PIAZZA MARTIRI DELLA LIBERTÀ GUALDO TADINO 01.07.1944

(Perugia - Umbria)

Descrizione

Località Piazza Martiri della Libertà, Gualdo Tadino, Perugia, Umbria

Data 1 luglio 1944

Matrice strage Nazista

Numero vittime 4

Numero vittime uomini 4

Numero vittime uomini adulti 4

Descrizione: A Gualdo Tadino, subito dopo l’8 settembre 1943, si costituì un forte nucleo partigiano (Gruppo di Azione Antifascista Gualdese), sorto presso l’Istituto Salesiano (si riunivano in una stanza vicino alla sacrestia della Chiesa dell’oratorio), per iniziativa di Vincenzo Morichini, gruppo che comprendeva Giovanni Pascucci, Arivio Gherardi, Spartaco Casciola, don Felice Pennelli. Poco dopo si ebbero le adesioni di Domenico Tittarelli, Carlo Luzi, Alessandro De Pretis, Luigi Girelli; poi di Francesco Guerra, Manlio Casciola, Mario Fernando Rosi, Vito Tomassini, Brunello Troni e altri. All’inizio si consideravano un “Gruppo di consultazione, d’informazione e d’assistenza”. Dietro la copertura di fare attività filodrammatica, le riunioni presso i Salesiani servivano per coordinare l’attività di diversi gruppi antifascisti sparsi nelle frazioni e sui monti soprastanti. Gli aiuti in denaro (consistenti somme date dalle persone benestanti) e in cibi vari, che arrivavano presso i Salesiani, – con la copertura che tutto serviva per gli studenti interni dell’Istituto – venivano distribuiti di nascosto alle famiglie più povere, e costituivano pure la base di rifornimento per i gruppi partigiani sui monti. Questi gruppi di Gualdo Tadino e delle zone vicine si collegarono con la Brigata Garibaldi di Foligno, aggregandosi a questa. Già dall’ottobre 1943 il movimento partigiano della zona di Gualdo Tadino entrò in possesso di armi, dopo assalti ai depositi dei tedeschi e alla caserma dei carabinieri. Furono queste operazioni militari che indussero i tedeschi a dare una caccia spietata ai partigiani, anche grazie alla fattiva collaborazione dei fascisti repubblicani locali. Complessivamente i partigiani della zona non erano molti, ma con le loro azioni riuscirono a far credere al Comando tedesco di essere tanti. Nel marzo 1944 anche in questa zona i reparti tedeschi attuarono un giro di vite con le proprie forze militari disponibili in loco, accentuando i rastrellamenti. Proprio a marzo in montagna fu catturato il partigiano Giulio Sorgo. Il comando tedesco decise di impiccarlo con un capestro dal balcone del Municipio. Quando tutto era pronto e si stava per dare via all’esecuzione, intervenne il dottor Gaudenzi, che convinse il comando tedesco a non dare seguito alla crudele esecuzione e Sorgo fu liberato. Molta impressione fece presso la popolazione la fucilazione del partigiano Otello Sordi, il 26 marzo 1944, senza alcun processo.
Tra aprile e maggio il movimento partigiano a Gualdo andò rafforzandosi anche per le simpatie e il favore che andava raccogliendo negli stessi ambienti militari della GNR. Poi a fine maggio un duro colpo venne assestato al movimento, poiché due partigiani, a capo del gruppo “La volante”, furono uccisi nei pressi di Cerqueto in una imboscata messa in atto dai fascisti locali in collegamento con quelli provinciali. Poi a giugno, mentre era imminente la fase del passaggio del fronte, il comportamento dei militari tedeschi degenerò in una recrudescenza inspiegabile. Il 17 e 18 giugno in due giorni vennero uccisi tre civili, catturati e ritenuti partigiani o strettamente collegati con i partigiani, dopo interrogatori sommari che non potevano aver rivelato alcunché di quanto sospettato. La recrudescenza continuerà fino al 1 luglio, il giorno più luttuoso, più tragico che ebbe durante il secondo conflitto mondiale.
L’uccisione, nella sera del 1 luglio, di due partigiani e di due collaboratori degli stessi partigiani è stata collegata con la cattura di militari tedeschi da parte dei partigiani, nei giorni precedenti.
Nel pomeriggio del 16 giugno si era diffusa la notizia che gli Alleati erano arrivati a Foligno, liberandola. Ritenendo ormai prossimo e imminente il loro arrivo anche a Gualdo Tadino, fu tenuta una riunione all’aperto, a mezzanotte circa, nella notte tra il 16 e il 17 giugno, fra i comandanti dei vari gruppi di partigiani armati con la partecipazione dei componenti del CLN di Gualdo per fare il punto sulla situazione e decidere le linee operative da adottare. A questa riunione emersero due posizione: quella prevalente tra i comandanti dei gruppi partigiani più numerosi e meglio armati, che volevano sferrare un attacco alle forze militari tedesche a Gualdo e così liberare la città prima dell’arrivo degli Alleati; quella di chi invitava ad essere più cauti e ad aspettare per qualche giorno l’evoluzione degli eventi. Alla fine prevalse questa seconda posizione, nel senso che i vari gruppi armati di partigiani non avrebbero dovuto muoversi. Invece, nonostante questa decisione, alcune pattuglie scesero in città, attaccarono e riuscirono a disarmare e catturare vari soldati tedeschi: attaccarono anche dove era allestito l’Ospedale militare, contravvenendo a definite regole militari internazionali. I militari tedeschi, presi prigionieri, furono condotti sul monte Penna, più precisamente in un rifugio