RAVENNA 09.11.1944

(Ravenna - Emilia-Romagna)

Descrizione

Località Ravenna, Ravenna, Ravenna, Emilia-Romagna

Data 9 novembre 1944

Matrice strage Fascista

Numero vittime 1

Numero vittime uomini 1

Numero vittime uomini adulti 1

Descrizione: Nell'autunno inoltrato del 1944, i brigatisti neri ravennati si trasformano da persecutori in fuggitivi, mentre la Wehrmacht, in ritirata, estende la guerra ai civili. Per quel che concerne le Brigate Nere, il loro ripiegamento verso Nord inizia il 26 ottobre e risulta concluso alla fine del mese successivo. Le prime ad andarsene sono quelle di Lugo di Romagna e, stando a un rapporto del 29 novembre, stilato dal questore Guidi Guido, con l'allontanamento delle BN dalla provincia, la situazione politica ravennate torna tranquilla. Tuttavia già si prevede che in seguito alla dichiarazione di «zona di guerra», l'occupazione tedesca porti quantomeno a nuove requisizioni.
Se è vero che i fascisti non sono più presenti ad indicare ai nazisti le possibili vittime per le rappresaglie, è altresì vero che la loro funzione non è più richiesta perché la necessità di mantenere le aree dietro al fronte libere da impedimenti legittima i soldati tedeschi a sparare a vista. Questo mutamento è ben chiaro anche ai partigiani dato che del centinaio di azioni compiute nel mese di novembre, una gran parte riguarda l’attività esplorativa di reparti del «Garavini» che dalle frazioni liberate compiono puntate in quelle ancora occupate dai tedeschi, mentre un’altra parte riguarda l’attività di recupero di materiali: pochissimi gli attacchi a truppe tedesche. In questo mese i nazisti compiono eccidi di partigiani ancora nell'ambito di rastrellamenti in prossimità del fronte, ma anche vere proprie stragi di intere famiglie. L'incalzare degli Alleati si fa sentire. Nelle zone montane di Riolo Terme il passaggio di cacciabombardieri che sempre più spesso mitragliano, spezzonano automezzi in marcia e bombardano luoghi strategici, fanno pensare che a breve Riolo Terme sarà liberata. Molte famiglie si rifugiano sulle colline.

Per compiere questa operazione ed altre, alcuni brigatisti che erano già ripiegati a Nord, circa 15, sono costretti a ritornare a Ravenna su ordine del federale Montanari. Il rientro di parte della brigata nera, il 3 novembre, sembra rispondere a fini vendicativi.

Romeo Piccinini, ex squadrista secessionista, è arrestato dalla brigata nera, il 9 novembre 1944 e viene consegnato al brigatista Luigi Arcieri per essere trasportato a Ferrara da Andreani. Sull’auto prendono posto i brigatisti Anselmo Calvetti, Luigi Gonani, Spero Bravetti e Sauro Ercolani con Arcieri al volante. Sul ponte di San Biagio, Arcieri ferma la macchina in un viottolo di campagna e ne scende con Calvetti, Ercolani e Piccinini. Il gruppo si allontana una cinquantina di metri dall’auto. Una raffica di mitra uccide Piccinini. All’arrivo della squadra a Ferrara, Andreani si alterna nell’apprendere dell’uccisione di Romeo ma Arcieri gli ricorda di aver eseguito un suo ordine. Nella relazione della questura del 29 novembre 1944, Guido Guidi scriverà:

«Nulla è accaduto dopo il ripiegamento della Brigata Nera da Ravenna e provincia. L’uccisione del vecchio repubblicano, già squadrista, Piccinini detto Zampo’, ha mosso profondo cordoglio nella cittadinanza ravennate che lo stimava per brav’uomo, onesto, giusto e leale. L’accusa rivoltagli da elemento della brigata nera di Ravenna, si riferiva ad un presunto atto di prepotenza compiuto ai danni della famiglia di gregario della predetta brigata. Il Piccinini fu rinvenuto cadavere in provincia di Ferrara».

