Modena, 19.03.1945

(Modena - Emilia-Romagna)

Descrizione

Località Strade di Modena e San Damaso – Piazza d’Armi, Modena, Modena, Emilia-Romagna

Data 19 marzo 1945

Matrice strage Fascista

Numero vittime 10

Numero vittime uomini 10

Numero vittime uomini adulti 10

Descrizione: Il 16 marzo 1945 alcuni sappisti di Modena cercano di catturare Francesco Bocchi – vice-federale del Partito Fascista Repubblicano e direttore di “Valanga repubblicana” – in una data molto vicina alla strage di Monchio, Susano e Costrignano, che il gerarca ha favorito tramite ripetute richieste d’intervento contro i partigiani. Bocchi si accorge dell’agguato ed estrae la rivoltella, ma viene freddato dai sappisti insieme a un altro fascista repubblicano, il professor Roberto Ranieri; poche ore dopo, l’anziana madre del direttore di “Valanga repubblicana” muore per lo shock. Secondo la “Cronaca Pedrazzi” il 42° Comando Militare Provinciale della RSI predispone l’uccisione di venti ostaggi, ma il Comando tedesco della Piazza non avvalla il piano fascista e consente l’eliminazione – dopo un processo – di “soli” quattro partigiani, detenuti nelle carceri di Sant’Eufemia e rei confessi di appartenenza a bande di ribelli. La fucilazione è prevista per l’alba del 19 marzo 1945, ma nella notte precedente la Brigata Nera preleva altri sette ostaggi e li elimina in maniera sommaria in altrettanti punti della città, abbandonando i corpi nei luoghi delle uccisioni; gli abitanti di Modena notano la presenza dei cadaveri soltanto il mattino successivo, anche se qualcuno testimonia di aver udito i colpi di pistola dei fascisti. All’alba del 19 marzo 1945 il plotone d’esecuzione accompagna i quattro condannati lungo il muro della Piazza d’Armi per l’esecuzione, ma Gastone Bellesina viene risparmiato: appartiene alla classe 1927, non è ancora stato richiamato alle armi e ha accettato di inoltrare una richiesta di grazia al Duce. Nelle primissime ore del mattino Sergio Bergonzini, Antichiano Martini e Osvaldo Morselli cadono sotto i colpi del plotone.

Modalità di uccisione: fucilazione,uccisione con armi da fuoco

Trattamento dei cadaveri: Esposizione dei cadaveri

Tipo di massacro: rappresaglia
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Estremi e note penali: Il 5 luglio 1945 la Corte d’Assise di Modena condanna Antonio Petti alla pena di morte con degradazione poiché lo riconosce colpevole di vari capi d’accusa legati alla repressione antipartigiana e alle operazioni di guerra ai civili del 42° Comando Militare Provinciale di Modena. La sentenza viene eseguita mediante fucilazione alla schiena il 5 ottobre 1945.

Annotazioni: Le uccisioni della notte del 19 marzo 1945 sono ancora circondate da un alone di mistero. Anche se la versione riportata nella sintesi appare la più coerente e circostanziata dagli eventi, la “Cronaca Pedrazzi” riporta anche un secondo racconto: testimoni vicini al PFR affermano che i tedeschi volessero ripetere una strage simile a quella del 30 luglio 1944, ma l’intervento delle autorità italiane abbia ridotto la richiesta delle forze occupanti. L’evidente responsabilità che le Brigate Nere hanno avuto nelle uccisioni clandestine della notte fa propendere in maniera decisa per la volontà fascista di assestare un duro colpo al morale dei sostenitori della Resistenza: questa tesi è suffragata dalle politiche di contrapposizione totale e annientamento che le forze della RSI hanno adottato nei territori della Bassa modenese nell’ultima fase della guerra.

