LEONESSA 31.03-07.04.1944

(Rieti - Lazio)

Descrizione

Località Leonessa, Leonessa, Rieti, Lazio

Data 31 marzo 1944 - 7 aprile 1944

Matrice strage Nazista

Numero vittime 46

Numero vittime uomini 45

Numero vittime uomini adulti 41

Numero vittime uomini anziani 4

Numero vittime donne 1

Numero vittime donne anziane 1

Descrizione: Quanto accade fra il 2 e il 7 aprile a Leonessa e nelle sue frazioni non è opera soltanto dell'indole, obnubilata da una rabbia divenuta follia, di Rosina Cesaretti, sebbene quanto da lei provocato fra familiari, parenti e conoscenti a Cumulata nella notte fra il 4 e il 5 aprile, quando un suo gesto e la frase “Quello è comunista” basta per spezzare dodici vite fra cui quella del fratello Attilio, rappresenti un approdo di brutalità estrema. La drammatica vicenda si inserisce nel più ampio quadro di devastazione iniziata il 31 marzo e che vede il momento culminante proprio in questa zona, che già da settimane i rapporti del servizio informativo della 14. Armata tedesca definiscono snodo cruciale nell'attività delle bande partigiane, segnalando in particolare l'agglomerato di Villa Pulcini, non a caso distrutto dalle fiamme ad inizio aprile. Nonostante questi importanti riscontri documentari, non è del tutto chiaro – anche a causa delle discrepanze nelle fonti e nella memorialistica a disposizione (che a volte dissente anche sulle date) – lo sviluppo della strategia tedesca. Qui infatti, come successivamente accaduto in numerose altre stragi nazifasciste nell'Italia centro-settentrionale, c'è una recrudescenza e il raggiungimento dell'apice dopo che già un certo numero di vittime sono state fatte e, soprattutto, dopo una pausa coincisa con l'abbandono del territorio da parte di un numero consistente di militari impegnati.
La presenza partigiana è significativa ormai da mesi, già prima dell'ufficiale ingresso di patrioti e renitenti/disertori della zona nell'organico della “Gramsci”. L'acquisizione di questo territorio da parte della “Gramsci” (tramite non solo il disarmo di tutti i presidi e distaccamenti GNR del circondario) permette la definitiva proclamazione della “zona libera”, che a quel punto si estende per circa 1.500 km², il 16 marzo 1944. La particolare pericolosità per i tedeschi è rappresentata dal controllo che i partigiani riescono a garantirsi su strade, al di là della vicina via Salaria, che non sono di primaria importanza, quindi tendenzialmente ignorate da parte delle aviazioni angloamericane, ma permettono comunque un agevole transito a cavallo della fascia appenninica sia in direzione nord-sud che est-ovest. I partigiani inoltre, ormai da tempo, stanno creando seri intralci alle comunicazioni telefoniche e telegrafiche, grazie al sabotaggio della centralina elettrica di Albaneto dove presta servizio il partigiano Olindo Fossatelli. Costui, perseverando in un rischioso doppio gioco, è riuscito ad attrezzare una linea telefonica alternativa a quella usata anche dalle autorità, quella cioè che dirama dagli stabilimenti della “Terni” e giunge fino a L'Aquila. In questo modo il comando di brigata può controllare le informazioni e gli allarmi e tenere a sua volta comunicazioni sicure mediante una linea separata, che collega soltanto Leonessa e le frazioni e rimane ignota a tedeschi e fascisti. L'altipiano leonessano è oggetto di particolare cura anche da parte delle autorità fasciste provinciali, oltre che per motivi di sicurezza legati alla presenza partigiana, perché – nonostante l'altitudine pregiudichi un'attività agricola abbondante e redditizia – ha sempre garantito interessanti percentuali di conferimento di generi alimentari e bestiame agli ammassi; questo sebbene dall'autunno-inverno 1943 sia andata progressivamente aumentando – insieme a renitenza e diserzione, la “resistenza passiva” da parte di pastori e contadini. La rabbia delle autorità fasciste provinciali verso la gente di queste terre è poi acuita dal fatto che il 26 febbraio precedente, bloccando sul valico del Fuscello la corriera su cui viaggiava diretto a Rieti, i partigiani della “Gramsci” hanno ucciso il podestà di Leonessa Francesco Pietramico, risparmiando il milite che lo accompagnava ma sequestrando la borsa che portava, contenete dettagliati elenchi di persone da punire e arrestare. Al suo posto viene nominato il dott. Ugo Tavani, le cui simpatie antifasciste erano già note alle autorità.
