Rovereto sulla Secchia, Novi di Modena, 25.03.1945

(Modena - Emilia-Romagna)

Descrizione

Località Rovereto sulla Secchia, Novi di Modena, Modena, Emilia-Romagna

Data 25 marzo 1945

Matrice strage Nazifascista

Numero vittime 4

Numero vittime uomini 4

Numero vittime uomini adulti 4

Descrizione: Alla fine dell’inverno del 1945 le forze modenesi della RSI decidono di impiegare le ultime energie per reprimere le bande partigiane e i loro sostenitori fino all’ormai vicina capitolazione dell’Asse. I fascisti non cercano più di creare consensi intorno alle strutture statali, ma affidano alle Brigate Nere l’incarico di attaccare la Resistenza e i civili che la appoggiano per mostrare la violenza irriducibile della “bella morte” e non piegarsi all’evidenza delle sorti del conflitto. Il 25 marzo 1945 i reparti tedeschi del carpigiano e i fascisti dell’Ufficio Politico Investigativo organizzano un grande rastrellamento nella Prima Zona partigiana e protraggono le operazioni contro i “ribelli” per diversi giorni: secondo le fonti raccolte dall’ANPI di Modena, l’organizzazione della Resistenza è costretta a gestire il trasferimento in montagna di circa 1800 gappisti e sappisti. Nel primo giorno delle operazioni tedesche e fasciste alcuni giovani sono sorpresi in località i Saldini di Motta – nel territorio di Rovereto di Novi – mentre si spostano nella pianura o scavano rifugi per consentire ai protagonisti della Lotta di Liberazione di nascondersi: Odino Artioli e Renato Andreotti sono presi dai nemici nelle campagne; Clelio Marchesi e Umberto Reami sfruttano le esperienze nel Genio Militare o nei lavori agricoli per offrire un contributo alla Resistenza, ma vengono catturati e trattenuti dagli uomini dell’Ufficio Politico Investigativo insieme ad altri due ostaggi. Una rapida riunione dei comandi nazisti e fascisti nella scuola di Rovereto porta Renato Sacchetti e i camerati germanici a votare la condanna a morte dei due partigiani e dei due giovani escavatori. Mentre alcuni ostaggi vengono condotti all’Accademia Militare di Modena, Andreotti, Artioli, Marchesi e Reami vengono fucilati nel territorio di Rovereto sulla Secchia da un plotone d’esecuzione composto da fascisti e volontari provenienti dall’Accademia.