Scheda compilata da Daniel Degli Esposti
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2015-12-07 17:51:58

Vittime

Elenco vittime

Notte del 19 marzo: uccisioni sommarie in città
1. Alberto Brancolini: nato a Reggio Emilia, 22 anni. Nella notte del 19 marzo 1945 viene fucilato sommariamente in una via di Modena.
2. Bruno Bulgarelli: nato a San Possidonio (MO) il 6 novembre 1925, figlio di Umberto e Milena Martoli, residente a Villa Freto, fonditore, partigiano. Il 2 marzo 1944 parte per la zona d’impiego con il 1° Battaglione Italiano Costruttori della RSI. Il 28 settembre successivo è denunciato al Tribunale Militare di Guerra Germanico per il reato di «diserzione in tempo di guerra» poiché si è allontanato dal reparto. Vive in clandestinità e il 5 ottobre 1944 diventa un partigiano della Brigata “Mario”, ma è catturato e il 19 marzo 1945 viene fucilato sommariamente davanti alla sua casa.
3. Arturo Monzani: nato a Nonantola (MO) l’11 giugno 1890, figlio di Sante e Fernanda Manganelli, residente a Bomporto, agricoltore, partigiano. Dopo l’armistizio, si avvicina ai “ribelli” della Brigata “Walter Tabacchi” e l’11 settembre 1944 entra nella Resistenza anche se è sposato, ha figli e ha ormai superato i cinquant’anni. Catturato nel corso di un rastrellamento, finisce nel carcere di Sant’Eufemia e, secondo le fonti raccolte da Ilva Vaccari, subisce aspre torture; è ucciso dai fascisti della Brigata Nera nella notte fra il 18 e il 19 marzo 1945 all’incrocio tra via Gallucci e rua Pioppa.
4. Adalgiso Nascimbeni: nato a Modena il 5 gennaio 1921, figlio di Augusto e Adalgisa Cornia, residente a San Damaso, meccanico, partigiano. Si trasferisce a Parigi prima di compiere diciott’anni ed è dispensato dalla chiamata alle armi. Nel giugno del 1943 si presenta al 56° Reggimento Artiglieria di frontiera; all’inizio di agosto viene trasferito a Vibo Valentia, ma dopo l’armistizio torna a San Damaso. Il 10 maggio 1944 entra nella Brigata “Walter Tabacchi” con il nome di battaglia “Aldo” e ottiene il comando di una formazione. Il 18 febbraio 1945 viene rastrellato da truppe tedesche a Sassuolo ed è identificato come partigiano; viene eliminato nella notte fra il 18 e il 19 marzo 1945. Ha ricevuto una Croce al Merito di Guerra per attività partigiana.
5. Alberto Pirondini: nato a Reggio Emilia il 27 febbraio 1915, agricoltore, civile, dispensato dal servizio militare. Nella notte del 19 marzo 1945 viene fucilato sommariamente in una via di Modena.
6. Francesco Spaggiari: nato a Bastiglia il 19 marzo 1925, figlio di Oreste e Luisa Randighieri, residente ad Albareto, agricoltore, partigiano. Dopo l’8 settembre 1943, Spaggiari è chiamato alle armi dalla RSI e finisce nel Battaglione Genio di Novi Ligure, ma diserta e fugge sull’Appennino modenese; il 13 dicembre 1944 si unisce ai partigiani della Brigata “Scarabelli” con il nome di battaglia “Franco” e partecipa all’organizzazione politica dei cattolici. Arrestato mentre partecipa a una missione nel territorio di Formigine, è portato in carcere a Modena; viene ucciso nei pressi del Tempio Monumentale nella notte fra il 18 e il 19 marzo 1945.
7. Floriano Zambelli: nato a Ravarino il 20 novembre 1907, figlio di Angelo e Caterina Bavieri, residente a Bomporto, agricoltore, partigiano. Cresciuto in una famiglia tradizionale di agricoltori. Si occupa del podere di Bomporto fino al gennaio del 1943, quando è richiamato alle armi. L’esperienza negli ospedali di guerra lo aiuta a maturare il rifiuto del fascismo: il 1 settembre 1944 entra nella Brigata “Walter Tabacchi” con il pieno assenso della famiglia e dal gennaio del 1945 s’impegna pienamente nella lotta, ma viene arrestato e incarcerato poco dopo l’uccisione del fratello Renato. Nella notte fra il 18 e il 19 marzo 1945 è prelevato dalla cella e viene fucilato lungo il perimetro della Piazza d’Armi.

