Massa Lombarda, 01.04.1944

(Ravenna - Emilia-Romagna)

Descrizione

Località Massa Lombarda, Massa Lombarda, Ravenna, Emilia-Romagna

Data 1 aprile 1944

Matrice strage Nazista

Numero vittime 2

Numero vittime uomini 2

Numero vittime uomini adulti 2

Descrizione: Il 31 marzo 1944 viene ucciso il caporale tedesco Biuna Ulris del 2° battaglione della compagnia feldpost 35537 di stanza a Massa Lombarda. La reazione del presidio tedesco è immediata. Sono erette nel campo sportivo del comune due forche per «l’impiccagione simbolica».
La fonte fascista afferma che ad essere giustiziati, mediante fucilazione alla schiena, sono «due ribelli catturati con le armi in pugno dall’esercito tedesco». I loro nominativi sono inizialmente sconosciuti perché i medesimi si rifiutano di fornirli a chi li interroga dopo la cattura.
La versione della fonte tedesca è ancora più distante dai fatti. Innanzitutto si attribuisce la fucilazione all'autorità fascista locale e la si presenta come l'esecuzione di due comunisti colti in possesso di armi.
In realtà si tratta di Gianetto Dini e Ferdinando Salvalai, due giovani unitisi ai gruppi armati della Resistenza dopo l'8 settembre 1943, ma operativi sul Monte Catria, al confine tra Umbria e Marche. Qui intercettati da truppe nazi-fasciste nei pressi di Montinovo di Peglio, dopo uno scontro a fuoco, vengono condotti dapprima alle carceri di Pesaro e poi di Forlì. Solo in seguito all'attentato contro il caporale tedesco, vengono trasferiti a Massa Lombarda all'insaputa dei famigliari. Questo particolare inserisce l'eccidio in uno scenario che nel corso dei mesi si configura in modo sempre più chiaro e che prospetta le rappresaglie come strumento pianificato di pressione sulla popolazione. A Forlì, infatti, risiede il comando della Sicherheitsdienst des Reichsführers SS (SD) cui spettano compiti di intelligence e di polizia sulle province di Forlì e Ravenna. Le SD allestiscono nelle carceri un "parco-ostaggi" da cui selezionare, in caso di rappresaglia e in mancanza dei colpevoli, i capri espiatori. Si tratta di esecuzioni diverse da quelle che sarebbero state compiute di lì a breve nel corso dei rastrellamenti. Si tratta di vere e proprie "cerimonie" atte a sottolineare, con anche la precisione della procedura, non solo l'autorità nazista ma anche la sua "correttezza". Al 1° di aprile non sono ancora stati emessi i bandi draconiani di Kesserling e rispetto alle crudeltà dell'estate, i nazisti sono ancora propensi a un uso del terrore misurato. La scelta di ostaggi esterni al territorio va in questa direzione e rispecchia una prassi che avrebbero applicato il 30 giugno a Forlì quando all'aeroporto viene compiuta una strage con dieci ostaggi di Piangipane (Ra). Lo scopo è di scuotere la popolazione senza generare l'odio viscerale proprio delle stragi dell'estate quando ad essere uccisi iniziano ad essere gli abitanti dei luoghi di rappresaglia.
Ritornando all'eccidio del 1° aprile, sul posto dell’esecuzione, i due giovani pregano monsignor Bresaola Domenico, arciprete della parrocchia di S. Paolo in Massa Lombarda, che li ha assistiti negli ultimi momenti, di portare il loro saluto alle loro madri dando indirizzi di Fano e di Urbino. Don Bresaola tenta vanamente di salvarli offrendo in cambio la propria vita.
La fucilazione è gestita come un vero e proprio rito tant’è che l’UPI di Ravenna parla nel proprio rapporto di «cerimonia dell’esecuzione».

«Alle 12.15 un autocarro tedesco che [reca] a bordo i due ribelli ed un reparto tedesco, [giungono] in piazza a Massalombarda (piazza E. Muti) e dopo che i militari tedeschi hanno ammanettato i predetti, li [scortano] percorrendo a piedi Via della Repubblica, Via S. Antonio e Via Castelletto. All’esecuzione [presenziano] dieci militi considerati in servizio d’ordine. L’esecuzione ha luogo alle 12.45».

La reazione partigiana a questa esecuzione porta all’uccisione di un capo squadra della milizia massese, Roberto Francia. In questo caso i nazisti non reagiscono, non sentendosi "chiamati in causa", ma neppure i fascisti reagiscono, presumibilmente per mancanza delle forze necessarie. Infatti si limitano a paventare la rappresaglia scrivendo sulla facciata del palazzo Armandi in cui hanno sede: "Tremate vi conosciamo". Una reazione ben diversa dalla ritorsione che invece viene organizzata dal fascio di Lugo per l'uccisione di Giovanni Dal Pozzo il mese successivo.

Modalità di uccisione: fucilazione

Trattamento dei cadaveri: Esposizione dei cadaveri

Tipo di massacro: rappresaglia
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Scheda compilata da Enrica Cavina
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-08-03 14:44:24

Vittime

Elenco vittime

Dini Gianetto
Salvalai Ferdinando

Elenco vittime partigiani 2

Dini Gianetto
Salvalai Ferdinando

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


Memorie
Bibliografia


Giovanna Casadio, La memoria della Resistenza nelle iscrizioni dei cippi, lapidi e monumenti della provincia di Ravenna, Longo Editore, Ravenna, 1995, vol. 2, p. 213.
Luciano Casali, Diario dell'attività partigiana nel Ravennate dal luglio 1943 alla Liberazione del capoluogo, in La Resistenza in Emilia-Romagna. Numero unico della Deputazione Emilia-Romagna per la Storia della Resistenza e del movimento di Liberazione, Galeati, Imola, 1966, p. 58.
Enrica Cavina, Crimini di guerra e violenza nazifascista nella provincia di Ravenna tra l'8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945, tesi di dottorato di ricerca in Storia e Informatica - XVI Ciclo, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, a.a. 2003-2004, seconda parte pp. 25-26.
E. Cavina, Massa Lombarda una città che resiste. Uomini e donne in lotta per le libertà democratiche, Il Ponte Vecchio, Cesena, 2005, pp. 73-76.
Maria Del Vecchio, M. Dini, Vita e morte di Giannetto, Fortuna, Fano, 1995.
Orfeo Giacomelli, Una vita per la carità. Cenni biografici sul monaco certosino Dom Antonio Gabriele Costa medaglia d'oro della resistenza, Tiposet, Imola, 1984, p. 6.
Umberto Marini, La Resistenza nel Candigliano, Fossombrone: Metauro, 2000.
Mauro Remondini, Massa Lombarda, il paese della frutta. Massa Lombarda 1919-1945. Cronache, ra democrazia e fascismo, dal paese che inventò la frutticoltura industriale e conquistò l'Europa, Grafiche Galeati, Imola, 1999, p. 337.
Paolo Scalini, La notte più buia é prima dell’alba (Ravenna 1944-1945), Galeati, Imola, 1975, p. 91.

Sitografia


Fonti archivistiche

Fonti

Archivio Centrale dello Stato, AF, RSI, GNR, AG, b. 40, fasc. 4 Categoria B5, 81° Legione Ravenna, rapporto del 1 aprile 1944 dell’UPI del comando dell’81° Legione GNR.

AIP, Enzo Collotti (LB), lagebericht del 15 maggio 1944.