Opicina Trieste 3-4-1944

(Trieste - Friuli-Venezia Giulia)

Descrizione

Località Opicina, Trieste, Trieste, Friuli-Venezia Giulia

Data 3 aprile 1944

Matrice strage Nazista

Numero vittime 71

Numero vittime uomini 70

Numero vittime uomini ragazzi 3

Numero vittime uomini adulti 66

Numero vittime uomini anziani 1

Numero vittime donne 1

Numero vittime donne adulte 1

Descrizione: Il 2 aprile 1944 una bomba esplode al cinema di Opicina, sobborgo di Trieste: le notizie ufficiali parlano di 7 soldati tedeschi morti. La mattina seguente 71 persone, prelevate dalle carceri giudiziarie di via Coroneo, vengono fucilate per rappresaglia presso il poligono della frazione stessa. Opicina è una delle principali frazioni della città di Trieste sul Carso. Prima della Grande guerra era nota col nome triestino di Opcina o in sloveno Op?ine. Spesso viene chiamata tuttora Villa Opicina o Poggioreale del Carso che sarebbero ambedue denominazioni dell'importante stazione ferroviaria, ma non del paese stesso. La frazione è da sempre abitata prevalentemente da popolazione di lingua slovena. Nel 1944 contava circa 3.000 abitanti tra i quali 156 entrarono a far parte delle unità partigiane e 84 furono attivisti antifascisti. Opicina rappresentava l’anello di congiunzione tra le unità partigiane del Carso ed il movimento di liberazione di Trieste. I primi contatti con l’OF di Trieste risalgono già all’ottobre del 1941. I comitati clandestini operarono ininterrottamente dall’ottobre 1943 (quando si costituì il primo comitato del Fronte di Liberazione sloveno) sino alla liberazione. Il paese fu presidiato sin dal 1943 dalle forze tedesche, soprattutto per la sua posizione strategica nella difesa della città di Trieste. Opicina si trovava nella zona di sicurezza della città di Trieste e quindi faceva parte del territorio del BdO Triest di Globocnick.
Protagonisti della vicenda due partigiani azeri, Mirdamat Sejdov (nome di battaglia Ivan Ruskj) e Methi Husein Zade (nome di battaglia Mihajlo), soldati russi ex prigionieri, disertori della Wehrmacht in cui erano stati arruolati passati nelle file partigiane dell’esercito jugoslavo di liberazione. Si tratterebbe degli stessi partigiani che venti giorni dopo si resero responsabili dell’attentato all’edificio di palazzo Rittmeyer, in via Ghega, che i tedeschi avevano trasformato in Casa del Soldato tedesco – Deutsches Soldatenheim – , un circolo destinato a mensa per le truppe tedesche causando la morte di cinque soldati tedeschi e la conseguente rappresaglia con l’impiccagione di 51 persone.
Travestiti da soldati tedeschi i due partigiani riuscirono ad entrare nel cinema, dopo aver posizionato l’esplosivo sotto alcuni sedili uscirono dall’edificio e si dileguarono. In una relazione redatta dai Carabinieri della locale Stazione di Poggioreale del Carso il 6 maggio 1944 (un mese dopo l’attentato), si racconta l’ordigno era esploso verso le 22 circa e che l’esplosione aveva provocato la quasi totale distruzione del fabbricato. I Carabinieri, intervenuti subito nell’opera di soccorso furono allontanati dalla Gendarmeria tedesca Dalle macerie vennero estratti due militari tedeschi uccisi, altri feriti e dieci civili del luogo feriti più o meno gravemente. Il giorno successivo venne estratta dalle macerie il cadavere della giovane Chersevan Ida, di anni 21 abitante del luogo, che quella sera aveva assistito allo spettacolo. Ciò che colpisce il fatto che si riportano solo due vittime tra le fila tedesche e non sette come tutta la documentazione ufficiale riporterà nei giorni successivi (articoli, appelli, comunicati). Si apre a questo punto una questione importante in merito a quanti realmente furono le vittime dell’attentato, e conseguentemente, non meno importante, sull’impatto numerico della rappresaglia che ne seguì. Decisivo in questo caso il fatto che le forze di sicurezza tedesche avocarono a sé tutte le operazioni di indagine escludendo da subito qualsiasi forza esterna. Si può ipotizzare che altri cadaveri furono ritrovati tra le macerie a insaputa delle forze di sicurezza italiane o che ci furono delle morti tra i feriti registrati quella notte. La documentazione in nostro possesso non ci aiuta al momento a chiarire tale questione, ulteriori indagini d’archivio diventano ora necessarie; al momento non possiamo che lasciare aperta la questione e prendere per «buone» le dichiarazioni rilasciate delle forze tedesche delle 7 vittime.
Come si è dedotto dalla documentazione la reazione tedesca fu immediata. Lo stesso 2 aprile il Supremo Commissario Rainer ordinò lo stato di guerra per la frazione di Villa Opicina. Dopo l’attentato, molte case di Opicina furono perquisite e molte persone arrestate ed interrogate nei comandi tedeschi della frazione stessa. Alla stazione dei gendarmi della Strada per Vienna furono portati Mario Hrovatin, Anton Sosic, Josip Mahnic, Viktor Medved e Ninci Uljan, gli ultimi due erano i proprietari del cinema. Alla stessa caserma giunsero in stato di arresto Josip Kramar, Franc Skabar e Karlo Sosic. La sera furono tutti trasferiti nella caserma di via Prosecco assieme ad altri quattro arrestati – Karlo Hrovatin, Vincenzo Malalan, Luigi Vidav e Raffaele Skabar – sempre a Opicina. La mattina dopo fu comunicato loro che alle 18 sarebbero stati fucilati per rappresaglia. Altri arresti sempre legati all’attentato furono quelli di Marcella Socic, Ferdinando Sosic, Luigi Luigi Skerlavaj, Ivan Hrovatin e suo figlio, Franc Stor, Josip Mozetic, Ivanka Sosic, Paula Malalan, Vladimir Stojkovic, Stanko Sosic e altre persone dei dintorni di Opicina. Questi ultimi prigionieri furono rinchiusi nelle carceri interne del comando della Gestapo in Piazza Oberdan. Grazie all’intervento del parroco di Opicina Andrea Zini (Andrei Zink in sloveno) tutti i prigionieri ebbero salva la vita. Fu questi, infatti, ad intercedere presso il comando tedesco convincendo le autorità che non erano stati gli opicinesi a compiere l’attentato. La ricerca dei colpevoli da parte delle autorità tedesche si concluse con questi pochi arresti della notte stessa.