I primi obiettivi dell'attacco all'alba del 31 marzo (qualche segnale, secondo alcuni testimoni fra cui Giuseppe Zelli, giunge però già il giorno precedente: il 30 arriva a Leonessa uno sconosciuto, che raccomanda a don Concezio Chiaretti e ad alcune famiglie di allontanarsi; qualche ora dopo indicazioni analoghe sarebbero giunte alla squadra di Albaneto e alla centrale telefonica, ma senza alcun seguito immediato di diffusione delle notizie) sono i posti di blocco disposti dalla “Gramsci” sul territorio; una volta spazzati via quelli sul valico del Fuscello e ad Albaneto possono dilagare sull'altopiano leonessano circondandolo, mentre altri reparti di Wehrmacht ed SS vanno compiendo analoghe operazioni in tutti i territori confinanti. È in queste ore che si verificano anche gli unici scontri fra i reparti della “Gramsci” e i tedeschi, prima che gran parte degli effettivi sia raggiunta dall'ordine di ripiegamento. Al buon funzionamento dei servizi informativi partigiani, che ha quindi precluso un pieno successo contro le bande, i documenti tedeschi avrebbero dedicato non troppo velati accenni – e relative ammissioni – poco dopo la conclusione dell'operazione.
Ad Albaneto vengono effettuate le prime catture, sono una quindicina di uomini circa, poi spinti in testa ai reparti che avanzano a ventaglio verso Leonessa; sulle alture – battute dall'artiglieria come gran parte dell'altopiano – c'è anche qualche vittima (si parla del valico del Fuscello), sebbene con certezza assoluta queste inizino soltanto il giorno successivo. A perdere la vita sul monte Cambio il 1 aprile è l'ex paracadutista Benito Tatarella, morto secondo alcuni cadendo in un burrone mentre fugge inseguito da una pattuglia tedesca.
La prima giornata cruciale è quella del 2, quando a Villa Carmine vengono rintracciati e fucilati, anche perché trovati armati, sei partigiani quasi tutti appartenenti alla squadra comandata da Vailante Pitti (anche lui fra i Caduti), poco dopo che questa è riuscita a mettere fuori pericolo un gran numero di compagni, risparmiando la vita ad un tedesco catturato. Non tutti vengono presi lì ed immediatamente uccisi sul posto: i partigiani ternani Orietto Bonanni e Domenico Faggetti cadono in mano tedesca il 31, mentre si stanno ricongiungendo alla loro squadra dopo un'azione, mentre i fratelli romani Duilio e Pietro Favola sono presi a Villa Carmine ma fucilati il 7 aprile a Leonessa.
Il giorno 4 è di nuovo segnato da arresti ed uccisioni: nei pressi di Villa Pulcini cade fucilato il partigiano Roberto Antonucci, mentre a Vallunga finiscono in mano tedesca una ventina di persone fra cui Domenico Caretta e i fratelli Antonio (Settimio) ed Eligio Vannozzi, tutti e tre del posto. Non ne è chiaro il loro effettivo coinvolgimento con i partigiani, né quanto gli accada nei tre giorni successivi, perché la morte viene inferta «dopo indicibili sevizie e torture» il 7 a Ponte Riovalle, circa un km a sud del luogo della cattura.
Il 4 aprile è giorno di arresti e trepidante attesa anche per la gente di Leonessa città (la popolazione è sensibilmente rimpolpata da sfollati da Roma, generalmente di famiglie originarie del posto), turbata dal convulso andirivieni di tedeschi. Fra gli interrogatori più lunghi c'è quello al commissario prefettizio Tavani, conclusosi tuttavia con la liberazione e soprattutto l'assicurazione che, in assenza di atti ostili contro le truppe, nulla sarebbe più accaduto. Dalle strade e dalle case mancano però diverse persone (oltre cento), che dall'ormai congestionata caserma vengono in parte trasferite a Rieti, in parte liberate. Fra i primi l'avv. Roberto Pietrostefani (già arrestato, poi subito rilasciato, due giorni prima) e due sacerdoti, Pio Palla e Guido Rossini. Tra i personaggi più in vista, oltre a Giuseppe Zelli e all'avv. Giuseppe Chimenti, irreperibili, rimane in libertà sotto ferrea sorveglianza solo don Concezio Chiaretti. È ben noto alle autorità, sia italiane che tedesche, il loro impegno (anche datato, come nel caso dell'anziano Chimenti) antifascista.
Mentre Leonessa permane in questo angoscioso limbo, qualche km ad est – ma tanto basta per fare in modo che nel capoluogo non se ne sappia nulla – sta per materializzarsi uno dei momenti più terribili dell'intera vicenda, la «sanguinosa notte di una donna truce», «l'anima incosciente» Rosina Cesaretti. È lei verso le undici di sera del 4 a guidare una cinquantina di tedeschi, di cui veste la divisa, fra le povere case abitate da chi l'ha vista nascere e crescere, andarsene adolescente a cercare fortuna rompendo i rapporti con la famiglia, tornare poi piena di un inspiegabile odio verso tutti, un folle astio vendicativo verso chi, a suo dire, l'avrebbe ripudiata, offesa, emarginata anche dopo il ritorno a Cumulata, tanto che pure il fratello in quell'occasione avrebbe abbandonato la casa paterna, tornandovi una volta che Rosina ha preso la via di Leonessa per lavorare in una filodrammatica. Questa ragazza altera e bellissima, di fin troppo facili costumi secondo una