CALVI DELL’UMBRIA 12-13.04.1944

(Terni - Umbria)

Descrizione

Località Calvi dell'Umbria, Calvi dell'Umbria, Terni, Umbria

Data 12 aprile 1944 - 13 aprile 1944

Matrice strage Nazifascista

Numero vittime 15

Numero vittime uomini 15

Numero vittime uomini adulti 13

Numero vittime uomini anziani 2

Descrizione: Tra la fine di marzo e la prima quindicina del maggio 1944 tutto il settore appenninico umbro-marchigiano è interessato da una serie successiva di rastrellamenti, effettuati dai tedeschi con l’appoggio di forze della Rsi e con il supporto di fascisti locali operanti come informatori e spie. Obiettivo di questa offensiva è l’annientamento delle formazioni partigiane presenti in queste zone, da ottenere anche attraverso la diffusione del terrore tra la popolazione civile, così da troncare qualsiasi legame con i resistenti. E’ in questo contesto che si inserisce l’operazione Osterei (Uova di Pasqua), rastrellamento effettuato dal 12 al 14 aprile nella zona montuosa tra le province di Terni e Rieti, comprendente centri come Vasciano, Configni, Vacone, Montebuono, Calvi dell’Umbria, dove operano i partigiani del battaglione Manni della brigata Gramsci e della banda Strale. Il 12 aprile uomini del 1° battaglione del 20° Reggimento SS-Polizei rastrellano il territorio di Calvi: nelle frazioni di Santa Maria della Neve e Santa Maria Maddalena del Soccorso, tre agricoltori (Pielicè, Pettorossi, Carofei) vengono arrestati e uccisi dopo la perquisizioni delle abitazioni o perché si rifiutano di seguire i tedeschi; altri due agricoltori (Fabbri e Sernicola) sono condotti a Calvi, nella piazza del paese vengono concentrati insieme a un centinaio di abitanti maschi e si procede alla loro identificazione. Sulla base di una lista, preparata quasi certamente con l’aiuto di delatori, vengono individuate dodici persone, le quali sono condotte nella locale caserma dei carabinieri e, per tutta la notte, sottoposte a un violento interrogatorio: all’alba del 13 aprile, tutti gli arrestati sono fucilati nella piazza. Compiuta la strage, i tedeschi abbandonano il paese portandosi dietro animali e viveri saccheggiati nelle case dei fucilati. Il giorno stesso nei pressi di Calvi viene ritrovato il cadavere di un altro uomo ucciso nel corso del rastrellamento (si tratta probabilmente di Londei).