A pagare per l’attentato, però, furono altre 71 persone, prelevate dalle carceri del Coroneo il giorno seguente e che nulla avevano a che fare con gli arresti della notte precedente. In realtà i prigionieri prelevati dalle carceri furono 72, uno infatti riuscì a salvarsi miracolosamente dalla strage. Si tratta di Stevo Rodic, nato a Drvar, cittadina dell’Erzegovina, nell’aprile del 1924 da una famiglia serbo-bosniaca. Dopo l’occupazione della Jugoslavia da parte delle truppe italo-tedesche entrò tra le file partigiane. Catturato dagli italiani fu imprigionato prima a Sebenicco poi a Firenze e condannato a 12 anni di carcere dal Tribunale Speciale. Dopo la capitolazione dell’Italia fu trasferito a Sussak ( zona di Fiume) e da lì a Trieste alle carceri del Coroneo.
Stevo Rodic racconta che i prigionieri furono tutti caricati su due camion coperti che lasciarono il Coroneo; li fecero scendere un po’ fuori dal paese, tra i prigionieri alcuni piangevano, altri gridavano “ A morte il fascismo, libertà ai popoli, viva i partigiani, viva Stalin!”. Poi iniziò la sparatoria. Caddero gli uni sugli altri. Una volta a terra Stevo si accorse di respirare e che il sangue che scorreva sul suo viso non era il suo: era vivo. I tedeschi si avvicinarono ai caduti per inferire il colpo di grazia. Una di queste pallottole, destinata ad un compagno che gli era caduto addosso, lo colpì ad una gamba. I tedeschi ricevettero l’ordine di rimanere di guardia fino all’arrivo dei camion per il trasporto delle salme. «Giungono poi dei militi fascisti. Rodic li vede frugare sulle vesti dei cadaveri». Si fece notte e una pattuglia di tedeschi diede il cambio di guardia. Erano circa le nove quando Rodic, dolorante alla gamba, riuscì a scivolare sotto il reticolato e a saltare poi il muro del poligono. I soldati intenti ad accendersi una sigaretta dalla parte opposta del cumulo di cadaveri non si accorsero di nulla. Aiutato da alcuni ragazzi del luogo e da Milka Petelin, staffetta partigiana di Rupinpiccolo, fu condotto dal dottor Zanni di Sgonico che gli curò la ferita. Pochi giorni dopo raggiunse le unità partigiane con le quali combatté sino alla fine della guerra. La sua non è l’unica testimonianza raccolta sulle tragiche vicende del 3 aprile 1944, molti furono, infatti, i cittadini di Opicina che assistettero alla fucilazione. Secondo le risultanze dell’istruttoria del giudice Serbo sui crimini nazisti alla Risiera di San Sabba (n.1082/70 dd 22.2.1975), le 71 salme dei fucilati sarebbero state portate dai tedeschi in Risiera e quindi bruciate nel forno crematorio. La rappresaglia messa in atto il 3 aprile fu effettuata il giorno successivo all’attentato del 2 aprile. La lista dei destinati alla fucilazione doveva quindi essere già pronta nella notte tra il 2 e il 3 aprile visto che all’alba del 3 fu fatto, in carcere, l’appello dei condannati. Molti i giovani di soli 17 anni, come Ermes Brandolin di Trieste, Mario Di Nardi di Pola, Bruno Zuppet di Isola; Ivan Ukmar di Prosecco e Giovanni Rusnjak di Pola di 18 anni. I più vecchi furono Anton Franza, operaio di 60 anni e il contadino di 62 anni Antonio Meriggiali. C’era anche un invalido di 52 anni, Alojz Braidih. La gran parte delle vittime era originaria di città e paesi della regione, da Trieste e dintorni a Pola, da Vipacco a Fiume e Sussak, Capodistria, Isola, Orsera, Parenzo, Sesana, Rovino, Cherso ecc. Solo alcuni provenivano dall’interno della Jugoslavia fra cui Stevo Rodic. Nel gruppo dei fucilati c’erano studenti, numerosi contadini, operai, impiegati, braccianti, marinai e meccanici. Tutti erano coinvolti più o meno direttamente con il movimento di liberazione italiano o sloveno, catturati durante le operazioni di rastrellamento o con degli arresti mirati, grazie alle delazioni.
Vi erano persone note negli ambienti dell’antifascismo locale come Paolo Morgan, dirigente del P.C.I. triestino, Rodolfo Blazina, partigiano della Bgr. Garibaldi «Trieste» Btg. GAP, altri erano stati esponenti della resistenza quali Stanislao Dekleva, Ermes Brandolin, partigiano Btg. Triestino del Carso, Ivan Poropat, Di Nardi Mario, Ivan Ukmar, resistenti italiani, sloveni e croati. Fra i 71 c’era una sola donna, la ventenne Maria Rosa Ukmar di Maresego.
Tra le poche informazioni raccolte attorno alla fucilazione interessante è la reazione del Vescovo di Trieste Antonio Santin. Avuta notizia della condanna a morte degli ostaggi per l’attentato al cinema di Opicina, il vescovo, alle 5 del mattino, tentò di raggiunge l’altopiano in macchina, sperando di arrivare prima dell’esecuzione. Arrivato a Opicina si fece guidare dal parroco don Andrea Zini sino al poligono di tiro. Giunse, però, troppo tardi, quando la condanna era già stata eseguita e i cadaveri erano stati già portati via dal luogo dell’eccidio.
Il 4 aprile l’Ortskommandantur (Comando di presidio locale della Wehrmacht) di Villa Opicina emise un comunicato che intimava la popolazione della frazione triestina a fare luce entro 8 giorni sull’attentato. L’ordine delle autorità militari di Opicina era chiaro, ma tardivo rispetto alla punizione dell’attentato. Quali dovessero essere le severe misure militari nei riguardi della borgata nessuno lo sapeva con precisione, si temeva la distruzione delle case e la deportazione in Germania, stessa sorte accaduta ai paesi di Comeno e Rifembergo qualche mese prima (incendio dei villaggi e deportazione della popolazione). Scaduto l’ultimatum tedesco non ci furono altre rappresaglie nella borgata di Opicina anche se i colpevoli non furono individuati.
Sembrerebbe quindi che per l’attentato al cinema di Opicina non venne fatto alcun serio tentativo per catturare i colpevoli, anzi la loro ricerca fu un’operazione «marginale» rispetto all’organizzazione della rappresaglia.


