Canonica di Nove 01-03-1945

(Vicenza - Veneto)

Descrizione

Località Canonica, Nove, Vicenza, Veneto

Data 1 marzo 1945

Matrice strage Fascista

Numero vittime 1

Numero vittime uomini 1

Numero vittime uomini adulti 1

Descrizione: Il 1 marzo ’45 viene arrestato nella propria canonica di Nove don Luigi Panarotto, da un'azione congiunta tra la "Banda Bertozzi" della X^ Mas e la "Banda Carità" del BdS-SD tedesco. Il parroco e i suoi due cappellani sono immediatamente colpiti dagli ufficiali e dai militi della X^ Mas con pugni, calci, bastonature, oltre all'asportazione di tutti i loro beni privati e della parrocchia, requisiti dal tenente Bertozzi. Il cappellano don Augusto Parinetto, a causa delle dure bastonature ricevute, morirà due mesi dopo. Il parroco, accusato di nascondere almeno due resistenti, tra cui il comandante Nino Bressan, è portato prima a Thiene, dove viene seviziato sino al 7 marzo, poi a Palazzo Giusti di Padova, sede centrale della “Banda Carità”.

Modalità di uccisione: INDEFINITA

Violenze connesse: furto e-o saccheggio

Tipo di massacro: punitivo
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Estremi e note penali: Con sentenza del 3 ottobre 1945 vennero processati a Padova 16 componenti la “Banda Carità”, e il verdetto fu lieve: su sette richieste dal PM, 4 furono le condanne a morte (Coradeschi, Gastaldelli, Linari e Tecca, latitante evaso da Padova il 25.9.45), due gli ergastoli (Cecchi e Chiarotto M.), due le condanne a 30 anni di reclusione (Falugiani e Gonnelli), 16 anni fu la pena inflitta a Carità Franca, 15 anni a Piani e Massai, 6 anni e 8 mesi per Notti, Chiarotto V. e Simonini. Elisa Carità è ritenuta non imputabile per incapacità di intendere e di volere, di cui però la corte ordina il ricovero in un riformatorio giudiziario per un tempo non inferiore a tre anni; Mancuso Margherita è assolta perché il fatto non costituisce reato; Alberto Sottili, è assolto per insufficienza di prove. Il 5 ottobre, immediatamente dopo la sentenza, fu presentato ricorso in appello. Di quattro condanne capitali ne rimase una (Coradeschi), le altre, “per difetto di motivazione in ordine alle circostanze attenuanti” vennero annullate. Annullate anche le altre condanne o addirittura annullate per “illegalità della pena” come nel caso di Notti e Simonini, che furono rinviati a giudizio alla Corte d’Assise, Sezione Speciale d’Appello di Venezia. Successivamente, grazie all’amnistia promulgata sotto la guida del Guardasigilli Togliatti (DDL del 22.6.46) ed altre giustificazioni giuridiche, tutti gli imputati furono liberati in pochi anni. L’ultimo ad essere liberato fu Castaldelli (nel 1955), processato anche a Lucca per i fatti di Firenze. Gli altri furono tutti scarcerati prima del 1950. Nel 1962 Linari fu persino riabilitato dalla Corte d’appello di Venezia. L’unico a pagare fu Antonio Coradeschi. Venne fucilato all’alba del 26 aprile '46 al poligono di tiro di Padova.

Scheda compilata da Pierluigi Dossi
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-01-10 19:53:31

Vittime

Elenco vittime

Parinetto don Augusto; nato a Crespano del Grappa (TV), cl. 19, cappellano a Nove (VI).

Elenco vittime religiosi 1

Parinetto don Augusto; nato a Crespano del Grappa (TV), cl. 19, cappellano a Nove (VI).

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


Reparto servizi speciali GNR di Firenze \"Banda Carità\"

