Montepolesco, Filottrano, 01.07.1944

(Ancona - Marche)

Descrizione

Località Montepolesco, Filottrano, Ancona, Marche

Data 1 luglio 1944

Matrice strage Nazista

Numero vittime 1

Numero vittime uomini 1

Numero vittime uomini anziani 1

Descrizione: Dal primo luglio i nazifascisti impegnarono la città di Filottrano, uno dei capisaldi fondamentali della sistemazione germanica a difesa di Ancona, in quella che è passata alla storia come la più sofferta e cruenta battaglia della Liberazione marchigiana, combattuta da un lato dalla 278° e 71° divisione fanteria tedesca e dall’altro dal 5° Corpo britannico, sostenuto dal 2° Corpo polacco e dal Corpo Italiano di Liberazione. Solo dopo nove giornate, il 9 di luglio, le forze tedesche furono costrette a ritirarsi oltre il fiume Musone e Filottrano fu finalmente libera.
Nel corso dei giorni in cui la battaglia imperversò duramente sul suo territorio, questo piccolo comune dell’Anconetano visse numerosi episodi di violenza, bombardamenti e distruzioni varie, non da ultima l’uccisione di dieci filottranesi il 30 giugno nel contesto di quello che è noto come l’eccidio della Val Musone. Ma anche il giorno successivo, il 1° luglio 1944 accade un tragico evento che segnò la fine del noto conte Alessandro Spada-Laviny. Il suo casato possedeva un’antica residenza, con annessi il parco e i boschi circostanti, nella contrada Montepolesco, a circa 7 chilometri di distanza dal capoluogo. Quella mattina, un paio di autovetture tedesche si recarono alla villa: i militari volevano essere ricevuti dal conte per avere informazioni sulle bande partigiane nascoste in quelle zone. Pur sapendo della presenza partigiana nei dintorni, il conte rispose loro che in quel momento si trovavano alla villa solamente la famiglia e la numerosa servitù, e nulla sapeva dei movimenti dei ribelli.
Nel frattempo poco lontano dalla villa, in direzione della Serra di S. Pietro, Pierino Coppari, colono della famiglia Spada-Lavigny, mentre era intento nei suoi lavori, vide arrivare un gruppo di 15-20 partigiani, tra cui una donna, che si appostarono lungo i margini di un fondamentale incrocio. Non passò molto che irruppe una motocicletta con due soldati a bordo, ma i partigiani, non avendola sentita e non essendo ancora ben posizionati rimasero interdetti, così come gli stessi tedeschi. Dopo aver tutti indugiato qualche secondo nel mezzo dell’incrocio, i tedeschi ripartirono facendo dietro-front, seguiti dalle tardive raffiche di mitra dei partigiani. Alla fine furono costretti ad abbandonare la moto ma riuscirono a salvarsi scappando per campi. Non si salvò invece un gruppo di quattro soldati tedeschi che poco dopo, a bordo di una carretta trainata da cavalli, furono intercettati e uccisi dai partigiani.
Di lì a poco si scatenò un rapido scontro, alla fine del quale i partigiani dovettero disperdersi nei boschi e nelle campagne circostanti. Tuttavia i fatti accaduti indussero i tedeschi a rastrellare l’intera zona, allineando i prigionieri presso la fonte di Montepolesco. La notizia arrivò anche alla villa, dove il conte Alessandro esortò tutti, familiari e servitù a lasciare la residenza e a nascondersi nelle vicinanze. Alla fine, con lui rimasero suo fratello, il conte Manolo, e la contessa Laura, vedova dell’altro fratello, morto nel corso della Prima guerra mondiale. Il giardiniere dei conti, testimone dei fatti, rivelerà che intorno alle ore 16 un automezzo tedesco si recò alla villa per poi andarsene dopo poco tempo. In quel frangente avvenne l’uccisione del conte Alessandro, episodio che ancora oggi non è del tutto chiaro, dato che nessuno vi assistette. È stato ipotizzato che i militari invece che entrare dall’ingresso principale, fossero penetrati all’interno da un’ala laterale del palazzo e avessero cominciato a perquisire ogni stanza. I conti erano seduti nel salone quando sentirono gli strani rumori, a quel punto il conte Alessandro decise di andare a vedere. Subito dopo aver imboccato un corridoio, scomparendo alla vista dei familiari, venne ucciso da una scarica di mitra.

Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco

Tipo di massacro: rappresaglia
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Annotazioni: Responsabili:
Dal mese di maggio la 278° divisione di fanteria germanica, guidata dal generale Harry Hoppe, si ritirò lentamente verso nord combattendo sulla direttrice costiera contro il II Corpo polacco, comandato dal generale Wladyslaw Anders e più all’interno contro il Corpo Italiano di Liberazione, al comando del generale Umberto Utili. La 278° era un’unità agguerrita seppur incompleta negli organici, in quanto mancava in mezzi corazzati e quasi del tutto nella copertura aerea. Ritirandosi verso nord aveva lasciato alle proprie spalle immense distruzioni: molti ponti, linee ferroviarie e strade furono minati e fatti saltare.
Dal’8 giugno a fianco della 278° venne posta la 71° divisione fanteria, reduce dei combattimenti sostenuti a Cassino. Si ipotizza che i soldati responsabile della strage appartenessero a tali divisioni.

Scheda compilata da Chiara Donati
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2018-01-26 12:32:56

Vittime

Elenco vittime

Spada-Laviny Alessandro, n. a Torino il 04/01/1871, paternità Tommaso.

Elenco vittime civili 1

Spada-Laviny Alessandro, n. a Torino il 04/01/1871, paternità Tommaso.

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


Memorie

Memorie legate a questa strage

  • lapide a Filottrano, Villa Spada-Lavigny

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: Filottrano, Villa Spada-Lavigny

    Descrizione: Presso la villa dei conti Spada-Lavigny, venne onorata la memoria del conte Alessandro con una piccola targa marmorea incastonata nel muro sul luogo in cui fu ucciso. I fori dei proiettili sono conservati e protetti da un piano di cristallo.

Bibliografia


Giovanni Santarelli, La Battaglia di Filottrano (30 giugno-9 luglio 1944), Errebi, Falconara 1985.

Sitografia


www.storiamarche900.it/main?p=storia_territorio_filottrano

Fonti archivistiche

Fonti

Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’EsercitoN 1/11, b. 2132.
Procura Militare Territoriale La Spezia, CPI, f. 49/15.