Vallalta, Concordia sulla Secchia, 27.11.1944

(Modena - Emilia-Romagna)

Descrizione

Località Vallalta di Concordia, Concordia sulla Secchia, Modena, Emilia-Romagna

Data 27 novembre 1944

Matrice strage Nazifascista

Numero vittime 1

Numero vittime uomini 1

Numero vittime uomini adulti 1

Descrizione: Nella seconda decade di novembre del 1944 il Proclama Alexander costringe i partigiani italiani a sospendere le operazioni pre-insurrezionali e a organizzare un altro inverno di guerra. La situazione delle brigate della pianura modenese si rivela piuttosto complessa: gli organici sono stati allargati per incrementare il numero degli effettivi e avere maggiore forza d’urto in vista degli attacchi alle città, ma il segreto cospirativo si è attenuato notevolmente e gli spostamenti dei combattenti per la libertà in zone meno conosciute espongono i nuclei dei “ribelli” alle segnalazioni dei civili sospettosi e alle delazioni dei collaborazionisti. Queste difficoltà non impediscono ai GAP della Seconda Zona di aggredire i luoghi più importanti dell’organizzazione militare dei nemici: il 16 novembre 1944 i partigiani assaltano la caserma fascista di Concordia e assestano un duro colpo alla rete repubblicana della “Bassa”; una settimana dopo, i “ribelli” cominciano una serie di attacchi contro i mezzi tedeschi e proseguono le ostilità nei confronti degli occupanti per tre giorni. Per vendicare gli smacchi subiti, i nazisti e i fascisti decidono di effettuare una massiccia operazione repressiva. Il 27 novembre 1944 la Brigata Nera avvia un rastrellamento nelle frazioni di Concordia e Mirandola: un partigiano viene ucciso subito dopo la cattura e altre 25-30 persone sono condotte all’albergo La Plata, sede del comando, per gli interrogatori. La voglia di rivincita dei tedeschi e dei fascisti si prolunga nei due giorni successivi, mentre gli ostaggi di Concordia subiscono le violenze e le intimidazioni della detenzione. Il 28 novembre le ricerche dei “ribelli” sfociano nell’uccisione efferata di tre giovani a San Giacomo Roncole e nell’eliminazione di un partigiano a Mirandola. Dopo mezzogiorno, cinque dei prigionieri dell’albergo La Plata vengono percossi a più riprese e, dopo essere stati caricati su un camion, sono condotti a San Giovanni di Concordia per la fucilazione. Fra questi sventurati spiccano le figure di Isolino Roversi e Venizelos Bulgarelli. Il 29 novembre 1944 le operazioni si concludono con l’arresto e la deportazione di Renzo Gasparini e con l’assassinio di Lino Baraldi.

Modalità di uccisione: fucilazione

Tipo di massacro: rastrellamento
--> Per saperne di più sulle tipologie

Estremi e note penali: Verbale di dibattimento n. 94 R.G. – CAS MO.
Il 5 luglio 1945 Antonio Petti viene condannato alla pena di morte con degradazione dalla Corte d’Assise di Modena: fra i capi d’accusa si trova anche il processo sommario del 27 marzo 1945.

Scheda compilata da Daniel Degli Esposti
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-01-10 12:54:20

Vittime

Elenco vittime

1. Marino Vincenzi: nato a Concordia (MO) il 25 marzo 1920, figlio di Cesare e Rosa Mai, residente a Concordia, barbiere, partigiano. L’8 giugno 1944 entra nella Brigata “Remo” con il nome di battaglia “Fido”; combatte nel distaccamento “Bruni”. Il 27 novembre 1944 i fascisti avviano un massiccio rastrellamento nella “Bassa” modenese: l’abitato di Vallalta di Concordia è uno dei primi a essere investiti dalle operazioni militari. Marino Vincenzi muore proprio in quelle circostanze: secondo Ilva Vaccari viene fucilato al termine di uno scontro armato, mentre il materiale documentario dell’ANPI di Modena lo definisce “caduto in combattimento”.