Dalle testimonianze di uno dei due attentatori, l’attentato avrebbero dovuto avere uno finalità prettamente militare: avrebbero dovuto allentare la pressione tedesca nella zona più orientale del territorio. Il Comando del IX Korpus intendeva quindi dare respiro alle sue unità a est, che a causa dei continui attacchi da parte delle truppe tedesche rischiavano di essere distrutte. nel febbraio del 1944 il Militärkommandantur 1001 di Trieste considerava «in generale tutte le strade del Litorale Adriatico minacciate dalle bande». La zona sicura per le forze tedesche potevano considerarsi unicamente le grandi città: Udine, Gorizia e soprattutto Trieste. Solo tra le mura cittadine, i tedeschi si sentivano al sicuro dagli attacchi partigiani, per lo meno sino ai due attentati di Trieste. La scelta degli obiettivi dell’attentato assumono quindi una loro funzione particolare: non furono colpiti obiettivi militari, o strategicamente significativi, ma luoghi di riposo, di ricreazione per le truppe di occupazione. All’interno di una guerra che non era solamente militare, ma anche di propaganda e psicologica, cosa c’era di meglio che attaccare i tedeschi nella “capitale” dell’OZAK, nel centro dell’amministrazione tedesca della zona. Scopo principale quindi risulta quello di aumentare la tensione delle truppe tedesche, già molto provate dalla guerriglia, non dando mai tregua e respiro. Gli obiettivi scelti dalle forze slovene furono ben meditati proprio per ridurre il rischio e aumentare l’efficacia soprattutto psicologica. Riprendendo le parole di Sejdov, alzare i toni dello scontro per il IX Korpus poteva significare colpire i tedeschi proprio dove meno se lo aspettavano, anche se a caro prezzo, per sé o per la popolazione. La rappresaglia a questo punto oltre che essere monito per la popolazione cittadina e affermazione di potere sui partigiani, assumeva un valore decisivo anche nei confronti degli stessi soldati tedeschi. Bisognava dare nuovo coraggio alle truppe, dare fiducia e rinvigorire il senso di sicurezza. La punizione, per fucilazione o impiccagione dei prigionieri, riaffermava la posizione di supremazia delle forze tedesche.
Come Portelli sostiene analizzando la rappresaglia seguita ai fatti di via Rasella a Roma, l’insopportabilità nei confronti dell’attentato dei tedeschi sta sì nella sua «gravità», ma soprattutto nella sua «visibilità» come oltraggio sfrontato. Era impossibile nascondere l’accaduto alla popolazione e ai propri uomini. Il rischio per i Comandi tedeschi era quello di un cedimento all’interno delle proprie forze, travolti da un senso di insicurezza e paura che la propaganda non sarebbe riuscita a sanare. La punizione del nemico-barbaro, che colpisce alla schiena, vista con gli occhi dei soldati tedeschi potrebbe apparire quindi come una riaffermazione della propria supremazia. Dal punto di vista dei partigiani non vi era altro modo per alzare il livello dello scontro, coinvolgere la popolazione e distruggere i nazisti. L’attentato avrebbe quindi anche inteso spingere la popolazione alla resistenza, convincerla della vera natura del regime di occupazione, scuotere i cittadini triestini a sollevarsi contro i tedeschi.

