Ravenna, 12.12.1943

(Ravenna - Emilia-Romagna)

Descrizione

Località Ravenna, Ravenna, Ravenna, Emilia-Romagna

Data 12 dicembre 1943

Matrice strage Fascista

Numero vittime 1

Numero vittime uomini 1

Numero vittime uomini adulti 1

Descrizione: A partire dall'autunno 1943 le amministrazioni fascista e nazista cercano di sopperire alle difficoltà organizzative con l'esecuzione di misure ferree che garantiscano l'ordine interno.
Ciò, tuttavia, non ferma la progressiva realizzazione della rete clandestina necessaria a sostenere la lotta partigiana in pianura. Sin dai primi mesi la Resistenza ravennate si mostra capace di colpire i nazifascisti. Infatti sebbene il numero di azioni - poco più di una cinquantina dal settembre 1943 al febbraio 1944 - sarà piuttosto limitato, è altresì vero che porteranno all'uccisione di 6 tedeschi, in un unico episodio, e al ferimento e uccisione di una decina di fascisti, per lo più esponenti di rilievo dei fasci locali o con cariche militari specifiche (il 28 ottobre Mario Gordini ferisce Troiano, console della milizia e questore di Ravenna, il 2 novembre a San Pietro in Campiano viene assassinato Angelo Pezzi, segretario del fascio locale, il 4 novembre a Ravenna è ferito il tenente della milizia De Sezio in piazza del Popolo, l’8 febbraio viene ucciso nella notte il sottotenente dell’esercito repubblicano Aristo Macola). Si trattava di azioni dovute all’iniziativa e all’intraprendenza di singoli partigiani, azioni preparate in esecuzione di specifiche direttive, ma non programmate all’interno di un piano di lotta generale. L’organizzazione partigiana ravennate di cui si ha tutt’ora memoria è ancora di là da venire. A queste azioni "estemporanee" i nazisti e soprattutto i fascisti reagiscono con logiche più simili alla vendetta che alla rappresaglia. Vengono compiuti omicidi e non stragi. Autori di queste uccisioni isolate sono soprattutto uomini della milizia volontaria, delle camicie nere, della polizia federale, dei fasci locali e, in dicembre, della GNR. In vari casi il movente della vedetta personale si manifesta indirettamente all’interno di azioni in cui l’interessato procede al fianco di commilitoni e camerati, ma non manca anche la reazione estrema di chi ha in spregio la vita di coloro che non mostrano soggezione al fascismo di Salò. Un altro dato significativo è che i nomi dei partecipanti alle prime uccisioni nelle zone di Faenza, Ravenna, Alfonsine e Lugo sono a noi già noti in parte come esponenti di quei medesimi fasci e lo diventeranno ancora di più come responsabili di successive uccisioni. Tra il dicembre 1943 e il gennaio 1944 si verificano quelle spartizioni di poteri che saranno mantenute fino all’ottobre 1944 quando gli uomini dell’amministrazione e della federazione fascista e delle brigate nere (BN) ripiegheranno a nord lontano dal fronte. Molti di coloro che partecipano alle prime uccisioni come membri della polizia federale, dei fasci locali e della GNR entreranno successivamente a far parte delle squadre delle brigate nere. Anche il presente omicidio rientra in queste dinamiche, come rilevato per l'omicidio di Fagnocchi, Cimatti, Pezzi, Sintoni, Maiani e Ravaioli.

