Roveredo in Piano 28-4-1945

(Pordenone - Friuli-Venezia Giulia)

Descrizione

Località Roveredo in Piano, Roveredo in Piano, Pordenone, Friuli-Venezia Giulia

Data 28 aprile 1945

Matrice strage Nazifascista

Numero vittime 3

Numero vittime uomini 3

Numero vittime uomini adulti 3

Descrizione: Angelo Del Cont, Angelo Ventura e Giobatta Claut erano partigiani da tempo inutilmente ricercati dai comandi tedeschi di stanza a Roveredo in Piano. A sbloccare la situazione fu, alla metà del mese di febbraio 1945, l’iniziativa del tenente medico Alfred Dörnenburg. Egli fece arrestare due congiunti di ogni ricercato, per un totale di sei ostaggi, che fece rinchiudere nelle carceri di Roveredo. Poi costrinse il parroco della frazione di Giais a leggere dal pulpito un ultimatum nel quale si intimava ai tre di consegnarsi presso il comando di Roveredo, pena l’uccisione degli ostaggi e la fucilazione di dieci abitanti del paese. A seguito dell’ultimatum si presentarono solo Ventura e Claut, che consegnandosi spontaneamente ottennero la liberazione di quattro dei sei ostaggi. Nel frattempo, mentre “Scalabrino” risultava ancora latitante, i suoi genitori decisero di presentarsi da Dörnenburg come ostaggi, per ottenere la liberazione degli altri due congiunti trattenuti. Dopo una decina di giorni il tenente medico costrinse il parroco a leggere in chiesa un secondo ultimatum, che, in caso di mancata presentazione, prevedeva l’uccisione dei genitori di “Scalabrino”, l’incendio delle abitazioni e l’uccisione di chi gli aveva dato ospitalità fino a quel momento e la prigionia a turno per otto giorni a dieci paesani per volta. A quel punto “Scalabrino”, dopo aver preso contatto con il parroco, decise di presentarsi a Roveredo, facendosi accompagnare da alcuni suoi compaesani, sperando così di costringere Dörnenburg a rispettare i patti dell’ultimatum, che garantiva l’incolumità ai ricercati in caso di spontanea consegna. Dörnenburg in effetti non uccise subito nessuno dei tre fermati, ma la loro detenzione si trasformò comunque in un inferno. Tutti e tre vennero infatti violentemente torturati ad opera di alcuni soldati repubblicani che coadiuvavano il tenente medico, tra cui Luigi Basso De Marco di Aviano. Alcune donne, detenute nelle celle adiacenti, ebbero modo di parlare con Del Cont e Venura, entrambi violentemente picchiati al punto che a quest’ultimo venne strappato anche un orecchio. Dopo settimane di atroci maltrattamenti i tre sarebbero stati fucilati il 28 aprile presso Roveredo.