nel sottostante monte Fringuello e trattati bene (alcuni partigiani volevano che fossero fucilati; si discusse e sembra che si sia imposto Busetto, affinché non vi fosse alcun atto inconsulto nei confronti dei prigionieri). Già alcuni giorni dopo, con l’arrivo a Gualdo di altri militari tedeschi, ci furono azioni di rastrellamento, tanto che i partigiani presero la decisione di liberare i soldati tedeschi prigionieri. Poi, verso la fine di giugno, quando i militari tedeschi, con l’ausilio dei fascisti, erano riusciti a localizzare la zona dove erano stati tenuti prigionieri i loro commilitoni e dove ritenevano che ancora ci fossero i partigiani, il 1 luglio, dalle prime ore del mattino iniziarono, con l’accompagno di alcuni fascisti, un imponente rastrellamento sia verso il monte Serrasanta che verso il monte Penna, piazzandosi con mitragliatrici agli incroci e mettendo i partigiani anche sotto il tiro di mortai e di altre armi automatiche. I partigiani, prevedendo tale rastrellamento, cercarono di ripararsi in zone più sicure. Il rastrellamento durò tutto il giorno. Caddero nella tela del rastrellamento due partigiani, Alessandro Busetto e Giuseppe Iacopetti, sorpresi non insieme e non subito riconosciuti quali partigiani. I tedeschi sui monti presero anche altri civili, costringendoli a portare le loro armi e munizioni. Giuseppe Iacopetti fu preso nel primo pomeriggio, poi, sopra le Fonti della Rocchetta, Busetto, che era in compagnia di un altro partigiano, il quale si gettò in un fosso e riuscì a nascondersi. Riccardo Travaglia e Corrado Anastasi furono catturati di fronte alle proprie abitazioni, quasi all’ora di cena. Travaglia (che abitava in via della Pineta, pochi metri prima di arrivare in Via Roma) stava aiutando un vicino di casa a rimettere nella stalla il fieno per il bestiame. In quel frangente soldati tedeschi, una quarantina, ben equipaggiati con mitra e bombe, scendevano dalla “Pineta del Soldato”: sembra che nel passare davanti all’abitazione di Travaglia un soldato, che era stato tenuto prigioniero sul monte Penna dai partigiani, l’abbia riconosciuto tra coloro che portavano rifornimenti ai partigiani: così presero Travaglia ed un’altra persona, colpendoli anche con calci e pugni, tanto che molto sangue scorreva sui loro volti. Poco più giù, in via Roma, presero anche Corrado Anastasi, che abitava lì e che dopo essere andato nel pomeriggio a lavorare nei propri campi, era rientrato a casa, si era lavato, sistemato e si era messo a sedere su uno dei banchetti fuori dalla porta dell’abitazione, sulla strada. Anche in questo frangente sembra che un soldato tedesco che passava abbia detto: «Uno è questo, lo riconosco». Anche qui, oltre ad Anastasi, presero un’altra persona. Con quattro persone catturate (Riccardo Travaglia, Corrado Anastasi, Vincenzo Pennacchioli, Giancarlo Angeli), questo gruppo di militari tedeschi si incontrò con l’altro gruppo di tedeschi, che avevano catturato Alessandro Busetto, Giuseppe Iacopetti e Gabriele Pedana. L’incontro avvenne all’incirca all’altezza di Largo di Porta Romana: i sette catturati furono riuniti e messi in fila. Qui entrarono in scena due militari tedeschi, che erano stati tenuti prigionieri sul monte Penna. Costoro riconobbero Busetto tra i partigiani del Penna. In un attimo senza esitazione i tedeschi iniziarono un pestaggio a danno di Busetto. Poi li rimisero in fila. Di nuovo uno dei tedeschi, che era stato tenuto prigioniero, si mise a contare e a fare la scelta dei quattro uomini che sarebbero stati uccisi: questi quattro furono messi davanti e gli altri tre, ad una certa distanza, dietro. Poi di nuovo in fila. Poi si ebbe l’incontro di Pedana con il padre; poi l’incontro penoso di Iacopetti con la madre: quando il figlio le disse: «Mamma, mi portano ad ammazzare», la poveretta cadde svenuta. Nel frattempo soldati tedeschi andavano bussando con il calcio del mitra alle porte di tutte le case di Gualdo, forzando le persone ad andare in piazza Vittorio Emanuele II. Parecchi pensavano che i militari tedeschi volessero uccidere tutti. In piazza furono portati solo i quattro prigionieri che si intendeva fucilare, con le facce tumefatte dalle botte. L’esecuzione avvenne alle 20.45 circa presso la facciata laterale della Chiesa di San Francesco. Prima di essere uccisi, i quattro ebbero la forza di gridare «Viva l’Italia!». Poi i tedeschi si avvicinarono a quei quattro corpi, con la pistola spararono il famigerato colpo di grazia e poi si allontanarono.
Fu un atto terribile. Dopo l’esecuzione calò un grande silenzio tra le tante persone, che erano state costrette ad assistere. Nessuno fiatava dalla paura, soprattutto dallo sgomento. I corpi furono lasciati lì sul selciato fino al giorno dopo «affinché – si disse – la popolazione apprendesse quella lezione». Era stato macabro costringere cittadini impauriti ad assistere ad un assassinio, ad un crimine. Ma si voleva ferire una comunità, si voleva lasciare una ferita insanabile negli animi della popolazione gualdese. La fucilazione fu un atto di barbarie, quando i militari tedeschi sapevano che avrebbero lasciato la città. Il che avvenne il giorno dopo, dopo aver fatto saltare il Ponte Novo.