Modalità di uccisione: fucilazione

Tipo di massacro: rastrellamento
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Estremi e note penali: Processo della Corte d’Assise sezione Speciale di Modena contro Gino Galli, Antonio Nespoli, Bruno Piva, Renato Sacchetti, Giulio Sacchetti, Amanzio Ragni e Calogero Geraci.
1. Primo Grado: “[La corte] dichiara Galli Gino, Nespoli Antonio, Piva Bruno, Sacchetti Renato colpevoli del reato di collaborazionismo a loro ascritto nonché del delitto di omicidio aggravato continuato, il Galli inoltre, di quello di rapina aggravata continuata, e concessa l’attenuante dell’art. 62 bis C.P., condanna ciascuno di essi alla pena dell’ergastolo, con accessori di legge, il Galli in più della multa di £5000, tutti alla confisca dei beni, al pagamento in solido delle spese processuali; il Piva anche al risarcimento dei danni a favore di Luppi Silvio costituito parte civile, liquidati, secondo la richiesta in lire una, nonché alle spese di assistenza e costituzione in £10.096. Dichiara Ragni Amanzio colpevole di collaborazionismo punibile ai sensi dell’art. 58 CP MG nonché di furto aggravato continuato, e concesse le attenuanti dell’art. 62 bis C.P. per ambedue dell’art. 114 C.P. per il primo reato, lo condanna alla pena di anni sei di reclusione £2000 di multa, inoltre alla confisca nella misura di un terzo dei beni, alla interdizione perpetua dai pubblici uffici ed al pagamento delle spese in solido con gli altri. Dichiara condonate in anni trenta di reclusione la pena dell’ergastolo, nella misura di anni cinque quella detentiva inflitta al Ragni ed interamente le pene pecuniarie. Dichiara non doversi procedere nei confronti di Sacchetti Guido, Geraci Calogero per essere estinto il reato causa amnistia, e ne ordina la scarcerazione se non detenuti per altro motivo. Modena, 27 marzo 1947.”
2. Sentenza 1/3/1949 CASSAZIONE: sostituisce alla pena dell’ergastolo inflitta a Sacchetti, quella di 30 anni di reclusione. Annulla la sentenza a) nei riguardi di Nespoli per difetto di motivazione in ordine alla ritenuta aggravante di cui all’art. 112 CP per l’omicidio e per errore nella determinazione della pena. b) nei confronti di Galli Gino e Piva Bruno per difetto di motivazione sulla ritenuta aggravante della crudeltà e per errore nella determinazione della pena. Rigetta nel resto e rinvia la causa alla Corte di Assise di Perugia per il nuovo giudizio sui punti oggetto di annullamento nei riguardi del Nespoli, Galli e Piva. Modena, 9/5/1949 f. Ferrari.
3. Sentenza 26/4/1950 CORTE DI ASSISE IN PERUGIA: determina la pena per l’omicidio aggravato pel numero delle persone ed in concorso delle attenuanti generiche, e continuato, in anni 24 di reclusione ed aperto il cumulo con la pena di anni 30 di reclusione inflitta al Nespoli, al Galli ed al Piva per collaborazionismo militare determina in anni 30 di reclusione la pena complessiva da espiarsi da ciascuno dei 3 imputati assorbita in detta pena anche quella della reclusione inflitta al Galli per la rapina. Condanna gli imputati stessi in solido, al pagamento delle spese processuali, escluse quelle del giudizio di Cassazione. Dichiara condonati anni 21 di reclusione e le multe irrogate [sic] per la rapina a favore del detenuto Galli Gino. Modena, 27/8/1951, f. Pirolo.
DECLARATORIA 14/11/1952: dichiara condizionalmente condonata la residua pena di anni 1 di reclusione inflitta al Ragni Amanzio. Modena, 25/11/1952, f. Pirolo.
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Verbale di dibattimento n. 94 R.G. – CAS MO.
Il 5 luglio 1945 Antonio Petti viene condannato alla pena di morte con degradazione dalla Corte d’Assise di Modena: fra i capi d’accusa si trova anche il processo sommario del 27 marzo 1945.

Annotazioni: Per quanto riguarda il reparto tedesco responsabile, i documenti non specificano l’identità degli esecutori, ma si suppone che partecipino gli uomini sottoposti alle sedi di comando del carpigiano. Il verbale del processo contro Galli, Sacchetti e altri pone l’episodio al 15 marzo 1945, ma si suppone che si sia trattato di un errore di trascrizione: tutte le altre fonti e la logica degli eventi legati al rastrellamento congiunto nazi-fascista nel carpigiano inducono a pensare che il fatto sia accaduto il 25 marzo 1945.

Scheda compilata da Daniel Degli Esposti
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2015-12-13 20:57:43

Vittime

Elenco vittime

1. Renato Andreotti: nato a Modena il 2 febbraio 1922, figlio di Dorino e Carmela Gozzi, residente a Modena, studente, partigiano. Frequenta l’Istituto tecnico inferiore e lavora come scrivano. All’inizio del 1942 è chiamato alle armi e trascorre più di un anno tra i battaglioni di complemento dei fucilieri e la fanteria, dove diventa comandante di una squadra. Dopo l’armistizio torna a casa e, dopo la visita militare della RSI, è ricoverato in ospedale. Dopo alcuni mesi difficili riesce a disertare e il 10 dicembre 1944 si unisce alla Brigata “Remo” con il nome di battaglia “Iorio”. S’impegna nell’allestimento di rifugi per i partigiani. Il 25 marzo 1945 viene sorpreso dai fascisti mentre si trova nei pressi di Rovereto ed è fucilato insieme a Odino Artioli, Clelio Marchesi e Umberto Reami.
2. Odino Artioli: nato a Bomporto (MO) il 24 ottobre 1920, figlio di Attilio e Andreina Raffaelli, residente a Motta di Cavezzo, partigiano. Studia fino alla prima classe della scuola di avviamento e, negli anni della guerra fascista, è caporale dell’aeronautica. L’8 settembre 1943 sbanda e ritorna a casa, dove decide di non combattere per la RSI. Il 10 aprile 1944 entra nella Brigata “Remo” con il nome di battaglia “Fabio”. Il 25 marzo 1945 viene sorpreso dai fascisti mentre si trova nei pressi di Rovereto ed è fucilato insieme a Odino Artioli, Clelio Marchesi e Umberto Reami.
3. Clelio Marchesi: nato a Nonantola (MO) il 1 gennaio 1922, figlio di Guido e Maria Marchi, residente a Cavezzo (MO), agricoltore, partigiano. Geniere del Regio Esercito. Il 15 gennaio 1945 entra nella Brigata “Remo” con il nome di battaglia “Piero” e s’impegna nell’allestimento di rifugi per i partigiani. Il 25 marzo 1945 viene sorpreso dai fascisti mentre lavora nei pressi di Rovereto ed è fucilato insieme a Odino Artioli, Renato Andreotti e Umberto Reami.
4. Umberto Reami: nato a Cavezzo (MO) il 13 aprile 1921, figlio di Giuseppe e Rosa Pacchioni, residente a Motta di Cavezzo, operaio, partigiano. Il 14 ottobre 1944 entra nella Brigata “Remo” con il nome di battaglia “Tinco” e s’impegna nell’allestimento di rifugi per i partigiani. Il 25 marzo 1945 viene sorpreso dai fascisti mentre lavora nei pressi di Rovereto ed è fucilato insieme a Odino Artioli, Renato Andreotti e Clelio Marchesi.