Modalità di uccisione: fucilazione

Violenze connesse: incendio di abitazione,sevizie-torture

Tipo di massacro: punitivo
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Estremi e note penali: Alfred Dörnenburg, più conosciuto con il soprannome di “Foghin” attribuitogli dalla popolazione locale per il suo frequente ricorso all’incendio delle abitazioni civili, rappresenta una delle figure chiave per comprendere la repressione operata da tedeschi e collaborazionisti nell’area del pordenonese. Nato il 22 gennaio del 1916 a Wuppertal, come sottotenente medico della Luftwaffe venne dislocato probabilmente prima ad Aviano e poi nell’agosto del 1944 presso il posto di comando di Roveredo in Piano. Il comando tedesco, situato presso le scuole elementari, l'ex casa del Fascio e gli impianti militari nei pressi dell'aeroporto di Aviano, divenne grazie alla sua iniziativa sede di uno dei principali Centri di repressione antipartigiana della regione e in quanto tale luogo di detenzione e tortura per coloro che erano ritenuti in collegamento con il Movimento di Liberazione. Il comando sarebbe ben presto divenuto un punto di riferimento per l’attività di numerose spie e informatori locali, per lo più aderenti al PFR e collaboratori delle Bande Nere della zona, i quali intrattenevano con lui relazioni stabili al fine di fornire le informazioni necessarie a ricostruire l’identità dei partigiani attivi in quei territori. Responsabile della maggior parte delle operazioni contro le bande partigiane nella zona pedemontana avvenute tra l’agosto 1944 e la primavera del 1945 e mandante di numerose fucilazioni, rappresaglie, omicidi e atti di violenza contro la popolazione civile, egli venne catturato dagli Alleati il 1 maggio del 1945 a Maniago, riuscendo però nelle settimane seguenti a far perdere le proprie tracce. Il suo nominativo comparve successivamente con il numero 58/165 nella lista dei criminali di guerra ricercati dalla United Nations War Crimes Commission (UNWCC) per i fatti avvenuti nel pordenonese, ma di lui si sarebbero perse le tracce fino ai primi anni 2000, quando il Pm della Procura Militare di Padova Sergio Dini riuscì a ricostruire le sue generalità e ad avviare contro di lui un procedimento penale.
La banda nera “Vettorini” rappresenta uno dei nuclei collaborazionisti più pericolosi tra quelli operativi nel pordenonese nel periodo dell’occupazione. Agendo in stretto contatto con la “Banda Leschiutta” e con i reparti nazisti dislocati in quell’area, il reparto autonomo prese parte a decine di operazioni di rastrellamento e rappresaglia contro le bande partigiane. Al pari della “Leschiutta” e di altre formazioni simili attive in tutta l’area friulana e giuliana, la “Vettorini” aveva un ruolo fondamentale nell’ambito delle investigazioni contro il partigianato locale, facendo ricorso massiccio a spie e infiltrati nel movimento di liberazione e a torture efferate per estorcere informazioni a coloro che venivano arrestati. Arturo Vettorini assieme a Giuseppe Scorza, Onorino Basso, Carmine Milo, Mario Carmine Cuccia, Pasquale Ruggero, Paolo Filippi e Corrado Guarrasi, tutti facenti parte della banda, vennero arrestati e fucilati il 30 aprile del 1945 per ordine di Ardito Fornasir “Ario”, in quei giorni comandante della piazza militare di Pordenone. La fucilazione, alla quale “Ario” dette il proprio assenso nel tentativo di placare la furia popolare che si era scatenata nei giorni della Liberazione contro i componenti della Banda, riconosciuta come responsabile di una lunga sequela di efferatezze, sarebbe costata al comandante partigiano ed ad alcuni suoi compagni un procedimento penale intentato per omicidio volontario dalla Corte d’Assise di Udine.

Nel 1997 Sergio Dini, Pm della Procura Militare di Padova, raccogliendo numerosi fascicoli aperti nell’immediato dopoguerra dalla Procura a seguito di denunce inerenti fatti di sangue avvenuti nel pordenonese ad opera di un non meglio specificato “Donnemburg”, “Dorrnemberg” o “Dornerberg”, meglio conosciuto come il “Foghin”, decise di riaprire le indagini per accertare le responsabilità circa i fatti accaduti tra l’agosto 1944 e l’aprile del 1945 in quella zona. L’istruttoria si sarebbe per lungo tempo arenata di fronte alle difficoltà incontrate nel ricostruire l’identità effettiva del tenente medico, ma grazie ai contatti presi tra il Consolato Generale d’Italia con la Deutsche Dienststelle (WASt), egli venne rintracciato a Speyer, dove risiedeva stabilmente dal 1965. Accolta nel 2004 la richiesta di rinvio a giudizio avanzata da Dini nei confronti di Dörnenburg per il reato di «violenza continuata contro privati nemici mediante omicidio», l’udienza venne fissata per il 19 aprile del 2005. L’ex tenente medico era chiamato a rispondere ad un capo di imputazione che lo accusava di 31 omicidi e di violenze varie avvenute nei territori del pordenonese. Il dibattimento non ebbe mai luogo perché il 31 marzo del 2005 Dörnenburg si sarebbe spento all’età di 89 anni presso l’ospedale di Speyer. Vedere procedimento penale n. 1465/97 della Procura Militare di Padova

