MARTORANO CESENA 29.04.1944

(Forlì-Cesena - Emilia-Romagna)

Descrizione

Località Martorano, Cesena, Forlì-Cesena, Emilia-Romagna

Data 29 aprile 1944

Matrice strage Fascista

Numero vittime 5

Numero vittime uomini 5

Numero vittime uomini adulti 3

Numero vittime uomini senza informazioni 2

Descrizione: Nell’aprile 1944 i partigiani di Cesena misero a punto una serie di azioni contro i fascisti e di atti di sabotaggio; in due di queste azioni, il 26 e il 28 aprile 1944, i partigiani uccisero due militi del battaglione “Venezia Giulia”. Il capo della provincia di Forlì inasprì le norme sul coprifuoco e ordinò che fosse operato un rastrellamento a Cesena con particolare attenzione alle frazioni note per la presenza di antifascisti. Nell’operazione eseguita dalla GNR sotto la direzione del comando provinciale di Forlì, i fascisti avevano l’ordine di setacciare la zona rastrellata casa per casa alla ricerca di elementi antifascisti e renitenti, fucilare sul posto chi era in possesso di armi, arrestare e portare a Cesena chi era privo di documenti e tutti i renitenti alla leva. Nel caso i ricercati non fossero presenti in casa i fascisti dovevano arrestare i familiari maschi “idonei” dei ricercati in modo da indurre questi ultimi a presentarsi al comando fascista della Guardia nazionale repubblicana di Cesena. Al rastrellamento presero parte i militi del battaglione “Venezia Giulia” e fascisti di Cesena iscritti al PFR (circa 300 uomini, secondo altre fonti 500).
Il rastrellamento iniziò all’alba del 29 aprile 1944 e investì le località di Martorano, Ronta, San Martino, San Giorgio, Calabrina e Bagnile (Forlì Cesena). Gli antifascisti noti di Martorano e i renitenti alla leva furono concentrati davanti alla Casa del fascio sulla via Ravennate. Durante la perquisizione delle abitazioni i fascisti fermarono Guglielmo Urbini, padre di un partigiano dell’8. brigata Garibaldi che si trovava a casa malato, e Gino Fusconi, fratello del partigiano della 29. Gap Giuseppe, a sua volta antifascista e già arrestato dai fascisti a gennaio del 1944 e detenuto per circa tre mesi. I fascisti inoltre fermarono la corriera Cesena-Ravenna e individuati a bordo due slavi, a suo tempo fuggiti da un campo di prigionia, li fecero scendere. I due slavi, Urbini e Fusconi furono uccisi nei pressi del fiume Savio nel quale i fascisti gettarono i corpi di Fusconi e dei due slavi. Giovanni Barbanti, fermato mentre rientrava a casa, fu ucciso in un campo del podere Ceccarelli posto fra Ronta e Martorano. Secondo la relazione del CLN e secondo le testimonianze i fascisti lo uccisero per sottrargli una somma di denaro vista dai militi durante il controllo dei documenti.
Nella stessa operazione a Bagnile (Forlì Cesena) i fascisti uccisero Valentino Morigi, Giorgio Bartolini e Secondo Fusignani (v. Episodio di Bagnile (Forlì Cesena), 29 aprile 1944).
Secondo il CLN la popolazione fu costretta ad assistere alla fucilazione dei due slavi. Solo il cadavere di uno dei due e quello di Fusconi vennero ritrovati qualche tempo dopo; i familiari di Barbanti poterono recuperare il corpo nel campo dei Ceccarelli solo dopo alcuni giorni, ma secondo la testimonianza della nipote di Barbanti i fascisti non concessero il permesso di celebrare i funerali

Modalità di uccisione: fucilazione,arma da taglio,uccisione con armi da fuoco

Violenze connesse: deportazione della popolazione,furto e-o saccheggio,incendio di abitazione,minamenti e esplosioni,sevizie-torture