Alba del 19 marzo: fucilazioni del plotone d’esecuzione
8. Sergio Bergonzini: nato a Modena il 18 maggio 1925, figlio di Bruno e Silvia Manzini, residente a Bomporto, giornalaio, partigiano. Dopo l’8 settembre matura un progressivo rifiuto del fascismo e il 26 giugno 1944 entra nella Brigata “Walter Tabacchi”: prende il nome di battaglia di “Gep” o “Geppe” e, nei mesi più caldi della lotta partigiana, diventa sottotenente della formazione. Catturato da una pattuglia tedesca e consegnato alla Brigata Nera, non rivela informazioni sulla Resistenza neppure sotto tortura. Viene fucilato in Piazza d’Armi all’alba del 19 marzo 1945.
9. Antichiano Martini: nato a San Possidonio (MO) il 14 febbraio 1911, figlio di Amadio e Margherita Pasquali, residente a Modena e poi a Concordia, muratore, partigiano. Educato al Patronato per i Figli del Popolo di Modena, trascorre gli anni della guerra a Concordia. Già bersagliere, dopo l’8 settembre organizza la Resistenza nella II Zona partigiana; riconosciuto partigiano dal 13 maggio 1944 per la Brigata “Italia Pianura”, diventa responsabile della sussistenza. Il 22 febbraio 1945 è arrestato dai fascisti nel corso di un rastrellamento domestico mentre la moglie Gina Borellini, il figlio Euro e alcuni compagni di lotta sono nascosti in un piccolo rifugio antiaereo privato: torturato, non tradisce i compagni. Viene fucilato in Piazza d’Armi all’alba del 19 marzo 1945.
10. Osvaldo Morselli: nato a Concordia (MO) il 2 aprile 1923, figlio di Ettore e Italiana Ferrari, residente a Concordia, falegname, partigiano. Già riformato dal Regio Esercito, è costretto ad arruolarsi nell’esercito della RSI; il 10 agosto 1944 1944 diserta, si aggrega ai partigiani della Brigata “Remo” e sceglie il nome di battaglia di “Naldo”. Quando la Brigata Nera “Pappalardo” organizza il primo rastrellamento nella Bassa modenese, Morselli viene catturato e incarcerato; è fucilato in Piazza d’Armi all’alba del 19 marzo 1945 al termine di un processo sommario.

Elenco vittime civili 1

Alberto Pirondini

Elenco vittime partigiani 8

Bruno Bulgarelli,
Arturo Monzani,
Adalgiso Nascimbeni,
Alberto Pirondini,
Francesco Spaggiari,
Floriano Zambelli,
Sergio Bergonzini,
Antichiano Martin,
Osvaldo Morselli

Elenco vittime indefinite 1

Alberto Brancolini

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


42. Comando Militare Provinciale/GNR di Modena

Tipo di reparto: Guardia Nazionale Repubblicana

Elenco persone responsabili o presunte responsabili


  • Antonio Petti

    Nome Antonio

    Cognome Petti

    Stato imputato in procedimento

    Note responsabile Colonnello Antonio Petti: comandante del 42° Comando Militare Provinciale – “Tribunale Militare Straordinario”.

    Note procedimento Il 5 luglio 1945 la Corte d’Assise di Modena condanna Antonio Petti alla pena di morte con degradazione poiché lo riconosce colpevole di vari capi d’accusa legati alla repressione antipartigiana e alle operazioni di guerra ai civili del 42° Comando Militare Provinciale di Modena. La sentenza viene eseguita mediante fucilazione alla schiena il 5 ottobre 1945.

