STAZIONE SAN RUFFILLO BOLOGNA 01.03.1945

(Bologna - Emilia-Romagna)

Episodio di riferimento: San Ruffillo

Descrizione

Località San Ruffillo, stazione, Bologna, Bologna, Emilia-Romagna

Data 1 marzo 1945

Matrice strage Nazista

Numero vittime 10

Numero vittime uomini 10

Numero vittime uomini adulti 10

Descrizione: Il 1° marzo 1945 le SS del comando della Sicherheitspolizei e del Sicherheitsdienst (Sipo-SD) di via Santa Chiara a Bologna prelevarono dal carcere di San Giovanni in Monte nove detenuti a loro disposizione. Si trattava di partigiani catturati in precedenza, in maggioranza in un’operazione fascista volta a colpire la rete resistenziale della zona del Pontevecchio nella prima periferia a est di Bologna; uno dei partigiani era stato invece arrestato a Imola dalla locale Brigata nera e un altro in un vasto rastrellamento condotto da tedeschi e fascisti che interessò l’area di San Giovanni in Persiceto (BO) e Anzola Emilia (BO). I prigionieri vennero trasportati nei pressi della stazione ferroviaria di San Ruffillo alla periferia di Bologna e uccisi con armi da fuoco. I loro corpi furono gettati all’interno di crateri provocati da bombe, così da essere occultati. Non tutte le vittime furono identificate dopo l’esumazione avvenuta nel maggio del 1945, ma, poiché tra i corpi estratti dalle fosse di San Ruffillo furono riconosciuti molti dei prelevati dal carcere il 1° marzo è ragionevole pensare che coloro che non furono identificati, ma che uscirono dal carcere nello stesso momento e con le stesse modalità delle vittime riconosciute, furono fucilati presso la stazione con gli altri.
Come nel caso delle uccisioni effettuate in dicembre a Sabbiuno di Paderno sui colli vicino a Bologna, anche per le fucilazioni di San Ruffillo i nazisti scelsero un luogo periferico rispetto alla città, abbandonato dalla popolazione per via dei bombardamenti e dei cannoneggiamenti dal fronte e dove fosse possibile occultare i corpi delle vittime. La stazione di San Ruffillo che era stata pesantemente danneggiata dalle bombe si prestava allo scopo: al posto dei calanchi di Sabbiuno i cadaveri sarebbero stati gettati e nascosti nei crateri prodotti dai bombardamenti. Complessivamente si ebbero a San Ruffillo sei fucilazioni di massa certe: la prima il 10 febbraio 1945, poi il 20 febbraio, il 1°, il 2, il 16 e il 21 marzo 1945; nel mese di aprile i tedeschi prelevarono altri detenuti dalle carceri di Bologna e chi non fu deportato o avviato al lavoro per le fortificazioni lungo il fronte venne ucciso con le stesse modalità delle vittime di San Ruffillo. Non è del tutto chiarito se la stazione fu ancora teatro delle fucilazioni di aprile 1945 o se fu scelto un altro luogo, comunque posto lungo il tracciato della ferrovia.
Le fucilazioni di San Ruffillo rispondono ad una logica eliminazionista e si collocano in un momento in cui i tedeschi si preparano a lasciare la città ed eliminano il maggior numero possibile di prigionieri, ebrei e avversari politici ancora nelle loro mani. La stessa logica si ritrova nel Bolognese nelle stragi di Sabbiuno di Paderno, compiute dalle SS di Bologna, nonché in quelle precedenti dell’aeroporto di Forlì, compiute almeno in parte dagli stessi uomini del SD (v. Episodi di Ronco di Forlì, aeroporto (FC), 5-6, 17 e 25 settembre 1944). Tutte queste uccisioni furono occultate.

Modalità di uccisione: fucilazione,uccisione con armi da fuoco

Trattamento dei cadaveri: Occultamento dei cadaveri

Tipo di massacro: punitivo (massacro eliminazionista fino al 2016-11-30)
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Eliminazionista: sì