Modalità di uccisione: fucilazione

Tipo di massacro: rappresaglia
--> Per saperne di più sulle tipologie

Estremi e note penali: Scarsa è la documentazione in merito ai responsabili dell’atto di rappresaglia. La sicurezza della città di Trieste era affidata direttamente all’ufficio di Globocnik e non ai comandi della Wehrmacht, cosa questa che scagionerebbe il Generale Kübler. Alla guida delle forze del Sicherheitdienst (SD) della provincia di Trieste, nel periodo degli attentati, si trova l’SS Brigadeführer Erasmus von Malsen-Ponikau. Figura chiave per ciò che concerneva l’ordine e l’esecuzione di misure punitive risulterebbe quindi l’HSSPF Globocnik e le sue forze dell’SD, a loro spettava il controllo Ruhe und Ordnung di Trieste. Per quanto riguarda poi l’esecuzioni delle rappresaglie, si deve considerare che i prigionieri delle carceri erano responsabilità dell’ufficio delle SD; solo questo, infatti, era in grado di compilare le famose liste dei detenuti da giustiziare.

Interessante la questione legata al plotone d’esecuzione: molti testimoni parlano di soldati della marina militare tedesca, l’unico sopravvissuto parla invece di uomini del Sicherheitdienst. Su questo fatto importante risulta la testimonianza rilasciata nella deposizione per rogatoria dal sottuff. delle SS Heinrich Gley, membro dell’«Einsatzkommando Reinhard» presso la Risiera di San Sabba, il 28.7.1967 a Münster. Riferendosi alla rappresaglia di Opicina affermò che «il plotone di esecuzione doveva essere composto dalle tre armate della Wehrmacht, esercito, aviazione e marina». Questo potrebbe spiegare i ricordi contrastanti.

Scheda compilata da Giorgio Liuzzi
Scarica la scheda in formato .pdf
Le schede monografiche in formato .pdf sono coperte da diritto d'autore.
Ogni uso improprio o non consentito è punibile ai sensi di legge