Modalità di uccisione: fucilazione

Violenze connesse: sevizie-torture

Tipo di massacro: punitivo
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Estremi e note penali: «Procedimento penale contro Giovagnoli Italo di Valentino e fu Bernardini Caterina, nato il 4 gennaio 1895 in Gualdo Tadino, domiciliato ad Anzio. Detenuto dal 10 novembre 1945 al 22 febbraio 1946. Imputato […] per avere, in Gualdo Tadino, dopo l'8/IX/1943, […] collaborato con il tedesco invasore […] ed indicando ed accompagnando per la strada per Rigali i tedeschi, che ivi effettuarono un rastrellamento fermando quattro giovani, che poi vennero fucilati […]».
Il mandato di cattura viene spiccato il 3 novembre 1945, l'arresto eseguito il 10, una settimana dopo viene trasferito al carcere di Perugia. Il 27 marzo 1946 il Procuratore generale di Perugia chiede alla Sezione istruttoria di pronunciare il non luogo a procedere nei confronti di Giovagnoli per insufficienza di prove.

Note sulla memoria (per maggiori informazioni vedi la sezione apposita): Questo e tutti gli altri episodi sono ben vivi nella memoria dei cittadini di Gualdo, tanto che la piazza dove avvenne l’eccidio è stata titolata «Piazza Martiri della Libertà».

Scheda compilata da Giancarlo Pellegrini
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-01-31 17:18:54

Vittime

Elenco vittime

Anastasi Corrado, fu Antonio e fu Pieretti Contilia, nato a Gualdo Tadino il 17/04/1903 e ivi residente, bracciante, coniugato con Luisa Bassetti, legato ai partigiani.
Busetto Alessandro, fu Giuseppe e di Sieri Giuseppina, nato a Venezia il 03/08/1920 e ivi residente, avvocato, celibe, sottotenente del 118. battaglione Genio lavoratori GNR, di stanza a Gualdo Tadino, partigiano.
Iacopetti Giuseppe, di Giovanni e Vinciotti Giuseppina, nato a Massa Carrara il 18/04/1925, residente a Gualdo Tadino, impiegato, celibe, già in servizio presso la Polizia ausiliaria provinciale di Perugia, partigiano.
Travaglia Riccardo, fu Giuseppe e fu Gammaitoni Maria, nato a Gualdo Tadino il 09/03/1899 e ivi residente, bracciante, coniugato con Giuseppa Angeli, legato ai partigiani.

Elenco vittime partigiani 2

Busetto Alessandro.
Iacopetti Giuseppe.

Elenco vittime legate a partigiani 2

Anastasi Corrado.
Travaglia Riccardo.