Modalità di uccisione: fucilazione

Violenze connesse: incendio di abitazione,minamenti e esplosioni

Tipo di massacro: rastrellamento
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Estremi e note penali: Nelle settimane successive all’arrivo degli Alleati, sulla strage di Calvi indagarono i Carabinieri e gli uomini dello Special Investigation Branch britannico. I resoconti delle loro indagini costituiscono parte essenziale del fascicolo processuale aperto nel dopoguerra dalla Procura generale militare del Regno contro Giunio Faustini, il figlio Vittorio, Bruno Proietti e ignoti militari tedeschi, per il reato di omicidio e, gli imputati italiani, di aiuto al nemico. Tuttavia tale procedimento non ebbe conseguenze per gli imputati, il fascicolo costituisce infatti uno di quelli archiviati illegalmente nel 1960 nel cosiddetto “Armadio della vergogna” (fascicolo 871 del Registro generale, doc. 9/11 della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle cause dell’occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti). Ciononostante, nel 1994 a seguito del clamore suscitato dalla scoperta di tale documentazione, vennero riaperte le indagini e, con decreto del pubblico ministero della Procura militare di Roma del 1 dicembre 1994, tutti gli imputati identificati nel procedimento penale originario vennero iscritti nel Registro delle notizie costituenti reato per il reato di violenza con omicidio continuato ed altro in danno di cittadini italiani ed alleati. Tuttavia il procuratore militare il 30 giugno 1995 richiedeva al giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale militare di Roma l’archiviazione del procedimento, poiché alla data di ricezione degli atti il reato era considerato estinto per effetto di prescrizione a causa di decorrenza dei termini previsti dalla legge. Così il giudice delle indagini preliminari, con sentenza del 18 aprile 1996, accoglieva la richiesta del pubblico ministero, ritenendo «irrilevante un più puntuale accertamento in ordine alla individuazione dei responsabili», in quanto il reato era ritenuto estinto per prescrizione, ne disponeva quindi l’archiviazione. rnProprio le vicende processuali che hanno riguardato coloro che furono imputati per le responsabilità avute in questa strage, sono state prese come esempio emblematico della mancanza di volontà di perseguire e punire tali violenze da parte della giustizia militare italiana e, più in generale, dei Governi italiani nel dopoguerra. Con riferimento alla strage di Calvi, nella Relazione di minoranza della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle cause dell’occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti si evidenzia infatti come: «Sia dallo Special Investigation Branch Alleato sia dai Carabinieri che svolsero subito le indagini, vengono indicati quali corresponsabili della preparazione dell’eccidio il col. Giunio Faustini, Comandante del Presidio repubblicano di Terni e il figlio Vittorio, sergente Maggiore dei paracadutisti della R.S.I. Il fascicolo contiene quindi la precisa indicazione dei presunti corresponsabili del crimine ma nonostante ciò l’inerzia della Procura generale militare non consentì l’avvio di alcuna indagine. Non vi è agli atti un decreto di “archiviazione provvisoria” ma comunque il fascicolo non risulta essere stato trasmesso alle competenti Procure territoriali e restò con gli altri nello “stanzino”. La Commissione ritiene quindi di dover rilevare che, anche in presenza dell’identificazione certa o quasi certa degli imputati, era ormai venuta meno, e in modo molto marcato dall’inizio degli anni cinquanta, ogni seria volontà di condurre a buon esito le indagini relative agli episodi anche gravissimi i cui atti erano stati occultati presso la Procura generale militare».