Elenco vittime partigiani 4

Renato Andreotti,
Odino Artioli,
Clelio Marchesi,
Umberto Reami

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


Elenco persone responsabili o presunte responsabili


  • Gino Galli

    Nome Gino

    Cognome Galli

    Ruolo nella strage Collaboratore

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Gino Galli: figlio di Emiliano e di Maria Veroni, nato a Carpi (MO) il 14 dicembre 1919, residente a Modena in via Carlo Sigonio 179, detenuto. È l’elemento più zelante e violento della squadra dell’UPI posta sotto il comando di Nespoli. Nel settembre del 1943 presta servizio come aviere al Campo di Aviazione della Regia Aeronautica di Modena. Dopo l\'armistizio dell\'8 settembre 1943 viene fatto prigioniero dai tedeschi ed è consegnato alla 72° Legione della MVSN, dove viene arruolato con il grado di vice-brigadiere. Nel novembre 1943 viene arrestato dai tedeschi ed è condotto alle carceri di Sant\'Eufemia per la deportazione in Germania poiché ha avuto contatti con i primi nuclei partigiani della Madonnina. All\'inizio di dicembre evade e si rifugia a Finale Emilia; resta nascosto fino all\'8 maggio 1944, ma teme per se stesso e per la famiglia che ha da poco formato - moglie e due figli piccoli. L\'8 maggio 1944 si presenta alla Scuola di Polizia Repubblicana Ausiliaria di Sassuolo e si fa arruolare con il ruolo di vice-brigadiere ausiliario. Il 27 giugno 1944 è assegnato alla Questura di Modena come sottufficiale di Ispezione. Il 18 dicembre 1944 comincia a prestare servizio di polizia presso il Comando SD tedesco, ma risponde all\'Ufficio Politico Militare del Capitano Nespoli: controlla gli arresti delle persone e valuta le irregolarità commesse nei locali dell\'Accademia. Nonostante i contatti che Galli ha avuto con i partigiani della Madonnina alla fine del 1943, il Capitano Nespoli si fida di lui e lo trasforma nel collaboratore più importante e solerte. Dopo la Liberazione viene accusato di collaborazionismo, di aver commesso vari omicidi, di aver arrestato, torturato e seviziato illegalmente diverse persone e di aver compiuto diverse ruberie nelle case che visitava per i rastrellamenti. --------------------- Accusa contro Galli e Sacchetti: Capo XV. “Il Galli, il Cap. Sacchetti Renato di avere il 15/3/1945 [sic., recte il 25/3/1945] partecipato con soldati tedeschi ed altri militi della GNR al comando di Sacchetti, ad un rastrellamento in località “i Saldini di Motta” (Cavezzo), dove fra gli altri fermati, furono arrestati Reami Umberto, Andreotti Renato, Marchesi Clelio, che vennero poi subito fucilati con il concorso del Galli”. “Le risultanze sono provatorie [sic] nei rapporti dei delitti di cui ai n. 15 e 25 di rubbrica [sic] commessi tra di loro il 25 marzo 1945 si iniziava protraendosi per giorni, un rastrellamento su vasta scala nei comuni di Soliera, Carpi, Novi, con l’arresto di molte persone e la fucilazione in località Salvini di Motta di tre di essi, Reami Umberto, Andreotti Renato, Marchesi Clelio, a Rovereto di altri sette queste rastrellate a Limidi di Soliera. Tra le Forze operanti insieme con i tedeschi eravi anche il Sacchetti Renato con i suoi dipendenti tra cui Incerti, Solito, Carpigiani (tutti processati e condannati da questa Corte) come del resto, imponeva il suo ufficio investigativo avente appunto giurisdizione nella provincia e come hanno accerto [sic] testi e corresponsabili [...] è risultato che i primi tre furono uccisi dopo una riunione dei capi