Estremi e note penali: Dal 1° agosto 1944 il comando delle forze della polizia di sicurezza e del servizio di sicurezza SS di Bologna era affidato all’SS-Hauptsturmführer (capitano) Hugo Gold (nato a Mammendorf, Germania, il 07/10/1894) già in servizio presso l’Aussenkommando Sipo-SD di Genova e presso quello di Firenze. Facevano parte degli uomini del comando Sipo-SD di Bologna, tra gli altri, l’SS-Obersturmführer (tenente) Karl Weissmann di origine austriaca, che era stato membro del SD di Firenze, l’SS-Obersturmführer Werner Haftmann, l’SS-Unterscharführer (sergente) Hermann Prader, altoatesino che sono ricordati come elementi che ricoprivano responsabilità negli interrogatori e nella gestione dei prigionieri; inoltre erano in servizio a Bologna due uomini provenienti dal comando Sipo-SD di Forlì che avevano partecipato alle uccisioni dell’aeroporto di Forlì nell’estate-autunno del 1944: Hans Gassner (nato a Hüfingen, Germania, il 16/05/1901, agente di pubblica sicurezza dal 1919 al 1925 e in seguito agente della polizia di Stoccarda, in Italia presso i comandi del SD di Roma, Perugia, Forlì, Bologna, SS-Sturmscharführer (maresciallo maggiore), morto a Waiblingen, Germania, il 13/03/1978) e Gustav Pustowka (nato a Teschen, Polonia (Teschen è il nome tedesco di Cieszyn), membro del partito nazista, delle SS e della Gestapo, agente della polizia criminale, in Italia nei comandi Sipo-SD di Roma, Forlì, Bologna e Ferrara, SS-Scharführer (sergente maggiore), morto a Ludwigsburg, Germania, il 15/01/1991); Pustowka secondo alcune fonti fu coinvolto nelle fucilazioni di San Ruffillo e Sabbiuno di Paderno a Bologna, oltre che nella strage de La Storta a Roma e in quella del Caffè del Doro a Ferrara (v. Episodi di Roma, La Storta, 4 giugno 1944; Ferrara, 17 novembre 1944; Ronco di Forlì, aeroporto (FC), 29 giugno, 5-6, 17 e 25 settembre 1944; Sabbiuno di Paderno (BO), 14 e 23 dicembre 1944).
Tra gli altri membri vi erano da fine luglio 1944 l’SS-Hauptsturmführer (capitano) Wetjen nel settore amministrativo, proveniente dall’Aussenkommando di Roma, e dal febbraio 1945 l’SS-Hauptsturmführer Günther Buchelt capo della sezione IV Gestapo, gli SS-Sturmscharführer (marescialli maggiori) Karl Beck, Hermann Krüger e Georg Buchner, gli SS-Hauptscharführer (marescialli capi) Gerhard Beese e Hubert Wilsch, e il comandante delle Waffen-SS Willi Karscher. Dopo lo scioglimento del comando di Forlì giunse a Bologna anche l’SS-Oberscharführer (maresciallo) Ludwig Jüngling (nato a Hanau/Main, Germania, il 16/07/1906, membro della polizia criminale, in Italia in servizio a Roma, Forlì e Bologna nel settore amministrativo).
- Procedimento contro Turolla Libero (nato a Bologna il 17/06/1925) sappista nella brigata Irma Bandiera nella zona del Pontevecchio. Accusato di collaborazionismo per aver denunciato alcuni suoi compagni (facendone i nomi e gli indirizzi e partecipando all’arresto di alcuni di loro) dopo essere stato arrestato dai fascisti della Gnr ed esser stato portato alla sede della Guardia nella Facoltà di Ingegneria. Turolla fu ritenuto responsabile dell’arresto di Mario Faccioli, Corrado Pavignani e Antonio Grandi poi uccisi a San Ruffillo. Nella fase istruttoria e nel dibattimento Turolla si difese dicendo che era stato costretto dalle minacce dei fascisti a fare il nome dei compagni; emerse inoltre che secondo alcuni dei partigiani arrestati Turolla fece pressioni sugli altri affinché rivelassero altri nomi di partigiani per evitare la fucilazione e pare che Faccioli, dopo torture e minacce, cedette. Negli interrogatori alla Facoltà di Ingegneria, in particolare, veniva chiesto ai partigiani di rivelare dove si trovassero Walter Tommasini e Francesco Brusa che avevano ruoli di comando all’interno dell’organizzazione sappista della zona del Pontevecchio. Entrambi furono in seguito arrestati: Tommasini fu ucciso a San Ruffillo il 01/03/1945 con i suoi compagni; Brusa risulta prelevato dal carcere di San Giovanni in Monte il 04/04/1945 e poi disperso; fu ucciso a San Ruffillo o in un luogo vicino (v. Episodio di San Ruffillo, stazione (BO)?, 4 aprile 1945). Gli arrestati in seguito alle delazioni di Turolla furono tutti portati alla Facoltà di Ingegneria per gli interrogatori, furono picchiati e torturati, poi vennero reclusi a San Giovanni in Monte; alcuni di loro (Nino Dalla Valle, Vincenzo Grandini, Renato Marchesini, Giancarlo Cuppini, Giovanni Castellina e lo stesso Turolla) furono deportati al Lager di Bolzano, mentre altri furono uccisi a San Ruffillo; Augusto Diolaiti e Dino Sasdelli vennero liberati. Il procedimento si concluse con sentenza di colpevolezza emessa il 14/09/1945 e con la condanna a 25 anni di reclusione per Turolla, il quale presentò ricorso in Cassazione. La Corte di Cassazione annullò la sentenza il 01/03/1947 e dichiarò il reato estinto per amnistia.
- Procedimento contro Berti Martino (nato a Bologna il 12/11/1906, caporalmaggiore della Gnr) davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna. Berti fu accusato di collaborazionismo e di aver partecipato all’arresto di diversi partigiani tra cui Sandro Rossi, ucciso a San Ruffillo il 10/02/1945 (v. Episodio di San Ruffillo stazione (BO), 10 febbraio 1945), Remo Nicoli e Giorgio Grotti entrambi prelevati dal carcere di San Giovanni in Monte nell’aprile del 1945 e poi dispersi (v. Episodi di San Ruffillo, stazione (BO)?, 4 e 17 aprile 1945). La sentenza della Cas di Bologna rivela che Berti per le sue doti di investigazione fu in forza all’Ufficio politico investigativo della Gnr e dal febbraio 1945 fu al servizio del Sicherheitsdienst per la raccolta di informazioni sulla situazione sociale e politica e come informatore. Pare che facesse arrestare dalla Questura, dalla Gnr o dai tedeschi i partigiani che riteneva responsabili dell’uccisione di due suoi fratelli per vendicarli e che partecipasse agli interrogatori e alle torture inflitte ai prigionieri nella sede della Gnr nella Facoltà di Ingegneria, anche a danno dei partigiani della 1ª brigata Irma Bandiera catturati nel febbraio 1945 e poi uccisi a San Ruffillo il 01/03/1945 (v. Episodio di San Ruffillo stazione (BO), 1° marzo 1945). Nella sentenza non vengono nominati direttamente, ma si parla di una ventina di persone arrestate insieme ad Augusto Diolaiti e alla sorella di Sandro Rossi, Evelina, recluse a ingegneria, interrogate e torturate e poi passate alle SS, dieci delle quali furono ritrovate uccise a San Ruffillo. La Corte d’Assise straordinaria di Bologna con sentenza del 17/08/1945 condannò Berti alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena. Berti presentò ricorso e la Cassazione il 21/09/1945 annullò la sentenza rinviando gli atti per un nuovo giudizio alla Corte d’Assise straordinaria di Modena.
- Procedimento davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Modena contro Berti Martino conclusosi con sentenza 16/04/1946. La Corte modenese ritenne Berti colpevole, ma gli concesse le attenuanti per il fatto che le sue azioni contro i partigiani, pur gravi, erano state dettate dal desiderio di vendicare i suoi fratelli uccisi. Lo condannò alla pena di reclusione di tredici anni e quattro mesi, cinque dei quali condonati nel luglio 1946; altri quattro anni, cinque mesi e 10 giorni furono condonati nel 1948. Una sentenza della Corte d’Appello di Bologna del 14/01/1955 dichiarò Berti riabilitato.