Annotazioni: Tutti i fucilati furono accusati di essere antifascisti, favoreggiatori o, comunque, in contatto con i partigiani. Ciò vale per i cinque componenti della famiglia Guglielmi (i fratelli Adolfo, Emilio, Igino; il figlio di Emilio il diciasettenne Ernesto; il figlio di Adolfo, Genesio sedicenne) che conducevano l’unico piccolo albergo esistente nel paese, ritenuto luogo frequentato dai partigiani, anche perché Emilio, carabiniere richiamato sbandatosi dopo l’8 settembre, si era dato alla macchia e forniva cibo ai partigiani della zona. Montecaggi, conosciuto a Calvi come antifascista, era accusato di avere accolto nel suo negozio di barbiere prigionieri inglesi. Salvati era stato ufficiale medico nei campi di concentramento per prigionieri alleati di Vetralla (Viterno), Colfiorito (Perugia) e Passo Corese (Rieti); dopo l’8 settembre tornò a Calvi dove era medico condotto, a lui veniva imputato di aver prestato cure a partigiani e prigionieri britannici e di svolgere propaganda antifascista e antitedesca. Fabbri, piccolo proprietario terriero, fu accusato di non aver voluto fornire viveri alle truppe tedesche, le quali nel corso della perquisizione della sua abitazione trovarono delle cartucce di fucile, per questo venne ritenuto connivente con i partigiani. Ciò vale anche per Sernicola, a cui si imputava di aver nascosto prigionieri inglesi e di avere rifornito di viveri i partigiani. Allo stesso modo, Carofei, Pettorossi e Pielicè, tutti contadini abitanti nelle campagne di Calvi, vennero accusati di nascondere e assistere i partigiani della zona; inoltre, nell’abitazione di Carofei i tedeschi nel corso del rastrellamento avrebbero trovato una pistola. Infine, Ranucci, Lieto e Londei sarebbero stati uccisi in quanto sprovvisti di documenti o perché, presenti nel territorio di Calvi senza motivo furono considerati, a torto o ragione, partigiani. Nel dopoguerra, sembra che abbiano ottenuto il riconoscimento di partigiano, inquadrato nella brigata “Antonio Gramsci”, solo Lorenzo Carofei e Fabrizio Fabrizzi (errore, probabilmente si voleva intendere Fabbri), nella brigata dal 24 settembre 1943 al 12 aprile 1944; Liberato Montecaggi, facente parte della formazione garibaldina dal 29 settembre 1943 al 13 aprile 1944; Mario Ranucci (errore, probabilmente per Ranuzzi) nella brigata dal 1 al 12 aprile 1944.
Nella lapide, posta sulla piazza di Calvi dell’Umbria nel luogo dove avvenne la fucilazione, tra i caduti è inserito il nominativo di Antonio Lieto, che però è anche presente nel monumento dedicato ai partigiani caduti sul Monte San Pancrazio. Anche il nome di Olindo Londei è presente nel monumento ai caduti di Monte San Pancrazio. Tuttavia, secondo il rapporto del Comando generale dei carabinieri di Roma, inviato al ministero della Guerra il 30 dicembre 1944, presente nel fascicolo 871 del Registro Generale, tra i fascicoli del cosiddetto “Armadio della vergogna”, Londei risulterebbe tra gli arrestati e fucilati a Calvi.
Tra il 12 e il 14 aprile, nell’ambito dell’operazione “Osterei”, nell’area compresa tra Vacone, Rocchette, Santa Maria Maddalena, Montebuono, a cavallo tra le province di Terni e Rieti, si verificano una serie di violenze commesse dallo stesso reparto responsabile della strage di Calvi dell’Umbria. Il 12 aprile a Vasciano, frazione di Stroncone, i militari tedeschi del 20. reggimento SS Polizei arrestano e mettono al muro otto persone del paese, tra cui il frate francescano Placido Sartucci guardiano del convento francescano “Speco” di Narni. Il religioso riesce però a convincere l’ufficiale che guida il reparto a desistere dall’azione. Il convento viene però minato, tuttavia solo una mina tra quelle armate esplode danneggiando solo la parte esterna dell’edificio. Nella zona vengono incendiati il Romitorio, almeno venti abitazioni, oltre a numerose capanne che sorgono nella zona. Anche a Vacone, in provincia di Rieti, sono bruciate alcune abitazioni di civili; sono inoltre seviziati e uccisi il ragioniere Amilcare Baldoni di 51 anni e il trentunenne allievo sottufficiale della Guardia di Finanza Beniamino Minicucci, in quanto si rifiutano di fornire informazioni sulla presenza dei partigiani e di prigionieri alleati, è inoltre distrutta la Chiesa di S. Orsola posta sulle pendici del Monte Cosce. A Rocchette, frazione del comune di Torri in Sabina, in provincia di Rieti, è ucciso il sessantenne Cesare Rossi, affetto da sordità, che non sente gli ordini impartiti dai militari tedeschi che rastrellano il paese. All’alba del 13 aprile, presso l’eremo di San Benedetto, nel territorio del comune di Montebuono, sempre in provincia di Rieti, otto prigionieri americani, un ufficiale e sette sottufficiali (Charles Dy, Paul Valdes, Clarence Moody, Thomas Wodax, Robert Carnatham, Ben Espinosa, George Kerr, Robert Kavk) vengono sorpresi nel sonno da una pattuglia tedesca, che agisce in seguito a una delazione, e immediatamente fucilati sul posto in quanto accusati di avere rapporti con le bande e di essere in abiti borghesi. Nel rapporto conclusivo dell’operazione, inviato il 16 aprile dal comando della 14. Armata al Comando supremo del feldmaresciallo Albert Kesserling, viene segnalata l’uccisione di 38 nemici (cifra comprendente partigiani e civili uccisi nel rastrellamento), la cattura di 42 prigionieri e un bottino di due mitragliatrici pesanti, una mitragliatrice leggera, 19 fucili, 6 pistole, munizioni, esplosivi e infiammabili.