memoria estremamente radicata, ha solo 24 anni e in quella notte oscurata dalla foschia conduce i soldati fra le case, indicando quelle dove abitano i “comunisti”. Non c'è il minimo risvolto politico nella sua azione, ma utilizza per propri fini l'ossessione degli ufficiali tedeschi nella ricerca di “ribelli”. Non è infine chiaro in che modo ci sia entrata in contatto, come e perché questi abbiano deciso di utilizzarla. L'abitato è rapidamente circondato e i pochi uomini rimasti vengono fatti uscire; un ragazzo scappa su un tetto ma i soldati se ne accorgono, sparano e lo feriscono, lui si rifugia dentro un fienile cui vengono subito appiccate le fiamme – le prime fra quelle che avrebbero distrutto l'intera frazione – ma ancora una volta riesce a salvarsi, uno dei pochi fra i maschi presenti a Cumulata quella notte. Una decina di uomini vengono allineati alla facciata di un edificio e all'ultimo la Cesaretti pretende che vi sia aggiunta la settantaseienne Cecilia Pasquali, sua zia. Sono obbligati a camminare lungo il muro e, una volta arrivati all'angolo della casa, vengono stesi da una raffica. Seguono così la sorte della Pasquali Angelo Angelucci, l'anziano omonimo G. Battista e l'altro omonimo Lucantonio; Carlo Calandrini, pluridecorato combattente della Grande guerra, e tre Ferretti (non fratelli), Giuseppe, Luigi e Vincenzo; ci sono ancora l'anziano Gregorio Serafini e Alessandro Calandrini. Suo fratello sedicenne Domenico sarebbe risultata la vittima più giovane, ma tre pallottole arrivate in zone molto pericolose e il colpo di grazia gli danno una morte solo apparente. Dopo la bestiale esecuzione resta lo scempio finale: Rosina porta i tedeschi a casa sua e fa trascinare fuori il fratello e, fra orrende grida di rabbia e odio, viene ordinato (secondo alcuni da lei stessa, che si è voluta riservare la macabra soddisfazione) il fuoco sul ventottenne Attilio, mentre è grazie all'ufficiale al comando del plotone se viene evitata l'ultima barbarie voluta da Rosina, l'uccisione della cognata incinta.
La quiete prima dell'ultimo passaggio di tempesta che giunge a Leonessa 7 aprile è segnata, il giorno precedente, da timide speranze che i rischi possano essere finiti. Fra l'altro don Concezio chiede, e subito ottiene, il permesso di tornare a celebrare Messa (è il Giovedì Santo) e alla funzione partecipano anche diversi soldati tedeschi. Fra questi i leonessani notano che inizia ad esserci un certo movimento, accentuato la mattina del 7 da cospicue partenze di uomini e mezzi. Verso le 10,30, tuttavia, i pochi militari ancora presenti ricevono un contrordine, le sentinelle vengono riposizionate e i contadini cacciati dai campi dove stanno lavorando. Il torvo presagio diventa realtà quando, mezz'ora dopo, si presenta un autocarro da cui scendono una quindicina di SS. Fra di loro in diversi ricordano di avere sentito, come nei giorni precedenti, accenti italiani; alcuni rammentano di avere visto liste nelle loro mani (fornite, come verrà accertato nel dopoguerra, dalle autorità fasciste locali), e viene notata la presenza, ancora una volta, di Rosina Cesaretti. Non tutti coloro che sono indicati nella lista vengono trovati, quindi è proprio lei che suggerisce dove recarsi, sulla base della più bieca arbitrarietà. Fra i primi a cadere in mano delle SS ci sono Ugo Tavani e don Concezio Chiaretti; soprattutto quest'ultimo, nelle settimane precedenti aveva più volte interceduto presso i partigiani per la liberazione di fascisti e tedeschi catturati, predicando più volte la calma onde evitare rappresaglie sulla popolazione; era tuttavia più che palese il suo profondo coinvolgimento nella Resistenza. Insieme a loro vengono concentrate in Municipio oltre venti persone, catturate in strada o più spesso nelle proprie case, letteralmente strappati ai familiari con l'accusa di essere “ribelli” o loro favoreggiatori. Nelle prime ore del pomeriggio vengono avviati appena fuori del paese per la fucilazione, a gruppi di cinque. Non vi sono naturalmente testimonianze dirette sui due-trecento metri percorsi verso il luogo dell'esecuzione, ma gli ultimi a vederli partire ricordano, fra le urla assordanti di chi, risparmiato, ha comunque capito il destino di questa gente, l'esemplare contegno di Tavani e le preghiere guidate da don Concezio, che senza sosta impartisce benedizioni a chi sta con lui, al paese e alle persone che vede per l'ultima volta.
La mattina successiva a Leonessa non v'è più traccia di soldati o SS; la popolazione può avvicinarsi al luogo del massacro e procedere alle inumazioni, là dove da esattamente un anno dopo sorge un complesso monumentale, prima di venire a conoscenza dell'entità del massacro compiuto in tutto il comune.

