STAZIONE SAN RUFFILLO BOLOGNA 16.03.1945

(Bologna - Emilia-Romagna)

Episodio di riferimento: San Ruffillo

Descrizione

Località San Ruffillo, stazione, Bologna, Bologna, Emilia-Romagna

Data 16 marzo 1945

Matrice strage Nazista

Numero vittime 10

Numero vittime uomini 10

Numero vittime uomini adulti 10

Descrizione: Il 16 marzo 1945 le SS del comando della Sicherheitspolizei e del Sicherheitsdienst (Sipo-SD) di via Santa Chiara a Bologna prelevarono dal carcere di San Giovanni in Monte nove detenuti a loro disposizione. Si trattava di partigiani catturati in precedenza nell’Imolese e di un partigiano bolognese della 7ª Gap arrestato in centro a Bologna. I prigionieri vennero trasportati nei pressi della stazione ferroviaria di San Ruffillo alla periferia di Bologna e uccisi con armi da fuoco. I loro corpi furono gettati all’interno di crateri provocati da bombe, così da essere occultati. Tutte le vittime del 16 marzo 1945 furono identificate dopo l’esumazione avvenuta nel maggio del 1945 dalle fosse di San Ruffillo.
Come nel caso delle uccisioni effettuate in dicembre a Sabbiuno di Paderno sui colli vicino a Bologna, anche per le fucilazioni di San Ruffillo i nazisti scelsero un luogo periferico rispetto alla città, abbandonato dalla popolazione per via dei bombardamenti e dei cannoneggiamenti dal fronte e dove fosse possibile occultare i corpi delle vittime. La stazione di San Ruffillo che era stata pesantemente danneggiata dalle bombe si prestava allo scopo: al posto dei calanchi di Sabbiuno i cadaveri sarebbero stati gettati e nascosti nei crateri prodotti dai bombardamenti. Complessivamente si ebbero a San Ruffillo sei fucilazioni di massa certe: la prima il 10 febbraio 1945, poi il 20 febbraio, il 1°, il 2, il 16 e il 21 marzo 1945; nel mese di aprile i tedeschi prelevarono altri detenuti dalle carceri di Bologna e chi non fu deportato o avviato al lavoro per le fortificazioni lungo il fronte venne ucciso con le stesse modalità delle vittime di San Ruffillo. Non è del tutto chiarito se la stazione fu ancora teatro delle fucilazioni di aprile 1945 o se fu scelto un altro luogo, comunque posto lungo il tracciato della ferrovia.
Le fucilazioni di San Ruffillo rispondono ad una logica eliminazionista e si collocano in un momento in cui i tedeschi si preparano a lasciare la città ed eliminano il maggior numero possibile di prigionieri, ebrei e avversari politici ancora nelle loro mani. La stessa logica si ritrova nel Bolognese nelle stragi di Sabbiuno di Paderno, compiute dalle SS di Bologna, nonché in quelle precedenti dell’aeroporto di Forlì, compiute almeno in parte dagli stessi uomini del SD (v. Episodi di Ronco di Forlì, aeroporto (FC), 5-6, 17 e 25 settembre 1944). Tutte queste uccisioni furono occultate.

Modalità di uccisione: fucilazione,uccisione con armi da fuoco

Trattamento dei cadaveri: Occultamento dei cadaveri

Tipo di massacro: punitivo (massacro eliminazionista fino al 2016-11-30)
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Eliminazionista: sì