Elenco vittime partigiani 1

Marino Vincenzi

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


Kommando Cavezzo

Tipo di reparto: Wehrmacht

Osttürkischer Waffen-Verband der SS

Tipo di reparto: Waffen-SS

SS-Waffengruppe Turkestan

Tipo di reparto: Waffen-SS

Elenco persone responsabili o presunte responsabili


  • Antonio Petti

    Nome Antonio

    Cognome Petti

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Testimonianza di Don Luigi Tosatti, arciprete di Concordia, in ASMO CAS (1945) – Busta 1: Antonio Petti – Verbale di dibattimento n. 94 R.G. – CAS MO. “Il giorno 28 novembre 1944 circa le ore 10 fu effettuato un rastrellamento in Concordia e dintorni. Il rastrellamento fu eseguito da truppe tedesche, mongole e dalla brigata nera, credo di Modena. Un mio contadino mi riferì che era stato preso suo figlio, riformato. [Il sacerdote si procura la dichiarazione in municipio e si reca nel locale del comando.] Io ero andato lì anche perché avevo saputo che i rastrellati erano stati già picchiati a sangue tanto che si erano sentite le loro grida all’esterno del locale; io volevo interpormi a ciò che li avessero giudicati senza usare violenze e maltrattamenti”. “Alle ore 19.30 furono fucilati cinque rastrellati. Essi si chiamavano Smerieri Giuseppe fu Giovanni di anni 48, Roversi Isolino di Giuseppe di anni 24 e altri tre, uno dei quali era polacco a nome Slowachj Zasslav, nato a Varsavia, di anni 19. Gli altri si chiamavano Bulgarelli Venizelos e Ballerini. Non ho veduto le salme; da quelli che avevano visti i cadaveri mi fu riferito che portavano segni evidenti di torture loro inflitte [e] che erano legati con le braccia dietro la schiena mediante fili di ferro, che erano stati gettati dal camion davanti la chiesa di S. Giovanni, contro l’argine del fiume, e lì finiti a colpi di mitraglia. Non saprei indicare con precisione chi mi abbia riferito ciò poiché lo dicevano tutti essendo stati moltissimi quelli che erano andati a vedere i cadaveri. La mattina, anzi il pomeriggio dopo mi recai a Mirandola per interessarmi di una signorina che era stata arrestata nel rastrellamento. In tale occasione un sergente della GNR mi domandò se le salme erano state messe nelle casse. Io risposi affermativamente ed egli aggiunse che i tedeschi usavano di abbandonare i cadaveri senza curarsene. Da ciò dedussi che l’uccisione era stata effettuata da militari tedeschi”. Testimonianza di Leone Golfieri, proprietario dell’Albergo “La Plata”, in ASMO CAS (1945) – Busta 1: Antonio Petti – Verbale di dibattimento n. 94 R.G. – CAS MO. “L’albergo fu fatto vuotare dai civili ed io stesso e la mia famiglia non potevamo circolare. In una stanza a terreno si fermarono gli ufficiali: due tedeschi, un interprete, due borghesi italiani, il Col.lo Petti e il Cap. Piva: c’era anche uno con la fascia con la croce rossa, ma stava da parte e non insieme agli ufficiali. Capii che gli ufficiali formavano un Tribunale. Incominciarono a giungere degli uomini rastrellati, circa 25 o 30. Di essi cinque soli vennero legati con le mani dietro. Furono chiusi in una stanza a pian terreno: i cinque legati dopo il processo furono portati in un’altra stanza a primo piano. Attraverso la carta che copriva in parte i vetri [...] ho visto che i rastrellati venivano ogni tanto percossi con pugni e col calcio del fucile dai militi. Nel locale ove erano stati radunati i rastrellati, dopo che furono andati via tutti, trovammo dei fazzoletti insanguinati e anche pezzi di carta sporchi di sangue. [...] Alle quattro e mezzo o alle cinque sono partiti il Colonnello Petti e gli altri ufficiali. I rastrellati furono portati all’asilo, meno cinque che avevano le mani legate dietro, che furono portati a San Giovanni, dove furono fucilati. Essi furono fatti salire nel camion assai malconci, ma erano vivi. Di essi io conoscevo Smerieri detto Gallo, Ballerini Azeglio e Bulgarelli: c’era poi anche un polacco”. Testimonianza di Milton Neri, meccanico di Concordia rastrellato e condotto nell’Albergo “La Plata”, in ASMO CAS (1945) – Busta 1: Antonio Petti – Verbale di dibattimento n. 94 R.G. – CAS MO. “Tutti quelli che erano stati rastrellati con me, più di 20 persone, furono maltrattati in modo uguale, chi più, chi meno. Bulgarelli Venizelos, Ballerini Azeglio, un polacco e un altro detto Galli, furono percossi molto di più e portati in un’altra stanza. Anche lì furono percossi, perché noi di notte sentivamo il rumore e i lamenti. Non li ho più rivisti. Al mattino dopo furono uccisi”. Testimonianza di Giuseppe Roversi, in ASMO CAS (1945) – Busta 1: Antonio Petti – Verbale di dibattimento n. 94 R.G. – CAS MO. Mio figlio [Isolino Roversi] fu preso in una casa in cui si erano radunati alcuni partigiani, in Villa San Giovanni di Concordia, dalla Brigata Nera, che era personalmente comandata dal Col.lo Petti. Ciò seppi dall\'Arciprete di Concordia, Don Luigi Tosatti, il quale si recò a parlare con il Petti per cercare di salvare mio figlio e gli altri arrestati, ma fu cacciato fuori dal Petti. Mio figlio e gli altri quattro arrestati furono [...] portati nell\'osteria La Plata di fronte al Palazzo Comunale. Lì furono interrogati e torturati con percosse alla testa mediante caricatori di fucile mitragliatore. Di poi furono portati alle scuole di Concordia e di lì a S. Giovanni, davanti la chiesa ove furono gettati dal camion con le mani dietro la schiena e finiti a colpi di mitraglia. Il col biroccio andai a raccogliere mio figlio con un suo compagno di nome polacco, ma non fu permesso il funerale. Io volevo parlare col Col.lo Petti, ma non mi fu concesso. Nell\'eccidio caddero oltre mio figlio ed il polacco [...] anche Bulgarelli Venizelos, certo Ballerini e certo Smerieri, detto Galli. GNR, 633° Comando Provinciale – Segnalazione di fatti e avvenimenti: 29 novembre 1944, in ASMO CAS (1946) – Nespoli, Piva, Galli, Sacchetti e altri – CAS MO. Nei giorni 27-28 novembre, in cooperazione con le Forze Armate Germaniche, sono state effettuate operazioni di rastrellamento nelle zone di S. Giovanni, S. Possidonio, Concordia e Mirandola. Hanno partecipato alle operazioni un complesso di 15 ufficiali e 228 uomini di truppa fra GNR, Brigate Nere ed Esercito Repubblicano nonché 6 ufficiali e 139 soldati tedeschi. Risultati per l\'azione: 9 ribelli passati per le armi, 34 disertori catturati, 106 renitenti catturati. Le operazioni proseguono.