Modalità di uccisione: fucilazione,uccisione con armi da fuoco

Violenze connesse: deportazione della popolazione,furto e-o saccheggio

Tipo di massacro: rastrellamento
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Estremi e note penali: Nel dopoguerra vengono istruiti diversi procedimenti per questo episodio (ed altri), tutti poi accorpati nel processo contro l'ex capo della provincia Ermanno Di Marsciano (già federale di Perugia negli anni della guerra). La conclusione, il 3 dicembre 1949, è «non doversi procedere in ordine ai delitti di concorso in omicidio e saccheggio e devastazione, per insufficienza di prove […] E in ordine ai delitti di collaborazionismo militare, furto, lesioni e rapina, per essere tali reati estinti per amnistia».

Annotazioni: La particolarità e l'importanza a livello storico dell'intera “Grossunternehmen gegen die Banden”, soprattutto nell'ottica di una precoce maturazione di una determinata strategia tedesca di lotta alle bande, è garantita in modo particolare dagli avvenimenti di Leonessa. Il dato saliente, poi riscontrabile in numerosi (e ben più consistenti) episodi di stragi nel centro-nord Italia, è rappresentato anche da una particolarità nella tempistica: quando, dopo due-tre giorni di violenza, devastazione ed uccisioni in varie parti del territorio, e soprattutto dopo la partenza di alcuni reparti e l'impressione che tutto stesse scemando, c'è il ritorno dei militari e la definitiva e più grave recrudescenza della violenza, qui segnalata il 7 aprile, con inoltre l'appendice di fucilazioni a Rieti il 9. In modo particolare nel caso di Leonessa e delle sue frazioni, risulta complicato attribuire con certezza la qualifica di “civile” o “legato ai partigiani”. Non avendo poi a disposizione elementi certi per tale attribuzione, si è preferito tralasciare la categoria di “legato ai partigiani” anche in quei casi in cui ad essere prelevati per la fucilazione sono loro familiari, per non dire genitori (è quindi difficile immaginare che non avessero qualche forma di legame). In generale va tenuto conto che si tratta di un territorio montano, scarsamente popolato e soltanto in piccoli nuclei abitativi, anche piuttosto isolati l'uno dall'altro, dove la presenza partigiana, oltre che di renitenti/disertori ed ex prigionieri di guerra è significativa; lo è, chiaramente, anche per il generalizzato appoggio garantito dalla popolazione, considerando anche che in una percentuale ragguardevole dei casi le squadre qui presenti sono formate da gente del posto.
Non è al momento possibile accertare se nel computo delle vittime indicato sopra rientrino anche due Carabinieri, evidentemente passati fra i partigiani, catturati presumibilmente il 31 marzo insieme ad un ragazzo sul passo del Fuscello, dove aveva sede uno dei posti di blocco predisposti dal comando della “Gramsci”. Messi immediatamente al muro e fucilati, il ragazzo riesce a sopravvivere.

Note sulla memoria (per maggiori informazioni vedi la sezione apposita): Come tutti gli episodi legati alla “Grossunternehmen gegen die Banden”, la memoria è ancora ben radicata, senza polemiche o recriminazioni reciproche, nelle singole comunità. Il 7 aprile è a tutt\'oggi un giorno di profondo e sentito lutto a Leonessa.

Scheda compilata da Tommaso Rossi
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-08-03 16:09:47