Estremi e note penali: Dal 1° agosto 1944 il comando delle forze della polizia di sicurezza e del servizio di sicurezza SS di Bologna era affidato all’SS-Hauptsturmführer (capitano) Hugo Gold (nato a Mammendorf, Germania, il 07/10/1894) già in servizio presso l’Aussenkommando Sipo-SD di Genova e presso quello di Firenze. Facevano parte degli uomini del comando Sipo-SD di Bologna, tra gli altri, l’SS-Obersturmführer (tenente) Karl Weissmann di origine austriaca, che era stato membro del SD di Firenze, l’SS-Obersturmführer Werner Haftmann, l’SS-Unterscharführer (sergente) Hermann Prader, altoatesino che sono ricordati come elementi che ricoprivano responsabilità negli interrogatori e nella gestione dei prigionieri; inoltre erano in servizio a Bologna due uomini provenienti dal comando Sipo-SD di Forlì che avevano partecipato alle uccisioni dell’aeroporto di Forlì nell’estate-autunno del 1944: Hans Gassner (nato a Hüfingen, Germania, il 16/05/1901, agente di pubblica sicurezza dal 1919 al 1925 e in seguito agente della polizia di Stoccarda, in Italia presso i comandi del SD di Roma, Perugia, Forlì, Bologna, SS-Sturmscharführer (maresciallo maggiore), morto a Waiblingen, Germania, il 13/03/1978) e Gustav Pustowka (nato a Teschen, Polonia (Teschen è il nome tedesco di Cieszyn), membro del partito nazista, delle SS e della Gestapo, agente della polizia criminale, in Italia nei comandi Sipo-SD di Roma, Forlì, Bologna e Ferrara, SS-Scharführer (sergente maggiore), morto a Ludwigsburg, Germania, il 15/01/1991); Pustowka secondo alcune fonti fu coinvolto nelle fucilazioni di San Ruffillo e Sabbiuno di Paderno a Bologna, oltre che nella strage de La Storta a Roma e in quella del Caffè del Doro a Ferrara (v. Episodi di Roma, La Storta, 4 giugno 1944; Ferrara, 17 novembre 1944; Ronco di Forlì, aeroporto (FC), 29 giugno, 5-6, 17 e 25 settembre 1944; Sabbiuno di Paderno (BO), 14 e 23 dicembre 1944).
Tra gli altri membri vi erano da fine luglio 1944 l’SS-Hauptsturmführer (capitano) Wetjen nel settore amministrativo, proveniente dall’Aussenkommando di Roma, e dal febbraio 1945 l’SS-Hauptsturmführer Günther Buchelt capo della sezione IV Gestapo, gli SS-Sturmscharführer (marescialli maggiori) Karl Beck, Hermann Krüger e Georg Buchner, gli SS-Hauptscharführer (marescialli capi) Gerhard Beese e Hubert Wilsch, e il comandante delle Waffen-SS Willi Karscher. Dopo lo scioglimento del comando di Forlì giunse a Bologna anche l’SS-Oberscharführer (maresciallo) Ludwig Jüngling (nato a Hanau/Main, Germania, il 16/07/1906, membro della polizia criminale, in Italia in servizio a Roma, Forlì e Bologna nel settore amministrativo).
- Procedimento contro Gaddoni Simone (nato a Castel Bolognese (RA) il 21/02/1917, residente a Imola, iscritto al Pfr, membro delle Brigate nere) davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna. Gaddoni fu accusato, fra l’altro, di aver partecipato all’arresto di antifascisti e partigiani imolesi, tra cui Ugo Coralli che fu ucciso a San Ruffillo il 16/03/1945. Il procedimento si concluse il 10/08/1945 con sentenza di colpevolezza per il reato di collaborazionismo e condanna a 12 anni di reclusione. Gaddoni ricorse in Cassazione che il 23/08/1946 dichiarò il reato estinto per amnistia.
- Procedimento davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna contro Golinelli Lidia (nata a Bologna il 01/07/1925, accusata di delazione dopo essere stata staffetta all’interno della 7ª Gap Gianni), Quintavalli Gilberto (nato a Argenta (FE) il 25/03/1912, residente a Bologna, iscritto al Pfr e membro della Gnr) e Scaramagli Amerigo (nato a Altedo (BO) il 14/07/1912, membro della Gnr). In particolare Golinelli era accusata di aver provocato con la sua delazione l’arresto di numerosi partigiani e, nel caso specifico di San Ruffillo, la cattura di Francesco Cristofori; Quintavalli e Scaramagli di aver operato l’arresto di numerosi partigiani e, nel caso specifico di San Ruffillo, di aver ferito e poi catturato Francesco Cristofori. Tra i fatti contestati a Golinelli figura un’operazione di rastrellamento effettuata da Gnr, Bn e tedeschi nella zona di Castel Maggiore all’inizio di marzo del 1945, operazione alla quale secondo Golinelli parteciparono Quintavalli e Scaramagli (che negarono) e che portò alla cattura di diverse persone tra cui i partigiani Dovilio Zaniboni e Pio Bolelli, nome di battaglia Giovanni di cui dopo l’arresto si persero le tracce. Zaniboni e Bolelli risultano tra i prelevati dal carcere di San Giovanni in Monte il 17/04/1945 e poi dispersi (v. Episodio di San Ruffillo, stazione (BO)?, 17 aprile 1945). Il procedimento si concluse il 23/08/1945 con sentenza di colpevolezza per il reato di collaborazionismo per tutti e tre gli imputati e con la condanna a morte mediante fucilazione alla schiena. I tre imputati ricorsero in Cassazione. Con sentenza del 19/10/1945 la Cassazione accolse il ricorso di Lidia Golinelli annullando la sentenza della Cas di Bologna e inviando gli atti per un nuovo giudizio alla Corte d’Assise straordinaria di Modena relativamente alla possibile concessione delle attenuanti; respinse invece i ricorsi di Scaramagli e Quintavalli. Il 13/07/1947 e il 13/08/1947 la Cassazione annullò la sentenza limitatamente alla pena di morte per Scaramagli e Quintavalli rinviando gli atti alla Corte d’Assise sezione speciale di Modena per un nuovo esame.
- Procedimento davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Modena contro Lidia Golinelli, conclusosi con sentenza 07/05/1946. La Corte giudicò colpevole l’imputata, ma concesse le attenuanti considerando la sua giovane età, l’ambiente in cui crebbe, le minacce dei fascisti dopo che la catturarono tra i partigiani e commutò la pena di morte in trenta anni di reclusione. Con declaratoria della Corte d’Assise straordinaria di Modena del 03/08/1946 il reato fu dichiarato estinto per amnistia.
- Procedimento davanti alla Corte d’Assise sezione speciale di Modena contro Gilberto Quintavalli e Amerigo Scaramagli. La Corte prese in considerazione come principali capi di imputazione la cattura di Otello Spadoni e Francesco Cristofori (il primo ucciso e il secondo ferito in quella occasione dagli imputati e poi portato in carcere e ucciso a San Ruffillo) limitatamente alla morte di Spadoni e al ferimento di Cristofori per entrambi gli imputati e l’uccisione di Aldo Ognibene per Scaramagli. Con sentenza del 10/12/1947, la Corte condannò Quintavalli e Scaramagli a trenta anni di reclusione per l’uccisione di Otello Spadoni; assolse Scaramagli per insufficienza di prove per l’omicidio di Aldo Ognibene e dichiarò di non doversi procedere nei confronti dei due imputati per il ferimento di Cristofori e per gli altri capi di imputazione per sopravvenuta amnistia. Entrambi i condannati godettero di condoni. Con sentenza del 13/02/1957 la Corte d’Appello di Bologna riabilitò Quintavalli. La Corte d’Appello di Bologna con declaratoria 13/02/1960 dichiarò estinti i reati a carico di Scaramagli per amnistia e cessata l’esecuzione della condanna. Il Tribunale supremo militare con sentenza 14/12/1964 riabilitò a tutti gli effetti militari Quintavalli.
- Procedimento contro Monti Bruno (nato a Bologna il 17/11/1904, iscritto al Pfr, tenente della Gnr, addetto all’Ufficio politico investigativo dell’Ispettorato provinciale e poi regionale della Gnr) davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna. Monti fu accusato di collaborazionismo e di aver partecipato all’arresto, alle torture e all’uccisione di diversi partigiani o alla consegna di partigiani alle SS provocandone la deportazione o la fucilazione, oltre che a furti. La Corte d’Assise straordinaria lo ritenne responsabile degli arresti di Carlo Calzoni, Luciano Mantovani e Dante Simoni uccisi a San Ruffillo il 10/02/1945, di Remo Draghetti, ucciso a San Ruffillo il 20/02/1945 (v. Episodio di San Ruffillo, stazione (BO), 20 febbraio 1945), di Francesco Cristofori, ucciso a San Ruffillo il 16/03/1945 (v. Episodio di San Ruffillo, stazione (BO), 16 marzo 1945) e di Giorgio Grotti, prelevato da San Giovanni in Monte il 17/04/1945 e poi disperso (v. Episodio di San Ruffillo, stazione (BO)?, 17 aprile 1945). Il 7 marzo 1946 la Corte giudicò Monti colpevole e lo condannò a morte mediante fucilazione alla schiena. Monti presentò ricorso e la Cassazione con sentenza del 31/05/1946 annullò la sentenza rinviando la causa alla Corte d’Assise di Modena sezione speciale.
- Procedimento davanti alla Corte d’Assise di Modena contro Bruno Monti. La Corte con sentenza 12/03/1947 commutò la pena di morte in ergastolo. Il reato fu poi dichiarato estinto per amnistia.

Annotazioni: - Per redigere le schede sulle fucilazioni di San Ruffillo ci siamo basati sui lavori di Andrea Ferrari e Paolo Nannetti che studiando il registro del carcere di San Giovanni in Monte sono riusciti a ricostruire un quadro preciso degli ingressi e dei prelevamenti dal carcere dei detenuti. Nelle altre fonti citate (per esempio il Dizionario dei partigiani o il sito Storia e memoria di Bologna) sono talvolta indicate date diverse da quelle ricavate da Ferrari e Nannetti qui riportate.
- Secondo alcune fonti alcuni degli imolesi detenuti alla Rocca al momento del trasferimento a Bologna furono reclusi alla Caserma Masini di via Borgolocchi sede della 23ª Brigata nera prima di essere portati al carcere di San Giovanni in Monte.
- Andrea Ferrari e Paolo Nannetti, nei loro studi su San Giovanni in Monte e le fucilazioni di massa dell’inverno 1944-45 e della primavera 1945 hanno ipotizzato che sia stato scelto come luogo per le ultime stragi dell’aprile 1945 Rastignano (BO) alle porte della città non lontano dalla stazione di San Ruffillo. A Rastignano nel 1974 furono effettivamente ritrovati nei pressi dei binari dei resti umani appartenenti a persone la cui morte risaliva all’epoca della seconda guerra mondiale perciò l’ipotesi che possa trattarsi dei prelevati dal carcere nell’aprile 1945 che risultano dispersi o di parte di essi non è da scartare, sebbene non appaia del tutto logica la scelta di un luogo così prossimo alle linee americane nell’aprile del 1945, alla vigilia dell’ingresso in città delle truppe alleate. Per questo lavoro abbiamo considerato i fucilati dell’aprile 1945 come fucilati a San Ruffillo, poiché la stessa logica sottende alle varie eliminazioni e poiché la memoria delle stragi di aprile è parte di quella della strage di San Ruffillo, intesa come un unico episodio (v. Note sulla memoria).

Episodi collegati:
- Episodio di San Ruffillo, stazione (BO), 10 febbraio 1945.
- Episodio di San Ruffillo, stazione (BO), 20 febbraio 1945.
- Episodio di San Ruffillo, stazione (BO), 1° marzo 1945.
- Episodio di San Ruffillo, stazione (BO), 2 marzo 1945.
- Episodio di San Ruffillo, stazione (BO), 21 marzo 1945.
- Episodio di San Ruffillo, stazione (BO)?, 4 aprile 1945.
- Episodio di San Ruffillo, stazione (BO)?, 9 aprile 1945.
- Episodio di San Ruffillo, stazione (BO)?, 17 aprile 1945.