Trattamento dei cadaveri: Occultamento dei cadaveri

Tipo di massacro: rastrellamento
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Estremi e note penali: Procedimento davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Forlì contro gli ufficiali del battaglione Venezia Giulia Giovanni Ledo (nato a Trieste il 15/02/1907, processato in contumacia perché latitante), Vittorio Braida (nato a Trieste il 15/03/1901, processato in contumacia perché latitante), Aimone Finestra (nato a Todi (Perugia) il 04/02/1921, residente a Littoria (oggi Latina), detenuto a Forlì), Romeo Spazzoli (nato a Trieste il 24/09/1909, residente a Milano, processato in contumacia perché latitante) e contro i fascisti di Cesena Guido Garaffoni, Augusto Battistini e Aldo Sibirani conclusosi con sentenza del 20/01/1947. A tutti furono contestati il reato di collaborazionismo con i tedeschi, le uccisioni effettuate a Martorano e Bagnile e i saccheggi e gli incendi delle abitazioni, ma per i primi quattro imputati (ufficiali del battaglione Venezia Giulia) la corte non ritenne di poter stabilire responsabilità in merito agli omicidi e pertanto li assolse per insufficienza di prove per il reato di omicidio e applicò l’amnistia al reato di collaborazionismo di cui li riteneva colpevoli. La Corte ritenne invece i tre fascisti di Cesena colpevoli di collaborazionismo, omicidio, devastazione e saccheggio e li condannò alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena. I difensori di Battistini, Sibirani e Garaffoni ricorsero in Cassazione. La Cassazione nel 1948 annullò la sentenza per mancanza di motivazione; inoltre annullò l’altra sentenza del 10/01/1947 a carico di Sibirani e altri per nullità del dibattimento per irregolare costituzione del contraddittorio e, ordinando di unire i due procedimenti, rinviò gli atti alla Corte d’Assise di Perugia per un nuovo esame.
Procedimento davanti alla Corte d’Assise di Perugia conclusosi nel 1948 contro 19 fascisti quasi tutti di Cesena accusati di collaborazionismo e altri reati tra cui il rastrellamento di Ronta e Martorano, la strage di Ponte Ruffio (Forlì Cesena) del 12/08/1944, le uccisioni di San Giorgio (Forlì Cesena) del 22/08/1944, la strage della Rocca di Cesena del 03/09/1944 (v. Episodi di Ponte Ruffio (Forlì Cesena), 18 agosto 1944; San Giorgio (Forlì Cesena), 22 agosto 1944 e Cesena, 3 settembre 1944). I principali imputati per il rastrellamento di Martorano e le uccisioni di Martorano e Bagnile del 29 aprile risultano Sibirani, Garaffoni e Battistini. Battistini, il solo dei tre ancora in vita, fu condannato a 24 anni di reclusione (per Martorano e Bagnile e per altri reati e omicidi), 16 dei quali furono condonati. Fu scarcerato nel 1952.
La Corte d’Assise straordinaria di Forlì processò numerosi iscritti al PFR di Cesena che avevano partecipato al rastrellamento con funzioni di sorveglianza e di cordone di sicurezza lungo il fiume Savio per impedire ai ricercati di sfuggire al rastrellamento allontanandosi dalla zona dell’operazione. Nei dibattimenti i fascisti si difesero dicendo di essere stati precettati per l’operazione come membri del Partito dopo essere stati convocati alla sede del fascio e di non aver saputo in cosa consistesse l’operazione. Inoltre dissero di avere avuto solo compiti di sorveglianza e in molti di non aver ottemperato agli ordini recandosi nelle case dei contadini anziché restare di guardia lungo il fiume. La Corte condannò buona parte di loro per collaborazionismo a pene detentive di diversa lunghezza, perché il rastrellamento di Martorano fu un fatto particolarmente grave, ma applicò in molti casi le attenuanti. La Cassazione nel corso del 1946 e del 1947 dichiarò estinto il reato per amnistia.

Annotazioni: Secondo la relazione del Capo della provincia al ministero dell’Interno solo due partigiani furono fucilati sul posto dopo la cattura con le armi in mano, mentre gli altri 5 furono uccisi in combattimento.
Episodi collegati:
Episodio di Bagnile (Forlì Cesena), 29 aprile 1944.