Scheda compilata da Angelo Bitti
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Ultimo aggiornamento dei dati: 2016-09-05 19:28:55

Vittime

Elenco vittime

Carofei Lorenzo, nato a Calvi dell’Umbria il 23/10/1885 e ivi residente, coniugato, agricoltore.
Fabbri Fabrizio, nato a Calvi dell’Umbria il 23/07/1902 e ivi residente nella frazione di Santa Maria in Neve, coniugato, agricoltore.
Guglielmi Adolfo, nato a Calvi dell’Umbria il 16/12/1896 e ivi residente, coniugato, albergatore.
Guglielmi Emilio, nato a Calvi dell’Umbria il 23/02/1900 e ivi residente, coniugato, autista. Carabiniere sbandato legato ai partigiani.
Guglielmi Ernesto, nato a Calvi dell’Umbria il 20/03/1927 e ivi residente, studente.
Guglielmi Genesio, nato a Calvi dell’Umbria il 12/01/1928 e ivi residente, studente.
Guglielmi Igino, nato a Calvi dell’Umbria il 04/07/1912 e ivi residente, coniugato, autista.
Lieto Antonio, nato a Casapulla (Caserta), il 25/08/1924 e ivi residente. Sbandato.
Londei Olindo, nato a Senigallia (Ancona), il 09/08/1924, residente a Cottanello (Rieti). Sbandato.
Montecaggi Liberato, nato a Calvi dell’Umbria il 04/09/1887 e ivi residente, barbiere. Antifascista.
Pettorossi Angelo, nato a Calvi dell’Umbria il 14/11/1916 e ivi residente, agricoltore.
Pielicé Pacifico, nato a Montebuono (Rieti) il 17/10/1909 e ivi residente in frazione Santa Maria Maddalena, coniugato, agricoltore.
Ranucci Mario, nato a Greccio (Rieti) il 27/08/1925, ivi residente, operaio. Sbandato.
Salvati Domenico, nato a Rossano Calabro (Cosenza) l’08/01/1905, residente a Calvi dell’Umbria, medico condotto.
Sernicola Ernesto, nato a Calvi dell’Umbria il 13/04/1902, residente nella frazione di Santa Maria Maddalena del Soccorso, coniugato, agricoltore.

Elenco vittime civili 10

Carofei Lorenzo.
Fabbri Fabrizio.
Guglielmi Adolfo.
Guglielmi Ernesto.
Guglielmi Genesio.
Guglielmi Igino.
Pettorossi Angelo.
Pielicé Pacifico.
Salvati Domenico.
Sernicola Ernesto.

Elenco vittime sbandati 3

Lieto Antonio.
Londei Olindo.
Ranucci Mario.

Elenco vittime antifasciste 1

Montecaggi Liberato.

Elenco vittime legate a partigiani 1

Guglielmi Emilio.

Responsabili o presunti responsabili

Elenco reparti responsabili


I./SS-Polizei-Regiment 20

Tipo di reparto: Polizei

Elenco persone responsabili o presunte responsabili


  • Bruno Proietti

    Nome Bruno

    Cognome Proietti

    Ruolo nella strage Collaboratore

    Stato individuato sulla base di inchiesta alleata

    Note responsabile Milite della Gnr in servizio al distaccamento di Calvi dell’Umbria