Note sulla memoria (per maggiori informazioni vedi la sezione apposita): - Tutte le vittime del 16/03/1945 furono riconosciute alla Certosa di Bologna tra i corpi estratti dalle fosse. - Le uccisioni di San Ruffillo sono ricordate come un unico evento. - Per quanto gli studi non abbiano ancora chiarito se la stazione di San Ruffillo sia stata teatro anche delle uccisioni di detenuti prelevati dal carcere di San Giovanni in Monte ad aprile del 1945, la memoria pubblica e privata degli eventi ha accomunato i detenuti prelevati da San Giovanni in Monte in aprile che risultano dispersi alle vittime di San Ruffillo; così i dispersi di Bondeno (FE), per esempio, sono ricordati ogni anno nelle commemorazioni ufficiali della strage di San Ruffillo.

Scheda compilata da ROBERTA MIRA
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-11-30 16:08:58

Vittime

Elenco vittime

Cardelli Otello, nato a Osteriola di Imola (BO) il 04/04/1926, meccanico all’azienda Cogne di Imola. Cresciuto in una frazione a forte presenza antifascista, partecipò alla Resistenza nel battaglione Pianura della brigata Sap Imola insieme a suo fratello minore Narciso. Fu prelevato nella sua abitazione il 26/02/1945 nell’ambito di una serie di arresti in cui furono coinvolti anche Armando Gardi e Angelo Volta (uccisi come Volta a San Ruffillo), probabilmente grazie a delatori infiltrati tra i partigiani. Cardelli e Gardi furono rinchiusi nel magazzino di Osteriola dove si trovavano altri partigiani catturati, tra cui Angelo Volta e Zelindo Frascari (uccisi con lui a San Ruffillo) e il figlio di Gardi, Vittorio, che in seguito fu liberato. Alcuni dei partigiani catturati vennero portati al comando della Feldgendarmerie di Cantalupo (BO), dove si trovavano altri arrestati, tra cui il fratello di Cardelli, Narciso e dopo una selezione Otello Cardelli, Armando Gardi e Angelo Volta furono trasferiti a Bologna al carcere di San Giovanni in Monte, dove furono posti a disposizione delle SS, come avvenne ad altri partigiani imolesi catturati e reclusi alla Rocca di Imola. I partigiani imolesi prelevati dal carcere il 16/03/1945, furono condotti probabilmente al comando Sipo-SD di via Santa Chiara e poi alla stazione di San Ruffillo dove furono uccisi. Cardelli è stato riconosciuto partigiano dal 01/05/1944 al 16/03/1945.
Coralli Ugo, nato a Imola (BO) il 30/05/1925, operaio agricolo. Partigiano del battaglione Montano della briagta Sap Imola, fu catturato il 17/02/1945 nella zona di Goccianello, dove erano state rinvenute delle armi ed erano stati individuati alcuni partigiani tra cui Vladimiro Gollini. Coralli fu inizialmente recluso alla Rocca di Imola, dove fu interrogato e torturato, e dopo pochi giorni fu trasferito con altri detenuti imolesi (tra cui Vladimiro Gollini, Enea Loreti e Walter Grandi uccisi con Coralli a San Ruffillo) al carcere di San Giovanni in Monte a Bologna, dove fu posto a disposizione del comando SS come gli altri partigiani imolesi provenienti dalla Rocca o da altri arresti effettuati a Imola e nei dintorni. I partigiani imolesi prelevati dal carcere il 16/03/1945, furono condotti probabilmente al comando Sipo-SD di via Santa Chiara e poi alla stazione di San Ruffillo dove furono uccisi. Coralli è stato riconosciuto partigiano dal 01/07/1944 al 16/03/1945.
Cristofori Francesco “Ciclone”, nato a Cento (FE) il 01/08/1921, residente a Bologna, meccanico elettricista alle officine di Casaralta. Comunista, iscritto al Pci dal 1940 e partigiano della 7ª Gap, come il fratello Aroldo (ucciso a Sabbiuno di Paderno nel dicembre 1944: v. Episodio di Sabbiuno di Paderno (BO), 14, 23 dicembre 1944), era uno dei componenti della squadra Temporale, autrice di alcune fra le più ardite azioni della brigata. Partecipò alla battaglia di Porta Lame del 07/11/1944. Tradito da una spia che era stata in precedenza staffetta della 7ª Gap, Cristofori venne individuato dai fascisti della Gnr in centro a Bologna il 03/01/1945 mentre si trovava con alcuni compagni. Vi fu uno scontro a fuoco in cui il partigiano Otello Spadoni restò ucciso, mentre Cristofori, ferito gravemente, fu fatto ricoverare all’ospedale Sant’Orsola e poi trasferito alla caserma delle Brigate nere di via Borgolocchi, dove i fascisti lo interrogarono e lo picchiarono e torturarono pesantemente. Il 26/02/1945 Cristofori venne trasferito a San Giovanni in Monte e messo a disposizione del comando delle SS. Riconosciuto partigiano dal 23/01/1944 al 20/03/1945.
Frascari Zelindo, nato Imola (BO) il 05/04/1925, bracciante. Partigiano nel battaglione Ruscello della 7ª Gap attivo a Imola. Fu arrestato il 26/02/1945 nell’ambito di una serie di arresti in cui furono coinvolti anche Armando Gardi, Otello Cardelli e Angelo Volta (uccisi come Frascari a San Ruffillo), probabilmente grazie a delatori infiltrati tra i partigiani. Frascari, come Cardelli, Gardi e Volta fu rinchiuso nel magazzino di Osteriola dove si trovavano altri partigiani catturati. Alcuni dei partigiani catturati vennero portati al comando della Feldgendarmerie di Cantalupo (BO), dove si trovavano altri arrestati, e dopo una selezione Otello Cardelli, Armando Gardi e Angelo Volta furono trasferiti a Bologna al carcere di San Giovanni in Monte dove furono posti a disposizione delle SS, mentre Frascari fu rinchiuso con altri alla Rocca di Imola. Da qui venne trasferito a Bologna, ma il suo nominativo non compare nei registri del carcere di San Giovanni in Monte. Potrebbe essere stato registrato sotto falso nome (quello di un partigiano arrestato a Osteriola e nato a Conselice che fu prelevato con gli imolesi il 16/03/1945 e il cui destino non è chiarito). Oppure potrebbe essere stato aggregato agli altri imolesi prima dell’uccisione (al comando SD di via Santa Chiara dove pare siano stati portati prima di San Ruffillo o alla caserma Masini, dove Frascari fu recluso secondo alcune fonti). In ogni caso il suo corpo fu riesumato dalle fosse di San Ruffillo. Frascari è stato riconosciuto partigiano dal 01/07/1944 al 16/03/1945.