Scheda compilata da ROBERTA MIRA
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-05-03 15:59:36

Vittime

Elenco vittime

Barbanti Guido detto Giovanni, nato a Cesena il 06/04/1900, residente a Bagnile (Forlì Cesena), mercante di bestiame. Risulta riconosciuto partigiano nella 29. Gap dal 15/05/1944 al 29/09/1944 e allo stesso tempo risulta morto il 29/04/1944 nel rastrellamento di Martorano (cioè prima dell’inizio del periodo considerato valido per il riconoscimento della qualifica). Probabilmente si tratta di un errore di data.
Fusconi Otello, detto Gino, nato a Cesena il 21/02/1927, residente a Ronta (Forlì Cesena). Fratello di Giuseppe, partigiano ricercato dai fascisti che in più occasioni perquisirono l’abitazione della famiglia prelevando oggetti e viveri. Otello Fusconi fu arrestato dai fascisti nel gennaio 1944 e trattenuto in carcere a Casena e a Forlì per circa tre mesi. Anche la madre dei fratelli Fusconi, Maria Della Strada, fu arrestata e trattenuta per un mese circa dai fascisti. Riconosciuto partigiano della 29. brigata Gap dal 15/02/1944 al 29/04/1944.
Urbini Guglielmo, nato a Cesena il 24/01/1901, residente a Martorano, operaio. Padre di un partigiano. Riconosciuto partigiano della 29. brigata Gap dal 15/09/1943 al 29/04/1944.
Sconosciuto slavo fuggito da un campo di prigionia tedesco e probabilmente unitosi alla Resistenza.
Sconosciuto slavo fuggito da un campo di prigionia tedesco e probabilmente unitosi alla Resistenza.

Elenco vittime partigiani 3

Barbanti Guido.
Fusconi Otello.
Urbini Guglielmo.

Elenco vittime prigionieri di guerra 2

Sconosciuto slavo.
Sconosciuto slavo.

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


Battaglione M “Venezia Giulia”

Tipo di reparto: Guardia Nazionale Repubblicana

Elenco persone responsabili o presunte responsabili


  • Aldo Sibirani

    Nome Aldo

    Cognome Sibirani

    Ruolo nella strage Autore

    Stato individuato sulla base di indagine o di procedimento italiano

    Note responsabile nato a Cesena il 23/03/1897. Vicesegretario del PFR di Cesena. Processato in contumacia dalla Corte d’Assise straordinaria di Forlì perché latitante. Sibirani era stato ucciso a Arsiero (Vicenza) il 19/05/1945 da partigiani forlivesi che lo avevano prelevato con altri fascisti dalle carceri di Thiene (Vicenza).