Vittime

Elenco vittime

Angelucci Angelo di Giuseppe, nato a Leonessa il 10/05/1924 e ivi residente in frazione Cumulata, contadino.
Angelucci G. Battista di Giuseppe, nato a Leonessa il 23/01/1887 e ivi residente in frazione Cumulata, contadino.
Angelucci Lucantonio di Sante, nato a Leonessa il 22/12/1910 e ivi residente in frazione Cumulata, contadino.
Antonelli Angelo fu Antonio, nato a Leonessa il 24/07/1899 e ivi residente, coniugato e padre di due partigiani, operaio.
Antonelli Ernesto fu Romeo,nato a Leonessa il 09/11/1900 e ivi residente, calzolaio.
Antonucci Roberto di Enrico, nato a Roma il 15/08/1923 e residente a Leonessa per sfollamento, partigiano.
Aquilini Giuseppe fu Francesco, nato a Posta il 12/03/1904, residente a Villa Carmine di Leonessa, partigiano.
Boccanera Luigi di Sante, nato a Montereale (L’Aquila) il 06/09/1924 e residente a Leonessa, studente, civile; riconosciuto partigiano nella brigata “Gramsci” dal 27 settembre 1943 al 7 aprile 1944, «caduto a Leonessa».
Bonanni Orietto di Giovanni, nato a Terni il 16/07/1924 e ivi residente in frazione Piediluco, partigiano; riconosciuto partigiano della brigata “Gramsci” dal [?] al 2 aprile 1944; «caduto a Leonessa – vicecomandante di squadra», gli è stato conferito il grado di tenente.
Calandrini Alessandro fu Carlo, nato a Leonessa il 05/02/1924 e ivi residente in frazione Cumulata, contadino, (fratello di Remo).
Calandrini Carlo fu Domenico, nato a Leonessa il 29/06/1891 e ivi residente in frazione Cumulata, ex combattente pluridecorato nella Grande guerra, contadino.
Calandrini Remo fu Carlo, nato a Leonessa il 06/02/1926 e ivi residente in frazione Cumulata (fratello di Alessandro).
Caretta Domenico fu Antonio, nato a Leonessa il 21/04/1907 e ivi residente.
Carocci Luigi di Giuseppe, nato a Leonessa il 25/10/1919 e ivi residente, operaio, civile; riconosciuto patriota nella brigata “Gramsci”; sua madre muore di crepacuore cinque giorni dopo.
Cesaretti Attilio fu Carmine, nato a Leonessa il 05/01/1916 e ivi residente in frazione Cumulata, coniugato con Renzi Anna, già combattente mutilato nella Campagna di Grecia, impiegato comunale, civile; riconosciuto partigiano nella brigata “Gramsci” dal 1 marzo al 6 aprile 1944, «fucilato a Leonessa».
Chiaretti don Concezio, fu Agostino e di Carocci Maria, nato in Canada il 07/07/1917 da genitori leonessani emigrati, residente a Leonessa dove regge una delle parrocchie, cognato di Italo Rauco (cfr. sopra, marito di sua sorella Giuseppina), antifascista; riconosciuto partigiano nella brigata “Gramsci” dal 28 gennaio al 7 aprile 1944, «militare» [il senso di questa specificazione risiede nel fatto che è stato cappellano fra gli Alpini della “Julia” negli anni precedenti, sia nel Goriziano che in Costa Azzurra].
Coderoni Dante di Francesco, nato a Leonessa il 01/08/1924 e ivi residente, sellaio.
Crescenzi Silvestro fu Antonio, nato a Leonessa il 01/01/1905 e ivi residente, esercente.
De Santis Anselmo fu Cesare, nato a Roma il 30/08/1892 e residente a Leonessa per sfollamento, coniugato e padre di (almeno) due figlie, elettricista, civile; riconosciuto partigiano nella brigata “Gramsci” dal 1 gennaio al 7 aprile 1944, «fucilato a Leonessa».
Di Paoli Gustavo di Pietro, nato a Leonessa il 04/04/1918 e ivi residente, macellaio e presidente del locale circolo di Azione cattolica, civile.
Faggetti Mic[g]ozzi Domenico di Augusto, nato a Terni il 24(25)/09/1920 e ivi residente in frazione Marmore, già militare in servizio fino all’8 settembre 1943, partigiano; riconosciuto partigiano della brigata “Gramsci” dal 25 ottobre 1943 al 12 aprile 1944, «caduto a Leonessa – vicecomandante di squadra», gli è stato conferito il grado di maresciallo.
Favola Duilio fu Pasquale, nato a Roma 29/12/1924 e residente a Leonessa per sfollamento, fratello di Pietro, autista, partigiano; riconosciuto partigiano nella brigata “Gramsci” dal 1 marzo al 7 aprile 1944, «fucilato a Leonessa».
Favola Marcello di Angelo, nato a Roma il 26/10/1924 e residente a Leonessa per sfollamento, studente, partigiano.
Favola Pietro fu Pasquale, nato a Roma il 10/01/1924 e residente a Leonessa per sfollamento, fratello di Duilio, studente, partigiano; a differenza del fratello Duilio non risulta avere ottenuto il riconoscimento.
Ferretti Giuseppe fu Luigi, nato a Leonessa il 30/03/1876 e ivi residente in frazione Cumulata, coniugato e padre di cinque figli, contadino, civile; riconosciuto partigiano nella brigata “Gramsci” dal 1 gennaio al 5 aprile 1944, «fucilato a Cumulata di Leonessa».
Ferretti Luigi fu Tommaso, nato a Leonessa il 21/12/1901 e ivi residente in frazione Cumulata, contadino.
Ferretti Vincenzo fu Lucantonio, nato a Leonessa il 09/07/1870 e ivi residente in frazione Cumulata, contadino.
Giambotti Settimio di Carmine, nato a Campotosto (L’Aquila) il 25/02/1925, partigiano; riconosciuto partigiano della brigata “Gramsci” dal 1 al 2 aprile 1944, «fucilato a Villa Carmine».
Laureti Augusto fu Raffaele, nato a Leonessa il 28/08/1904 e ivi residente, elettricista, civile; riconosciuto partigiano nella brigata “Gramsci” dal [?] marzo al 3 aprile 1944, «caduto in combattimento».
Nicoli Mario di Raffaele, nato a Leonessa 01/01/1921 e ivi residente, commerciante.
Palla Ivano fu Emilio, nato a Leonessa il 12/05/1903 e ivi residente, calzolaio (altrove risulta impiegato comunale).
Pascolini Silio fu Giovanni, nato a Leonessa il 30/09/1917 e ivi residente, laureando in Medicina.
Pasquali Cecilia fu Pietro, nata a Leonessa il 30/03/1868 e ivi residente in frazione Cumulata, contadina.
Pennacchi Domenico fu Domenico, nato a Leonessa il 02/10/1918 e ivi residente, coniugato e con un figlio di nemmeno un mese, bracciante, civile; riconosciuto partigiano nella brigata “Gramsci” dal 27 dicembre 1943 al 2 aprile 1944, «fucilato a Leonessa».
Pitti Vailante di Angelo, nato a Leonessa il 25/06/1922 e ivi residente, partigiano; riconosciuto partigiano della brigata “Gramsci” dal 27 dicembre 1943 al 2 aprile 1944, «caduto in combattimento a Leonessa – vicecomandante di battaglione», gli è stato conferito il grado di tenente
Rauco Alfonso fu Gioacchino, nato a Leonessa il 09/03/1911 e ivi residente, contadino.
Rauco Antonio fu Felice, nato a Leonessa l\'11/12/1924 e ivi residente, commerciante.
Rauco Felice fu Antonio, nato a Leonessa il 26/06/1894 e ivi residente, coniugato, padre di Antonio, commerciante.
Rauco Giovanni fu Riccardo, nato a Leonessa il 22/09/1918 e ivi residente, fratello di Renato, calzolaio, civile; riconosciuto partigiano nella brigata “Gramsci” dal 27 dicembre 1943 al 2 aprile 1944, «militare».
Rauco Italo fu Domenicantonio, nato a Leonessa il 22 (23)/03/1908 e ivi residente, coniugato con Chiaretti Giuseppina (cfr. sotto, sorella di don Concezio), calzolaio.
Rauco Renato fu Riccardo, fratello di Giovanni, nato a Leonessa il 21/11/1919 e ivi residente, calzolaio.
Serafini Gregorio fu Paolo, nato a Leonessa il 18/06/1873 e ivi residente in frazione Cumulata, contadino.
Tatarella Benito fu Michele, nato a Cerignola (Foggia) il 16/01/1923, già militare in un reparto di paracadutisti, partigiano.
Tavani Ugo fu Tobia, nato a Leonessa il 27/01/1896 e ivi residente, medico condotto e commissario prefettizio, già maggiore medico in Sanità, antifascista.
Vannozzi Antonio (Settimio) di Giuseppe, nato a Leonessa il 05/05/1910, fratello di Eligio; riconosciuto partigiano della brigata “Gramsci” dal 1 febbraio al 7 aprile 1944, «caduto».
Vannozzi Eligio di Giuseppe, nato a Leonessa il 10/03/1915, fratello di Antonio (Settimio); riconosciuto partigiano della brigata “Gramsci” dal 1 febbraio al 7 aprile 1944, «caduto».