Modalità di uccisione: fucilazione

Tipo di massacro: punitivo
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Estremi e note penali: Andreani Giacomo, imputato di aver collaborato col tedesco invasore [e oltretutto ] di aver ordinato e partecipato alla strage del ponte degli Allocchi del 25 agosto 1944. Con sentenza del 18 febbraio 1947 la corte lo giudica colpevole di collaborazionismo sia politico che militare nonché di delitti di omicidio aggravati dalla premeditazione e da futili motivi, oggetto del capo d’imputazione e lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena oltre alle conseguenze di legge. Dispone la confisca totale dei beni. Con declaratoria di questo tribunale in data 23/01/1954 all’Andreani Giacomo veniva commutata la pena di morte in quella della reclusione per anni 10 per il resto di cui alla stessa sentenza. Con declaratoria 29/09/1959 a favore di Andreani Giacomo il tribunale di Ravenna veduto il decreto del PR 11/07/1959 n. 460 (art. 1 lett. A) dichiara estinto il reato di cui sopra.

Calvetti Anselmo, imputato di aver collaborato col tedesco invasore per aver appartenuto alla Brigata nera e per aver partecipato all’uccisione di Piccinini Romeo. Con sentenza del 31/07/46 la corte rileva che seppur sia stato assodato che il Calvetti si trovò sul camion insieme a Piccinini, fu Arcieri Luigi ad ucciderlo, per cui lo assolve per insufficienza di prove e manda revocarsi l’ordine di cattura.

Ercolani Sauro, di aver collaborato col tedesco invasore per aver appartenuto alla Brigata nera, per aver partecipato alla uccisione per fine fascista di Piccinini Romeo. Con sentenza del 3/07/46, la corte rileva che Ercolani scese dall'auto insieme a Piccinini e Arcieri ma che fu quest'ultimo a sparare, pertanto lo assolve per insufficienza di prove.

Arcieri Luigi, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui, in correità con altri e con premeditazione, agendo per fine fascista, l'aver causato volontariamente la morte di Piccinini Romeo. Con sentenza del 5/03/1946 la corte lo giudica colpevole dei reati ascrittigli nei limiti e nelle circostanze di cui alla sentenza e lo condanna ad anni trenta di reclusione, alle spese processuali e alle altre conseguenze di legge. Ordina la confisca dei suoi beni.
Con sentenza in data 9.4.47 la Corte di Cassazione annulla la sentenza impugnata per difetto di motivazione sulla richiesta di applicazione della diminuente dell’art. 26 cpmg. E limitatamente a questo punto rinvia, per nuovo giudizio, alla Corte d’assise di Bologna- sezione speciale. Rigetta nel resto.
Con sentenza 9.9.47 la Corte d’assise di Bologna- sezione speciale, nega all’Arcieri le attenuanti di cui all’art. 26 cpmg e conferma conseguentemente la sua condanna ad anni trenta di reclusione, pene accessorie di legge e spese processuali. V° l’art. 9 DP 22.6.46 n.4, riduce ad anni venti di reclusione la pena come sopra inflitta. Con sentenza 13.4.48 la Corte di Cassazione rigetta il ricorso e dichiara condonati altri dieci anni della pena inflitta.

Scheda compilata da ENRICA CAVINA
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-06-04 10:47:50

Vittime

Elenco vittime

Piccinini Romeo, ex squadrista.

Elenco vittime antifasciste 1

Piccinini Romeo

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


29. Brigata nera “Ettore Muti” di Ravenna

Tipo di reparto: Brigata Nera

Elenco persone responsabili o presunte responsabili


  • Anselmo Calvetti

    Nome Anselmo

    Cognome Calvetti

    Ruolo nella strage Collaboratore

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Calvetti Anselmo, imputato di procedimento.

    Note procedimento Calvetti Anselmo, imputato di aver collaborato col tedesco invasore per aver appartenuto alla Brigata nera e per aver partecipato all’uccisione di Piccinini Romeo. Con sentenza del 31/07/46 la corte rileva che seppur sia stato assodato che il Calvetti si trovò sul camion insieme a Piccinini, fu Arcieri Luigi ad ucciderlo, per cui lo assolve per insufficienza di prove e manda revocarsi l’ordine di cattura.