    Note procedimento Procedimento davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Forlì contro gli ufficiali del battaglione Venezia Giulia Giovanni Ledo (nato a Trieste il 15/02/1907, processato in contumacia perché latitante), Vittorio Braida (nato a Trieste il 15/03/1901, processato in contumacia perché latitante), Aimone Finestra (nato a Todi (Perugia) il 04/02/1921, residente a Littoria (oggi Latina), detenuto a Forlì), Romeo Spazzoli (nato a Trieste il 24/09/1909, residente a Milano, processato in contumacia perché latitante) e contro i fascisti di Cesena Guido Garaffoni, Augusto Battistini e Aldo Sibirani conclusosi con sentenza del 20/01/1947. A tutti furono contestati il reato di collaborazionismo con i tedeschi, le uccisioni effettuate a Martorano e Bagnile e i saccheggi e gli incendi delle abitazioni, ma per i primi quattro imputati (ufficiali del battaglione Venezia Giulia) la corte non ritenne di poter stabilire responsabilità in merito agli omicidi e pertanto li assolse per insufficienza di prove per il reato di omicidio e applicò l’amnistia al reato di collaborazionismo di cui li riteneva colpevoli. La Corte ritenne invece i tre fascisti di Cesena colpevoli di collaborazionismo, omicidio, devastazione e saccheggio e li condannò alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena. I difensori di Battistini, Sibirani e Garaffoni ricorsero in Cassazione. La Cassazione nel 1948 annullò la sentenza per mancanza di motivazione; inoltre annullò l’altra sentenza del 10/01/1947 a carico di Sibirani e altri per nullità del dibattimento per irregolare costituzione del contraddittorio e, ordinando di unire i due procedimenti, rinviò gli atti alla Corte d’Assise di Perugia per un nuovo esame. Procedimento davanti alla Corte d’Assise di Perugia conclusosi nel 1948 contro 19 fascisti quasi tutti di Cesena accusati di collaborazionismo e altri reati tra cui il rastrellamento di Ronta e Martorano, la strage di Ponte Ruffio (Forlì Cesena) del 12/08/1944, le uccisioni di San Giorgio (Forlì Cesena) del 22/08/1944, la strage della Rocca di Cesena del 03/09/1944 (v. Episodi di Ponte Ruffio (Forlì Cesena), 18 agosto 1944; San Giorgio (Forlì Cesena), 22 agosto 1944 e Cesena, 3 settembre 1944). I principali imputati per il rastrellamento di Martorano e le uccisioni di Martorano e Bagnile del 29 aprile risultano Sibirani, Garaffoni e Battistini. Battistini, il solo dei tre ancora in vita, fu condannato a 24 anni di reclusione (per Martorano e Bagnile e per altri reati e omicidi), 16 dei quali furono condonati. Fu scarcerato nel 1952. La Corte d’Assise straordinaria di Forlì processò numerosi iscritti al PFR di Cesena che avevano partecipato al rastrellamento con funzioni di sorveglianza e di cordone di sicurezza lungo il fiume Savio per impedire ai ricercati di sfuggire al rastrellamento allontanandosi dalla zona dell’operazione. Nei dibattimenti i fascisti si difesero dicendo di essere stati precettati per l’operazione come membri del Partito dopo essere stati convocati alla sede del fascio e di non aver saputo in cosa consistesse l’operazione. Inoltre dissero di avere avuto solo compiti di sorveglianza e in molti di non aver ottemperato agli ordini recandosi nelle case dei contadini anziché restare di guardia lungo il fiume. La Corte condannò buona parte di loro per collaborazionismo a pene detentive di diversa lunghezza, perché il rastrellamento di Martorano fu un fatto particolarmente grave, ma applicò in molti casi le attenuanti. La Cassazione nel corso del 1946 e del 1947 dichiarò estinto il reato per amnistia.

    Tipo di reparto fascista Guardia Nazionale Repubblicana

    Nome del reparto Battaglione M “Venezia Giulia”

  • Augusto Battistini

    Nome Augusto

    Cognome Battistini

    Ruolo nella strage Autore

    Stato individuato sulla base di indagine o di procedimento italiano

    Note responsabile nato a Cesena il 14/08/1900. Fascista repubblicano. Detenuto a Forlì e processato dalla Corte d’Assise straordinaria di Forlì per il rastrellamento di Martorano e Bagnile e per la strage di Ponte Ruffio (v. Episodio di Ponte Ruffio (Forlì Cesena), 18/08/1944) oltre che per altre uccisioni. Condannato alla pena di morte, poi convertita in pena detentiva; scarcerato nel 1952.