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


Elenco persone responsabili o presunte responsabili


  • Italo Giovagnoli

    Nome Italo

    Cognome Giovagnoli

    Ruolo nella strage Collaboratore

    Stato individuato sulla base di indagine o di procedimento italiano

    Note responsabile ? Riguardo a Giovagnoli, in sede istruttoria vengono usati questi termini: «[…], in occasione di quel rastrellamento ebbe contatti con i militari tedeschi rastrellatori. Egli già da tempo esplicava attiva propaganda in favore della presentazione alle armi indetta dal governo fascista repubblicano e per tale motivo era tenuto ed odiato in Rigali. […] il mestiere di imprenditore di lavori edili durante il periodo fascista, mercé l\'appoggio di gerarchi, era riuscito a metter su un vistoso capitale, attraverso lavori avuti in appalto tramite le sue conoscenze. La sera precedente il suaccennato rastrellamento, una diecina di militari tedeschi pernottarono nella sua abitazione, dalla quale, verso l\'alba, partirono diretti al monte ed accompagnati per parte della strada da esso Giovagnoli. A conferma di tale ultima circostanza sono stati interrogati persone del luogo […].».

    Note procedimento «Procedimento penale contro Giovagnoli Italo di Valentino e fu Bernardini Caterina, nato il 4 gennaio 1895 in Gualdo Tadino, domiciliato ad Anzio. Detenuto dal 10 novembre 1945 al 22 febbraio 1946. Imputato […] per avere, in Gualdo Tadino, dopo l\'8/IX/1943, […] collaborato con il tedesco invasore […] ed indicando ed accompagnando per la strada per Rigali i tedeschi, che ivi effettuarono un rastrellamento fermando quattro giovani, che poi vennero fucilati […]». Il mandato di cattura viene spiccato il 3 novembre 1945, l\'arresto eseguito il 10, una settimana dopo viene trasferito al carcere di Perugia. Il 27 marzo 1946 il Procuratore generale di Perugia chiede alla Sezione istruttoria di pronunciare il non luogo a procedere nei confronti di Giovagnoli per insufficienza di prove.

Memorie

Memorie legate a questa strage

  • lapide a Gualdo Tadino, Piazza Martiri della Libertà,

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: Gualdo Tadino, Piazza Martiri della Libertà,

    Descrizione: ? Sulla facciata della Chiesa di S. Francesco, in una piazza che da sempre è il centro della vita di Gualdo Tadino, è stata posta un lapide a ricordo dei Martiri del 1 luglio 1944. L’Amministrazione civica e la cittadinanza hanno poi voluto racchiudere in questa lapide il ricordo di tutti i caduti di Gualdo per opera del nazifascismo. La lapide è dedicata «Ai martiri della barbarie nazifascista». Vi è scritto: «1 Luglio 1944 / Allorché in ogni paese d’Italia / La tedesca rabbia recideva innumerevoli vite / e le Contrade di Gualdo / rosseggiavano per la strage dei suopi figli / Su questa Piazza / al cospetto di congiunti e cittadini / testimoni forzati de lo martirio / versavano il loro sangue generoso / i Patrioti / Anastasi Corrado / Busetto Alessandrino / Jacopetti Giuseppe / Travaglia Riccardo / cadendo / sotto il piombo nemico / al grido fatidico / di / Viva l’Italia». La lapide ai lati, sotto le intestazioni «Patria» e «Libertà», conteneva gli altri nomi dei caduti: «Alimenti Trento 1° Martire antifascista // Anderlini Luigi / Baglioni Fernando / Bellucci Federico / Bori Antonio / Castellani Fernando / Filoni Gusmano / Leani Alessandro // Mosca Oreste / Rosarivo Vladimiro / Santinelli Alfredo / Sordi Otello / Sorgo Giulio / Tomassini Nicola / Troiani Giovanni // Farabi Gino dei 40 Martiri di Gubbio // Filippetti Tommaso / Filippetti Mariano // Sac. Don David Berrettini fuc.to a S. Donato Marche // Passeri Natale / Viventi Andrea».

  • lapide a Gualdo Tadino, Piazza Martiri della Libertà

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: Gualdo Tadino, Piazza Martiri della Libertà

    Descrizione: Sotto la prima lapide è stato di recente posta anche un’altra lapide ad opera del Comune di Gualdo Tadino: «Il Comune di / Gualdo Tadino / nel cinquantenario della / resistenza al nazifascismo // Gualdo non dimentica i suoi caduti per la libertà / 3 luglio 1994».

Bibliografia


Mario Anderlini, Piazza Martiri della Libertà, Editrice Radio Tadino, Gualdo Tadino, 2004, pp. 46-53, 56-68, 68-69, 109-116, 121-133, 1567-158, 185-190.
Tommaso Rossi, Tracce di memoria. Guida ai luoghi della Resistenza e degli eccidi nazifascisti in Umbria, Editoriale Umbra/Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea, Foligno/Perugia, 2013, p. 458-465.

Sitografia


Fonti archivistiche

Fonti

AS Perugia, Corte d\'Appello, Processi penali, b. 22, f. 348.