Tipo di reparto: Guardia Nazionale Repubblicana

Banda “Bertozzi”/Ufficio “I”/X Mas

Tipo di reparto: Reparto speciale

Elenco persone responsabili o presunte responsabili


  • Mario Carità

    Nome Mario

    Cognome Carità

    Note responsabile Carità Mario di n.n. e Teresa Carità, cl. 04, nato a Milano; già nel ‘19, cioè a soli 15 anni, apparteneva a Lodi alle squadracce fasciste di Luigi Freddi; malgrado un’adolescenza vissuta in modo violento, riesce a conseguire una laurea in ingegneria in Svizzera; nel ‘25 si sposa, nel ‘28 subisce le conseguenze dall’epurazione compiuta nella federazione fascista milanese e nel ‘35 si trasferisce a Firenze dove continua la sua attività politica come confidente della Questura e dell’OVRA; volontario in Albania nella 92^ Legione CN, con il grado di centurione (capitano); successivamente è in Slovenia, sempre con la 92^ Legione, dove “Nella sola provincia di Lubiana, durante i ventinove mesi di occupazione italiana si ebbero 4.000 civili sloveni uccisi per rappresaglia, e 7.000 morti nei campi di deportazione italiani.”; dopo l’8 Settembre ’43 comanda l’Ufficio II (RSS) dell’Ufficio Politico Investigativo (UPI) della 92^ Legione della GNR a Firenze (con il Capo della Provincia Manganiello e il capo dell’Uff. Affari Ebraici Martelloni crea una specie di “cupola” malavitosa che movimenta ingentissime somme di denaro dalle confische effettuate ai danni di cittadini ebrei); nel luglio ’44 lascia Firenze per Bergantino (Ro); il resto della sua storia è indissolubilmente legato al Veneto e alle vicende della sua “Banda” che da Reparto Speciale dell’UPI-GNR, diventa l’ Italienische Sonderabteilung del BdS-SD tedesco e Carità SS-sturmbannfüehrer; muore il 19 maggio 1945 a Castelrotto – Kastelruth (Bolzano), vicino all’Alpe di Siusi, ucciso della Polizia Americana.

    Tipo di reparto fascista Guardia Nazionale Repubblicana

    Nome del reparto Reparto servizi speciali GNR di Firenze \"Banda Carità\"

  • Umberto Bertozzi

    Nome Umberto

    Cognome Bertozzi

    Note responsabile Bertozzi Umberto di n.n. e Abele Bertozzi, cl. 05, nato a Colorno (Parma); tenente chimico della Marina Militare, fu prima aiutante maggiore e ufficiale di disciplina a La Spezia e poi Capo dell\'Ufficio \"I\"(investigativo) del Comando Divisione X^, alle dirette dipendenze del comandante principe Junio Valerio Borghese. L\'attività criminosa del Bertozzi si svolse nelle zone dove, a seconda delle vicende belliche, si spostavano i reparti della X Mas: La Spezia, Apuania, Appennino parmense, le zone di Ivrea e di Cuorggné in Piemonte, quelle di Spilimbergo e Maniago in provincia di Pordenone, Conegliano Veneto (Treviso), Gorizia e in fine Thiene. Il Bertozzi viene ritenuto colpevole di un centinaio di \"omicidi volontari\", fra cui il concorso nella strage di 63 persone avvenuta a Forno di Massa il 13.6.44, e di numerosissime sevizie particolarmente efferate. Processato con Banchieri e Benedetti dalla CAS di Vicenza il 4.6.47 e accusati di omicidio e violenza carnale, vengono condannati a morte; il loro ricorso viene respinto con sentenza del 9.4.48 dalla C.S.C. Roma, ma la pena viene tramutata in ergastolo; poi con ordinanza 21.7.50 in 30 anni di reclusione con concessione dei condoni; successivamente ancora la Corte Suprema di Roma, con sentenza 25.1.52, dispone la revisione della prima sentenza di morte emessa a Vicenza, rinviando il giudizio alla Corte d\'Assise presso la Corte d\'Appello di Venezia e concedendo intanto la libertà provvisoria al Bertozzi che fu scarcerato (nemmeno 7 anni di carcere). A Venezia il dibattimento per la revisione avvenne con sentenza del 25.1.63, è applicato il beneficio dell\'amnistia, dichiarati estinti i reati e cessata l\'esecuzione della sentenza del 1947. Bertozzi muore di malattia nel 1964.

    Tipo di reparto fascista Reparto speciale

    Nome del reparto Banda “Bertozzi”/Ufficio “I”/X Mas

Memorie
Bibliografia


Riccardo Caporale, La Banda Carità, Ed. S. Marco, Lucca 2006.
Taìna Dogo Baricolo, Ritorno a Palazzo Giusti. Testimonianze dei prigionieri di Carità a Padova (1944-1945), Ed. La Nuova Italia, Firenze 1972.
Mimmo Franzinelli, Squadristi, Ed. Mondadori, Milano 2003.
Massimiliano Griner, La “pupilla” del Duce. La legione autonoma mobile Ettore Muti, Ed. Bollati Boringhieri, Torino 2004.

Sitografia


Fonti archivistiche

Fonti

ASVI, CAS, b. 8, fasc. Contabilità CAS,
ASVI, CAS, b. 26, fasc. 1743;
ATPD, sentenza CAS 105/45 del 3.10.45 contro Coradeschi, Tecca, Gastaldelli, Linari, Cecchi, Chiarotto M, Falugiani, Gonnelli, Carità F., Piani, Massai, Notti, Chiarotto V., Simonini e altri; ATVI, sentenza CAS n. 20/47, 13/47 del 4.6.47, contro Banchieri Franco, Bertozzi Umberto e Benedetti Rinunzio