Annotazioni: - Per redigere le schede sulle fucilazioni di San Ruffillo ci siamo basati sui lavori di Andrea Ferrari e Paolo Nannetti che, studiando il registro del carcere di San Giovanni in Monte, sono riusciti a ricostruire un quadro preciso degli ingressi e dei prelevamenti dal carcere dei detenuti. Nelle altre fonti citate (per esempio il Dizionario dei partigiani o il sito Storia e memoria di Bologna) sono talvolta indicate date diverse da quelle ricavate da Ferrari e Nannetti qui riportate.
- Il Notiziario della Gnr del 07/03/1945 dà la notizia dell’arresto da parte della Brigata nera di Rocco Marabini e di Tonino Silimbani il 06/02/1945 a Imola. Probabilmente si tratta non della data dell’arresto, ma della data in cui Marabini fu consegnato dalla Bn alla Guardia nazionale repubblicana, la forza che lo scortò al carcere di San Giovanni in Monte di Bologna il giorno 07/02/1945. Secondo la storiografia imolese Marabini e Silimbani furono, infatti, arrestati in dicembre con il padre di Silimbani, Celso, che morì alla Rocca di Imola il 26/12/1944 (v. Episodio di Imola (BO), 26 dicembre 1944) nella stessa cella del figlio Tonino, e i tre furono arrestati dalle Brigate nere.
- Andrea Ferrari e Paolo Nannetti, nei loro studi su San Giovanni in Monte e le fucilazioni di massa dell’inverno 1944-45 e della primavera 1945 hanno ipotizzato che sia stato scelto come luogo per le ultime stragi dell’aprile 1945 Rastignano (BO), alle porte della città non lontano dalla stazione di San Ruffillo. A Rastignano nel 1974 furono effettivamente ritrovati nei pressi dei binari dei resti umani appartenenti a persone la cui morte risaliva all’epoca della seconda guerra mondiale perciò l’ipotesi che possa trattarsi dei prelevati dal carcere nell’aprile 1945 che risultano dispersi o di parte di essi non è da scartare, sebbene non appaia del tutto logica la scelta di un luogo così prossimo alle linee americane nell’aprile del 1945, alla vigilia dell’ingresso in città delle truppe alleate. Per questo lavoro abbiamo considerato i fucilati dell’aprile 1945 come fucilati a San Ruffillo, poiché la stessa logica sottende alle varie eliminazioni e poiché la memoria delle stragi di aprile è parte di quella della strage di San Ruffillo, intesa come un unico episodio (v. Note sulla memoria).

Episodi collegati:
- Episodio di San Ruffillo, stazione (BO), 10 febbraio 1945
- Episodio di San Ruffillo, stazione (BO), 20 febbraio 1945.
- Episodio di San Ruffillo, stazione (BO), 2 marzo 1945.
- Episodio di San Ruffillo, stazione (BO), 16 marzo 1945.
- Episodio di San Ruffillo, stazione (BO), 21 marzo 1945.
- Episodio di San Ruffillo, stazione (BO) ?, 4 aprile 1945.
- Episodio di San Ruffillo, stazione (BO) ?, 9 aprile 1945.
- Episodio di San Ruffillo, stazione (BO) ?, 17 aprile 1945.

Note sulla memoria (per maggiori informazioni vedi la sezione apposita): - Le salme di Dino Bedonni, Adriano Biondi, Mario Faccioli, Pio Galli, Antonio Grandi, Guglielmo Grossi, Corrado Pavignani, Walter Tommasini furono riconosciute alla Certosa di Bologna tra i corpi estratti dalle fosse di San Ruffillo. - I corpi di Rocco Marabini e Michele Matteo non furono riconosciuti tra quelli riesumati dalle fosse di San Ruffillo. - Le uccisioni di San Ruffillo sono ricordate come un unico evento. - Per quanto gli studi non abbiano ancora chiarito se la stazione di San Ruffillo sia stata teatro anche delle uccisioni di detenuti prelevati dal carcere di San Giovanni in Monte ad aprile del 1945, la memoria pubblica e privata degli eventi ha accomunato alle vittime di San Ruffillo i detenuti prelevati da San Giovanni in Monte in aprile che risultano dispersi; così i dispersi di Bondeno (FE), per esempio, sono ricordati ogni anno nelle commemorazioni ufficiali della strage di San Ruffillo.