    Note procedimento Nelle settimane successive all’arrivo degli Alleati, sulla strage di Calvi indagarono i Carabinieri e gli uomini dello Special Investigation Branch britannico. I resoconti delle loro indagini costituiscono parte essenziale del fascicolo processuale aperto nel dopoguerra dalla Procura generale militare del Regno contro Giunio Faustini, il figlio Vittorio, Bruno Proietti e ignoti militari tedeschi, per il reato di omicidio e, gli imputati italiani, di aiuto al nemico. Tuttavia tale procedimento non ebbe conseguenze per gli imputati, il fascicolo costituisce infatti uno di quelli archiviati illegalmente nel 1960 nel cosiddetto “Armadio della vergogna” (fascicolo 871 del Registro generale, doc. 9/11 della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle cause dell’occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti). Ciononostante, nel 1994 a seguito del clamore suscitato dalla scoperta di tale documentazione, vennero riaperte le indagini e, con decreto del pubblico ministero della Procura militare di Roma del 1 dicembre 1994, tutti gli imputati identificati nel procedimento penale originario vennero iscritti nel Registro delle notizie costituenti reato per il reato di violenza con omicidio continuato ed altro in danno di cittadini italiani ed alleati. Tuttavia il procuratore militare il 30 giugno 1995 richiedeva al giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale militare di Roma l’archiviazione del procedimento, poiché alla data di ricezione degli atti il reato era considerato estinto per effetto di prescrizione a causa di decorrenza dei termini previsti dalla legge. Così il giudice delle indagini preliminari, con sentenza del 18 aprile 1996, accoglieva la richiesta del pubblico ministero, ritenendo «irrilevante un più puntuale accertamento in ordine alla individuazione dei responsabili», in quanto il reato era ritenuto estinto per prescrizione, ne disponeva quindi l’archiviazione.

  • Giunio Faustini

    Nome Giunio

    Cognome Faustini

    Ruolo nella strage Collaboratore

    Stato individuato sulla base di inchiesta alleata

    Note responsabile Nato a Terni il 03/02/1889, già colonnello del regio esercito, dall’ottobre 1943 al 17 gennaio 1944 comandante militare delle forze della Rsi per la provincia di Terni. Giunio Faustini risulta appartenente a una antica e conosciuta famiglia ternana, protagoniste delle vicende risorgimentali cittadine ed esponente di spicco del movimento repubblicano mazziniano. Egli è fratello di Pietro, che ricopre l’incarico di capo della provincia di Terni dall’ottobre 1943 al gennaio 1944. Almeno sino al gennaio 1948 risulta detenuto nel carcere giudiziario di Spoleto in quanto giudicabile per collaborazionismo e a disposizione del Tribunale Militare di Roma.