  • Giacomo Andreani

    Nome Giacomo

    Cognome Andreani

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Iscritto al PNF dal 2 giugno 1926, Andreani entrò nel libro paga della federazione per i servizi forniti in qualità di direttore di una società di vigilanza, «società sorta sotto gli auspici della federazione con lo scopo di poter anche fornire delle informazioni di carattere politico». Quando Luciano Rambelli, continuatore della corrente di Giuseppe Frignani prima guida del fascismo ravennate, fu nominato federale nel 1934, lo assunse come guardia del corpo insieme a Leonida Bedeschi per la cui uccisione nell’estate del 1944 fu decisa la strage del ponte degli Allocchi. Il gruppo di cui Rambelli faceva parte resse le sorti della città fino al 1940 quando Ettore Muti, leader della corrente avversa, promosse, in qualità di segretario del PNF, un’ispezione che mise in rilievo le frodi perpetrate per quasi un ventennio da Frignani e i suoi uomini. Mentre Rambelli veniva allontanato dal capoluogo ravennate con una promozione alla presidenza di un consorzio agrario del Lazio e Frignani veniva «invitato a disinteressarsi della situazione politica di Ravenna e a dimettersi da consigliere della locale Cassa di Risparmio», Andreani veniva esonerato dall’ufficio che rivestiva presso la federazione. Da allora fino alla costituzione delle squadre d’azione della RSI si appartò completamente dedicandosi al commercio di vini e di acque minerali. Nel periodo in cui Andreani aveva lavorato per Rambelli era divenuto pratico della composizione politica della città e di varie forme di estorsione, tant’è che ancora nel giugno 1941 in una relazione riservata sulla situazione morale e politica della provincia si ricordavano quegli anni come un «fenomeno di gangsterismo politico». Andreani, che negli anni Trenta aveva provveduto alla schedatura di tutti gli iscritti al fascio ravennate, aveva contemporaneamente prodotto schedari, il cui impianto e aggiornamento era stato reso possibile mediante la collaborazione dell’ufficio anagrafe, «dei comunisti, degli antifascisti e dei non iscritti in genere con tutte le indicazioni concernenti l’attività, le vicende, le abitudini, le punizioni, i precedenti penali, ecc… Dato l’ascendente (chiamiamolo così) che Andreani aveva sulla popolazione di Ravenna e provincia non si può negare che la sua scelta nell’organizzazione dei veglioni e delle lotterie sia stata felice. Infatti tutti si premuravano di rispondere sollecitamente agli inviti e nessun biglietto rimaneva invenduto!». Montefusco, autore dell’ispezione del 1940 aveva riscontrato che Andreani aveva gestito al di fuori della federazione l’organizzazione di veglioni mascherati a favore delle opere assistenziali di cui la federazione si faceva promotrice. Andreani emetteva ricevute personali e solitamente registrava a fine operazione un avanzo tra incassi e spese di poco più di mille lire. Non era dunque possibile stabilire la correttezza delle operazioni ma di certo la procedura non era legale. Quando Grazioli fu nominato capo della provincia, Andreani, come molti altri della “vecchia guardia”, riguadagnò potere e con l’istituzione delle BN un ruolo di comando di fatto. La scelta di Andreani, alla luce di quanto ricostruito, non era dunque solo legata alla sua esperienza del tessuto sociale del capoluogo. Andreani era un uomo sicuro per chi avesse voluto compiere azioni illegali e abusi di potere. Dopo il trasferimento a Ferrara, Andreani portò con sé gran parte del “bottino” recuperato nei giorni precedenti la fuga. Si trasferì con la brigata in un primo momento a Nogara dove stazionò per circa due mesi. Nel gennaio 1945 si spostò a Orgiano e nel marzo 1945 un’ultima volta a Intra fino alla completa disfatta dell’esercito nazista e fascista. Prima della disfatta riuscì a fuggire tant’è che fu processato in contumacia e condannato alla pena di morte il 18 febbraio 1947. Con declaratoria del 23 gennaio 1954 il tribunale di Ravenna gli commutò la pena di morte in quella della reclusione per 10 anni e con declaratoria del 29 settembre 1959 il suo reato fu dichiarato estinto. Andreani fu espressione di una gruppo di brigatisti che aveva già espresso la sua propensione all’uso della violenza e della frode durante il regime. Nato nel 1906, Andreani aveva già quasi 40 anni quando fu posto al comando di fatto della BN ravennate, mentre completamente altra fu l’esperienza dei comandanti della BN di Lugo, Massa Lombarda e Faenza.