Gardi Armando, nato a Imola (BO) il 18/03/1901, residente a Osteriola di Imola (BO), bracciante. Antifascista entrò nel battaglione pianura della brigata Sap Imola. Il figlio Vittorio imitò il suo esempio e aderì al battaglione. Gardi fu prelevato nella sua abitazione il 26/02/1945 nell’ambito di una serie di arresti in cui furono coinvolti anche Angelo Volta e Otello Cardelli (uccisi come Volta a San Ruffillo), probabilmente grazie a delatori infiltrati tra i partigiani. Cardelli e Gardi furono rinchiusi nel magazzino di Osteriola dove si trovavano altri partigiani catturati, tra cui Angelo Volta e Zelindo Frascari (il primo ucciso a San Ruffillo il 16/03/1945, il secondo ucciso nell’aprile 1945 a San Ruffillo o in un luogo vicino) e il figlio di Gardi, Vittorio, che in seguito fu liberato. Alcuni dei partigiani catturati vennero portati al comando della Feldgendarmerie di Cantalupo (BO), dove si trovavano altri arrestati, e dopo una selezione Otello Cardelli, Armando Gardi e Angelo Volta furono trasferiti a Bologna al carcere di San Giovanni in Monte, dove furono posti a disposizione delle SS, come avvenne ad altri partigiani imolesi catturati e reclusi alla Rocca di Imola). I partigiani imolesi prelevati dal carcere il 16/03/1945, furono condotti probabilmente al comando Sipo-SD di via Santa Chiara e poi alla stazione di San Ruffillo dove furono uccisi. Gardi è stato riconosciuto partigiano dal 22/05/1944 al 16/03/1945.
Gollini Vladimiro “Miro”, nato a Imola (BO) il 15/10/1921, meccanico all’azienda Cogne. Partigiano del battaglione montano della brigata Sap Imola. Il 16/02/1945 a Ca’ Musa di Goccianello (BO) una pattuglia tedesca lo sorprese mentre stava trasferendo delle armi e tentò di catturarlo. Gollini riuscì a fuggire, ma decise di presentarsi spontaneamente quando i tedeschi minacciarono la famiglia che abitava nel podere Ca’ Musa. Gollini fu rinchiuso nella Rocca di Imola, dove fu interrogato e torturato, e in seguito fu trasferito con altri detenuti imolesi (tra cui Enea Loreti, Ugo Coralli e Walter Grandi, uccisi con Gollini a San Ruffillo) a Bologna al carcere di San Giovanni in Monte a disposizione delle SS come gli altri partigiani imolesi provenienti dalla Rocca o da altri arresti effettuati a Imola e nei dintorni. I partigiani imolesi prelevati dal carcere il 16/03/1945, furono condotti probabilmente al comando Sipo-SD di via Santa Chiara e poi alla stazione di San Ruffillo dove furono uccisi. Gollini è stato riconosciuto partigiano dal 16/05/1944 al 16/03/1945.
Grandi Walter, nato a Imola (BO) il 23/06/1920, meccanico. Aderì alla Resistenza in un primo tempo nella zona di Imola e poi si spostò sull’Appennino nella 36ª brigata Garibaldi Bianconcini. Dopo una missione condotta a valle non poté tornare in Appennino e perciò restò nel distaccamento imolese della 7ª Gap. A febbraio del 1945 fu arrestato nel centro cittadino e rinchiuso alla Rocca, dove fu interrogato e torturato, per poi essere trasferito a Bologna al carcere di San Giovanni in Monte; qui, come altri detenuti imolesi provenienti dalla Rocca o da arresti effettuati nel circondario di Imola, fu messo a disposizione delle SS. I partigiani imolesi prelevati dal carcere il 16/03/1945, furono condotti probabilmente al comando Sipo-SD di via Santa Chiara e poi alla stazione di San Ruffillo dove furono uccisi. Grandi è stato riconosciuto partigiano dal 15/06/1944 al 16/03/1945.
Loreti Enea, nato a Imola (BO) il 23 dicembre 1926, fornaio. Partigiano, fu attivo nel battaglione Montano della brigata Sap Imola; anche il fratello Lino fu partigiano sull’Appennino, ma nella 36ª brigata Garibaldi Bianconcini. Dopo la riorganizzazione delle formazioni imolesi dell’autunno-inverno 1944, Enea Loreti si spostò in pianura, a Goccianello prima, e poi a Imola, rimanendo in contatto con i gruppi di resistenti imolesi. I fascisti lo arrestarono fascisti nel forno Piani di via Appia a Imola il 18/02/1945 e lo rinchiusero nella Rocca di Imola, dove lo interrogarono e torturarono, per poi trasferirlo a Bologna. Qui fu associato con altri detenuti alla Rocca di Imola o arrestati nel circondario imolese alle carceri di San Giovanni in Monte a disposizione delle SS. I partigiani imolesi prelevati dal carcere il 16/03/1945, furono condotti probabilmente al comando Sipo-SD di via Santa Chiara e poi alla stazione di San Ruffillo dove furono uccisi. Grandi è stato riconosciuto partigiano dal 20/06/1944 al 16/03/1945.
Volta Angelo “Silvano”, nato a Imola (BO) il 19/04/1925, residente a Osteriola di Imola (BO), meccanico all’azienda Cogne. Di famiglia antifascista (il padre era uno degli organizzatori e dirigenti del movimento resistenziale nella zona di Osteriola), fu caponucleo nella brigata Sap Imola. Fu prelevato nella sua abitazione il 26/02/1945 nell’ambito di una serie di arresti in cui furono coinvolti anche Armando Gardi e Otello Cardelli (uccisi come Volta a San Ruffillo), e portato in località Cantalupo di Imola (BO). In seguito Volta e i suoi compagni vennero trasferiti a Bologna per essere reclusi a San Giovanni in Monte a disposizione delle SS, come avvenne ad altri detenuti imolesi provenienti dalla Rocca. I partigiani imolesi prelevati dal carcere il 16/03/1945, furono condotti probabilmente al comando Sipo-SD di via Santa Chiara e poi alla stazione di San Ruffillo dove furono uccisi. Volta è stato riconosciuto partigiano dal 01/05/1944 al 16/03/1945 col grado di maresciallo.
Zotti Vittorio, nato a Castel del Rio (BO) il 14/03/1924, residente a Imola, meccanico all’azienda Cogne. Partigiano nel battaglione Pianura della brigata Sap Imola, fu impegnato nella raccolta di viveri e armi per le formazioni partigiane attive in montagna. Fu arrestato per pochi giorni nell’estate del 1944; nel febbraio 1945 fu nuovamente fermato e questa volta venne rinchiuso nella Rocca di Imola, dove fu interrogato e torturato. Con Otello Cardelli e Armando Gardi (uccisi con lui a San Ruffillo) fu trasferito a Bologna a San Giovanni in Monte dove fu messo a disposizione delle SS, come avvenne ad altri detenuti imolesi provenienti dalla Rocca o da arresti effettuati nei dintorni di Imola. I partigiani imolesi prelevati dal carcere il 16/03/1945, furono condotti probabilmente al comando Sipo-SD di via Santa Chiara e poi alla stazione di San Ruffillo dove furono uccisi. Zotti è stato riconosciuto partigiano dal 26/11/1943 al 16/03/1945 con il grado di tenente.

