger)-Brigade der SS italiane

Memorie

Memorie legate a questa strage

  • Clicca qui per maggiori informazioni

    Tipo di memoria: monumento

    Ubicazione: Redipuglia, parco di Via Sant\'Elia

    Descrizione: Stele in memoria di Silvio Marcuzzi

  • luogo della memoria a

    Tipo di memoria: luogo della memoria

    Descrizione: Sono numerose le vie intitolate a Marcuzzi in diverse località della regione.

  • museo a Caserma “Piave” di Palmanova

    Tipo di memoria: museo

    Ubicazione: Caserma “Piave” di Palmanova

    Descrizione: Presso la Caserma “Piave” di Palmanova, dove oggi sono ancora visibili quattro delle celle dove venivano eseguiti torture e interrogatori, per iniziativa del Comune, della Provincia di Udine e della Regione Friuli-Venezia Giulia è prevista la realizzazione del Museo Regionale della Resistenza. Nella parte esterna della Caserma è stata inoltre apposta una lapide in ricordo dei caduti riportante l’iscrizione “Qui, entro la cerchia della caserma “Piave” divenuta nel 1944 fino alla liberazione / del 1945, triste strumento di repressione e di morte al servizio dei nazifascisti, / centinaia di patrioti e di ostaggi furono costretti a immani sofferenze e supplizi / conclusisi per molti col martirio e con la morte. // Fra queste mura, uomini liberi e generosi in cospetto a torturatori e carnefici / seppero patire e morire affinché la prepotenza straniera e la oppressione interna / non dovessero più contaminare queste terre. // A monito e ammaestramento delle nuove generazioni // Il comune di Palmanova e l’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione del Friuli Venezia Giulia.\"

  • onorificenza alla persona a

    Tipo di memoria: onorificenza alla persona

    Descrizione: Medaglia d\'Oro al Valor Militare alla memoria concessa a Silvio Marcuzzi con la seguente motivazione «Animatore del popolo oppresso seppe trascinarlo alla riconquista della libertà che fu supremo ideale della sua ardente esistenza. La lotta clandestina l

Bibliografia


Irene Bolzon, Repressione antipartigiana in Friuli. La Caserma “Piave” di Palmanova e i processi del dopoguerra, Kappa Vu, Udine, 2012.
Alberto Buvoli, Franco Cecotti e Luciano Patat (a cura di), Atlante storico della lotta di liberazione italiana nel Friuli Venezia Giulia. Una resistenza di confine 1943-1945, IRSML, IFSML, Istlib Pordenone, Centro Isontino di Ricerca Leopoldo Gasparini, Trieste-Udine-Pordenone-Gradisca, 2005.
Francesco Cargnelutti, Preti patrioti durante la Resistenza in Friuli: settembre 1943-maggio 1945, Arti Grafiche Friulane, Udine, 1965.
Bruno Da Col "Rolando", L'intendenza "Montes" e i gruppi di azione patriottica del Monfalconese e della Bassa friulana, IFSML, Udine, 1994.
Giampaolo Gallo, La Resistenza in Friuli 1943-1945, Istituto Friulano per Storia del Movimento di Liberazione, Udine, 1989.
Bruno Steffè, La lotta antifascista nel basso Friuli e nell’Isontino, Vangelista, Milano, 1975.
Dino Virgili, La Fossa di Palmanova. Nazisti e fascisti in Friuli, Del Bianco, Udine, 1970.

Sitografia


http://it.wikipedia.org/wiki/Silvio_Marcuzzi
http://www.anpi.it/donne-e-uomini/silvio-marcuzzi/
http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/medaglie/Pagine/MarcuzziSilvio.aspx

Fonti archivistiche

Fonti

Archivio della Curia Arcivescovile di Udine, Fondo “Brigata Osoppo”, Cartella I2, fasc. 63bis, Cartella Q1, fasc. 4.
AS di Udine, CAS Udine, procedimento n. 1/45 del reg. gen.
IFMLI, Fondo rappresaglie eccidi e arresti, b. 1, fasc. 1.
Archivio dell’ANPI Provinciale di Udine, bb. 45, 64 e Archivio personale – Silvio Marcuzzi.