    Tipo di reparto fascista Brigata Nera

    Nome del reparto 29. Brigata nera “Ettore Muti” di Ravenna

  • Luigi Arcieri

    Nome Luigi

    Cognome Arcieri

    Ruolo nella strage Autore

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Arcieri Luigi, imputato di procedimento.

    Note procedimento Arcieri Luigi, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui, in correità con altri e con premeditazione, agendo per fine fascista, l\'aver causato volontariamente la morte di Piccinini Romeo. Con sentenza del 5/03/1946 la corte lo giudica colpevole dei reati ascrittigli nei limiti e nelle circostanze di cui alla sentenza e lo condanna ad anni trenta di reclusione, alle spese processuali e alle altre conseguenze di legge. Ordina la confisca dei suoi beni. Con sentenza in data 9.4.47 la Corte di Cassazione annulla la sentenza impugnata per difetto di motivazione sulla richiesta di applicazione della diminuente dell’art. 26 cpmg. E limitatamente a questo punto rinvia, per nuovo giudizio, alla Corte d’assise di Bologna- sezione speciale. Rigetta nel resto. Con sentenza 9.9.47 la Corte d’assise di Bologna- sezione speciale, nega all’Arcieri le attenuanti di cui all’art. 26 cpmg e conferma conseguentemente la sua condanna ad anni trenta di reclusione, pene accessorie di legge e spese processuali. V° l’art. 9 DP 22.6.46 n.4, riduce ad anni venti di reclusione la pena come sopra inflitta. Con sentenza 13.4.48 la Corte di Cassazione rigetta il ricorso e dichiara condonati altri dieci anni della pena inflitta.

  • Sauro Ercolani

    Nome Sauro

    Cognome Ercolani

    Ruolo nella strage Collaboratore

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Ercolani Sauro, imputato di procedimento.

    Note procedimento Ercolani Sauro, di aver collaborato col tedesco invasore per aver appartenuto alla Brigata nera, per aver partecipato alla uccisione per fine fascista di Piccinini Romeo. Con sentenza del 3/07/46, la corte rileva che Ercolani scese dall\'auto insieme a Piccinini e Arcieri ma che fu quest\'ultimo a sparare, pertanto lo assolve per insufficienza di prove.

    Tipo di reparto fascista Brigata Nera

    Nome del reparto 29. Brigata nera “Ettore Muti” di Ravenna

Memorie
Bibliografia


E. Cavina, Crimini di guerra e violenza nazifascista nella provincia di Ravenna tra l'8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945, tesi di dottorato di ricerca in Storia e Informatica - XVI Ciclo, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, a.a. 2003-2004, prima parte pp. 100-110, seconda parte p. 104.

Sitografia


Fonti archivistiche

Fonti

ATRA, Sentenze Csa e Ca Sez. Speciale 1945-1947, sent. 18/02/47 n. 203 a carico di Giacomo Andreani; sent. 03/07/46 n. 110 a carico di Ercolani Sauro; sent. 5/03/46 n. 42 a carico di Arcieri Luigi; sent. 31/07/46 n. 135 a carico di Anselmo Calvetti.

ACS, MI, DGPS, DAG, AG, RSI, b. 6, fasc. 52, relazione del 29 novembre 1944 della questura di Ravenna.