Scheda compilata da ROBERTA MIRA
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-11-30 16:07:18

Vittime

Elenco vittime

Bedonni Dino “Pantera”, nato a San Lazzaro di Savena (BO) il 18/02/1925, residente a Bologna, barbiere. Partigiano del battaglione Busi della 1ª brigata Irma Bandiera. A inizio febbraio 1945 i fascisti, probabilmente servendosi di delatori, lo arrestarono nell’ambito di un’operazione che interessò il rione Pontevecchio di Bologna e che portò alla cattura di diversi partigiani e antifascisti. Interrogato e picchiato nella sede della Gnr presso la Facoltà di Ingegneria di Bologna, fu in seguito recluso nel carcere di San Giovanni in Monte, dove fu messo a disposizione delle SS. Riconosciuto partigiano dal 01/02/1944 al 03/03/1945.
Biondi Adriano “Stefano”, nato a Dozza (BO) il 18/03/1925, residente a Bologna, impiegato. Partigiano della 7ª Gap Gianni, partecipò alla battaglia di Porta Lame del 07/11/1944. A inizio febbraio 1945 i fascisti, probabilmente servendosi di delatori, lo arrestarono nell’ambito di un’operazione che interessò il rione Pontevecchio di Bologna e che portò alla cattura di diversi partigiani e antifascisti. Interrogato e picchiato nella sede della Gnr presso la Facoltà di Ingegneria di Bologna, fu in seguito recluso nel carcere di San Giovanni in Monte, dove fu messo a disposizione delle SS. Riconosciuto partigiano dal 17/09/1943 al 01/03/1945.
Faccioli Mario “Mago”, nato a San Lazzaro di Savena (BO) l’08/09/1914, residente a Bologna, imbianchino. Partigiano del battaglione Busi della 1ª brigata Irma Bandiera. A inizio febbraio 1945 i fascisti della Gnr, servendosi di un delatore (un sappista precedentemente fermato), lo arrestarono nell’ambito di un’operazione che interessò il rione Pontevecchio di Bologna e che portò alla cattura di diversi partigiani e antifascisti. Interrogato e picchiato nella sede della Gnr presso la Facoltà di Ingegneria di Bologna, fu recluso nel carcere di San Giovanni in Monte, dove fu messo a disposizione delle SS. Riconosciuto partigiano dal 01/10/1943 al 01/03/1945.
Galli Pio “Doro”, nato a Spilamberto (MO) il 31/03/1895, residente ad Anzola Emilia (BO), colono. Collaborò con il battaglione Tarzan della 7ª Gap Gianni che operava a Anzola. Galli cadde vittima del rastrellamento di inizio dicembre 1944 che colpì la zona tra San Giovanni in Persiceto (BO) e Anzola Emilia (la sua casa fu bruciata e il figlio maggiore scampò per poco all’arresto) e venne portato al carcere di San Giovanni in Monte a Bologna dove restò a disposizione delle SS. Riconosciuto partigiano dal 15/06/1944 al 23/12/1944.
Grandi Antonio “Tonino”, “Bill”, nato a Budrio (BO) il 21/09/1923, residente a Bologna, operaio meccanico. Partigiano della 7ª Gap Gianni, partecipò alla battaglia di Porta Lame del 07/11/1944. Fu arrestato dalla Gnr all’inizio del febbraio 1945 come altri partigiani del rione Pontevecchio di Bologna a causa di una delazione di un sappista catturato. Interrogato e picchiato nella sede della Gnr presso la Facoltà di Ingegneria di Bologna, fu recluso nel carcere di San Giovanni in Monte, dove fu messo a disposizione delle SS. Riconosciuto partigiano dal 10/07/1944 al 01/03/1945.
Grossi Guglielmo “Potente”, nato a Castenaso (BO) il 04/12/1920, residente a Bologna, ragioniere. Partigiano del battaglione Busi della 1ª brigata Irma Bandiera. A inizio febbraio 1945 i fascisti, probabilmente servendosi di delatori, lo arrestarono nell’ambito di un’operazione che interessò il rione Pontevecchio di Bologna e che portò alla cattura di diversi partigiani e antifascisti. Interrogato e picchiato nella sede della Gnr presso la Facoltà di Ingegneria di Bologna, fu recluso nel carcere di San Giovanni in Monte, dove fu messo a disposizione delle SS. Riconosciuto partigiano dal 01/07/1944 al 25/03/1945.
Marabini Rocco, nato a Imola (BO) il 23/12/1923, falegname. Di famiglia antifascista (anche la sorella e il cugino Andrea erano attivi nella Resistenza) fece parte come caposquadra del battaglione Pianura della brigata Sap Imola. Rocco fu arrestato insieme a Celso Silimbani, a suo figlio Tonino e ad altri il 19/12/1944 a Imola, quando i fascisti delle Brigate nere scoprirono il deposito di armi nascosto presso i Silimbani. Marabini fu recluso alla Rocca di Imola, con i Silimbani (Celso morì in Rocca pochi giorni dopo l’arresto: v. Episodio di Imola, (BO), 26 dicembre 1944); in seguito fu trasferito a Bologna (secondo alcune fonti prima alla caserma Masini di via Borgolocchi e poi al carcere di San Giovanni in Monte, secondo altre direttamente a San Giovanni in Monte). Sappiamo che entrò in carcere il 07/02/1945 e che fu messo a disposizione delle SS. Riconosciuto partigiano con il grado di sottotenente dal 01/05/1944 al 01/03/1945.
Matteo Michele “Poeta”, nato a Bologna il 02/08/1920, macellaio. Partigiano della 7ª Gap Gianni. La Gnr lo arrestò l’8 febbraio 1945 e lo portò a San Giovanni in Monte, dove Matteo passò sotto il controllo delle SS. Riconosciuto partigiano dal 01/10/1943 al 31/03/1945.
Pavignani Corrado “Enzo”, nato a Monte San Pietro (BO) il 22/08/1926, residente a Bologna, operaio meccanico. Partigiano come il fratello Gherardo, fu commissario politico nel battaglione Busi della 1ª brigata Irma Bandiera. A inizio febbraio 1945 i fascisti lo arrestarono, servendosi di delatori (in particolare di un sappista catturato), nell’ambito di un’operazione che interessò il rione Pontevecchio di Bologna e che portò alla cattura di diversi partigiani e antifascisti, tra cui il fratello di Pavignani, Gherardo. Interrogato e picchiato nella sede della Gnr presso la Facoltà di Ingegneria di Bologna, fu recluso nel carcere di San Giovanni in Monte, dove fu messo a disposizione delle SS. Riconosciuto partigiano dal 01/05/1944 al 03/03/1945.
Tommasini Walter “Leone”, nato a Bologna il 03/05/1922, operaio. Partigiano in un primo momento nella brigata Stella Rossa e poi, come commissario politico di battaglione, nel battaglione Busi della 1ª brigata Irma Bandiera. A inizio febbraio 1945 i fascisti, probabilmente servendosi di delatori, lo arrestarono nell’ambito di un’operazione che interessò il rione Pontevecchio di Bologna e che portò alla cattura di diversi partigiani e antifascisti. Interrogato e picchiato nella sede della Gnr presso la Facoltà di Ingegneria di Bologna, fu recluso nel carcere di San Giovanni in Monte, dove fu messo a disposizione delle SS. Riconosciuto partigiano dal 01/04/1944 al 01/03/1945.