nella scuola di Rovereto alla quale partecipazione il Solito, un interprete, due ufficiali tedeschi ed il Sacchetti, che allora rivestiva il grado di Capitano. Alla fine l’interpetre [sic] impartì l’ordine di esecuzione per tre sui cinque arrestati, evidentemente quale comunicazione della decisione presa, non avendo egli né autorità né possibilità, ora il Sacchetti che figura anzi, il più elevato in grado nell’ipotesi anche di una iniziativa dei tedeschi partecipò indubbiamente, cosciente e valente fino a prova contraria, alla deliberazione che fu poi attuata da altri italiani, il Solito ed alcuni soldati dell’Accademia”. ---------------------- Testimonianza di Finito Gasparini, in ASMO CAS (1945) – Busta 1: Antonio Petti – Verbale di dibattimento n. 94 R.G. – CAS MO. “Io sottoscritto Gasparini Finito fu Francesco, residente in Rovereto n. 44 Nord, via Chiesa, denuncio il repubblicano Col. Petti, che trovandosi in Rovereto di Novi il giorno 25 marzo 1945 per effettuare un rastrellamento, di essersi reso colpevole dell\'uccisione di tre Partigiani fra i quali è stato riconosciuto un tal Reami Umberto. Il Gasparini dichiata che dopo aver messo in libertà i civili rastrellati nella suddetta località il Petti diciarava [sic] di voler uccidere con la propria rivoltella i tre patrioti. Indi si recava, accompagnato da un gruppo di tedeschi, (da notarsi che il Petti vestiva abiti borghesi), traversando il fondo da me condotto, sott\'argine del fiume Secchia, preceduto dai tre arrestati con le mani legate dietro al dorso; in detto luogo armato di mitra, unitamente ai tedeschi procedeva all\'esecuzione”. ---------------------- Denuncia contro Gino Galli, in ASMO CAS (1946) – Nespoli, Piva, Galli, Sacchetti e altri – CAS MO. “[Gino Galli è accusato] di avere, il giorno 25 marzo 1945, verso le ore 7, partecipato con un gruppo di militari tedeschi ad un rastrellamento in località Isaldini di Motta (Cavezzo), durante il quale vennero arrestati certi Andreotti Renato, Muzzioli Renato, Reami Umberto, Marchesi Clelio e Tassi Giulio. L\'Andreotti Renato, che conosceva il Galli, si rivolse a questi per chiedere protezione, ma il Galli gli rispose che non era degno di essere aiutato, dandogli nel contempo due sonori schiaffi. Nel pomeriggio dello stesso giorno i rastrellati furono condotti all\'Accademia di Modena, ad eccezione di Andreotti Renato, Reami Umberto e Marchesi Clelio, che furono fucilati in località Rovereto di Novi. Non si è potuto però stabilire se il Galli abbia preso parte, insieme con il noto Solito, all\'esecuzione dei tre summenzionati. Lo stesso denunziante [...] ed i testi [...] non hanno saputo indicare gli autori materiali dell\'uccisione dei tre predetti”. ---------------------- “Monumento di via Cavour (località Ponte Motta), in memoria di Odino Artioli, nato a Bomporto il 24 ottobre 1920 e caduto in seguito a rastrellamento il 25 marzo 1945; Renato Andreotti, nato a Modena il 2 febbraio 1922 e ucciso durante un rastrellamento dalla brigata nera a Rovereto il 25 marzo 1945; Clelio Marchesi, nato a Nonantola nel 1922 e ucciso dalle brigate nere perché sorpreso alla costruzione di un rifugio in località Rovereto di Novi il 25 marzo 1945; Umberto Reami, nato a Cavezzo il 13 aprile 1921, ucciso nello stesso contesto di Marchesi”. Cristiano Panzetti, in http://www.comune.cavezzo.mo.it/doc.asp?id_doc=936, tratto da Comune di Cavezzo e Fondazione Culturale “Gino Malavasi” (a cura di), Per una storia di Cavezzo, Cavezzo, 2002.