    Note procedimento Procedimento davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Forlì contro gli ufficiali del battaglione Venezia Giulia Giovanni Ledo (nato a Trieste il 15/02/1907, processato in contumacia perché latitante), Vittorio Braida (nato a Trieste il 15/03/1901, processato in contumacia perché latitante), Aimone Finestra (nato a Todi (Perugia) il 04/02/1921, residente a Littoria (oggi Latina), detenuto a Forlì), Romeo Spazzoli (nato a Trieste il 24/09/1909, residente a Milano, processato in contumacia perché latitante) e contro i fascisti di Cesena Guido Garaffoni, Augusto Battistini e Aldo Sibirani conclusosi con sentenza del 20/01/1947. A tutti furono contestati il reato di collaborazionismo con i tedeschi, le uccisioni effettuate a Martorano e Bagnile e i saccheggi e gli incendi delle abitazioni, ma per i primi quattro imputati (ufficiali del battaglione Venezia Giulia) la corte non ritenne di poter stabilire responsabilità in merito agli omicidi e pertanto li assolse per insufficienza di prove per il reato di omicidio e applicò l’amnistia al reato di collaborazionismo di cui li riteneva colpevoli. La Corte ritenne invece i tre fascisti di Cesena colpevoli di collaborazionismo, omicidio, devastazione e saccheggio e li condannò alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena. I difensori di Battistini, Sibirani e Garaffoni ricorsero in Cassazione. La Cassazione nel 1948 annullò la sentenza per mancanza di motivazione; inoltre annullò l’altra sentenza del 10/01/1947 a carico di Sibirani e altri per nullità del dibattimento per irregolare costituzione del contraddittorio e, ordinando di unire i due procedimenti, rinviò gli atti alla Corte d’Assise di Perugia per un nuovo esame. Procedimento davanti alla Corte d’Assise di Perugia conclusosi nel 1948 contro 19 fascisti quasi tutti di Cesena accusati di collaborazionismo e altri reati tra cui il rastrellamento di Ronta e Martorano, la strage di Ponte Ruffio (Forlì Cesena) del 12/08/1944, le uccisioni di San Giorgio (Forlì Cesena) del 22/08/1944, la strage della Rocca di Cesena del 03/09/1944 (v. Episodi di Ponte Ruffio (Forlì Cesena), 18 agosto 1944; San Giorgio (Forlì Cesena), 22 agosto 1944 e Cesena, 3 settembre 1944). I principali imputati per il rastrellamento di Martorano e le uccisioni di Martorano e Bagnile del 29 aprile risultano Sibirani, Garaffoni e Battistini. Battistini, il solo dei tre ancora in vita, fu condannato a 24 anni di reclusione (per Martorano e Bagnile e per altri reati e omicidi), 16 dei quali furono condonati. Fu scarcerato nel 1952. La Corte d’Assise straordinaria di Forlì processò numerosi iscritti al PFR di Cesena che avevano partecipato al rastrellamento con funzioni di sorveglianza e di cordone di sicurezza lungo il fiume Savio per impedire ai ricercati di sfuggire al rastrellamento allontanandosi dalla zona dell’operazione. Nei dibattimenti i fascisti si difesero dicendo di essere stati precettati per l’operazione come membri del Partito dopo essere stati convocati alla sede del fascio e di non aver saputo in cosa consistesse l’operazione. Inoltre dissero di avere avuto solo compiti di sorveglianza e in molti di non aver ottemperato agli ordini recandosi nelle case dei contadini anziché restare di guardia lungo il fiume. La Corte condannò buona parte di loro per collaborazionismo a pene detentive di diversa lunghezza, perché il rastrellamento di Martorano fu un fatto particolarmente grave, ma applicò in molti casi le attenuanti. La Cassazione nel corso del 1946 e del 1947 dichiarò estinto il reato per amnistia.

    Tipo di reparto fascista Guardia Nazionale Repubblicana

    Nome del reparto Battaglione M “Venezia Giulia”

  • Guido Garaffoni

    Nome Guido

    Cognome Garaffoni

    Ruolo nella strage Autore

    Stato individuato sulla base di indagine o di procedimento italiano

    Note responsabile nato a Cesena il 12/09/1904. Segretario del PFR di Cesena. Processato in contumacia dalla Corte d’Assise straordinaria di Forlì perché latitante. Garaffoni era stato ucciso a Arsiero (Vicenza) il 19/05/1945 da partigiani forlivesi che lo avevano prelevato con altri fascisti dalle carceri di Thiene (Vicenza).