Elenco vittime partigiani 10

Bedonni Dino “Pantera”,
Biondi Adriano “Stefano”,
Faccioli Mario “Mago”,
Galli Pio “Doro”,
Grandi Antonio
Grossi Guglielmo
Marabini Rocco, Imola. Rocco
Matteo Michele “Poeta”,
Pavignani Corrado “Enzo
Tommasini Walter “Leone”

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


Aussenkommando Sipo-SD Bologna

Tipo di reparto: Polizei
Appartenenza: Sicherheitspolizei u. SD

Elenco persone responsabili o presunte responsabili


  • Gustav Pustowka

    Nome Gustav

    Cognome Pustowka

    Ruolo nella strage Autore

    Stato nominativo generico o non identificato emerso dalla documentazione

    Note responsabile nato a Teschen, Polonia (Teschen è il nome tedesco di Cieszyn), membro del partito nazista, delle SS e della Gestapo, agente della polizia criminale, in Italia nei comandi Sipo-SD di Roma, Forlì, Bologna e Ferrara, SS-Scharführer (sergente maggiore), morto a Ludwigsburg, Germania, il 15/01/1991

    Note procedimento Pustowka secondo alcune fonti fu coinvolto nelle fucilazioni di San Ruffillo e Sabbiuno di Paderno a Bologna, oltre che nella strage de La Storta a Roma e in quella del Caffè del Doro a Ferrara (v. Episodi di Roma, La Storta, 4 giugno 1944; Ferrara, 17 novembre 1944; Ronco di Forlì, aeroporto (FC), 29 giugno, 5-6, 17 e 25 settembre 1944; Sabbiuno di Paderno (BO), 14 e 23 dicembre 1944).

    Nome del reparto nazista Polizei

    Nome del reparto Aussenkommando Sipo-SD Bologna

  • Libero Turolla

    Nome Libero

    Cognome Turolla

    Ruolo nella strage Delatore

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Turolla Libero (nato a Bologna il 17/06/1925) sappista nella brigata Irma Bandiera nella zona del Pontevecchio.

    Note procedimento Procedimento contro Turolla Libero (nato a Bologna il 17/06/1925) sappista nella brigata Irma Bandiera nella zona del Pontevecchio. Accusato di collaborazionismo per aver denunciato alcuni suoi compagni (facendone i nomi e gli indirizzi e partecipando all’arresto di alcuni di loro) dopo essere stato arrestato dai fascisti della Gnr ed esser stato portato alla sede della Guardia nella Facoltà di Ingegneria. Turolla fu ritenuto responsabile dell’arresto di Mario Faccioli, Corrado Pavignani e Antonio Grandi poi uccisi a San Ruffillo. Nella fase istruttoria e nel dibattimento Turolla si difese dicendo che era stato costretto dalle minacce dei fascisti a fare il nome dei compagni; emerse inoltre che secondo alcuni dei partigiani arrestati Turolla fece pressioni sugli altri affinché rivelassero altri nomi di partigiani per evitare la fucilazione e pare che Faccioli, dopo torture e minacce, cedette. Negli interrogatori alla Facoltà di Ingegneria, in particolare, veniva chiesto ai partigiani di rivelare dove si trovassero Walter Tommasini e Francesco Brusa che avevano ruoli di comando all’interno dell’organizzazione sappista della zona del Pontevecchio. Entrambi furono in seguito arrestati: Tommasini fu ucciso a San Ruffillo il 01/03/1945 con i suoi compagni; Brusa risulta prelevato dal carcere di San Giovanni in Monte il 04/04/1945 e poi disperso; fu ucciso a San Ruffillo o in un luogo vicino (v. Episodio di San Ruffillo, stazione (BO)?, 4 aprile 1945). Gli arrestati in seguito alle delazioni di Turolla furono tutti portati alla Facoltà di Ingegneria per gli interrogatori, furono picchiati e torturati, poi vennero reclusi a San Giovanni in Monte; alcuni di loro (Nino Dalla Valle, Vincenzo Grandini, Renato Marchesini, Giancarlo Cuppini, Giovanni Castellina e lo stesso Turolla) furono deportati al Lager di Bolzano, mentre altri furono uccisi a San Ruffillo; Augusto Diolaiti e Dino Sasdelli vennero liberati. Il procedimento si concluse con sentenza di colpevolezza emessa il 14/09/1945 e con la condanna a 25 anni di reclusione per Turolla, il quale presentò ricorso in Cassazione. La Corte di Cassazione annullò la sentenza il 01/03/1947 e dichiarò il reato estinto per amnistia.