Ultimo aggiornamento dei dati: 2018-01-25 16:24:45

Vittime

Elenco vittime

1. Banni (Ban) Viktor 23/05/1919 24 Vignez n.d. n.d. n.d falegname
2. Berni Franc 28/10/1924 19 Studenec-Postummia n.d. n.d. n.d contadino
3. Blazina (Blažina) Rodolfo (Rudolf) 26/03/1912 22 Trieste Trieste partigiano Brg. Garibaldi Trieste, Btg GAP falegname
4. Boštjan?i? Ernest 08/10/1925 18 Opatje selo (Slovenia) n.d. partigiano Brigata Kosovel Carso, catturato dai tedeschi il 20/2/1944 operaio
5. Bozic (Boži?) o Bossi Antonio (Anton) 03/07/1925 18 Pola n.d. n.d. n.d operaio
6. Botic (Boti?) Igor 30/05/1922 21 Spalato n.d. n.d. n.d studente
7. Brajdih Aloiz (Luigi) 21/5/1892 51 Velo Polje (Slovenia) n.d. n.d. n.d invalido
8. Brandolin Ermes (Ermete) 05/06/1927 16 Trieste Trieste partigiano Brg. Triestino del Carso studente
9. Brezza (Brezac) Giuseppe (Josip) 18/03/1920 24 Krapan - Rasa n.d. n.d. n.d manovale
10. Costanzo Vincenzo 16/5/1888 55 Lovran (Istria ora Croazia) n.d. n.d. n.d meccanico
11. Creglia Giovanni 18/10/1898 45 Krmed-Bale (Istria) n.d. n.d. n.d contadino
12. Dekleva Stanislav 12/2/1888 56 Trieste Trieste partigiano Esercito Popolare di Liberazione di Jugoslavia, Fronte di Liberazione di Trieste commerciante
13. Deklic (Dekli?) Giuseppe (Josip) 13/9/1897 46 Vila Deklic - Parenzo n.d. n.d. n.d contadino
14. Della Valle Pietro 03/04/1909 35 Capodistria n.d. n.d. n.d meccanico
15. Deudic (Deudi?) Dendic Giuseppe (Josip) 21/08/1925 18 Pisino n.d. partigiano n.d contadino
16. Di Nardi Mario 08/02/1927 17 Pola n.d. partigiano n.d n.d.
17. Di Nicolò Domenico 21/12/1892 51 Cherso n.d. n.d. n.d n.d.
18. Di Vito Nicola 09/02/1890 54 Cherso n.d. n.d. n.d contadino
19. Duca Giovanni 23/03/1926 18 Parenzo Trieste partigiano Brg. Garibaldi Trieste studente
20. Fiorentini Antonio 02/12/1914 29 Spalato n.d. n.d. n.d motorista
21. Fioretto Emilio 18/06/1915 28 Trieste Trieste partigiano Brg. Triestina dell\'Istria, Btg. GAP, n.di b. Piazza infermiere
22. Fran?iškovi? August 19/09/1911 32 Fiume n.d. n.d. n.d manovale
23. Franza Anton 20/10/1884 59 Capodistria Trieste partigiano Esercito Popolare di Liberazione di Jugoslavja contadino
24. Galovi? Sergej 08/02/1920 24 Fiume n.d. n.d. n.d impiegato
25. Gerlac (Kerjak) Ivan 03/01/1927 17 Vrsar (Istria) n.d. n.d. n.d contadino
26. Gerlac (Kerjak) Natale 26/07/1927 16 Vrsar (Istria) n.d. n.d. n.d contadino
27. Grenko Milan 14/10/1904 39 Susak - Fiume n.d. n.d. n.d operaio
28. Jureti? Alojz (Luigi) 24/04/1918 25 Kastav - Fiume n.d. n.d. n.d manovale
29. Jurcan Simon 08/08/1910 33 Vrsar - Fiume (Istria) n.d. n.d. n.d contadino
30. Karli? Matija 17/02/1914 30 Kverlice n.d. n.d. n.d contadino
31. Karan Julij 23/07/1916 27 Turpovlje n.d. n.d. n.d impiegato
32. Kinkela Franc 27/12/1909 34 Zvonece Mattuglie n.d. n.d. n.d muratore
33. Kjuder (Kljuder) Viktor-Slavko 04/11/1911 32 Sesana Trieste partigiano Esercito Popolare di Liberazione di Jugoslavja Fronte Liberazione Trieste magazziniere
34. Koljevina Marco 22/4/1899 54 Cherso n.d. n.d. n.d motorista
35. Kova?i? Ivan 24/06/1925 18 Sveti Pankracij (San Pancrazio ora Slovenia) n.d. n.d. n.d contadino
36. Krevatin Giuseppe (Josip) 18/03/1924 20 Smarje - Capodistria n.d. n.d. n.d contadino
37. Magli? (Marlic) Dušan 10/05/1910 33 Susak - Fiume n.d. n.d. n.d meccanico
38. Mareston Edvard 27/07/1921 22 Visnjan - Parenzo n.d. n.d. n.d contadino
39. Matuli? Kristof 04/04/1920 23 Zagorje (Slovenia) n.d. n.d. n.d meccanico
40. Meriggioli Antonio 28/03/1882 62 Pesaro n.d. n.d. n.d contadino
41. Mijan?i? (Miani) Marko 30/03/1904 40 Parenzo n.d. n.d. n.d contadino
42. Mijan?i? (Miani) Joakin 10/08/1908 35 Parenzo n.d. n.d. n.d contadino
43. Morgan Paolo 23/09/1900 (1/4/1900) 43 Capodistria Trieste partigiano Brg. Garibaldi Trieste, IV Btg. GAP, n.di b. Tempesta, dirigente PCI, organizzatore forze partigiane della Venezia Giulia, perseguitato politico commesso
44. Oblak Leopold 20/11/1887 56 Ilirska Bistrica - Bisterza (Slovenia) n.d. n.d. n.d n.d.
45. Oscari Ivan 03/09/1923 20 Lubiana n.d. n.d. n.d contadino
46. Pecchiar (Pe?ar) Santo (Svetko) 07/06/1912 31 Trieste Trieste partigiano Brg. Garibaldi Trieste, IV Btg. GAP contadino
47. Perna Vincenzo 05/03/1914 40 S. Stefano Aspromonte n.d. n.d. n.d n.d.
48. Poljo?an Rafael 04/05/1899 44 Banjaluka (Bosnia) n.d. n.d. n.d impiegato
49. Poropat Ivan 08/03/1921 23 Dane (Slovenia) n.d. partigiano n.d n.d.
50. Radivoj Ivan 1917 27 Gabonjin - Krk n.d. n.d. n.d n.d.
51. Rusnjak Ivan 23/10/1926 17 Pola n.d. n.d. n.d contadino
52. Saraga Vincenc 28/02/1914 30 Uljan Zadar (Zara Croazia) n.d. n.d. n.d contadino
53. Scrocco Stanislav 08/01/1919 25 Nevikani - Zadar (Croazia) n.d. n.d. n.d contadino
54. Segala Matjia 27/1/1896 48 Rovigno n.d. n.d. n.d n.d.
55. Simonov Vincenc 04/06/1920 23 S. Eufemia n.d. n.d. n.d contadino
56. Skerjanc (Skerjanec) August (Agostino) 16/07/1915 28 Basovizza - Trieste Basovizza - Trieste partigiano Esercito Popolare di Liberazione di Jugoslavja, referente militare Fronte Liberazione Trieste barista
57. Sottar (Setter) David 31/03/1916 28 Susak - Fiume n.d. n.d. n.d n.d.
58. Stanic Ivan 10/06/1922 21 Vinec n.d. n.d. n.d minatore
59. Štrukelj Franc 02/03/1920 24 Lubiana n.d. partigiano n.d meccanico
60. Ten?i? Karel 03/04/1918 26 Pisino n.d. n.d. n.d minatore
61. Thomas Vincenc 06/12/1923 20 Uljan Zadar (Zara Croazia) n.d. n.d. n.d falegname
62. Ton?i? Anton 01/04/1905 39 Gradisce (Slovenia) n.d. n.d. n.d contadino
63. Tuhtan Josef (Jožef) 14/9/1898 45 Cherso n.d. n.d. n.d n.d.
64. Ukmar Ivan 01/02/1926 18 Prosecco - Trieste n.d. partigiano n.d meccanico
65. Umer Marija Rosa 06/12/1924 19 Marezige (Slovenia) n.d. n.d. n.d casalinga
66. Vadnal Milan 25/08/1925 18 Studeno - Pustummia n.d. n.d. n.d contadino
67. Viti Antonio 03/04/1917 27 Viletti n.d. n.d. n.d contadino
68. Žagar Matija 21/2/1898 46 Cavle - Fiume n.d. n.d. n.d contadino
69. Žorza Josip 11/8/1895 48 Roc (Istria) n.d. n.d. n.d contadino
70. Zuppet Bruno 13/09/1927 16 Isola (Istria) n.d. n.d. n.d meccanico
71. Žvonkelj Josip 16/12/1921 22 Slap - Vipava (Slovenia) n.d. n.d. n.d imbianchino