    Tipo di reparto fascista Guardia Nazionale Repubblicana

    Nome del reparto 42. Comando Militare Provinciale/GNR di Modena

Memorie

Memorie legate a questa strage

  • lapide a Parco Novi Sad, Modena

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: Parco Novi Sad, Modena

    Descrizione: Una lapide collocata su uno dei cancelli d’accesso al Parco Novi Sad ricorda la fine dei tre partigiani condannati a morte il 19 marzo 1945, mentre un’altra commemora Floriano Zambelli. Prima del 1985 le epigrafi si trovavano sui tratti del muro nei quali avvennero la fucilazione e il ritrovamento del corpo di Zambelli, poi sono state spostate nel corso dei lavori di recupero della vecchia Piazza d’Armi.

  • lapide a Tempio Monumentale, Modena

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: Tempio Monumentale, Modena

    Descrizione: Lapide individuale che ricordano Francesco Spaggiari – su un lato del Tempio Monumentale

  • lapide a Modena

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: Modena

    Descrizione: Lapide che ricorda Arturo Monzani

  • monumento a Tre Olmi, Modena

    Tipo di memoria: monumento

    Ubicazione: Tre Olmi, Modena

    Descrizione: Bruno Bulgarelli è commemorato nel monumento collettivo di Tre Olmi.

  • monumento a San Damaso

    Tipo di memoria: monumento

    Ubicazione: San Damaso

    Descrizione: Adalgiso Nascimbeni è commemorato nel monumento collettivo di San Damaso.

  • commemorazione a Parco Novi Sad

    Tipo di memoria: commemorazione

    Ubicazione: Parco Novi Sad

    Descrizione: Diverse foto d’epoca testimoniano le prime sentite commemorazioni dei fucilati della Piazza d’Armi. Ancora oggi il cancello del Parco Novi Sad è un punto molto importante per le commemorazioni modenesi della Resistenza.

Bibliografia


Ermanno Gorrieri, La repubblica di Montefiorino, Bologna, Il Mulino, 1970.
Claudio Silingardi, Una provincia partigiana, Milano, Franco Angeli, 1998, pp. 609-620.
Ilva Vaccari, Dalla parte della libertà, Santa Sofia di R., Stab. Tip. dei Comuni per COOP Estense, 1999, pp. 608-609.

Sitografia


http://www.istitutostorico.com/app-modena900/index.html#/memorial/2
http://www.istitutostorico.com/app-modena900/index.html#/person/24
http://www.istitutostorico.com/app-modena900/index.html#/person/25
http://www.istitutostorico.com/app-modena900/index.html#/person/26
http://www.istitutostorico.com/app-modena900/index.html#/person/27
http://www.pietredellamemoria.it/pietre/lapidi-in-ricordo-dei-partigiani-trucidati-in-piazza-darmi-modena/
http://lottapartigiana.altervista.org/tag/resistenza-modenese/
http://emilia-romagna.anpi.it/modena/archivio_res/febbraio_05/art_16_02_05.htm
http://anpimodena.it/avvenimenti-significativi-della-resistenza-modenese-nel-periodo-marzo-1944-aprile-1945/
http://anpimodena.it/anpi-modena-calendario-della-memoria/marzo-1945/
http://www.istitutostorico.com/app_cippi_lapidi_partigiani_resistenza_modena

Fonti archivistiche

Fonti

Processi della Corte d’Assise Straordinaria: fotocopie di Giovanni Fantozzi, in Archivio ISRM.
- ASMO CAS (1945) – Busta 1: Antonio Petti.
- Verbale di dibattimento n. 94 R.G. – CAS MO.
Adamo Pedrazzi, Cronaca dell’Occupazione Nazi-Fascista di Modena – MCMXLIII-MCMXLV, Archivio dell’Istituto Storico di Modena, pp. 2374-2387.