    Note procedimento Nelle settimane successive all’arrivo degli Alleati, sulla strage di Calvi indagarono i Carabinieri e gli uomini dello Special Investigation Branch britannico. I resoconti delle loro indagini costituiscono parte essenziale del fascicolo processuale aperto nel dopoguerra dalla Procura generale militare del Regno contro Giunio Faustini, il figlio Vittorio, Bruno Proietti e ignoti militari tedeschi, per il reato di omicidio e, gli imputati italiani, di aiuto al nemico. Tuttavia tale procedimento non ebbe conseguenze per gli imputati, il fascicolo costituisce infatti uno di quelli archiviati illegalmente nel 1960 nel cosiddetto “Armadio della vergogna” (fascicolo 871 del Registro generale, doc. 9/11 della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle cause dell’occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti). Ciononostante, nel 1994 a seguito del clamore suscitato dalla scoperta di tale documentazione, vennero riaperte le indagini e, con decreto del pubblico ministero della Procura militare di Roma del 1 dicembre 1994, tutti gli imputati identificati nel procedimento penale originario vennero iscritti nel Registro delle notizie costituenti reato per il reato di violenza con omicidio continuato ed altro in danno di cittadini italiani ed alleati. Tuttavia il procuratore militare il 30 giugno 1995 richiedeva al giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale militare di Roma l’archiviazione del procedimento, poiché alla data di ricezione degli atti il reato era considerato estinto per effetto di prescrizione a causa di decorrenza dei termini previsti dalla legge. Così il giudice delle indagini preliminari, con sentenza del 18 aprile 1996, accoglieva la richiesta del pubblico ministero, ritenendo «irrilevante un più puntuale accertamento in ordine alla individuazione dei responsabili», in quanto il reato era ritenuto estinto per prescrizione, ne disponeva quindi l’archiviazione. Proprio le vicende processuali che hanno riguardato coloro che furono imputati per le responsabilità avute in questa strage, sono state prese come esempio emblematico della mancanza di volontà di perseguire e punire tali violenze da parte della giustizia militare italiana e, più in generale, dei Governi italiani nel dopoguerra. Con riferimento alla strage di Calvi, nella Relazione di minoranza della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle cause dell’occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti si evidenzia infatti come: «Sia dallo Special Investigation Branch Alleato sia dai Carabinieri che svolsero subito le indagini, vengono indicati quali corresponsabili della preparazione dell’eccidio il colonnello Giunio Faustini, Comandante del Presidio repubblicano di Terni e il figlio Vittorio, sergente Maggiore dei paracadutisti della R.S.I. Il fascicolo contiene quindi la precisa indicazione dei presunti corresponsabili del crimine ma nonostante ciò l’inerzia della Procura generale militare non consentì l’avvio di alcuna indagine. Non vi è agli atti un decreto di “archiviazione provvisoria” ma comunque il fascicolo non risulta essere stato trasmesso alle competenti Procure territoriali e restò con gli altri nello “stanzino”. La Commissione ritiene quindi di dover rilevare che, anche in presenza dell’identificazione certa o quasi certa degli imputati, era ormai venuta meno, e in modo molto marcato dall’inizio degli anni cinquanta, ogni seria volontà di condurre a buon esito le indagini relative agli episodi anche gravissimi i cui atti erano stati occultati presso la Procura generale militare».

  • Sconosciuto Herrmann

    Nome Sconosciuto

    Cognome Herrmann

    Ruolo nella strage Autore

    Stato sospettato in quanto unico reparto presente nella zona

    Note responsabile Dal 7 aprile 1944, responsabile delle operazioni di rastrellamento era il maggiore Herrmann, già alla guida di un comando creato dalla 14? Armata per la lotta alle bande (Stab fu?r Bandenbekämpfung Major Herrmann) e alle dirette dipendenze del Generale SS Polizei Jurgen von Kamptz.

  • Sconosciuto Leigh

    Nome Sconosciuto

    Cognome Leigh

    Ruolo nella strage Autore

    Stato sospettato in quanto unico reparto presente nella zona

    Note responsabile Tenente.

  • Sconosciuto Wagner

    Nome Sconosciuto

    Cognome Wagner

    Ruolo nella strage Autore

    Stato sospettato in quanto unico reparto presente nella zona

    Note responsabile Capitano.

  • Vittorio Faustini

    Nome Vittorio

    Cognome Faustini

    Ruolo nella strage Collaboratore

    Stato individuato sulla base di inchiesta alleata

    Note responsabile Figlio di Giunio, sergente maggiore dei paracadutisti della Rsi. Vittorio è descritto da molte testimonianze di cittadini di Calvi come un fanatico seguace dei tedeschi, tanto da essere solito girare per il paese vestito nella sua divisa di sergente maggiore dei paracadutisti e intimorire con il mitra la popolazione. Non soltanto è considerato direttamente responsabile nella strage, per avere denunciato ai tedeschi le persone da fucilare, ma appare anche coinvolto in rastrellamenti e deportazione di prigionieri politici in Germania. Così, ad esempio, nell’esposto fatto dal commerciante ternano di origine ebraica Adolfo Sciunnach contro alcuni fascisti ritenuti responsabili del suo arresto e di quello del figlio, si ricorda come insieme ad altri cittadini provenienti dalla zona di Terni: «ci caricarono su un camion, portati dal figlio del colonnello Faustini al campo di concentramento di Pissignano e da lì a mezzo di un carro bestiame ferroviario trattati come bestie rinchiusi in 30 persone che non potevano stendere nemmeno le gambe verso la Germania».