Elenco vittime partigiani 16

1. Blazina (Blažina) Rodolfo (Rudolf) 26/03/1912 22 Trieste Trieste partigiano Brg. Garibaldi Trieste, Btg GAP falegname
2. Boštjan?i? Ernest 08/10/1925 18 Opatje selo (Slovenia) n.d. partigiano Brigata Kosovel Carso, catturato dai tedeschi il 20/2/1944 operaio
3. Brandolin Ermes (Ermete) 05/06/1927 16 Trieste Trieste partigiano Brg. Triestino del Carso studente
4. Dekleva Stanislav 12/2/1888 56 Trieste Trieste partigiano Esercito Popolare di Liberazione di Jugoslavia, Fronte di Liberazione di Trieste commerciante
5. Deudic (Deudi?) Dendic Giuseppe (Josip) 21/08/1925 18 Pisino n.d. partigiano n.d contadino
6. Di Nardi Mario 08/02/1927 17 Pola n.d. partigiano n.d n.d.
7. Duca Giovanni 23/03/1926 18 Parenzo Trieste partigiano Brg. Garibaldi Trieste studente
8. Fioretto Emilio 18/06/1915 28 Trieste Trieste partigiano Brg. Triestina dell\'Istria, Btg. GAP, n.di b. Piazza infermiere
9. Franza Anton 20/10/1884 59 Capodistria Trieste partigiano Esercito Popolare di Liberazione di Jugoslavja contadino
10. Kjuder (Kljuder) Viktor-Slavko 04/11/1911 32 Sesana Trieste partigiano Esercito Popolare di Liberazione di Jugoslavja Fronte Liberazione Trieste magazziniere
11. Morgan Paolo 23/09/1900 (1/4/1900) 43 Capodistria Trieste partigiano Brg. Garibaldi Trieste, IV Btg. GAP, n.di b. Tempesta, dirigente PCI, organizzatore forze partigiane della Venezia Giulia, perseguitato politico commesso
12. Pecchiar (Pe?ar) Santo (Svetko) 07/06/1912 31 Trieste Trieste partigiano Brg. Garibaldi Trieste, IV Btg. GAP contadino
13. Poropat Ivan 08/03/1921 23 Dane (Slovenia) n.d. partigiano n.d n.d.
14. Skerjanc (Skerjanec) August (Agostino) 16/07/1915 28 Basovizza - Trieste Basovizza - Trieste partigiano Esercito Popolare di Liberazione di Jugoslavja, referente militare Fronte Liberazione Trieste barista
15. Štrukelj Franc 02/03/1920 24 Lubiana n.d. partigiano n.d meccanico
16. Ukmar Ivan 01/02/1926 18 Prosecco - Trieste n.d. partigiano n.d meccanico