La sera del 27 dicembre e la mattina del 28 compaiono sui muri delle case di Ravenna alcuni manifestini che incitano i genitori ad impedire ai figli di presentarsi alle armi, mentre altri manifestini esaltano la figura del comunista Celso Strocchi, trovato cadavere il 12 dicembre in località Strada Canale di Mezzano. Nei manifestini si attribuisce la responsabilità della morte agli esponenti della federazione fascista repubblicana ravennate e ad alcuni uomini della disciolta polizia federale. I manifestini concludono con incitamenti alla vendetta. Cosa era accaduto il 12 dicembre?
Alla mattina di quel giorno il fascista Adelmo Mazzotti, detto “Pignat”, era stato incaricato da un dirigente della federazione, Giovanni Babini, comandante anche della squadra d’azione di Ravenna, di arrestare Celso Strocchi. Non è chiaro il motivo di questo ordine, ma sappiamo che alcune sere prima era stato compiuto un attentato contro lo stesso Babini. Durante le ricerche Mazzotti incrocia Celso all’altezza di via Tombesi dell’Ova. Costui, intuendo il pericolo, tenta invano la fuga. Mazzotti, infatti, riesce a prenderlo e a condurlo in federazione.
Qui Celso viene interrogato personalmente dall’ex squadrista Guelfo Negri, nominato nella prima decade del mese di dicembre segretario e commissario del fascio repubblicano ravennate. Dopo qualche ora, Negri ne dispone la tortura al fine di obbligarlo a rivelare i nomi dei partigiani suoi compagni.
Ufficialmente le sevizie sono sospese per consentire a Celso, che ne riporta sul corpo i segni evidenti, di andare al gabinetto. Siccome non si regge in piedi, viene consegnato a Mazzotti perché lo accompagni.
Di fatto quando costui lo ha in consegna, una volta raggiunto il bagno, gli spara in pieno volto.
In un primo tempo Mazzotti va a farsi vanto dell’omicidio di Strocchi, ma, a guerra finita, durante l’interrogatorio per valutare la sua condotta in funzione del processo, confermerà di essere stato il responsabile della morte di Celso, ma che questa è avvenuta «per semplice disgrazia» poiché mentre lo guardava a vista con la rivoltella in mano, accidentalmente gli era partito un colpo che aveva colpito «Strocchi al viso lasciandolo cadavere sull’istante». Dopo averlo ucciso, con l’aiuto del custode della caserma Sacca, ne rimuove il corpo e lo rinchiude in un sacco. Per evitare che il sangue macchi l’auto vengono messi dei batuffoli nella bocca di Celso. L’occultamento del cadavere tocca a Giovanni Gamberini che a notte fonda lo trasporta presso la Canala dove la mattina seguente viene rinvenuto da alcuni passanti.

Modalità di uccisione: uccisione con armi da fuoco

Violenze connesse: sevizie-torture

Trattamento dei cadaveri: Occultamento dei cadaveri

Estremi e note penali: Mazzotti Delmo, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto], in correità con altri e con premeditazione, agendo per fine fascista, causato la morte di Strocchi Celso. Con sentenza del 5/03/46 la corte accerta la sua partecipazione all'uccisione di Strocchi, lo giudica colpevole dei reati ascrittigli escluso quello del presente capo di imputazione e lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena. Ordina che la sentenza sia pubblicata per estratto e per una sola volta nel Giornale dell’Emilia di Bologna. Ordina infine la confisca dei beni del condannato. La Corte di Cassazione con sentenza 10.7.46 annulla la suestesa sentenza per difetto di motivazione in ordine alla dichiarazione di responsabilità dell’imputato per concorso nell’omicidio di Montanari Mario e sull’eccidio del Ponte degli Allocchi, nonché in ordine alle (…) esclusioni delle attenuanti generiche ed alla disposta confisca dei beni e rinvia il giudizio su tali punti alla Corte di Assise di Ancona sez. speciale; annulla senza rinvio la sentenza stessa in quanto ha ritenuto (…) per i reati di omicidio l’aggravante della premeditazione. Rigetta sul resto il ricorso del Mazzotti.

Gamberini Giovanni, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui la cattura degli Orsini. Con sentenza del 5/02/1946 la corte accerta di aver provveduto ad occultare il corpo di Strocchi ma non a sopprimerlo. Lo giudica colpevole dei reati ascrittigli e perciò lo condanna complessivamente ad anni trenta di reclusione, a tre anni di libertà vigilata, alla spese processuali e alle altre conseguenze di legge. Con ordinanza 26.3.46 la Corte di Assise di Ravenna dichiara inammissibile il ricorso ed ordina l’esecuzione della sentenza. Declaratoria 17.7.46, condonati anni 10. Con sentenza in data 9.1.48 la Cassazione annulla senza rinvio la sentenza impugnata nel suo capo relativo ai delitti per i quali il ricorrente è stato assolto per insufficienza di prove in quanto il ricorrente non ha concorso in tali delitti. Rigetta nel resto il ricorso. Con declaratoria 22.2.50 della corte d’appello a favore di Gamberini Giovanni, ulteriormente condonato un anno di reclusione al predetto Gamberini in base al decr. 23.12.49 n.930. Con declaratoria 13.9.1948 della Corte d’appello di Bologna a favore di Gamberini Giovanni, condonati altri dieci anni determinando la pena residua in anni dieci di reclusione in base al decr. 9.2.48 n.32. La Corte d’Assise d’appello di Bologna, con ordinanza in data 26.11.59, dichiara cessata l’esecuzione della condanna ad anni 30 di reclusione e delle pene accessorie inflitte a Gamberini Giovanni, con sentenza in data 6.2.46 della Corte d’assise speciale di Ravenna per il reato di collaborazionismo col tedesco invasore per estinzione del reato stesso per amnistia (DPR 11.7.59 n.460).