Elenco vittime partigiani 10

Cardelli Otello,
Coralli Ugo,
Cristofori Francesco
Frascari Zelindo,
Gardi Armando,
Gollini Vladimiro
Grandi Walter,
Loreti Enea,
Volta Angelo
Zotti Vittorio

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


Aussenkommando Sipo-SD Bologna

Tipo di reparto: Polizei
Appartenenza: Sicherheitspolizei u. SD

Elenco persone responsabili o presunte responsabili


  • Amerigo Scaramagli

    Nome Amerigo

    Cognome Scaramagli

    Ruolo nella strage Collaboratore

    Stato imputato in procedimento

    Note procedimento Procedimento davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna contro Golinelli Lidia (nata a Bologna il 01/07/1925, accusata di delazione dopo essere stata staffetta all’interno della 7ª Gap Gianni), Quintavalli Gilberto (nato a Argenta (FE) il 25/03/1912, residente a Bologna, iscritto al Pfr e membro della Gnr) e Scaramagli Amerigo (nato a Altedo (BO) il 14/07/1912, membro della Gnr). In particolare Golinelli era accusata di aver provocato con la sua delazione l’arresto di numerosi partigiani e, nel caso specifico di San Ruffillo, la cattura di Francesco Cristofori; Quintavalli e Scaramagli di aver operato l’arresto di numerosi partigiani e, nel caso specifico di San Ruffillo, di aver ferito e poi catturato Francesco Cristofori. Tra i fatti contestati a Golinelli figura un’operazione di rastrellamento effettuata da Gnr, Bn e tedeschi nella zona di Castel Maggiore all’inizio di marzo del 1945, operazione alla quale secondo Golinelli parteciparono Quintavalli e Scaramagli (che negarono) e che portò alla cattura di diverse persone tra cui i partigiani Dovilio Zaniboni e Pio Bolelli, nome di battaglia Giovanni di cui dopo l’arresto si persero le tracce. Zaniboni e Bolelli risultano tra i prelevati dal carcere di San Giovanni in Monte il 17/04/1945 e poi dispersi (v. Episodio di San Ruffillo, stazione (BO)?, 17 aprile 1945). Il procedimento si concluse il 23/08/1945 con sentenza di colpevolezza per il reato di collaborazionismo per tutti e tre gli imputati e con la condanna a morte mediante fucilazione alla schiena. I tre imputati ricorsero in Cassazione. Con sentenza del 19/10/1945 la Cassazione accolse il ricorso di Lidia Golinelli annullando la sentenza della Cas di Bologna e inviando gli atti per un nuovo giudizio alla Corte d’Assise straordinaria di Modena relativamente alla possibile concessione delle attenuanti; respinse invece i ricorsi di Scaramagli e Quintavalli. Il 13/07/1947 e il 13/08/1947 la Cassazione annullò la sentenza limitatamente alla pena di morte per Scaramagli e Quintavalli rinviando gli atti alla Corte d’Assise sezione speciale di Modena per un nuovo esame. Procedimento davanti alla Corte d’Assise sezione speciale di Modena contro Gilberto Quintavalli e Amerigo Scaramagli. La Corte prese in considerazione come principali capi di imputazione la cattura di Otello Spadoni e Francesco Cristofori (il primo ucciso e il secondo ferito in quella occasione dagli imputati e poi portato in carcere e ucciso a San Ruffillo) limitatamente alla morte di Spadoni e al ferimento di Cristofori per entrambi gli imputati e l’uccisione di Aldo Ognibene per Scaramagli. Con sentenza del 10/12/1947, la Corte condannò Quintavalli e Scaramagli a trenta anni di reclusione per l’uccisione di Otello Spadoni; assolse Scaramagli per insufficienza di prove per l’omicidio di Aldo Ognibene e dichiarò di non doversi procedere nei confronti dei due imputati per il ferimento di Cristofori e per gli altri capi di imputazione per sopravvenuta amnistia. Entrambi i condannati godettero di condoni. Con sentenza del 13/02/1957 la Corte d’Appello di Bologna riabilitò Quintavalli. La Corte d’Appello di Bologna con declaratoria 13/02/1960 dichiarò estinti i reati a carico di Scaramagli per amnistia e cessata l’esecuzione della condanna. Il Tribunale supremo militare con sentenza 14/12/1964 riabilitò a tutti gli effetti militari Quintavalli.

    Tipo di reparto fascista Guardia Nazionale Repubblicana

    Nome del reparto Reparto GNR non precisato

  • Berti Martino

    Nome Berti

    Cognome Martino

    Ruolo nella strage Collaboratore

    Stato imputato in procedimento

    Note procedimento Procedimento contro Berti Martino (nato a Bologna il 12/11/1906, caporalmaggiore della Gnr) davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna. Berti fu accusato di collaborazionismo e di aver partecipato all’arresto di diversi partigiani tra cui Sandro Rossi, ucciso a San Ruffillo il 10/02/1945 (v. Episodio di San Ruffillo stazione (BO), 10 febbraio 1945), Remo Nicoli e Giorgio Grotti entrambi prelevati dal carcere di San Giovanni in Monte nell’aprile del 1945 e poi dispersi (v. Episodi di San Ruffillo, stazione (BO)?, 4 e 17 aprile 1945). La sentenza della Cas di Bologna rivela che Berti per le sue doti di investigazione fu in forza all’Ufficio politico investigativo della Gnr e dal febbraio 1945 fu al servizio del Sicherheitsdienst per la raccolta di informazioni sulla situazione sociale e politica e come informatore. Pare che facesse arrestare dalla Questura, dalla Gnr o dai tedeschi i partigiani che riteneva responsabili dell’uccisione di due suoi fratelli per vendicarli e che partecipasse agli interrogatori e alle torture inflitte ai prigionieri nella sede della Gnr nella Facoltà di Ingegneria, anche a danno dei partigiani della 1ª brigata Irma Bandiera catturati nel febbraio 1945 e poi uccisi a San Ruffillo il 01/03/1945 (v. Episodio di San Ruffillo stazione (BO), 1° marzo 1945). Nella sentenza non vengono nominati direttamente, ma si parla di una ventina di persone arrestate insieme ad Augusto Diolaiti e alla sorella di Sandro Rossi, Evelina, recluse a ingegneria, interrogate e torturate e poi passate alle SS, dieci delle quali furono ritrovate uccise a San Ruffillo. La Corte d’Assise straordinaria di Bologna con sentenza del 17/08/1945 condannò Berti alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena. Berti presentò ricorso e la Cassazione il 21/09/1945 annullò la sentenza rinviando gli atti per un nuovo giudizio alla Corte d’Assise straordinaria di Modena. - Procedimento davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Modena contro Berti Martino conclusosi con sentenza 16/04/1946. La Corte modenese ritenne Berti colpevole, ma gli concesse le attenuanti per il fatto che le sue azioni contro i partigiani, pur gravi, erano state dettate dal desiderio di vendicare i suoi fratelli uccisi. Lo condannò alla pena di reclusione di tredici anni e quattro mesi, cinque dei quali condonati nel luglio 1946; altri quattro anni, cinque mesi e 10 giorni furono condonati nel 1948. Una sentenza della Corte d’Appello di Bologna del 14/01/1955 dichiarò Berti riabilitato.

    Tipo di reparto fascista Guardia Nazionale Repubblicana

    Nome del reparto Reparto GNR non precisato

  • Bruno Monti

    Nome Bruno

    Cognome Monti

    Ruolo nella strage Collaboratore

    Stato imputato in procedimento

    Note procedimento Procedimento contro Monti Bruno (nato a Bologna il 17/11/1904, iscritto al Pfr, tenente della Gnr, addetto all’Ufficio politico investigativo dell’Ispettorato provinciale e poi regionale della Gnr) davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna. Monti fu accusato di collaborazionismo e di aver partecipato all’arresto, alle torture e all’uccisione di diversi partigiani o alla consegna di partigiani alle SS provocandone la deportazione o la fucilazione, oltre che a furti. La Corte d’Assise straordinaria lo ritenne responsabile degli arresti di Carlo Calzoni, Luciano Mantovani e Dante Simoni uccisi a San Ruffillo il 10/02/1945, di Remo Draghetti, ucciso a San Ruffillo il 20/02/1945 (v. Episodio di San Ruffillo, stazione (BO), 20 febbraio 1945), di Francesco Cristofori, ucciso a San Ruffillo il 16/03/1945 (v. Episodio di San Ruffillo, stazione (BO), 16 marzo 1945) e di Giorgio Grotti, prelevato da San Giovanni in Monte il 17/04/1945 e poi disperso (v. Episodio di San Ruffillo, stazione (BO)?, 17 aprile 1945). Il 7 marzo 1946 la Corte giudicò Monti colpevole e lo condannò a morte mediante fucilazione alla schiena. Monti presentò ricorso e la Cassazione con sentenza del 31/05/1946 annullò la sentenza rinviando la causa alla Corte d’Assise di Modena sezione speciale. - Procedimento davanti alla Corte d’Assise di Modena contro Bruno Monti. La Corte con sentenza 12/03/1947 commutò la pena di morte in ergastolo. Il reato fu poi dichiarato estinto per amnistia.