Elenco vittime indefinite 55

Banni (Ban) Viktor 23/05/1919 24 Vignez n.d. n.d. n.d falegname
Berni Franc 28/10/1924 19 Studenec-Postummia n.d. n.d. n.d contadino
Bozic (Boži?) o Bossi Antonio (Anton) 03/07/1925 18 Pola n.d. n.d. n.d operaio
Botic (Boti?) Igor 30/05/1922 21 Spalato n.d. n.d. n.d studente
Brajdih Aloiz (Luigi) 21/5/1892 51 Velo Polje (Slovenia) n.d. n.d. n.d invalido
Brezza (Brezac) Giuseppe (Josip) 18/03/1920 24 Krapan - Rasa n.d. n.d. n.d manovale
Costanzo Vincenzo 16/5/1888 55 Lovran (Istria ora Croazia) n.d. n.d. n.d meccanico
Creglia Giovanni 18/10/1898 45 Krmed-Bale (Istria) n.d. n.d. n.d contadino
Deklic (Dekli?) Giuseppe (Josip) 13/9/1897 46 Vila Deklic - Parenzo n.d. n.d. n.d contadino
Della Valle Pietro 03/04/1909 35 Capodistria n.d. n.d. n.d meccanico
Di Nicolò Domenico 21/12/1892 51 Cherso n.d. n.d. n.d n.d.
Di Vito Nicola 09/02/1890 54 Cherso n.d. n.d. n.d contadino
Fiorentini Antonio 02/12/1914 29 Spalato n.d. n.d. n.d motorista
Fran?iškovi? August 19/09/1911 32 Fiume n.d. n.d. n.d manovale
Galovi? Sergej 08/02/1920 24 Fiume n.d. n.d. n.d impiegato
Gerlac (Kerjak) Ivan 03/01/1927 17 Vrsar (Istria) n.d. n.d. n.d contadino
Gerlac (Kerjak) Natale 26/07/1927 16 Vrsar (Istria) n.d. n.d. n.d contadino
Grenko Milan 14/10/1904 39 Susak - Fiume n.d. n.d. n.d operaio
Jureti? Alojz (Luigi) 24/04/1918 25 Kastav - Fiume n.d. n.d. n.d manovale
Jurcan Simon 08/08/1910 33 Vrsar - Fiume (Istria) n.d. n.d. n.d contadino
Karli? Matija 17/02/1914 30 Kverlice n.d. n.d. n.d contadino
Karan Julij 23/07/1916 27 Turpovlje n.d. n.d. n.d impiegato
Kinkela Franc 27/12/1909 34 Zvonece Mattuglie n.d. n.d. n.d muratore
Koljevina Marco 22/4/1899 54 Cherso n.d. n.d. n.d motorista
Kova?i? Ivan 24/06/1925 18 Sveti Pankracij (San Pancrazio ora Slovenia) n.d. n.d. n.d contadino
Krevatin Giuseppe (Josip) 18/03/1924 20 Smarje - Capodistria n.d. n.d. n.d contadino
Magli? (Marlic) Dušan 10/05/1910 33 Susak - Fiume n.d. n.d. n.d meccanico
Mareston Edvard 27/07/1921 22 Visnjan - Parenzo n.d. n.d. n.d contadino
Matuli? Kristof 04/04/1920 23 Zagorje (Slovenia) n.d. n.d. n.d meccanico
Meriggioli Antonio 28/03/1882 62 Pesaro n.d. n.d. n.d contadino
Mijan?i? (Miani) Marko 30/03/1904 40 Parenzo n.d. n.d. n.d contadino
Mijan?i? (Miani) Joakin 10/08/1908 35 Parenzo n.d. n.d. n.d contadino
Oblak Leopold 20/11/1887 56 Ilirska Bistrica - Bisterza (Slovenia) n.d. n.d. n.d n.d.
Oscari Ivan 03/09/1923 20 Lubiana n.d. n.d. n.d contadino
Perna Vincenzo 05/03/1914 40 S. Stefano Aspromonte n.d. n.d. n.d n.d.
Poljo?an Rafael 04/05/1899 44 Banjaluka (Bosnia) n.d. n.d. n.d impiegato
Radivoj Ivan 1917 27 Gabonjin - Krk n.d. n.d. n.d n.d.
Rusnjak Ivan 23/10/1926 17 Pola n.d. n.d. n.d contadino
Saraga Vincenc 28/02/1914 30 Uljan Zadar (Zara Croazia) n.d. n.d. n.d contadino
Scrocco Stanislav 08/01/1919 25 Nevikani - Zadar (Croazia) n.d. n.d. n.d contadino
Segala Matjia 27/1/1896 48 Rovigno n.d. n.d. n.d n.d.
Simonov Vincenc 04/06/1920 23 S. Eufemia n.d. n.d. n.d contadino
Sottar (Setter) David 31/03/1916 28 Susak - Fiume n.d. n.d. n.d n.d.
Stanic Ivan 10/06/1922 21 Vinec n.d. n.d. n.d minatore
Ten?i? Karel 03/04/1918 26 Pisino n.d. n.d. n.d minatore
Thomas Vincenc 06/12/1923 20 Uljan Zadar (Zara Croazia) n.d. n.d. n.d falegname
Ton?i? Anton 01/04/1905 39 Gradisce (Slovenia) n.d. n.d. n.d contadino
Tuhtan Josef (Jožef) 14/9/1898 45 Cherso n.d. n.d. n.d n.d.
Umer Marija Rosa 06/12/1924 19 Marezige (Slovenia) n.d. n.d. n.d casalinga
Vadnal Milan 25/08/1925 18 Studeno - Pustummia n.d. n.d. n.d contadino
Viti Antonio 03/04/1917 27 Viletti n.d. n.d. n.d contadino
Žagar Matija 21/2/1898 46 Cavle - Fiume n.d. n.d. n.d contadino
Žorza Josip 11/8/1895 48 Roc (Istria) n.d. n.d. n.d contadino
Zuppet Bruno 13/09/1927 16 Isola (Istria) n.d. n.d. n.d meccanico
Žvonkelj Josip 16/12/1921 22 Slap - Vipava (Slovenia) n.d. n.d. n.d imbianchino

