VILLA SANTINELLI, SAN PIETRO A MONTE, CITTÀ DI CASTELLO, 27.03.1944

(Perugia - Umbria)

Descrizione

Località San Pietro a Monte, Città di Castello, Perugia, Umbria

Data 25 marzo 1944 - 27 marzo 1944

Matrice strage Nazifascista

Numero vittime 9

Numero vittime uomini 9

Numero vittime uomini adulti 9

Descrizione: Il 19 marzo 1944 ha luogo a Sansepolcro (Arezzo) un'insurrezione, portata dai partigiani guidati da Eduino Francini con il sostegno della popolazione, che dà luogo alla temporanea liberazione della città. A seguito di questo evento e della prevedibile massiccia rappresaglia, la squadra – rientrata sull'Alpe della Luna – ha l'ordine di portarsi sulle alture di Santa Fiora (Sansepolcro), ma giunti in prossimità proprio di Sansepolcro vengono avvertiti che reparti della GNR vi stanno compiendo scorribande e, non potendo più allertare il resto dei compagni, questi diciassette uomini decidono di intervenire autonomamente. Nella notte fra il 23 e il 24 marzo entrano in città e mettono fuori uso la centralina telefonica, non riuscendo però a disarmare la caserma; confidando nell'arrivo di rinforzi dall'Alpe della Luna, proseguono così verso il punto di raccolta convenuto. Dopo un giorno intero di cammino, portando con sé un ferito dal precedente scontro, curato da un medico di fiducia in un casolare della zona, giungono a San Pietro a Monte (Città di Castello) e decidono di fermarsi nella villa Santinelli. Appena arrivati fanno allontanare per precauzione donne e bambini, ma sono gli stessi proprietari a sconsigliarli a rimanere ritenendo con certezza che qualcuno nei dintorni abbia già avvisato i militi della loro presenza. È a questo punto che, probabilmente, i partigiani compiono l'errore fatale di protrarre la sosta ben oltre il tempo necessario per riposare e rifocillarsi con quel poco che la villa può ancora offrire.
Dalle prime ore del 25 marzo un nutrito reparto della GNR si avvicina ed inizia a fare fuoco sull'edificio, ritenendo di poter risolvere la questione in breve. Ma i partigiani resistono, così il comandante avverte il capo della provincia di Perugia Armando Rocchi che accorre di persona. Durante la giornata del 26 il fuoco di armi automatiche e mortai si intensifica, ma i partigiani non cedono, mentre stanno finendo le munizioni e il cerchio intorno a loro è sempre più stretto. Scesa la notte la condizione si fa insostenibile e cercano con qualche stratagemma di provare la fuga; sono però infruttuosi sia i tentativi di calare sacchi di farina per vedere se attraggono l'attenzione (e in caso contrario permettano agli uomini di seguire la stessa via), sia il lancio di razzi luminosi per far credere di essere in attesa di rinforzi. Lo scontro va avanti fino al pomeriggio del 27, quando i partigiani sentono il sinistro rumore di due mezzi pesanti tedeschi, chiamati da Rocchi per risolvere uno scontro che già gli è costato qualche perdita. Mentre i cingolati si avvicinano seguiti dagli uomini, i partigiani comprendono che la fine è ormai prossima e, pur continuando a rifiutare le offerte di resa, si dichiarano reciprocamente le generalità fino allora celate da un numero, in modo che eventuali superstiti possano avvisare le famiglie dei Caduti. Alla cattura segue la violenza sui dieci-undici partigiani rimasti, mentre gli altri sono riusciti a mettersi in salvo fuggendo o nascondendosi in qualche anfratto della villa. Finite le sevizie e dopo un sommario interrogatorio, dieci vengono messi al muro, ma proprio in quel momento Rocchi toglie dal gruppo Sergio Lazzerini, che poco prima ha tentato un gesto di ribellione e, proprio in virtù di questo, viene scambiato per il capo del nucleo quindi elemento da tenere in vita perché prezioso per avere informazioni. È tuttavia costretto a vedere da pochi metri di distanza i suoi compagni cadere sotto la raffica che ne spezza anche il canto (“Bandiera rossa” secondo la testimonianza di Lazzerini) intonato spontaneamente.