    Tipo di reparto fascista Guardia Nazionale Repubblicana

    Nome del reparto Reparto GNR non precisato

  • Gilberto Quintavalli

    Nome Gilberto

    Cognome Quintavalli

    Ruolo nella strage Collaboratore

    Stato imputato in procedimento

    Note procedimento Procedimento davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna contro Golinelli Lidia (nata a Bologna il 01/07/1925, accusata di delazione dopo essere stata staffetta all’interno della 7ª Gap Gianni), Quintavalli Gilberto (nato a Argenta (FE) il 25/03/1912, residente a Bologna, iscritto al Pfr e membro della Gnr) e Scaramagli Amerigo (nato a Altedo (BO) il 14/07/1912, membro della Gnr). In particolare Golinelli era accusata di aver provocato con la sua delazione l’arresto di numerosi partigiani e, nel caso specifico di San Ruffillo, la cattura di Francesco Cristofori; Quintavalli e Scaramagli di aver operato l’arresto di numerosi partigiani e, nel caso specifico di San Ruffillo, di aver ferito e poi catturato Francesco Cristofori. Tra i fatti contestati a Golinelli figura un’operazione di rastrellamento effettuata da Gnr, Bn e tedeschi nella zona di Castel Maggiore all’inizio di marzo del 1945, operazione alla quale secondo Golinelli parteciparono Quintavalli e Scaramagli (che negarono) e che portò alla cattura di diverse persone tra cui i partigiani Dovilio Zaniboni e Pio Bolelli, nome di battaglia Giovanni di cui dopo l’arresto si persero le tracce. Zaniboni e Bolelli risultano tra i prelevati dal carcere di San Giovanni in Monte il 17/04/1945 e poi dispersi (v. Episodio di San Ruffillo, stazione (BO)?, 17 aprile 1945). Il procedimento si concluse il 23/08/1945 con sentenza di colpevolezza per il reato di collaborazionismo per tutti e tre gli imputati e con la condanna a morte mediante fucilazione alla schiena. I tre imputati ricorsero in Cassazione. Con sentenza del 19/10/1945 la Cassazione accolse il ricorso di Lidia Golinelli annullando la sentenza della Cas di Bologna e inviando gli atti per un nuovo giudizio alla Corte d’Assise straordinaria di Modena relativamente alla possibile concessione delle attenuanti; respinse invece i ricorsi di Scaramagli e Quintavalli. Il 13/07/1947 e il 13/08/1947 la Cassazione annullò la sentenza limitatamente alla pena di morte per Scaramagli e Quintavalli rinviando gli atti alla Corte d’Assise sezione speciale di Modena per un nuovo esame. Procedimento davanti alla Corte d’Assise sezione speciale di Modena contro Gilberto Quintavalli e Amerigo Scaramagli. La Corte prese in considerazione come principali capi di imputazione la cattura di Otello Spadoni e Francesco Cristofori (il primo ucciso e il secondo ferito in quella occasione dagli imputati e poi portato in carcere e ucciso a San Ruffillo) limitatamente alla morte di Spadoni e al ferimento di Cristofori per entrambi gli imputati e l’uccisione di Aldo Ognibene per Scaramagli. Con sentenza del 10/12/1947, la Corte condannò Quintavalli e Scaramagli a trenta anni di reclusione per l’uccisione di Otello Spadoni; assolse Scaramagli per insufficienza di prove per l’omicidio di Aldo Ognibene e dichiarò di non doversi procedere nei confronti dei due imputati per il ferimento di Cristofori e per gli altri capi di imputazione per sopravvenuta amnistia. Entrambi i condannati godettero di condoni. Con sentenza del 13/02/1957 la Corte d’Appello di Bologna riabilitò Quintavalli. La Corte d’Appello di Bologna con declaratoria 13/02/1960 dichiarò estinti i reati a carico di Scaramagli per amnistia e cessata l’esecuzione della condanna. Il Tribunale supremo militare con sentenza 14/12/1964 riabilitò a tutti gli effetti militari Quintavalli.

    Tipo di reparto fascista Guardia Nazionale Repubblicana

    Nome del reparto Reparto GNR non precisato

  • Gustav Pustowka

    Nome Gustav

    Cognome Pustowka

    Stato nominativo generico o non identificato emerso dalla documentazione

    Note responsabile nato a Teschen, Polonia (Teschen è il nome tedesco di Cieszyn), membro del partito nazista, delle SS e della Gestapo, agente della polizia criminale, in Italia nei comandi Sipo-SD di Roma, Forlì, Bologna e Ferrara, SS-Scharführer (sergente maggiore), morto a Ludwigsburg, Germania, il 15/01/1991

    Note procedimento Pustowka secondo alcune fonti fu coinvolto nelle fucilazioni di San Ruffillo e Sabbiuno di Paderno a Bologna, oltre che nella strage de La Storta a Roma e in quella del Caffè del Doro a Ferrara (v. Episodi di Roma, La Storta, 4 giugno 1944; Ferrara, 17 novembre 1944; Ronco di Forlì, aeroporto (FC), 29 giugno, 5-6, 17 e 25 settembre 1944; Sabbiuno di Paderno (BO), 14 e 23 dicembre 1944).

    Nome del reparto nazista Polizei

    Nome del reparto Aussenkommando Sipo-SD Bologna

  • Lidia Golinelli

    Nome Lidia

    Cognome Golinelli

    Ruolo nella strage Delatore

    Stato imputato in procedimento

    Note procedimento Procedimento davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna contro Golinelli Lidia (nata a Bologna il 01/07/1925, accusata di delazione dopo essere stata staffetta all’interno della 7ª Gap Gianni), Quintavalli Gilberto (nato a Argenta (FE) il 25/03/1912, residente a Bologna, iscritto al Pfr e membro della Gnr) e Scaramagli Amerigo (nato a Altedo (BO) il 14/07/1912, membro della Gnr). In particolare Golinelli era accusata di aver provocato con la sua delazione l’arresto di numerosi partigiani e, nel caso specifico di San Ruffillo, la cattura di Francesco Cristofori; Quintavalli e Scaramagli di aver operato l’arresto di numerosi partigiani e, nel caso specifico di San Ruffillo, di aver ferito e poi catturato Francesco Cristofori. Tra i fatti contestati a Golinelli figura un’operazione di rastrellamento effettuata da Gnr, Bn e tedeschi nella zona di Castel Maggiore all’inizio di marzo del 1945, operazione alla quale secondo Golinelli parteciparono Quintavalli e Scaramagli (che negarono) e che portò alla cattura di diverse persone tra cui i partigiani Dovilio Zaniboni e Pio Bolelli, nome di battaglia Giovanni di cui dopo l’arresto si persero le tracce. Zaniboni e Bolelli risultano tra i prelevati dal carcere di San Giovanni in Monte il 17/04/1945 e poi dispersi (v. Episodio di San Ruffillo, stazione (BO)?, 17 aprile 1945). Il procedimento si concluse il 23/08/1945 con sentenza di colpevolezza per il reato di collaborazionismo per tutti e tre gli imputati e con la condanna a morte mediante fucilazione alla schiena. I tre imputati ricorsero in Cassazione. Con sentenza del 19/10/1945 la Cassazione accolse il ricorso di Lidia Golinelli annullando la sentenza della Cas di Bologna e inviando gli atti per un nuovo giudizio alla Corte d’Assise straordinaria di Modena relativamente alla possibile concessione delle attenuanti; respinse invece i ricorsi di Scaramagli e Quintavalli. Il 13/07/1947 e il 13/08/1947 la Cassazione annullò la sentenza limitatamente alla pena di morte per Scaramagli e Quintavalli rinviando gli atti alla Corte d’Assise sezione speciale di Modena per un nuovo esame. - Procedimento davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Modena contro Lidia Golinelli, conclusosi con sentenza 07/05/1946. La Corte giudicò colpevole l’imputata, ma concesse le attenuanti considerando la sua giovane età, l’ambiente in cui crebbe, le minacce dei fascisti dopo che la catturarono tra i partigiani e commutò la pena di morte in trenta anni di reclusione. Con declaratoria della Corte d’Assise straordinaria di Modena del 03/08/1946 il reato fu dichiarato estinto per amnistia.