    Note procedimento Verbale di dibattimento n. 94 R.G. – CAS MO. Il 5 luglio 1945 Antonio Petti viene condannato alla pena di morte con degradazione dalla Corte d’Assise di Modena: fra i capi d’accusa si trova anche il processo sommario del 27 marzo 1945.

    Tipo di reparto fascista Guardia Nazionale Repubblicana

    Nome del reparto 42. Comando Militare Provinciale/GNR di Modena

Memorie

Memorie legate a questa strage

  • cippo a Vallalta, Concordia sulla Secchia

    Tipo di memoria: cippo

    Ubicazione: Vallalta, Concordia sulla Secchia

    Descrizione: Il luogo dell’uccisione di Marino Vincenzi è contrassegnato da un cippo.

Bibliografia


F. Canova, O. Gelmini e A. Mattioli, Lotta di liberazione nella bassa modenese, Modena, ANPI, 1975, pag. 230.
Ermanno Gorrieri, La repubblica di Montefiorino, Bologna, Il Mulino, 1970.
M. Pacor e L. Casali, Lotte sociali e guerriglia in pianura, Roma, Editori Riuniti, 1972, pag. 368.
Claudio Silingardi, Una provincia partigiana, Milano, Franco Angeli, 1998, pag. 561.
Ilva Vaccari, Dalla parte della libertà, Santa Sofia di R., Stab. Tip. dei Comuni per COOP Estense, 1999, pag. 582.

Sitografia


http://emilia-romagna.anpi.it/modena/archivio_res/ottobre_08/art_18_10_08.htm
http://impressioniespressioni.blogspot.it/p/cippi-resistenti.html
http://www.anpimirandola.it/home/pagine-di-storia/storie-della-resistenza/21-la-liberazione-di-mirandola-documenti-e-precisazioni
http://www.comune.cavezzo.mo.it/doc.asp?id_doc=936
http://www.modenatoday.it/eventi/anniversario-fatti-armi-limidi-2014.html
http://www.archividellaresistenza.it/cms/index0099.html?option=com_content&task=view&id=140&Itemid=84

Fonti archivistiche

Fonti

Processi della Corte d’Assise Straordinaria: fotocopie di Giovanni Fantozzi, in Archivio ISRM.
ASMO CAS (1945) – Busta 1: Antonio Petti – Verbale di dibattimento n. 94 R.G. – CAS MO.