    Note procedimento Nelle settimane successive all’arrivo degli Alleati, sulla strage di Calvi indagarono i Carabinieri e gli uomini dello Special Investigation Branch britannico. I resoconti delle loro indagini costituiscono parte essenziale del fascicolo processuale aperto nel dopoguerra dalla Procura generale militare del Regno contro Giunio Faustini, il figlio Vittorio, Bruno Proietti e ignoti militari tedeschi, per il reato di omicidio e, gli imputati italiani, di aiuto al nemico. Tuttavia tale procedimento non ebbe conseguenze per gli imputati, il fascicolo costituisce infatti uno di quelli archiviati illegalmente nel 1960 nel cosiddetto “Armadio della vergogna” (fascicolo 871 del Registro generale, doc. 9/11 della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle cause dell’occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti). Ciononostante, nel 1994 a seguito del clamore suscitato dalla scoperta di tale documentazione, vennero riaperte le indagini e, con decreto del pubblico ministero della Procura militare di Roma del 1 dicembre 1994, tutti gli imputati identificati nel procedimento penale originario vennero iscritti nel Registro delle notizie costituenti reato per il reato di violenza con omicidio continuato ed altro in danno di cittadini italiani ed alleati. Tuttavia il procuratore militare il 30 giugno 1995 richiedeva al giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale militare di Roma l’archiviazione del procedimento, poiché alla data di ricezione degli atti il reato era considerato estinto per effetto di prescrizione a causa di decorrenza dei termini previsti dalla legge. Così il giudice delle indagini preliminari, con sentenza del 18 aprile 1996, accoglieva la richiesta del pubblico ministero, ritenendo «irrilevante un più puntuale accertamento in ordine alla individuazione dei responsabili», in quanto il reato era ritenuto estinto per prescrizione, ne disponeva quindi l’archiviazione. Proprio le vicende processuali che hanno riguardato coloro che furono imputati per le responsabilità avute in questa strage, sono state prese come esempio emblematico della mancanza di volontà di perseguire e punire tali violenze da parte della giustizia militare italiana e, più in generale, dei Governi italiani nel dopoguerra. Con riferimento alla strage di Calvi, nella Relazione di minoranza della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle cause dell’occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti si evidenzia infatti come: «Sia dallo Special Investigation Branch Alleato sia dai Carabinieri che svolsero subito le indagini, vengono indicati quali corresponsabili della preparazione dell’eccidio il colonnello Giunio Faustini, Comandante del Presidio repubblicano di Terni e il figlio Vittorio, sergente Maggiore dei paracadutisti della R.S.I. Il fascicolo contiene quindi la precisa indicazione dei presunti corresponsabili del crimine ma nonostante ciò l’inerzia della Procura generale militare non consentì l’avvio di alcuna indagine. Non vi è agli atti un decreto di “archiviazione provvisoria” ma comunque il fascicolo non risulta essere stato trasmesso alle competenti Procure territoriali e restò con gli altri nello “stanzino”. La Commissione ritiene quindi di dover rilevare che, anche in presenza dell’identificazione certa o quasi certa degli imputati, era ormai venuta meno, e in modo molto marcato dall’inizio degli anni cinquanta, ogni seria volontà di condurre a buon esito le indagini relative agli episodi anche gravissimi i cui atti erano stati occultati presso la Procura generale militare».