Elenco vittime civili 30

Angelucci Angelo.
Angelucci G. Battista.
Angelucci Lucantonio.
Antonelli Angelo.
Antonelli Ernesto.
Boccanera Luigi.
Calandrini Alessandro.
Calandrini Carlo.
Carocci Luigi.
Cesaretti Attilio.
Coderoni Dante.
Crescenzi Silvestro.
De Santis Anselmo.
Di Paoli Gustavo.
Ferretti Giuseppe.
Ferretti Luigi.
Ferretti Vincenzo.
Laureti Augusto.
Nicoli Mario.
Palla Ivano.
Pascolini Silio.
Pasquali Cecilia.
Pennacchi Domenico.
Rauco Alfonso.
Rauco Antonio.
Rauco Felice.
Rauco Giovanni.
Rauco Italo.
Rauco Renato.
Serafini Gregorio.

Elenco vittime partigiani 10

Antonucci Roberto.
Aquilani Giuseppe.
Bonanni Orietto.
Faggetti Mic[g]ozzi Domenico.
Favola Duilio.
Favola Marcello.
Favola Pietro.
Giambotti Settimio.
Pitti Vailante.
Tatarella Benito.

Elenco vittime antifasciste 1

Tavani Ugo.

Elenco vittime religiosi 1

Chiaretti don Concezio.

Elenco vittime indefinite 4

Calandrini Remo.
Caretta Domenico.
Vannozzi Antonio.
Vannozzi Eligio.

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


Banden-Bekämpfungs-Stab von Kamptz

Tipo di reparto: Polizei

I./SS-Polizei-Regiment 20

Tipo di reparto: Polizei

II./Regiment 3. “Brandenburg”

Tipo di reparto: Wehrmacht
Appartenenza: Heer Wehrmacht

Alarmeinheiten/Platzkommandantur Rieti/14. Armee

Tipo di reparto: Wehrmacht
Appartenenza: Heer Wehrmacht

Elenco persone responsabili o presunte responsabili


  • Ermanno Di Marsciano

    Nome Ermanno

    Cognome Di Marsciano

    Ruolo nella strage Collaboratore

    Stato individuato sulla base di indagine o di procedimento italiano

    Note responsabile capo della Provincia di Rieti.

    Note procedimento Nel dopoguerra vengono istruiti diversi procedimenti per questo episodio (ed altri), tutti poi accorpati nel processo contro l\'ex capo della provincia Ermanno Di Marsciano (già federale di Perugia negli anni della guerra). La conclusione, il 3 dicembre 1949, è «non doversi procedere in ordine ai delitti di concorso in omicidio e saccheggio e devastazione, per insufficienza di prove […] E in ordine ai delitti di collaborazionismo militare, furto, lesioni e rapina, per essere tali reati estinti per amnistia».