    Note procedimento Processo della Corte d’Assise sezione Speciale di Modena contro Gino Galli, Antonio Nespoli, Bruno Piva, Renato Sacchetti, Giulio Sacchetti, Amanzio Ragni e Calogero Geraci. 1. Primo Grado: “[La corte] dichiara Galli Gino, Nespoli Antonio, Piva Bruno, Sacchetti Renato colpevoli del reato di collaborazionismo a loro ascritto nonché del delitto di omicidio aggravato continuato, il Galli inoltre, di quello di rapina aggravata continuata, e concessa l’attenuante dell’art. 62 bis C.P., condanna ciascuno di essi alla pena dell’ergastolo, con accessori di legge, il Galli in più della multa di £5000, tutti alla confisca dei beni, al pagamento in solido delle spese processuali; il Piva anche al risarcimento dei danni a favore di Luppi Silvio costituito parte civile, liquidati, secondo la richiesta in lire una, nonché alle spese di assistenza e costituzione in £10.096. Dichiara Ragni Amanzio colpevole di collaborazionismo punibile ai sensi dell’art. 58 CP MG nonché di furto aggravato continuato, e concesse le attenuanti dell’art. 62 bis C.P. per ambedue dell’art. 114 C.P. per il primo reato, lo condanna alla pena di anni sei di reclusione £2000 di multa, inoltre alla confisca nella misura di un terzo dei beni, alla interdizione perpetua dai pubblici uffici ed al pagamento delle spese in solido con gli altri. Dichiara condonate in anni trenta di reclusione la pena dell’ergastolo, nella misura di anni cinque quella detentiva inflitta al Ragni ed interamente le pene pecuniarie. Dichiara non doversi procedere nei confronti di Sacchetti Guido, Geraci Calogero per essere estinto il reato causa amnistia, e ne ordina la scarcerazione se non detenuti per altro motivo. Modena, 27 marzo 1947.” 2. Sentenza 1/3/1949 CASSAZIONE: sostituisce alla pena dell’ergastolo inflitta a Sacchetti, quella di 30 anni di reclusione. Annulla la sentenza a) nei riguardi di Nespoli per difetto di motivazione in ordine alla ritenuta aggravante di cui all’art. 112 CP per l’omicidio e per errore nella determinazione della pena. b) nei confronti di Galli Gino e Piva Bruno per difetto di motivazione sulla ritenuta aggravante della crudeltà e per errore nella determinazione della pena. Rigetta nel resto e rinvia la causa alla Corte di Assise di Perugia per il nuovo giudizio sui punti oggetto di annullamento nei riguardi del Nespoli, Galli e Piva. Modena, 9/5/1949 f. Ferrari. 3. Sentenza 26/4/1950 CORTE DI ASSISE IN PERUGIA: determina la pena per l’omicidio aggravato pel numero delle persone ed in concorso delle attenuanti generiche, e continuato, in anni 24 di reclusione ed aperto il cumulo con la pena di anni 30 di reclusione inflitta al Nespoli, al Galli ed al Piva per collaborazionismo militare determina in anni 30 di reclusione la pena complessiva da espiarsi da ciascuno dei 3 imputati assorbita in detta pena anche quella della reclusione inflitta al Galli per la rapina. Condanna gli imputati stessi in solido, al pagamento delle spese processuali, escluse quelle del giudizio di Cassazione. Dichiara condonati anni 21 di reclusione e le multe irrogate [sic] per la rapina a favore del detenuto Galli Gino. Modena, 27/8/1951, f. Pirolo. DECLARATORIA 14/11/1952: dichiara condizionalmente condonata la residua pena di anni 1 di reclusione inflitta al Ragni Amanzio. Modena, 25/11/1952, f. Pirolo. Verbale di dibattimento n. 94 R.G. – CAS MO. Il 5 luglio 1945 Antonio Petti viene condannato alla pena di morte con degradazione dalla Corte d’Assise di Modena: fra i capi d’accusa si trova anche il processo sommario del 27 marzo 1945.