  • Martino Berti

    Nome Martino

    Cognome Berti

    Ruolo nella strage Collaboratore

    Stato imputato in procedimento

    Note procedimento Procedimento contro Berti Martino (nato a Bologna il 12/11/1906, caporalmaggiore della Gnr) davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Bologna. Berti fu accusato di collaborazionismo e di aver partecipato all’arresto di diversi partigiani, fra cui Giorgio Grotti (tra i prelevati al carcere di San Giovanni in Monte il 17/04/1945 e poi dispersi), Sandro Rossi, ucciso a San Ruffillo il 10/02/1945 (v. Episodio di San Ruffillo, stazione (BO), 10 febbraio 1945) e Remo Nicoli prelevato dal carcere di San Giovanni in Monte il 04/04/1945 e poi disperso (v. Episodio di San Ruffillo, stazione (BO)?, 4 aprile 1945). La sentenza della Cas di Bologna rivela che Berti per le sue doti di investigazione fu in forza all’Ufficio politico investigativo della Gnr e dal febbraio 1945 fu al servizio del Sicherheitsdienst per la raccolta di informazioni sulla situazione sociale e politica e come informatore. Pare che facesse arrestare dalla Questura, dalla Gnr o dai tedeschi i partigiani che riteneva responsabili dell’uccisione di due suoi fratelli per vendicarli e che partecipasse agli interrogatori e alle torture inflitte ai prigionieri nella sede della Gnr nella Facoltà di Ingegneria, anche a danno dei partigiani della 1ª brigata Irma Bandiera catturati nel febbraio 1945 e poi uccisi a San Ruffillo il 01/03/1945 (v. Episodio di San Ruffillo stazione (BO), 1° marzo 1945). Nella sentenza non vengono nominati direttamente, ma si parla di una ventina di persone arrestate insieme ad Augusto Diolaiti e alla sorella di Sandro Rossi, Evelina, recluse a ingegneria, interrogate e torturate e poi passate alle SS, dieci delle quali furono ritrovate uccise a San Ruffillo. La Corte d’Assise straordinaria di Bologna con sentenza del 17/08/1945 condannò Berti alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena. Berti presentò ricorso e la Cassazione il 21/09/1945 annullò la sentenza rinviando gli atti per un nuovo giudizio alla Corte d’Assise straordinaria di Modena.rnProcedimento davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Modena contro Berti Martino conclusosi con sentenza 16/04/1946. La Corte modenese ritenne Berti colpevole, ma gli concesse le attenuanti per il fatto che le sue azioni contro i partigiani, pur gravi, erano state dettate dal desiderio di vendicare i suoi fratelli uccisi. Lo condannò alla pena di reclusione di tredici anni e quattro mesi, cinque dei quali condonati nel luglio 1946; altri quattro anni, cinque mesi e 10 giorni furono condonati nel 1948. Una sentenza della Corte d’Appello di Bologna del 14/01/1955 dichiarò Berti riabilitato.

    Tipo di reparto fascista Guardia Nazionale Repubblicana

    Nome del reparto Reparto GNR non precisato

Memorie

Memorie legate a questa strage

  • commemorazione a

    Tipo di memoria: commemorazione

    Descrizione: Sì, annuali. Le commemorazioni sono organizzate dalla sezione Anpi del Quartiere Savena di Bologna in collaborazione con il Quartiere Savena e vi partecipano delegazioni dei Comuni di residenza o di nascita delle vittime, del Comune e della Città metropolitana di Bologna, delle province di Modena e Ferrara, della regione Emilia-Romagna, dei comitati provinciali Anpi di Bologna e Modena e delle sezioni Anpi dei Comuni di nascita o di residenza delle vittime.

  • onorificenza alla persona a

    Tipo di memoria: onorificenza alla persona

    Descrizione: - Il battaglione Pianura della brigata Sap Imola fu intitolato a Rocco Marabini. - Medaglia di bronzo al valor militare alla memoria a Rocco Marabini.

  • luogo della memoria a Anzola Emilia

    Tipo di memoria: luogo della memoria

    Ubicazione: Anzola Emilia

    Descrizione: una strada è intitolata a Pio Galli.

  • luogo della memoria a Imola

    Tipo di memoria: luogo della memoria

    Ubicazione: Imola

    Descrizione: una strada è intitolata a Rocco Marabini.

  • monumento a Bologna, cimitero della Certosa

    Tipo di memoria: monumento

    Ubicazione: Bologna, cimitero della Certosa

    Descrizione: monumento ossario dei caduti partigiani; vi sono sepolti Dino Bedonni, Adriano Biondi, Mario Faccioli, Antonio Grandi, Guglielmo Grossi, Corrado Pavignani tra gli uccisi a San Ruffillo il 01/03/1945. - Bologna, via Oretti (originale

  • lapide a Bologna, via Oretti (originale) e via Faenza 4 (riproduzione)

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: Bologna, via Oretti (originale) e via Faenza 4 (riproduzione)

    Descrizione: lapide per i partigiani caduti e dispersi del Pontevecchio; tra loro compaiono i fucilati a San Ruffillo il 01/03/1945 Dino Bedonni, Adriano Biondi, Mario Faccioli, Antonio Grandi, Corrado Pavignani, Walter Tommasini.

  • monumento a Bologna, Pontevecchio

    Tipo di memoria: monumento

    Ubicazione: Bologna, Pontevecchio

    Descrizione: monumento che ricorda i partigiani e gli antifascisti che vivevano nel cosiddetto casermone di via Pontevecchio; vi compaiono Dino Bedonni e Corrado Pavignani tra gli uccisi a San Ruffillo il 01/03/1945.

  • monumento a Imola, piazzale Leonardo Da Vinci

    Tipo di memoria: monumento

    Ubicazione: Imola, piazzale Leonardo Da Vinci

    Descrizione: monumento al partigiano; il nome di Marabini compare su una delle quattro lapidi poste attorno al monumento.