  • Simone Gaddoni

    Nome Simone

    Cognome Gaddoni

    Ruolo nella strage Collaboratore

    Stato imputato in procedimento

    Note procedimento Procedimento contro Gaddoni Simone (nato a Castel Bolognese (RA) il 21/02/1917, residente a Imola, iscritto al Pfr, membro delle Brigate nere) davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna. Gaddoni fu accusato, fra l’altro, di aver partecipato all’arresto di antifascisti e partigiani imolesi, tra cui Ugo Coralli che fu ucciso a San Ruffillo il 16/03/1945. Il procedimento si concluse il 10/08/1945 con sentenza di colpevolezza per il reato di collaborazionismo e condanna a 12 anni di reclusione. Gaddoni ricorse in Cassazione che il 23/08/1946 dichiarò il reato estinto per amnistia.

Memorie

Memorie legate a questa strage

  • monumento a Bologna, piazza Caduti di San Ruffillo

    Tipo di memoria: monumento

    Ubicazione: Bologna, piazza Caduti di San Ruffillo

    Anno di realizzazione: 1967

    Descrizione: monumento che ricorda le vittime delle fucilazioni di San Ruffillo collocato nel 1967 in sostituzione di quello che, dal 1946, sorgeva sul terrapieno della ferrovia nei pressi della stazione e che è stato dismesso. Sulla faccia principale del monumento attuale si legge l’iscrizione: «Da queste fosse rosse di sangue risuona la voce dei partigiani trucidati dai nazifascisti ad ammonire i vivi che non c’è civile grandezza senza libertà ed amore»; sulle altre facce del monumento sono riportati i nominativi delle vittime di Castelfranco Emilia (Enea Baraldi, Guido Baraldi, Enrico Bazzani, Otello Bergonzini, Ernesto Bottazzi, Gaetano Campagnoli, Amedeo Cavazza, Orfeo Cavazza, Aldo Dondi, Dante Ferrarini, Renato Guizzardi, Guerrino Maccaferri, Danio Manfredi, Ilario [ma Florino] Manfredini, Andrea Moscardini, Luigi Nanni, Renato Nanni, Marino Ragazzi, Rolando Ravaldi, Romano Ravaldi, Giuseppe Rinaldi, Annibale Roveri, Renzo Soli, Gilberto Tacconi, Ennio Turrini, Giovanni Turrini, Francesco Venturi, Aimone Veronesi, Renato Veronesi, Mauro Zanerini, Augusto Zanotti, Renzo Zuffi, Riniero Zuffi, Arteodoro Albertini, Angiolino Carini), Bologna (Dino Bedonni, Adriano Biondi, Sergio Casalini, Mario Faccioli, Antonio Grandi, Guglielmo Grossi, Carlo Mazzacurati, Corrado Pavignani, Emilio Rimondi [probabilmente ucciso a Sabbiuno di Paderno: v. Episodi di Sabbiuno di Paderno (BO), 14, 23 dicembre 1944], Sandro Rossi, Libero Spadoni [non figura tra gli uccisi a San Ruffillo, né tra i dispersi dopo il prelievo dal carcere; non compare nel Dizionario; forse si tratta di un errore di iscrizione sul monumento], Walter Tommasini), Malalbergo (Egidio Alberti, Ernesto Amaini, Primo Bacilieri, Azzo Carlini, Ilario Cenacchi, Antonio Corticelli, Tonino Costa, Adamo Fiorini, Orfeo Galletti, Umberto Gilioli, Romano Gualandi, Guido Minghetti, Vivaldo Orlandi, Oreste Pedrini, Giuseppe Pettazzoni, Dino Zucchini), Anzola Emilia (Pio Galli), Imola (Ugo Coralli, Otello Cardelli, Armando Gardi, Vladimiro Gollini, Walter Grandi, Enea Loreti, Rocco Marabini, Angelo Volta, Vittorio Zotti), Bondeno (Amedeo Benini, Ainis De Biagi, Idalgo Dondi, Atos [ma Pietro] Freddi, Giovanni Gavioli, Ilo Gigli, Bruno Pareschi, Florindo Tassinari). Sulla faccia recante i nomi degli imolesi e dei caduti di Bondeno si legge anche l’iscrizione: «Ai 107 sconosciuti il volto e il nome d’ogni spirito libero».

  • commemorazione a

    Tipo di memoria: commemorazione

    Descrizione: Sì, annuali. Le commemorazioni sono organizzate dalla sezione Anpi del Quartiere Savena di Bologna in collaborazione con il Quartiere Savena e vi partecipano delegazioni dei Comuni di residenza o di nascita delle vittime, del Comune e della Città metropolitana di Bologna, delle province di Modena e Ferrara, della regione Emilia-Romagna, dei comitati provinciali Anpi di Bologna e Modena e delle sezioni Anpi dei Comuni di nascita o di residenza delle vittime.

  • luogo della memoria a Bologna, stazione San Ruffillo

    Tipo di memoria: luogo della memoria

    Ubicazione: Bologna, stazione San Ruffillo

    Descrizione: Pannelli storico-espositivi sulle fucilazioni di San Ruffillo del 1945 realizzati nel 2008 per conto dell’Anpi del Quartiere Savena in collaborazione con l’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nella provincia di Bologna “Luciano Bergonzini” – Isrebo; cura del progetto di Roberta Mira e Paola Zagatti; testi di Andrea Ferrari e Paolo Nannetti. Uno dei pannelli è stato collocato alla stazione di San Ruffillo per “segnare” il luogo della strage

  • monumento a Bologna, piazza Nettuno

    Tipo di memoria: monumento

    Ubicazione: Bologna, piazza Nettuno

    Descrizione: sacrario dei caduti partigiani; vi compaiono Otello Cardelli, Ugo Coralli, Zelindo Frascari, Armando Gardi, Vladimiro Gollini, Walter Grandi, Enea Loreti, Angelo Volta, Vittorio Zotti delle vittime di San Ruffillo del 16/03/1945.

  • monumento a Bologna, cimitero della Certosa

    Tipo di memoria: monumento

    Ubicazione: Bologna, cimitero della Certosa

    Descrizione: monumento ossario dei caduti partigiani; vi è sepolto Francesco Cristofori delle vittime di San Ruffillo del 16/03/1945.

  • luogo della memoria a Bologna, via Oretti (originale) e via Faenza 4 (riproduzione)

    Tipo di memoria: luogo della memoria

    Ubicazione: Bologna, via Oretti (originale) e via Faenza 4 (riproduzione)

    Descrizione: lapide per i partigiani caduti e dispersi del Pontevecchio; vi compare Francesco Cristofori dei fucilati a San Ruffillo il 16/03/1945.

  • lapide a Osteriola (BO), via San Vitale 190

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: Osteriola (BO), via San Vitale 190

    Descrizione: tre lapidi ricordano i nomi e le date di nascita e di morte di Otello Cardelli, Angelo Volta e Armando Gardi; tutte recano l’iscrizione «caduto per la libertà».

  • lapide a Imola (BO), via Campanella 36

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: Imola (BO), via Campanella 36

    Descrizione: una lapide ricorda il nome e le date di nascita e di morte di Enea Loreti, e reca l’iscrizione «caduto per la libertà».

  • monumento a Imola, piazzale Leonardo Da Vinci

    Tipo di memoria: monumento

    Ubicazione: Imola, piazzale Leonardo Da Vinci

    Descrizione: monumento al partigiano; i nomi di Cardelli, Coralli, Gardi, Gollini, Grandi, Loreti, Volta e Zotti compaiono sulle quattro lapidi poste attorno al monumento.

  • luogo della memoria a Sasso Marconi

    Tipo di memoria: luogo della memoria

    Ubicazione: Sasso Marconi

    Descrizione: una via è intitolata a Vittorio Zotti.

  • luogo della memoria a Imola

    Tipo di memoria: luogo della memoria

    Ubicazione: Imola

    Descrizione: una strada del quartiere Zolino è intitolata a Vladimiro Gollini, una strada del quartiere Zolino è intitolata a Otello Cardelli, una strada della zona industriale è intitolata a Ugo Coralli.