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


Memorie

Memorie legate a questa strage

  • luogo della memoria a

    Tipo di memoria: luogo della memoria

    Descrizione: Il poligo¬no di tiro si trova sul lato sinistro della strada che da Opicina si diri¬ge al confine con la Slovenia (si raggiunge anche a piedi dal centro di Opicina). Tra il 1941 e il 1945 sul sito sono stati fucilati dai nazifascisti circa un centinaio di vittime, sloveni, italiani, croati. Un monumento ricorda le 71 vittime. Oggi il poligono di tiro è ancora funzionante. Iniziative e interventi per la su abolizione al fine di una risistemazione monumentale del sito sono iniziate immediatamente dopo la fine della guerra. Il 15 luglio 2015, nella sede della Prefettura di Trieste, è stato raggiunto un accordo sulla sistemazione dell\'area commemorativa adiacente al Poligono di Tiro di Opicina. Gli enti (rappresentanti dell\'autorità militare, dell\'Agenzia del Demanio, dell\'Unione Tiro a Segno Nazionale, dell\'Associazione nazionale partigiani italiani - Anpi - e della \'comune di Opicina\') hanno partecipato al tavolo tecnico che ha studiato le ipotesi progettuali tra le quali, informa la Prefettura, è stata scelta quella che prevede la totale separazione della zona destinata all\'area commemorativa - che sarà ampliata e avrà un accesso indipendente - da quella del poligono, attraverso la costruzione di un muro di divisione. La fase esecutiva del progetto e l\'affidamento dei lavori partiranno dopo il trasferimento dell’area in questione dal demanio militare al demanio civile (Agenzia Entrate) e poi al comune di Trieste

  • commemorazione a

    Tipo di memoria: commemorazione

    Descrizione: Si svolgono cerimonie commemorative organizzate dall’ANPI locale in occasione dell’anniversario oltre che all’interno delle celebrazioni del 25 aprile.

Bibliografia


1944 – 2004 Giorni del ricordo Opicina, Glasnik, n. 76, Opicina, 2004.
Pot v svobodo. Verso la Libertà, numero monografico di Glasnik, n. 111, Opicina, 2015.
AA.V V., Un percorso tra le violenze del Novecento nella Provincia di Trie¬ste, IrsmlFVG-Provincia di Trieste, Trieste 2006.
Carlo Ventura, Le rappresaglie naziste a Trieste, in rivista «Trieste», maggio-giugno 1957, pp. 31-34.
Buvoli - F. Cecotti - L. Patat (a cura di), Atlante storico della lotta di liberazione italiana nel Friuli Venezia Giulia: una Resistenza di confine, 1943-1945, Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione - Centro Isontino di ricerca e documentazione storica e sociale L. Gasparini - Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nel Friuli Venezia Giulia - Istituto Provinciale per la Storia del Movimento di Liberazione e dell’età contemporanea, Udine-Gradisca d’Isonzo-Trieste-Pordenone 2006.
Galliano Fogar, Sotto l’occupazione nazista nelle province orientali, IRSML-FVG, Collana Lotta politica e Resistenza nel Friuli Venezia Giulia, nr.4, Del Bianco Editore, Udine, 1968.
Galliano Fogar, Trieste in Guerra 1940 -1945. Società e Resistenza, IRSML-FVG, Quaderni di Qualestoria, nr. 10, Trieste 1999.
Giorgio Liuzzi, Violenza e repressione nazista nel Litorale Adriatico. 1943-1945, IRSML-FVG, Quaderni di Qualestoria, n. 32, Trieste, 2014.
Bruno Coceani, Mussolini, Hitler, Tito alle porte orientali d’Italia, Cappelli Editore, Bologna, 1948.
Silvio Maranzana, Le armi per Trieste italiana, Trieste, 2003
Marina Rossi, Soldati sovietici nelle formazioni partigiane del Friuli – Venezia Giulia, in a c. di Ventura, La società veneta dalla Resistenza alla Repubblica. Atti del convegno di studi, Padova 9-11 maggio 1996, Istituto veneto per la storia della resistenza, Padova 1997,pp. 247-270.
Carlo Maria Zampi, L’amministrazione della giustizia nella Zona d’Operazioni Litorale Adriatico (1943-1945), Università degli Studi della Tuscia, anno accademico 2013-2014
M. Vera Husu, Testimonianze - Settantuno fucilati ad Opicina, in «Lettera ai compagni» mensile della FIAP (Federazione Italiana Associazioni Partigiane), a. IX, n.11, Roma, novembre 1977.

Sitografia


Fonti archivistiche

Fonti

IRSML FVG - Archivio dell\'Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nel Friuli-Venezia Giulia, Trieste, Fondo Venezia Giulia, B. IX/730 ter., B. XVIII, dok. 691, 692, 205, 120, 181
ARS, Arhiv R. Slovenije
AS 1829, dok. 1016
AS 1829, dok 1016 b, dok. 102
ASTS (Archivio dello Stato di Trieste), Tribunale di Trieste, Atti Penali, Istruzione 1944, pacco 2691, fasc. 14949/44.
ADTS (Archivio della Diocesi di Trieste), fasc. 317/1944 Opicina