  • monumento a Bologna, piazza Caduti di San Ruffillo

    Tipo di memoria: monumento

    Ubicazione: Bologna, piazza Caduti di San Ruffillo

    Anno di realizzazione: 1967

    Descrizione: Monumento che ricorda le vittime delle fucilazioni di San Ruffillo collocato nel 1967 in sostituzione di quello che, dal 1946, sorgeva sul terrapieno della ferrovia nei pressi della stazione e che è stato dismesso. Sulla faccia principale del monumento attuale si legge l’iscrizione: «Da queste fosse rosse di sangue risuona la voce dei partigiani trucidati dai nazifascisti ad ammonire i vivi che non c’è civile grandezza senza libertà ed amore»; sulle altre facce del monumento sono riportati i nominativi delle vittime di Castelfranco Emilia (Enea Baraldi, Guido Baraldi, Enrico Bazzani, Otello Bergonzini, Ernesto Bottazzi, Gaetano Campagnoli, Amedeo Cavazza, Orfeo Cavazza, Aldo Dondi, Dante Ferrarini, Renato Guizzardi, Guerrino Maccaferri, Danio Manfredi, Ilario [ma Florino] Manfredini, Andrea Moscardini, Luigi Nanni, Renato Nanni, Marino Ragazzi, Rolando Ravaldi, Romano Ravaldi, Giuseppe Rinaldi, Annibale Roveri, Renzo Soli, Gilberto Tacconi, Ennio Turrini, Giovanni Turrini, Francesco Venturi, Aimone Veronesi, Renato Veronesi, Mauro Zanerini, Augusto Zanotti, Renzo Zuffi, Riniero Zuffi, Arteodoro Albertini, Angiolino Carini), Bologna (Dino Bedonni, Adriano Biondi, Sergio Casalini, Mario Faccioli, Antonio Grandi, Guglielmo Grossi, Carlo Mazzacurati, Corrado Pavignani, Emilio Rimondi [probabilmente ucciso a Sabbiuno di Paderno: v. Episodi di Sabbiuno di Paderno (BO), 14, 23 dicembre 1944], Sandro Rossi, Libero Spadoni [non figura tra gli uccisi a San Ruffillo, né tra i dispersi dopo il prelievo dal carcere; non compare nel Dizionario; forse si tratta di un errore di iscrizione sul monumento], Walter Tommasini), Malalbergo (Egidio Alberti, Ernesto Amaini, Primo Bacilieri, Azzo Carlini, Ilario Cenacchi, Antonio Corticelli, Tonino Costa, Adamo Fiorini, Orfeo Galletti, Umberto Gilioli, Romano Gualandi, Guido Minghetti, Vivaldo Orlandi, Oreste Pedrini, Giuseppe Pettazzoni, Dino Zucchini), Anzola Emilia (Pio Galli), Imola (Ugo Coralli, Otello Cardelli, Armando Gardi, Vladimiro Gollini, Walter Grandi, Enea Loreti, Rocco Marabini, Angelo Volta, Vittorio Zotti), Bondeno (Amedeo Benini, Ainis De Biagi, Idalgo Dondi, Atos [ma Pietro] Freddi, Giovanni Gavioli, Ilo Gigli, Bruno Pareschi, Florindo Tassinari). Sulla faccia recante i nomi degli imolesi e dei caduti di Bondeno si legge anche l’iscrizione: «Ai 107 sconosciuti il volto e il nome d’ogni spirito libero».

  • monumento a Bologna, piazza Nettuno

    Tipo di memoria: monumento

    Ubicazione: Bologna, piazza Nettuno

    Descrizione: Bologna, piazza Nettuno: sacrario dei caduti partigiani; delle vittime del 01/03/1945 compaiono Dino Bedonni, Adriano Biondi, Mario Faccioli, Pio Galli, Antonio Grandi, Guglielmo Grossi, Rocco Marabini, Michele Matteo, Corrado Pavignani, Walter Tommasini.

  • luogo della memoria a Bologna, stazione San Ruffillo

    Tipo di memoria: luogo della memoria

    Ubicazione: Bologna, stazione San Ruffillo

    Descrizione: Pannelli storico-espositivi sulle fucilazioni di San Ruffillo del 1945 realizzati nel 2008 per conto dell’Anpi del Quartiere Savena in collaborazione con l’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nella provincia di Bologna “Luciano Bergonzini” – Isrebo; cura del progetto di Roberta Mira e Paola Zagatti; testi di Andrea Ferrari e Paolo Nannetti. Uno dei pannelli è stato collocato alla stazione di San Ruffillo per “segnare” il luogo della strage