Modalità di uccisione: fucilazione

Violenze connesse: sevizie-torture

Tipo di massacro: rastrellamento
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Estremi e note penali: La vicenda dello scontro e delle successive fucilazioni a villa Santinelli entra nella vicenda giudiziaria di Italo Bruno Fabbri (fu Guido Tullio, nato a Pietralunga-Perugia nel 1920). Detenuto dal 17 novembre 1944, rinviato a giudizio «per avere partecipato, senza compiere personalmente atti di violenza, ad azioni di rastrellamento in Scheggia [Perugia] e Villa Santinelli; per avere negato, quale Commissario prefettizio del Comune [di Pietralunga], l'autorizzazione occorrente per la mattazione dei suini a varie famiglie di renitenti agli obblighi militari e del lavoro; per avere in giorno imprecisato dei primi di marzo 1944 condotto in Pietralunga una squadra di trenta militi fascisti allo scopo di catturare o almeno intimidire i partigiani [...]». La Corte d'Assise di Perugia lo assolve l'8 giugno 1945, in quanto sia nel caso di Scheggia che di villa Santinelli fu obbligato dai tedeschi a seguirli, ma non partecipò alle azioni.
Ammesso che nei confronti di Fabbri (già ufficiale dei Paracadutisti) come commissario prefettizio di Pietralunga sono emerse numerose testimonianze, se non lusinghiere, che almeno lo scagionano da particolari responsabilità, il fatto che la sua imputazione principale sia per gli episodi di Scheggia e villa Santinelli desta qualche interrogativo, essenzialmente perché la conclusione dello scontro di villa Santinelli e il rastrellamento a Scheggia avvengono lo stesso giorno e la distanza tra le due località è tale da non giustificare una presenza della stessa persona in entrambi i luoghi nel corso della medesima giornata. Va inoltre considerato che, mentre lo scontro con i reparti fascisti a villa Santinelli è in corso già da qualche giorno, i tedeschi vi arrivano solo il giorno 27, chiamati in soccorso dal capo della provincia Rocchi. Si può ipotizzare o che Fabbri fosse a villa Santinelli il 25-26 marzo e il giorno successivo a Scheggia o che – inevitabilmente sia stato estraneo a uno dei due. Va infine considerato che un secondo rastrellamento nella zona di Scheggia avviene ad inizio maggio 1944, contestualmente – o in chiusura – alle operazioni in atto contro la “zona libera” di Pietralunga, quindi l'imputazione potrebbe riferirsi a questo secondo caso. Rimane il fatto che Fabbri, pur non essendosi macchiato di particolari responsabilità, risulta persona in qualche modo decisamente legata al capo della provincia e/o ai tedeschi, essendo emerso in sede di processo il suo intervento in territori come quello di Scheggia e villa Santinelli decisamente lontani dalla sua giurisdizione.

Annotazioni: Militando in formazioni toscane, nessuno delle nove vittime ha ottenuto il riconoscimento dalla Commissione regionale riconoscimento partigiani dell'Umbria.
Nelle ricostruzioni disponibili non è chiaro se ad essere catturati siano dieci o undici partigiani, quindi siano uno o due ad essere sottratti alla fucilazione, che con certezza colpisce invece nove di loro.

Scheda compilata da Tommaso Rossi
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2017-12-06 16:03:37

Vittime

Elenco vittime

Bianchini Giustino, nato ad Arezzo nel 1925 e ivi residente in frazione Molin Nuovo.
Cheli Alvaro, nato a Sansepolcro (Arezzo) nel 1925.
Forconi Spartaco, nato a Firenze nel 1923.
Francini Eduino, nato a Sansepolcro (Arezzo) nel 1925.
Gobbi Giuseppe, nato a Sansepolcro (Arezzo) nel 1912.
Magnani Giuseppe, nato ad Arezzo nel 1925.
Mardaci Mario, nato ad Arezzo nel 1925 e ivi residente in frazione Molin Nuovo.
Ricci Salvatore, nato a Sant\'Angelo in Vado (Pesaro Urbino) nel 1923.
Sbrogi Donato, nato ad Arezzo nel 1924.

Elenco vittime partigiani 9

Bianchini Giustino.
Cheli Alvaro.
Forconi Spartaco.
Francini Eduino.
Gobbi Giuseppe.
Magnani Giuseppe.
Mardaci Mario.
Ricci Salvatore.
Sbrogi Donato.

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


Panzer-Aufklärungs-Abteilung 103/3. Panzer-Grenadier-Division

Tipo di reparto: Wehrmacht
Appartenenza: Heer Wehrmacht

102. legione GNR di Perugia/Distaccamento di città di Castello

Tipo di reparto: Guardia Nazionale Repubblicana

Elenco persone responsabili o presunte responsabili


  • Armando Rocchi

    Nome Armando

    Cognome Rocchi

    Ruolo nella strage Autore

    Stato individuato sulla base di indagine o di procedimento italiano

    Note responsabile fu Rocco e Cafaro Pia, nato a Roma il 01/04/1898, già alto ufficiale del Regio Esercito e della MVSN. Capo della provincia di Perugia.