    Note procedimento Procedimento davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Forlì contro gli ufficiali del battaglione Venezia Giulia Giovanni Ledo (nato a Trieste il 15/02/1907, processato in contumacia perché latitante), Vittorio Braida (nato a Trieste il 15/03/1901, processato in contumacia perché latitante), Aimone Finestra (nato a Todi (Perugia) il 04/02/1921, residente a Littoria (oggi Latina), detenuto a Forlì), Romeo Spazzoli (nato a Trieste il 24/09/1909, residente a Milano, processato in contumacia perché latitante) e contro i fascisti di Cesena Guido Garaffoni, Augusto Battistini e Aldo Sibirani conclusosi con sentenza del 20/01/1947. A tutti furono contestati il reato di collaborazionismo con i tedeschi, le uccisioni effettuate a Martorano e Bagnile e i saccheggi e gli incendi delle abitazioni, ma per i primi quattro imputati (ufficiali del battaglione Venezia Giulia) la corte non ritenne di poter stabilire responsabilità in merito agli omicidi e pertanto li assolse per insufficienza di prove per il reato di omicidio e applicò l’amnistia al reato di collaborazionismo di cui li riteneva colpevoli. La Corte ritenne invece i tre fascisti di Cesena colpevoli di collaborazionismo, omicidio, devastazione e saccheggio e li condannò alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena. I difensori di Battistini, Sibirani e Garaffoni ricorsero in Cassazione. La Cassazione nel 1948 annullò la sentenza per mancanza di motivazione; inoltre annullò l’altra sentenza del 10/01/1947 a carico di Sibirani e altri per nullità del dibattimento per irregolare costituzione del contraddittorio e, ordinando di unire i due procedimenti, rinviò gli atti alla Corte d’Assise di Perugia per un nuovo esame. Procedimento davanti alla Corte d’Assise di Perugia conclusosi nel 1948 contro 19 fascisti quasi tutti di Cesena accusati di collaborazionismo e altri reati tra cui il rastrellamento di Ronta e Martorano, la strage di Ponte Ruffio (Forlì Cesena) del 12/08/1944, le uccisioni di San Giorgio (Forlì Cesena) del 22/08/1944, la strage della Rocca di Cesena del 03/09/1944 (v. Episodi di Ponte Ruffio (Forlì Cesena), 18 agosto 1944; San Giorgio (Forlì Cesena), 22 agosto 1944 e Cesena, 3 settembre 1944). I principali imputati per il rastrellamento di Martorano e le uccisioni di Martorano e Bagnile del 29 aprile risultano Sibirani, Garaffoni e Battistini. Battistini, il solo dei tre ancora in vita, fu condannato a 24 anni di reclusione (per Martorano e Bagnile e per altri reati e omicidi), 16 dei quali furono condonati. Fu scarcerato nel 1952. La Corte d’Assise straordinaria di Forlì processò numerosi iscritti al PFR di Cesena che avevano partecipato al rastrellamento con funzioni di sorveglianza e di cordone di sicurezza lungo il fiume Savio per impedire ai ricercati di sfuggire al rastrellamento allontanandosi dalla zona dell’operazione. Nei dibattimenti i fascisti si difesero dicendo di essere stati precettati per l’operazione come membri del Partito dopo essere stati convocati alla sede del fascio e di non aver saputo in cosa consistesse l’operazione. Inoltre dissero di avere avuto solo compiti di sorveglianza e in molti di non aver ottemperato agli ordini recandosi nelle case dei contadini anziché restare di guardia lungo il fiume. La Corte condannò buona parte di loro per collaborazionismo a pene detentive di diversa lunghezza, perché il rastrellamento di Martorano fu un fatto particolarmente grave, ma applicò in molti casi le attenuanti. La Cassazione nel corso del 1946 e del 1947 dichiarò estinto il reato per amnistia.

    Tipo di reparto fascista Guardia Nazionale Repubblicana

    Nome del reparto Battaglione M “Venezia Giulia”

Memorie

Memorie legate a questa strage

  • luogo della memoria a Cesena

    Tipo di memoria: luogo della memoria

    Ubicazione: Cesena

    Descrizione: Cesena: strade intitolate a Fusconi, Barbanti e Urbini.

  • lapide a Cesena, piazza del popolo, loggia del palazzo comunale

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: Cesena, piazza del popolo, loggia del palazzo comunale

    Descrizione: Cesena, piazza del Popolo, loggia del palazzo comunale: lapidario dedicato ai partigiani; vi compaiono i nominativi di Barbanti, Fusconi e Urbini oltre che di Bartolini e Morigi (che compare come Urbano Valentino) uccisi a Bagnile (Forlì Cesena) nel corso della stessa operazione.

  • lapide a Cesena, Martorano

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: Cesena, Martorano

    Descrizione: Martorano (Forlì Cesena), ciglio della strada: lapide dedicata a Urbini, Fusconi e ai due slavi con la seguente iscrizione: «Ai quattro martiri / barbaramente / trucidati / dalle orde fasciste / il 29.4.1944».