    Tipo di reparto fascista Guardia Nazionale Repubblicana

    Nome del reparto Ufficio Politico Investigativo/42. Comando militare provinciale/GNR di Modena

  • Gioacchino Solito

    Nome Gioacchino

    Cognome Solito

  • Renato Sacchetti

    Nome Renato

    Cognome Sacchetti

    Ruolo nella strage Collaboratore

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Renato Sacchetti: nato ad Arezzo il 2 novembre 1916, figlio di Silvio e Nella Fantoni, residente ad Arezzo, contumace. Comandante dei reparti dell’UPI impegnati nel rastrellamento del 25/3/1945. Uomo di provata fede fascista, nei primi mesi del 1944 è attivo nell’Ufficio Politico Investigativo di Arezzo e si rende responsabile di diversi crimini. Dopo la liberazione della Toscana, si trasferisce a Modena e diventa un solerte collaboratore di Antonio Petti, impegnandosi in diversi rastrellamenti alla guida dell’UPI. --------------------- Accusa contro Galli e Sacchetti: Capo XV. “Il Galli, il Cap. Sacchetti Renato di avere il 15/3/1945 [sic., recte il 25/3/1945] partecipato con soldati tedeschi ed altri militi della GNR al comando di Sacchetti, ad un rastrellamento in località “i Saldini di Motta” (Cavezzo), dove fra gli altri fermati, furono arrestati Reami Umberto, Andreotti Renato, Marchesi Clelio, che vennero poi subito fucilati con il concorso del Galli”. “Le risultanze sono provatorie [sic] nei rapporti dei delitti di cui ai n. 15 e 25 di rubbrica [sic] commessi tra di loro il 25 marzo 1945 si iniziava protraendosi per giorni, un rastrellamento su vasta scala nei comuni di Soliera, Carpi, Novi, con l’arresto di molte persone e la fucilazione in località Salvini di Motta di tre di essi, Reami Umberto, Andreotti Renato, Marchesi Clelio, a Rovereto di altri sette queste rastrellate a Limidi di Soliera. Tra le Forze operanti insieme con i tedeschi eravi anche il Sacchetti Renato con i suoi dipendenti tra cui Incerti, Solito, Carpigiani (tutti processati e condannati da questa Corte) come del resto, imponeva il suo ufficio investigativo avente appunto giurisdizione nella provincia e come hanno accerto [sic] testi e corresponsabili [...] è risultato che i primi tre furono uccisi dopo una riunione dei capi nella scuola di Rovereto alla quale partecipazione il Solito, un interprete, due ufficiali tedeschi ed il Sacchetti, che allora rivestiva il grado di Capitano. Alla fine l’interpetre [sic] impartì l’ordine di esecuzione per tre sui cinque arrestati, evidentemente quale comunicazione della decisione presa, non avendo egli né autorità né possibilità, ora il Sacchetti che figura anzi, il più elevato in grado nell’ipotesi anche di una iniziativa dei tedeschi partecipò indubbiamente, cosciente e valente fino a prova contraria, alla deliberazione che fu poi attuata da altri italiani, il Solito ed alcuni soldati dell’Accademia”. ---------------------- Testimonianza di Finito Gasparini, in ASMO CAS (1945) – Busta 1: Antonio Petti – Verbale di dibattimento n. 94 R.G. – CAS MO. “Io sottoscritto Gasparini Finito fu Francesco, residente in Rovereto n. 44 Nord, via Chiesa, denuncio il repubblicano Col. Petti, che trovandosi in Rovereto di Novi il giorno 25 marzo 1945 per effettuare un rastrellamento, di essersi reso colpevole dell\'uccisione di tre Partigiani fra i quali è stato riconosciuto un tal Reami Umberto. Il Gasparini dichiata che dopo aver messo in libertà i civili rastrellati nella suddetta località il Petti diciarava [sic] di voler uccidere con la propria rivoltella i tre patrioti. Indi si recava, accompagnato da un gruppo di tedeschi, (da notarsi che il Petti vestiva abiti borghesi), traversando il fondo da me condotto, sott\'argine del fiume Secchia, preceduto dai tre arrestati con le mani legate dietro al dorso; in detto luogo armato di mitra, unitamente ai tedeschi procedeva all\'esecuzione”. ---------------------- Denuncia contro Gino Galli, in ASMO CAS (1946) – Nespoli, Piva, Galli, Sacchetti e altri – CAS MO. “[Gino Galli è accusato] di avere, il giorno 25 marzo 1945, verso le ore 7, partecipato con un gruppo di militari tedeschi ad un rastrellamento in località Isaldini di Motta (Cavezzo), durante il quale vennero arrestati certi Andreotti Renato, Muzzioli Renato, Reami Umberto, Marchesi Clelio e Tassi Giulio. L\'Andreotti Renato, che conosceva il Galli, si rivolse a questi per chiedere protezione, ma il Galli gli rispose che non era degno di essere aiutato, dandogli nel contempo due sonori schiaffi. Nel pomeriggio dello stesso giorno i rastrellati furono condotti all\'Accademia di Modena, ad eccezione di Andreotti Renato, Reami Umberto e Marchesi Clelio, che furono fucilati in località Rovereto di Novi. Non si è potuto però stabilire se il Galli abbia preso parte, insieme con il noto Solito, all\'esecuzione dei tre summenzionati. Lo stesso denunziante [...] ed i testi [...] non hanno saputo indicare gli autori materiali dell\'uccisione dei tre predetti”. ---------------------- “Monumento di via Cavour (località Ponte Motta), in memoria di Odino Artioli, nato a Bomporto il 24 ottobre 1920 e caduto in seguito a rastrellamento il 25 marzo 1945; Renato Andreotti, nato a Modena il 2 febbraio 1922 e ucciso durante un rastrellamento dalla brigata nera a Rovereto il 25 marzo 1945; Clelio Marchesi, nato a Nonantola nel 1922 e ucciso dalle brigate nere perché sorpreso alla costruzione di un rifugio in località Rovereto di Novi il 25 marzo 1945; Umberto Reami, nato a Cavezzo il 13 aprile 1921, ucciso nello stesso contesto di Marchesi”. Cristiano Panzetti, in http://www.comune.cavezzo.mo.it/doc.asp?id_doc=936, tratto da Comune di Cavezzo e Fondazione Culturale “Gino Malavasi” (a cura di), Per una storia di Cavezzo, Cavezzo, 2002.