Negri Guelfo, imputato di aver collaborato col tedesco invasore [e oltretutto ] di aver ordinato l'uccisione di Celso Strocchi. Con sentenza del 21/01/47 la corte lo giudica colpevole di collaborazionismo politico giusto al capo d’imputazione e lo condanna alla reclusione per anni 20 ed alle conseguenze di legge, ivi compreso il pagamento delle spese processuali. Con sentenza in data 25.11.48 la cassazione annulla la sentenza per amnistia.

Scheda compilata da Enrica Cavina
Scarica la scheda in formato .pdf
Le schede monografiche in formato .pdf sono coperte da diritto d'autore.
Ogni uso improprio o non consentito è punibile ai sensi di legge

Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-01-02 22:12:26

Vittime

Elenco vittime

Strocchi Celso, nato nel 1913, fabbro. Iscritto al PCI, dopo l\'8 settembre 1943 entra nella Resistenza.

Elenco vittime partigiani 1

Strocchi Celso

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


Elenco persone responsabili o presunte responsabili


  • Delmo Mazzotti

    Nome Delmo

    Cognome Mazzotti

    Ruolo nella strage Autore

    Stato imputato in procedimento

    Note procedimento Mazzotti Delmo, imputato di reato di collaborazionismo per aver [oltretutto], in correità con altri e con premeditazione, agendo per fine fascista, causato la morte di Strocchi Celso. Con sentenza del 5/03/46 la corte accerta la sua partecipazione all\'uccisione di Strocchi, lo giudica colpevole dei reati ascrittigli escluso quello del presente capo di imputazione e lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena. Ordina che la sentenza sia pubblicata per estratto e per una sola volta nel Giornale dell’Emilia di Bologna. Ordina infine la confisca dei beni del condannato. La Corte di Cassazione con sentenza 10.7.46 annulla la suestesa sentenza per difetto di motivazione in ordine alla dichiarazione di responsabilità dell’imputato per concorso nell’omicidio di Montanari Mario e sull’eccidio del Ponte degli Allocchi, nonché in ordine alle (…) esclusioni delle attenuanti generiche ed alla disposta confisca dei beni e rinvia il giudizio su tali punti alla Corte di Assise di Ancona sez. speciale; annulla senza rinvio la sentenza stessa in quanto ha ritenuto (…) per i reati di omicidio l’aggravante della premeditazione. Rigetta sul resto il ricorso del Mazzotti.

  • Giovanni Babini

    Nome Giovanni

    Cognome Babini

  • Giovanni Gamberini

    Nome Giovanni

    Cognome Gamberini

    Ruolo nella strage Collaboratore

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Gamberini Giovanni entrato l’8 settembre 1943 a far parte del fascio repubblicano divenne uno dei più violenti elementi della Brigata nera.

    Note procedimento Gamberini Giovanni, accusato di reato di collaborazionismo partecipando a una serie di crimini tra cui la cattura degli Orsini. Con sentenza del 5/02/1946 la corte accerta di aver provveduto ad occultare il corpo di Strocchi ma non a sopprimerlo. Lo giudica colpevole dei reati ascrittigli e perciò lo condanna complessivamente ad anni trenta di reclusione, a tre anni di libertà vigilata, alla spese processuali e alle altre conseguenze di legge. Con ordinanza 26.3.46 la Corte di Assise di Ravenna dichiara inammissibile il ricorso ed ordina l’esecuzione della sentenza. Declaratoria 17.7.46, condonati anni 10. Con sentenza in data 9.1.48 la Cassazione annulla senza rinvio la sentenza impugnata nel suo capo relativo ai delitti per i quali il ricorrente è stato assolto per insufficienza di prove in quanto il ricorrente non ha concorso in tali delitti. Rigetta nel resto il ricorso. Con declaratoria 22.2.50 della corte d’appello a favore di Gamberini Giovanni, ulteriormente condonato un anno di reclusione al predetto Gamberini in base al decr. 23.12.49 n.930. Con declaratoria 13.9.1948 della Corte d’appello di Bologna a favore di Gamberini Giovanni, condonati altri dieci anni determinando la pena residua in anni dieci di reclusione in base al decr. 9.2.48 n.32. La Corte d’Assise d’appello di Bologna, con ordinanza in data 26.11.59, dichiara cessata l’esecuzione della condanna ad anni 30 di reclusione e delle pene accessorie inflitte a Gamberini Giovanni, con sentenza in data 6.2.46 della Corte d’assise speciale di Ravenna per il reato di collaborazionismo col tedesco invasore per estinzione del reato stesso per amnistia (DPR 11.7.59 n.460).