  • lapide a Ronta, Casa del popolo

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: Ronta, Casa del popolo

    Descrizione: Ronta (Forlì Cesena), Casa del popolo: lapide che ricorda i caduti di Ronta nel 1943-1944; vi compare Otello (Gino) Fusconi.

  • lapide a San Giorgio di Cesena, Casa del Popolo

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: San Giorgio di Cesena, Casa del Popolo

    Descrizione: San Giorgio di Cesena (Forlì Cesena), Casa del popolo: lapide sulla facciata in cui sono ricordati quattro partigiani di San Giorgio, tra cui Valentino Morigi (dovrebbe trattarsi di Urbano Valentino Morigi).

  • altro a Forlì, piazza Saffi, portico San Mercuriale

    Tipo di memoria: altro

    Ubicazione: Forlì, piazza Saffi, portico San Mercuriale

    Descrizione: Forlì, piazza Saffi, portico di San Mercuriale: sacrario dei caduti partigiani; vi compaiono Urbini, Fusconi e Barbanti oltre a Morigi e Bartolini uccisi a Bagnile (Forlì Cesena) nella stessa operazione.

Bibliografia


Maurizio Balestra, Il passaggio del fronte e la resistenza a Cesena e dintorni. Testimonianze, Tosca, Arci Solidarietà, Cesena, 2005, pp. 363-405.
Mattia Brighi, Mara Valdinosi, Memorie di una comunità. Bagnile 1900-1945, Edizioni Risguardi, 2015, pp. 145-204, 352.
Antonio Mambelli, Diario degli avvenimenti in Forlì e Romagna dal 1939 al 1945, a cura di Dino Mengozzi, Lacaita, Manduria, Bari, Roma, vol. I, pp. 599-600.
Vladimiro Flamigni, Forlì, in Luciano Casali, Dianella Gagliani (a cura di), La politica del terrore. Stragi e violenze naziste e fasciste in Emilia Romagna, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli, Roma, 2008, pp. 194-195.
Vladimiro Flamigni, Massimo Lodovici, Mario Proli (a cura di), Luoghi e memorie. Guida per riconoscere segni e testimonianze della Resistenza e della lotta di Liberazione nel Forlivese e nel Cesenate, Comuni di Forlì e Cesena, Provincia di Forlì-Cesena, Coordinamento provinciale per i luoghi della memoria, Comitato per le celebrazioni del sessantesimo anniversario della Resistenza e della Liberazione Regione Emilia-Romagna, 2005, p. 83.
Adler Raffaelli, Guerra e Liberazione. Romagna 1943-1945, vol. II, Epigrafia, Comitato regionale per le celebrazioni del 50° anniversario della Resistenza e della Liberazione Emilia-Romagna, Bologna, 1995, pp. 111-112, 117-118.

Sitografia


Fondazione Luigi Micheletti, Notiziari della Guardia nazionale repubblicana:
www.notiziarignr.it
Notiziario 05/05/1944, pp. 21-22, 32.
Dipartimento di Storia Culture Civiltà, Università di Bologna, Database dei partigiani dell’Emilia-Romagna:
http://www.storia-culture-civilta.unibo.it/it/biblioteca/fondi-1/partigiani
(schede relative alla provincia di Forlì, ad nomen).
Istituto per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea della provincia di Forlì-Cesena, Elenco dei caduti delle formazioni partigiane:
http://www.istorecofc.it/caduti-formazioni-partigiane2.asp
(ad nomen).

Fonti archivistiche

Fonti

AISRFC, Eccidi, b. 3, f. 7, sf. 4, cart. 21.
ASFC, Prefettura, Gabinetto, b. 398, f. 161, Prefettura di Forlì, Gab. N. 1823, 29 aprile 1944, al ministero dell’Interno, ogg. Cesena - atti di terrorismo - misure repressive.
Tribunale di Forlì, Sezione penale, Sentenze della Corte d’Assise straordinaria di Forlì 1945-1947, vol. 1946-1947, sentenze nn. 2/47 e 5/47.
AFLM, Notiziari della Guardia nazionale repubblicana, Notiziario 05/05/1944, pp. 21-22, 32 (consultabile on line all’indirizzo www.notiziarignr.it).