    Note procedimento Processo della Corte d’Assise sezione Speciale di Modena contro Gino Galli, Antonio Nespoli, Bruno Piva, Renato Sacchetti, Giulio Sacchetti, Amanzio Ragni e Calogero Geraci. 1. Primo Grado: “[La corte] dichiara Galli Gino, Nespoli Antonio, Piva Bruno, Sacchetti Renato colpevoli del reato di collaborazionismo a loro ascritto nonché del delitto di omicidio aggravato continuato, il Galli inoltre, di quello di rapina aggravata continuata, e concessa l’attenuante dell’art. 62 bis C.P., condanna ciascuno di essi alla pena dell’ergastolo, con accessori di legge, il Galli in più della multa di £5000, tutti alla confisca dei beni, al pagamento in solido delle spese processuali; il Piva anche al risarcimento dei danni a favore di Luppi Silvio costituito parte civile, liquidati, secondo la richiesta in lire una, nonché alle spese di assistenza e costituzione in £10.096. Dichiara Ragni Amanzio colpevole di collaborazionismo punibile ai sensi dell’art. 58 CP MG nonché di furto aggravato continuato, e concesse le attenuanti dell’art. 62 bis C.P. per ambedue dell’art. 114 C.P. per il primo reato, lo condanna alla pena di anni sei di reclusione £2000 di multa, inoltre alla confisca nella misura di un terzo dei beni, alla interdizione perpetua dai pubblici uffici ed al pagamento delle spese in solido con gli altri. Dichiara condonate in anni trenta di reclusione la pena dell’ergastolo, nella misura di anni cinque quella detentiva inflitta al Ragni ed interamente le pene pecuniarie. Dichiara non doversi procedere nei confronti di Sacchetti Guido, Geraci Calogero per essere estinto il reato causa amnistia, e ne ordina la scarcerazione se non detenuti per altro motivo. Modena, 27 marzo 1947.” 2. Sentenza 1/3/1949 CASSAZIONE: sostituisce alla pena dell’ergastolo inflitta a Sacchetti, quella di 30 anni di reclusione. Annulla la sentenza a) nei riguardi di Nespoli per difetto di motivazione in ordine alla ritenuta aggravante di cui all’art. 112 CP per l’omicidio e per errore nella determinazione della pena. b) nei confronti di Galli Gino e Piva Bruno per difetto di motivazione sulla ritenuta aggravante della crudeltà e per errore nella determinazione della pena. Rigetta nel resto e rinvia la causa alla Corte di Assise di Perugia per il nuovo giudizio sui punti oggetto di annullamento nei riguardi del Nespoli, Galli e Piva. Modena, 9/5/1949 f. Ferrari. 3. Sentenza 26/4/1950 CORTE DI ASSISE IN PERUGIA: determina la pena per l’omicidio aggravato pel numero delle persone ed in concorso delle attenuanti generiche, e continuato, in anni 24 di reclusione ed aperto il cumulo con la pena di anni 30 di reclusione inflitta al Nespoli, al Galli ed al Piva per collaborazionismo militare determina in anni 30 di reclusione la pena complessiva da espiarsi da ciascuno dei 3 imputati assorbita in detta pena anche quella della reclusione inflitta al Galli per la rapina. Condanna gli imputati stessi in solido, al pagamento delle spese processuali, escluse quelle del giudizio di Cassazione. Dichiara condonati anni 21 di reclusione e le multe irrogate [sic] per la rapina a favore del detenuto Galli Gino. Modena, 27/8/1951, f. Pirolo. DECLARATORIA 14/11/1952: dichiara condizionalmente condonata la residua pena di anni 1 di reclusione inflitta al Ragni Amanzio. Modena, 25/11/1952, f. Pirolo. Verbale di dibattimento n. 94 R.G. – CAS MO. Il 5 luglio 1945 Antonio Petti viene condannato alla pena di morte con degradazione dalla Corte d’Assise di Modena: fra i capi d’accusa si trova anche il processo sommario del 27 marzo 1945.