  • Guelfo Negri

    Nome Guelfo

    Cognome Negri

    Ruolo nella strage Autore

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Il veterinario dott. Negri Guelfo, iscritto la partito fascista dal 1921, marcia su Roma, ex squadrista, distintosi nelle spedizioni punitive, capo manipolo, aveva aderito al partito fascista repubblicano-sociale e nella prima decade del mese di dicembre 1943 fu nominato segretario e commissario del fascio repubblicano di Ravenna.

    Note procedimento Negri Guelfo, imputato di aver collaborato col tedesco invasore [e oltretutto ] di aver ordinato l\'uccisione di Celso Strocchi. Con sentenza del 21/01/47 la corte lo giudica colpevole di collaborazionismo politico giusto al capo d’imputazione e lo condanna alla reclusione per anni 20 ed alle conseguenze di legge, ivi compreso il pagamento delle spese processuali. Con sentenza in data 25.11.48 la cassazione annulla la sentenza per amnistia.

Memorie

Memorie legate a questa strage

  • lapide a via Canala, Ravenna

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: via Canala, Ravenna

    Descrizione: Lapide posta a Ravenna, in via Canala, in prossimità della centrale Enel.

Bibliografia


«La Santa Milizia», 30 ottobre 1943.

«La Santa Milizia», 6 novembre 1943.

«La Santa Milizia», nn. 5/6 del 12 febbraio 1944.

L. Casali, Diario dell'attività partigiana nel Ravennate dal luglio 1943 alla Liberazione del capoluogo in «La Resistenza in Emilia-Romagna. Numero unico della Deputazione Emilia-Romagna per la Storia della Resistenza e del movimento di Liberazione», Stabilimento Galeati, Imola, 1966, p. 56.

G. Casadio, R. Cantarelli, La Resistenza nel Ravennate. Dalle prime forme di lotta armata alle elezioni amministrative della primavera 1946. Appunti per una storia locale, Ravenna, Mistral, 1994, (1ª ed. 1980), p. 9.

G. Casadio, La memoria della Resistenza nelle iscrizioni dei cippi, lapidi e monumenti della provincia di Ravenna, Longo Editore, Ravenna, 1995, vol. 1, p. 22.

E. Cavina, Crimini di guerra e violenza nazifascista nella provincia di Ravenna tra l'8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945, tesi di dottorato di ricerca in Storia e Informatica - XVI Ciclo, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, a.a. 2003-2004, seconda parte p. 15.

I. Artioli, Gli anni di Celso, un compagno racconta, in "Resistenza libertà", ANPI Ravenna, n. 2/2007.

Sitografia


http://it.wikipedia.org/wiki/Celso_Strocchi

Fonti archivistiche

Fonti

ACS, MI, DGPS, DAG, AG, RSI, b. 6, fasc. 52, relazione del 2 gennaio 1944 della questura di Ravenna.

ASRA, GQ, b. 94 anno 1943 – relazioni del prefetto, relazione sulla situazione della provincia del 30 ottobre 1943 del comandante dei carabinieri Anzalone; Categoria A1, b. 3, fasc. Ronchi Aldo, dichiarazione del 10 ottobre 1945 di Adelmo Mazzotti.

ATRA, Sentenza Csa e Ca Sez. Speciale 1945-1947, sent. 25/03/46 n. 93 a carico di Mazzotti Delmo; sent. 21/01/47 n. 191 a carico di Guelfo Negri; sent. 05/02/46 n. 22 a carico di Giovanni Gamberini.