  • Jürgen von Kamptz

    Nome Jürgen

    Cognome von Kamptz

    Ruolo nella strage Autore

    Note responsabile SS Gruppenführer, comandante del Bandenbekämpfungsstab 14. Armee.

    Nome del reparto nazista Polizei

    Nome del reparto Banden-Bekämpfungs-Stab von Kamptz

  • Rosina Cesaretti

    Nome Rosina

    Cognome Cesaretti

    Ruolo nella strage Delatore

    Note responsabile Originaria della frazione di Cumulata, se ne era andata a cercare fortuna rompendo i rapporti con la famiglia, per tornare poi piena di un inspiegabile odio verso tutti, un folle astio vendicativo verso chi, a suo dire, l\'avrebbe ripudiata, offesa, emarginata anche dopo il ritorno a Cumulata, tanto che pure il fratello in quell\'occasione avrebbe abbandonato la casa paterna, tornandovi una volta che Rosina ha preso la via di Leonessa per lavorare in una filodrammatica. Questa ragazza altera e bellissima, di fin troppo facili costumi secondo una memoria estremamente radicata, ha solo 24 anni. A contatto con i tedeschi sarebbe rimasta da quel momento in poi. Secondo numerose testimonianze, li segue fino in Germania, rimanendo incinta e partorendo un figlio che avrebbe portato il suo cognome e il nome Hans. Il neonato viene abbandonato presso un orfanotrofio di Breslau (Wroc?aw, oggi Polonia) e lei subito si toglie la vita, il 9 febbraio 1945. Risultano essere stati vani i tentativi del giovane di prendere, negli anni Sessanta, contatti con i familiari superstiti della madre.

  • Werner Wilcke

    Nome Werner

    Cognome Wilcke

    Ruolo nella strage Autore

    Note responsabile SS Sturmbannführer (maggiore), comandante del 1./20 SS Polizei Regiment.

    Nome del reparto nazista Polizei

    Nome del reparto I./SS-Polizei-Regiment 20

Memorie

Memorie legate a questa strage

  • commemorazione a

    Tipo di memoria: commemorazione

    Descrizione: Annuali e molto partecipate come in tutti i territori colpiti dalla “Grossunternehmen gegen die Banden”.

  • onorificenza alla città a

    Tipo di memoria: onorificenza alla città

    Descrizione: La città di Leonessa è stata decorata di medaglia d\'argento al Valore civile.

  • onorificenza alla città a

    Tipo di memoria: onorificenza alla città

    Anno di realizzazione: 2005

    Descrizione: Con decreto del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in data 31 marzo 2005, la provincia di Rieti è stata decorata di medaglia d\'argento al Merito civile: «La Comunità provinciale del Reatino resisteva, con fierissimo contegno, all\'accanita

  • monumento a Leonessa

    Tipo di memoria: monumento

    Ubicazione: Leonessa

    Descrizione: Per la sua concezione, il complesso monumentale ai Martiri del 7 aprile 1944 rappresenta in sé un luogo di memoria, dove il visitatore e accolto all\'interno di un percorso denso di segni e luoghi dove fermarsi per riflettere, che contiene anche numerose

  • monumento a Leonessa

    Tipo di memoria: monumento

    Ubicazione: Leonessa

    Anno di realizzazione: 1945

    Descrizione: Complesso monumentale ai Martiri del 7 aprile 1944, Leonessa. Inaugurato nel primo anniversario della strage, si articola in un viale in salita, segnato da steli con testi di vario genere e fiancheggiato dalle sepolture dei Martiri (in gran parte a ridoss

  • luogo della memoria a Leonessa, Cumulata.

    Tipo di memoria: luogo della memoria

    Ubicazione: Leonessa, Cumulata.

    Descrizione: Stele ai Martiri del 4 aprile 1944, frazione Cumulata (inaugurata in data ignota).

  • lapide a Leonessa, Vallunga

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: Leonessa, Vallunga

    Descrizione: Domenico Caretta, Antonio (Settimio) ed Eligio Vannozzi sono riportati sulla lapide ai Caduti di tutte le guerre sulla facciata della chiesa parrocchiale della frazione Vallunga, ma senza specifica indicazione delle circostanze di morte.

  • lapide a Leonessa, Villa Carmine.

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: Leonessa, Villa Carmine.

    Descrizione: Le otto vittime di Villa Carmine il 2 aprile 1944 sono riportate, con specifica indicazione delle circostanze di morte, sulla lapide ai Caduti nella Seconda guerra mondiale sulla facciata della chiesa parrocchiale della frazione.

  • lapide a Leonessa, Ponte Riovalle

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: Leonessa, Ponte Riovalle

    Descrizione: Croce con lapide sul luogo della fucilazione di Domenico Caretta, Antonio (Settimio) ed Eligio Vannozzi, in frazione Ponte Riovalle (inaugurata in data ignota).