    Tipo di reparto fascista Guardia Nazionale Repubblicana

    Nome del reparto Ufficio Politico Investigativo/42. Comando militare provinciale/GNR di Modena

Memorie

Memorie legate a questa strage

  • cippo a Rovereto sulla Secchia

    Tipo di memoria: cippo

    Ubicazione: Rovereto sulla Secchia

    Descrizione: A Rovereto un cippo commemora tutti coloro che sono caduti nel territorio della frazione.

  • monumento a via Cavour, Ponte Motta

    Tipo di memoria: monumento

    Ubicazione: via Cavour, Ponte Motta

    Descrizione: Le vittime dell’eccidio di Rovereto del 25 marzo 1945 sono ricordate da un monumento che si trova in località Ponte Motta, in via Cavour.

Bibliografia


Ermanno Gorrieri, La repubblica di Montefiorino, Bologna, Il Mulino, 1970.
Comune di Cavezzo e Fondazione Culturale “Gino Malavasi” (a cura di), Per una storia di Cavezzo, Cavezzo, 2002.
Mario Pacor e Luciano Casali, Lotte sociali e guerriglia in pianura, Roma, Editori Riuniti, 1972.
Claudio Silingardi, Una provincia partigiana, Milano, Franco Angeli, 1998, pp. 609-620.
Ilva Vaccari, Dalla parte della libertà, Santa Sofia di R., Stab. Tip. dei Comuni per COOP Estense, 1999, pag. 610.

Sitografia


http://anpimodena.it/anpi-modena-calendario-della-memoria/marzo-1945/
http://www.comune.cavezzo.mo.it/doc.asp?id_doc=936
http://emilia-romagna.anpi.it/modena/archivio_res/febbraio_05/art_16_02_05.htm
http://anpimodena.it/avvenimenti-significativi-della-resistenza-modenese-nel-periodo-marzo-1944-aprile-1945/
http://www.modenatoday.it/eventi/anniversario-battaglia-rovereto-2015.html
http://impressioniespressioni.blogspot.it/p/cippi-resistenti.html

Fonti archivistiche

Fonti

Processi della Corte d’Assise Straordinaria: fotocopie di Giovanni Fantozzi, in Archivio ISRM.
ASMO CAS (1945) – Busta 1: Antonio Petti – Verbale di dibattimento n. 94 R.G. – CAS MO.
Processo della Corte d’Assise sezione Speciale di Modena contro Gino Galli, Antonio Nespoli, Bruno Piva, Renato Sacchetti, Giulio Sacchetti e Amanzio Ragni.