  • luogo della memoria a Sesto Imolese

    Tipo di memoria: luogo della memoria

    Ubicazione: Sesto Imolese

    Descrizione: una strada è intitolata ad Armando Gardi.

  • onorificenza alla persona a

    Tipo di memoria: onorificenza alla persona

    Descrizione: A Coralli è stata conferita la medaglia di bronzo al valor militare alla memoria.

  • onorificenza alla persona a

    Tipo di memoria: onorificenza alla persona

    Descrizione: A Gardi è stata conferita la medaglia di bronzo al valor militare alla memoria.

  • onorificenza alla persona a

    Tipo di memoria: onorificenza alla persona

    Descrizione: A Gollini è stata conferita la medaglia di bronzo al valor militare alla memoria.

Bibliografia


Alessandro Albertazzi, Luigi Arbizzani, Nazario Sauro Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945), vol. II, Dizionario biografico A-C, Comune di Bologna, Istituto per la storia di Bologna, Bologna, 1985, pp. 440, 586, 618.
Alessandro Albertazzi, Luigi Arbizzani, Nazario Sauro Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945), vol. III, Dizionario biografico D-L, Comune di Bologna, Istituto per la storia di Bologna, Bologna, 1986, pp. 246, 314, 412-413, 432, 608.
Luigi Arbizzani, Nazario Sauro Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945), vol. IV, Dizionario biografico M-Q, Comune di Bologna, Istituto per la storia di Bologna, Bologna, 1995, pp. 459-460.
Luigi Arbizzani, Nazario Sauro Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945), vol. V, Dizionario biografico R-Z, Comune di Bologna, Istituto per la storia di Bologna, Bologna, 1998, pp. 625, 720-721.
Giulia Dall’Olio, Marco Pelliconi, Alfiero Salieri, I segni della storia. Fatti e luoghi della Resistenza nel circondario imolese visti attraverso la toponomastica, i monumenti e le lapidi, Bacchilega, Imola, 2013, pp. 62-63, 78-80, 83, 85-86, 88, 102-103, 144-146.
Andrea Ferrari, Paolo Nannetti, L’eccidio di San Ruffillo. Repressione nazifascista a Bologna nell’inverno 1944-45, Comitato per le onoranze ai caduti di San Ruffillo e del Quartiere Savena, Bologna, 1988.
Andrea Ferrari, Paolo Nannetti, Per una storia degli eccidi di San Giovanni in Monte. Le fucilazioni di massa di detenuti politici a Bologna negli ultimi mesi di occupazione tedesca, in «Resistenza oggi». Quaderni bolognesi di storia contemporanea, n. 4, 2003 nuova serie.
Andrea Ferrari, Paolo Nannetti, San Giovanni in Monte, Bologna, 1943-1945: carcere fascista e carcere tedesco. La fonte del registro-matricola dei detenuti, in «Resistenza oggi». Quaderni bolognesi di storia contemporanea, n. 5, 2004 nuova serie.
Andrea Ferrari, Paolo Nannetti, Dalla rappresaglia allo sterminio. Repressione tedesca ed eccidi di detenuti politici a Bologna nell’inverno 1944-45, in «Quaderni di Resistenza oggi» III, 1945, numero speciale, 2005.
Nazario Galassi, Imola dal fascismo alla Liberazione 1930-1945, University Press BoIogna, Imola, 1995, p. 379.
Carlo Gentile, Intelligence e repressione politica. Appunti per la storia del servizio di informazioni SD in Italia 1940-1945, relazione al convegno Conoscere il nemico. Apparati di intelligence e modelli culturali nella storia contemporanea, Milano 2-4 aprile 2003, ora con il titolo I servizi tedeschi in Italia 1943-1945, in Paolo Ferrari, Alessandro Massignani (a cura di), Conoscere il nemico. Apparati di intelligence e modelli culturali nella storia contemporanea, Franco Angeli, Milano, 2010.
Mauro Maggiorani, Vincenzo Sardone, Libertà: i luoghi, i volti, le parole. Memorie dell’antifascismo e della Resistenza nel quartiere Savena di Bologna, Aspasia, Bologna, 2004, pp. 97-103.
Roberta Mira, Bologna, in Luciano Casali, Dianella Gagliani (a cura di), La politica del terrore. Stragi e violenze naziste e fasciste in Emilia Romagna, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli, Roma, 2008, pp. 73-75.
- Renato Sasdelli (a cura di), Ingegneria in guerra. La Facoltà di Ingegneria di Bologna dalla RSI alla Ricostruzione 1943-1947, Clueb, Bologna, 2007, pp. 153-158.

Sitografia


- Storia e memoria di Bologna:
Eccidio di San Ruffillo
http://memoriadibologna.comune.bologna.it/eccidio-di-san-ruffillo-12-evento
Cardelli Otello
http://www.storiaememoriadibologna.it/cardelli-otello-479713-persona
Coralli Ugo
http://www.storiaememoriadibologna.it/coralli-ugo-478685-persona
Cristofori Francesco
http://www.storiaememoriadibologna.it/cristofori-francesco-478153-persona
(presente ma non collegato alla strage di San Ruffillo pure se nella sua biografia è scritto che fu ucciso a San Ruffillo)
Frascari Zelindo
http://www.storiaememoriadibologna.it/frascari-zelindo-479291-persona
Gardi Armando
http://www.storiaememoriadibologna.it/gardi-armando-478799-persona
Gollini Vladimiro
http://www.storiaememoriadibologna.it/gollini-wladimiro-478833-persona
Grandi Walter
http://www.storiaememoriadibologna.it/grandi-walter-480361-persona
Loreti Enea
http://www.storiaememoriadibologna.it/loretti-loreti-enea-480293-persona
Volta Angelo
http://www.storiaememoriadibologna.it/volta-angelo-479591-persona
Zotti Vittorio
http://www.storiaememoriadibologna.it/zotti-vittorio-479622-persona

- Monumenti che parlano, L’eccidio di San Ruffillo e la Resistenza a Savena:
Stazione ferroviaria San Ruffillo e cippo dedicato ai caduti di San Ruffillo
http://www.comune.bologna.it/savena-resistenza/sanruffillo.php
Lapide dedicata ai partigiani caduti e dispersi del Pontevecchio
http://www.comune.bologna.it/savena-resistenza/pontevecchio.php

- Dipartimento di Storia Culture Civiltà, Università di Bologna, Database dei partigiani dell’Emilia-Romagna:
http://www.disci.unibo.it/it/biblioteca/fondi-1/partigiani
(schede relative alla provincia di Bologna, ad nomen; non compaiono Zotti e Grandi).

Fonti archivistiche

Fonti

AISPER, Fondo Commissione parlamentare d’inchiesta sulle cause dell’occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti (Armadio della vergogna), 4 Docc. consegnati maggio 2009, 44/1, f. 383, Legione territoriale dei carabinieri reali di Bologna, Compagnia di Imola, Statistica riguardante le violenze commesse da tedeschi e fascisti contro le popolazioni civili nella giurisdizione di questa compagnia, 15/05/1946, notizia relativa a Volta, Gardi e Cardelli e ff. 427-429, dichiarazione della moglie di Gardi, della madre di Cardelli e del padre di Volta, tutte datate 06/04/1946.
ANPI Bologna, schedario partigiani.
Archivio Cimitero della Certosa di Bologna.
ASBO, Corte d’appello di Bologna, Penale, Corte d’assise straordinaria di Bologna, Sentenze, vol. 26, 1945, sentenze nn. 134, 147; vol. 27, 1946, sentenza n. 42.
ASBO, Corte d’appello di Bologna, Penale, Corte d’assise straordinaria di Modena, Sentenze, vol. 31, 1945-1947, sentenze nn. 35/1946, 18/1947, 57/1947.
- BArch, R 70/Italien, Bd. 12, ff. 87 e 116.