  • lapide a Terni, Marmore

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: Terni, Marmore

    Anno di realizzazione: 1954

    Descrizione: Domenico Faggetti è ricordato, insieme ad un compaesano caduto sempre durante la Resistenza (Pietro Montesi) da una lapide in frazione Marmore di Terni (scoperta nel decimo anniversario della Liberazione di questa zona, giugno 1954).

  • lapide a Terni, Piediluco

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: Terni, Piediluco

    Descrizione: Orietto Bonanni è ricordato, insieme a Stefano Di Giuli (cfr. scheda dedicata, comune di Morro Reatino), da una lapide in frazione Piediluco di Terni, loro paese natale (scoperta in data ignota).

  • lapide a Terni, piazza della Repubblica.

    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: Terni, piazza della Repubblica.

    Descrizione: Tranne sei (Antonucci, De Santis, Di Paoli, Giambotti, Pascolini e Tatarella), tutti i cinquantuno nomi indicati nel complesso monumentale di Leonessa, compaiono anche sulla grande lapide in piazza della Repubblica a Terni, dedicata ai Caduti della brigat

  • luogo della memoria a Leonessa, piazza 7 aprile 1944

    Tipo di memoria: luogo della memoria

    Ubicazione: Leonessa, piazza 7 aprile 1944

    Descrizione: Piazza 7 aprile 1944 (la piazza centrale e principale di Leonessa), dedicata «Alle 51 vittime leonessane del nazifascismo».

  • altro a Leonessa

    Tipo di memoria: altro

    Ubicazione: Leonessa

    Descrizione: Intitolazione della Scuola media di Leonessa a don Concezio Chiaretti, cui nel dopoguerra è stata concessa alla memoria la promozione a capitano cappellano.

Immagini delle memorie di pietra
Bibliografia


ANPI di Terni, Sezione “Vincenzo Mauri” (a cura di), “Memorie”. Storie e ricordi dei protagonisti. 8 settembre 1943-8 maggio 1945, Anpi Terni, Terni [s.d.], pp. 73-80.
Angelo Bitti, Renato Covino, Marco Venanzi, La storia rovesciata. La guerra partigiana della brigata garibaldina “Antonio Gramsci” nella primavera del 1944,CRACE, Narni 2010, pp. 196-214.
Don Giuseppe Boccanera, Memorie personali della Resistenza, [s.n.t.], pp. 11-29.
Comune di Leonessa, Aprile 1944. Un tremendo urlo di dolore, Arti grafiche San Marcello, s.l. [Roma], 1995.
Antonio Cipolloni, La guerra in Sabina dall'8 settembre 1943 al 12 giugno 1944, Arti grafiche Celori, Terni 2001, pp. 203-262, 1022-1023.
Enzo Climinti, Leonessa 1943/1944. Hauptstutzpunkt der Banden. Per una giusta valutazione del contributo dato da Leonessa alla guerra di Liberazione, Arti grafiche San Marcello, Roma 2001.
Giuseppe Gubitosi, Il diario di Alfredo Filipponi comandante partigiano, Isuc, Perugia; Editoriale Umbra, Foligno 1991, pp. 387-390.
Regione dell'Umbria. Consulta per le celebrazioni del trentennale della Liberazione, Tavola rotonda La zona “libera” di Norcia e Cascia, (Norcia-Cascia, 11-12 ottobre 1975), coordinamento e stesura di Maria Luisa Renzi e Uliana Toccaceli, esemplare dattiloscritto e ciclostilato, passim; in particolare Bruno Zenoni, L'occupazione di Leonessa da parte dei partigiani della Bgt. Gramsci, pp. 28-29.
Tommaso Rossi, Tracce di memoria. Guida ai luoghi della Resistenza e degli eccidi nazifascisti in Umbria, Isuc, Perugia; Editoriale Umbra, Foligno 2013, pp. 683-721, in particolare pp. 706-721.
Giuseppe Zelli, Sulle montagne di Leonessa, in Sergio Bovini (a cura di), L'Umbria nella Resistenza, I, Editori Riuniti, Roma 1972, pp. 295-319.
Bruno Zenoni e Ambrogio Filipponi (a cura di), La Resistenza incisa nelle pietre. Documentazione del contributo di sangue per la libertà della Patria nel triangolo Umbro-Laziale-Marchigiano ove operò la Brigata Garibaldina “ANTONIO GRAMSCI”, ANPI Terni, Terni 1977, pp. 54-62.
Bruno Zenoni, La liberazione di Leonessa, “Resistenza insieme”, I(1981), 2, p. 2.

Sitografia


DHI Roma, La presenza militare tedesca in Italia 1943-1945.

Fonti archivistiche

Fonti

AS Roma (Succursale di via Galla Placidia), Corte d\'Appello di Roma, II versamento, Corte d\'Assise, f. 2928.1 «Procedimento contro Di Marsciano Ermanno et al.».
AS Isuc, ANPI Terni, Resistenza/Liberazione, b. 2 «Riconoscimento qualifiche 1946-1948»; Ibid., b. 11, f. 7, c. 2 «Note per la Commissione toponomastica sul partigiano caduto Orietto Bonanni» e f. 8.
AS Isuc, ANPI Perugia, b. 3, f. 10, c. 17 (r/v).