I presunti componenti della Banda “Vettorini” che non erano stati fucilati vennero processati dalla Corte d’Assise Straordinaria di Udine nel gennaio del 1947. Si trattava di Boer Augusto, Boer Antonio, Dotta Bruno, Massa Leo, Morreale Giacomo, Pilotto Antonio, Ripa Matteo, Savoia Antonio, Felet Ruggiero, Sussa Umberto, Paolini Attilio, Matera Arcangelo, Cilento Dino, Dell’Anese Bruno, Poli Loredana, Finati Giuseppe, Accardo Gasparre. Condannati a pene piuttosto lievi o, in un buon numero di casi, assolti per varie ragioni, gli imputati videro in seguito l’annullamento della sentenza per amnistia. Vedere CAS Udine, Sentenza n. 2/47 del 22.01.1947

Luigi Basso De Marco venne invece processato in contumacia, in quanto latitante, dalla Corte d’Assise Straordinaria di Udine nel febbraio del 1947 per le sevizie inflitte a Del Cont e Ventura, e condannato a dieci anni di reclusione dalla sentenza n. 9 del 18 febbraio 1947. Cfr. procedimento n. 2/47 del Reg. Gen.

Scheda compilata da Irene Bolzon
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2015-11-01 20:39:42

Vittime

Elenco vittime

1. Angelo Del Cont “Scalabrino”, 24 anni, contadino, di Giais, partigiano garibaldino del Battaglione “Nino Bixio”

2. Angelo Ventura, 25 anni, operaio, di Villotta di Aviano, partigiano osovano della 5a Brigata Osoppo

3. Giobatta Claut, 20 anni, contadino, di Montereale Valcellina, partigiano

Elenco vittime partigiani 3

1. Angelo Del Cont “Scalabrino”, 24 anni, contadino, di Giais, partigiano garibaldino del Battaglione “Nino Bixio”

2. Angelo Ventura, 25 anni, operaio, di Villotta di Aviano, partigiano osovano della 5a Brigata Osoppo

3. Giobatta Claut, 20 anni, contadino, di Montereale Valcellina, partigiano

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


Elenco persone responsabili o presunte responsabili


  • Alfred Dörnenburg

    Nome Alfred

    Cognome Dörnenburg

    Nome del reparto Luftwaffen-Sicherungs-Regiment Italien

  • Luigi Basso De Marco

    Nome Luigi

    Cognome Basso De Marco

    Note responsabile condannato per le torture inflitte a Ventura e Del Cont, che secondo le testimonianze era un milite della “Banda Vettorini”, una compagnia autonoma del V Btg. del V Rgt. della Milizia di Difesa Territoriale di stanza nell’allora Caserma “E. Muti” a Pordenone e operativa a partire dal settembre del 1944.

Memorie

Memorie legate a questa strage

  • lapide a Giais

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: Giais

    Descrizione: Del Cont Angelo è seppellito presso il cimitero di Giais, dove i compagni del Battaglione “Nino Bixio” gli hanno dedicato una lapide.

Bibliografia


Pietro Angelillo, Sigfrido Cescut, I luoghi delle Pietre e della Memoria. Itinerario tra le testimonianze dedicate ai Caduti della Resistenza, Istlib, Pordenone, 2006.

Alberto Buvoli, Franco Cecotti e Luciano Patat (a cura di), Atlante storico della lotta di liberazione italiana nel Friuli Venezia Giulia. Una resistenza di confine 1943-1945, IRSML, IFSML, Istlib Pordenone, Centro Isontino di Ricerca Leopoldo Gasparini, Trieste-Udine-Pordenone-Gradisca, 2005.

Bruno Steffè, La guerra di liberazione nel territorio della provincia di Pordenone 1943-1945, ETS, Spilimbergo, 1997.

Mario Candotti, Lotta partigiana nella Destra Tagliamento. 1943/1945, IFSML, Udine, 2014.

Gian Angelo Colonnello, Guerra di liberazione. Friuli, Venezia Giulia, zone jugoslave, Editrice Friuli, Udine, 1965.

Sitografia


Fonti archivistiche

Fonti

PMT Verona, Fondo della Procura Militare di Padova, Procedimento Penale n. 1465/97

AS Udine, CAS Udine, procedimento 2/47 del Reg. Gen.