  • Hans Joachim Zieten von

    Nome Hans Joachim

    Cognome Zieten von

    Ruolo nella strage Autore

    Note responsabile comandante di divisione.

    Nome del reparto nazista Wehrmacht

    Nome del reparto Panzer-Aufklärungs-Abteilung 103/3. Panzer-Grenadier-Division

  • Italo Bruno Fabbri

    Nome Italo Bruno

    Cognome Fabbri

    Stato individuato sulla base di indagine o di procedimento italiano

    Note responsabile fu Guido Tullio, nato a Pietralunga (Perugia) nel 1920, già ufficiale dei Paracadutisti. Commissario prefettizio di Pietralunga (Perugia).

    Note procedimento La vicenda dello scontro e delle successive fucilazioni a villa Santinelli entra nella vicenda giudiziaria di Italo Bruno Fabbri (fu Guido Tullio, nato a Pietralunga-Perugia nel 1920). Detenuto dal 17 novembre 1944, rinviato a giudizio «per avere partecipato, senza compiere personalmente atti di violenza, ad azioni di rastrellamento in Scheggia [Perugia] e Villa Santinelli; per avere negato, quale Commissario prefettizio del Comune [di Pietralunga], l\'autorizzazione occorrente per la mattazione dei suini a varie famiglie di renitenti agli obblighi militari e del lavoro; per avere in giorno imprecisato dei primi di marzo 1944 condotto in Pietralunga una squadra di trenta militi fascisti allo scopo di catturare o almeno intimidire i partigiani [...]». La Corte d\'Assise di Perugia lo assolve l\'8 giugno 1945, in quanto sia nel caso di Scheggia che di villa Santinelli fu obbligato dai tedeschi a seguirli, ma non partecipò alle azioni.

Memorie

Memorie legate a questa strage

  • lapide a Città di Castello, cimitero di San Pietro a Monte

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: Città di Castello, cimitero di San Pietro a Monte

    Anno di realizzazione: 1945

    Descrizione: Lapide ai partigiani fucilati il 27 marzo 1944 a villa Santinelli, cimitero di San Pietro a Monte. La lapide, voluta il 22 aprile 1945 da «I compagni di Calzolaro» [vicina frazione del comune di Umbertide] segna anche la prima sepoltura delle nove vittime, prima che i tre di Sansepolcro venissero traslati nel paese di origine e Forconi riportato a Firenze.

  • monumento a Sansepolcro, cimitero civico

    Tipo di memoria: monumento

    Ubicazione: Sansepolcro, cimitero civico

    Descrizione: Presso il cimitero civico di Sansepolcro c\'è un monumento con lapide ai partigiani biturgensi morti caduti contro nell\'episodio di villa Santinelli e in altre occasioni; fra i diversi nomi ci sono anche Cheli, Francini e Gobbi (monumento eretto in data ignota per volontà dell\'Amministrazione comunale e della locale sezione ANPI).

  • commemorazione a

    Tipo di memoria: commemorazione

    Descrizione: L\'episodio di villa Santinelli è ancora ben impresso nella memoria sia a Città di Castello che a Sansepolcro e annualmente celebrato.

Bibliografia


Sergio Lazzerini, Villa Santinelli: un episodio di lotta partigiana, in Sergio Bovini (a cura di), L'Umbria nella Resistenza, II, Editori Riuniti, Roma 1972, pp. 93-96.
Pierino Monaldi (a cura di), Il sangue versato. Caduti militari e civili dell'Alta Valle del Tevere nella seconda guerra mondiale, Sabbioni, Città di Castello 2004, p. 129.
Tommaso Rossi, Tracce di memoria. Guida ai luoghi della Resistenza e degli eccidi nazifascisti in Umbria, Isuc, Perugia; Editoriale Umbra, Foligno 2013, pp. 315-320.
Alvaro Tacchini, Città di Castello 1921-1944. Dal fascismo alla Liberazione, Petruzzi, Città di Castello 1990, pp. 264-265.

Sitografia


DHI Roma, La presenza militare tedesca in Italia 1943-1945.

Fonti archivistiche

Fonti

AS Perugia, Prefettura di Perugia, Gabinetto riservato, b. 39, f. 1, sf.. U, cc. 1, 5, 7
AS Perugia, Corte d\'Appello di Perugia, Processi penali, b. 19, f. 281
AS Isuc, R.S.I. Umbria, b. 1, fasc. 1, c. 76.