Bibliografia


Alessandro Albertazzi, Luigi Arbizzani, Nazario Sauro Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945), vol. II, Dizionario biografico A-C, Comune di Bologna, Istituto per la storia di Bologna, Bologna, 1985, pp. 156, 266.
Alessandro Albertazzi, Luigi Arbizzani, Nazario Sauro Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945), vol. III, Dizionario biografico D-L, Comune di Bologna, Istituto per la storia di Bologna, Bologna, 1986, pp. 114, 285, 426-427, 452.
Luigi Arbizzani, Nazario Sauro Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945), vol. IV, Dizionario biografico M-Q, Comune di Bologna, Istituto per la storia di Bologna, Bologna, 1995, pp. 83-84, 187, 589.
Luigi Arbizzani, Nazario Sauro Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945), vol. V, Dizionario biografico R-Z, Comune di Bologna, Istituto per la storia di Bologna, Bologna, 1998, p. 445.
Luigi Arbizzani, Nazario Sauro Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945), vol. VI, Dizionario biografico Appendice, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nella provincia di Bologna “Luciano Bergonzini” – Isrebo, Istituto per la storia di Bologna, Comune di Bologna, Regione Emilia-Romagna, Bologna, 2003, p. 54.
Giulia Dall’Olio, Marco Pelliconi, Alfiero Salieri, I segni della storia. Fatti e luoghi della Resistenza nel circondario imolese visti attraverso la toponomastica, i monumenti e le lapidi, Bacchilega, Imola, 2013, pp. 89, 145.
Andrea Ferrari, Paolo Nannetti, L’eccidio di San Ruffillo. Repressione nazifascista a Bologna nell’inverno 1944-45, Comitato per le onoranze ai caduti di San Ruffillo e del Quartiere Savena, Bologna, 1988.
Andrea Ferrari, Paolo Nannetti, Per una storia degli eccidi di San Giovanni in Monte. Le fucilazioni di massa di detenuti politici a Bologna negli ultimi mesi di occupazione tedesca, in «Resistenza oggi». Quaderni bolognesi di storia contemporanea, n. 4, 2003 nuova serie.
Andrea Ferrari, Paolo Nannetti, San Giovanni in Monte, Bologna, 1943-1945: carcere fascista e carcere tedesco. La fonte del registro-matricola dei detenuti, in «Resistenza oggi». Quaderni bolognesi di storia contemporanea, n. 5, 2004 nuova serie.
Andrea Ferrari, Paolo Nannetti, Dalla rappresaglia allo sterminio. Repressione tedesca ed eccidi di detenuti politici a Bologna nell’inverno 1944-45, in «Quaderni di Resistenza oggi» III, 1945, numero speciale, 2005.
Nazario Galassi, Imola dal fascismo alla liberazione. 1930-1945, Bologna University Press, Imola, 1995, pp. 377-378.
Carlo Gentile, Intelligence e repressione politica. Appunti per la storia del servizio di informazioni SD in Italia 1940-1945, relazione al convegno Conoscere il nemico. Apparati di intelligence e modelli culturali nella storia contemporanea, Milano 2-4 aprile 2003, ora con il titolo I servizi tedeschi in Italia 1943-1945, in Paolo Ferrari, Alessandro Massignani (a cura di), Conoscere il nemico. Apparati di intelligence e modelli culturali nella storia contemporanea, Franco Angeli, Milano, 2010.
Mauro Maggiorani, Vincenzo Sardone, Libertà: i luoghi, i volti, le parole. Memorie dell’antifascismo e della Resistenza nel quartiere Savena di Bologna, Aspasia, Bologna, 2004, pp. 97-103.
Roberta Mira, Bologna, in Luciano casali, Dianella Gagliani (a cura di), La politica del terrore. Stragi e violenze naziste e fasciste in Emilia Romagna, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli, Roma, 2008, pp. 73-75.
- Renato Sasdelli (a cura di), Ingegneria in guerra. La Facoltà di Ingegneria di Bologna dalla RSI alla Ricostruzione (1943-1947), Clueb, Bologna, 2007, pp. 75-76, 80-81, 101-102, 127.

Sitografia


- Storia e memoria di Bologna:
Eccidio di San Ruffillo
http://memoriadibologna.comune.bologna.it/eccidio-di-san-ruffillo-12-evento
Bedonni Dino
http://www.storiaememoriadibologna.it/bedonni-dino-478053-persona
Biondi Adriano
http://memoriadibologna.comune.bologna.it/biondi-adriano-478068-persona
Faccioli Mario
http://memoriadibologna.comune.bologna.it/faccioli-mario-478177-persona
Galli Pio
http://memoriadibologna.comune.bologna.it/galli-pio-478788-persona
Grandi Antonio
http://memoriadibologna.comune.bologna.it/grandi-antonio-478250-persona
Grossi Guglielmo
http://memoriadibologna.comune.bologna.it/grossi-guglielmo-478261-persona
Marabini Rocco
http://memoriadibologna.comune.bologna.it/marabini-rocco-480480-persona
Matteo Michele
http://memoriadibologna.comune.bologna.it/matteo-michele-500015-persona
Pavignani Corrado
http://memoriadibologna.comune.bologna.it/pavignani-corrado-478393-persona
Tommasini Walter
http://memoriadibologna.comune.bologna.it/tommasini-walter-479526-persona

- Monumenti che parlano, L’eccidio di San Ruffillo e la Resistenza a Savena:
Stazione ferroviaria San Ruffillo e cippo dedicato ai caduti di San Ruffillo
http://www.comune.bologna.it/savena-resistenza/sanruffillo.php
Lapide dedicata ai partigiani caduti e dispersi del Pontevecchio
http://www.comune.bologna.it/savena-resistenza/pontevecchio.php
Lapide dedicata ai caduti e dispersi del Casermone
http://www.comune.bologna.it/savena-resistenza/casermone.php

- Fondazione Luigi Micheletti, Notiziari della Guardia nazionale repubblicana:
Notiziario 07/03/1945, p. 20
(consultabile on line all’indirizzo www.notiziarignr.it)

- Dipartimento di Storia Culture Civiltà, Università di Bologna, Database dei partigiani dell’Emilia-Romagna:
http://www.disci.unibo.it/it/biblioteca/fondi-1/partigiani
(schede relative alla provincia di Bologna, ad nomen; non compare solo Matteo).

- Anpi nazionale, Donne e uomini della Resistenza:
Rocco Marabini
http://www.anpi.it/donne-e-uomini/1821/rocco-marabini

Fonti archivistiche

Fonti

ANPI Bologna, schedario partigiani.
Archivio Cimitero della Certosa di Bologna.
AFLM, Notiziari della Guardia nazionale repubblicana, Notiziario del 07/03/1945, p. 20 (consultabile on line all’indirizzo www.notiziarignr.it).
ASBO, Corte d’appello di Bologna, Penale, Corte d’assise straordinaria di Bologna, Sentenze, vol. 26, 1945, sentenze nn. 144, 165.
ASBO, Corte d’appello di Bologna, Penale, Corte d’assise straordinaria di Bologna, proc. n. 213/1945.
ASBO, Corte d’appello di Bologna, Penale, Corte d’assise straordinaria di Modena, Sentenze, vol. 31, 1945-1947, sentenza n. 29/1946.
- BArch, R 70/Italien, Bd. 12, ff. 87 e 116.