  • Werner Wilcke

    Nome Werner

    Cognome Wilcke

    Ruolo nella strage Autore

    Note responsabile Il maggiore Wilcke, era un veterano dei reggimenti SS Polizei sul fronte orientale, dal 21 settembre 1943 risulta al comando del 1° battaglione del 20° reggimento SS-Polizei. A seguito del comportamento tenuto nelle operazioni di rastrellamento effettuate dal 31 marzo al 5 aprile nella zona di Leonessa e del monte Tancia, in provincia di Rieti, Wilcke riceve la croce di ferro di II classe tra le massime decorazioni dell’esercito tedesco.

Memorie

Memorie legate a questa strage

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    Tipo di memoria: lapide

    Ubicazione: Calvi dell\'Umbria

    Descrizione: Nella piazza di Calvi, sul muro dove è stata eseguita la fucilazione, posta in alto vi è una lapide in cui si ricordano le vittime del rastrellamento del 12 e 13 aprile. Sono inseriti 16 nominativi (per due non è indicato il nominativo, ma si riporta la d

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    Tipo di memoria: monumento

    Ubicazione: Calvi dell\'Umbria

    Anno di realizzazione: 1975

    Descrizione: Legata alla strage di Calvi, in quanto facente parte di violenze avvenute nell’ambito dello stesso rastrellamento, è anche l’uccisione in combattimento dei partigiani del battaglione Manni della brigata Gramsci sul Monte San Pancrazio. In cima a questo mo

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    Tipo di memoria: commemorazione

    Ubicazione: Calvi dell\'Umbria

    Descrizione: In occasione dell’anniversario della strage, tuttavia non sempre con continuità nel corso degli anni, l’amministrazione comunale di Calvi dell’Umbria ha organizzato una cerimonia in ricordo dell’evento.

Immagini delle memorie di pietra
Bibliografia


Angelo Bitti, La guerra ai civili in Umbria (1943-1944). Per un Atlante delle stragi nazifasciste, Editoriale Umbra, Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea, Foligno-Perugia, 2007, pp. 90-91, 100, 123-124, 189.
Angelo Bitti, La guerra partigiana e la violenza fascista, in Id., Renato Covino, Marco Venanzi, La storia rovesciata. La guerra partigiana della brigata garibaldina “Antonio Gramsci” nella primavera del 1944, Crace, Perugia 2010, pp. 134, 182-183, 339, pp. 111-115, 119.
Archivio Storico Comunale (a cura di), Fischia il vento… Narni 8 settembre 1943 – 13 giugno 1944, Comune di Narni, Narni 2008, pp. 59-62.
Enzo Climinti, Il gruppo di combattimento “Schanze” nella grande impresa contro le bande (Grossunternhemen gegen die Banden). Marzo-Aprile 1944 Appennino Umbro e Alto Lazio, Settimo Sigillo, Roma 2006.
Carlo Gentile, I crimini di guerra tedeschi in Italia 1943-1945, Einaudi, Torino, 2015, pp. 133, 210.
Tommaso Rossi, Tracce di memoria. Guida ai luoghi della Resistenza e degli eccidi nazifascisti in Umbria, vol. 1, Editoriale Umbra, Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea, Foligno-Perugia 2013, pp. 721-727.
Camera dei Deputati, Senato della Repubblica, XIV Legislatura, Relazione di minoranza della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle cause dell’occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti (Relatore on. Carlo Carli), Presentata alla Commissione parlamentare il 24 gennaio 2006.

Sitografia


http://www.albertostramaccioni.it/joomla1/index.php?option=com_content&view=article&id=195:qcalvi-dellumbria-strage-impunitaq-&catid=44:storia-&Itemid=58
DHI Roma, La presenza militare tedesca in Italia 1943-1945.

Fonti archivistiche

Fonti

AS Perugia, Archivio del Tribunale di Perugia, Corte d’Assise, Procedimenti Penali, nuovo versamento, b. 57, f. 867.
AUSSME, b. 2132, f. Documentazione atti di barbarie commessi dai nazifascisti in Italia Centrale (Toscana,Umbria), Prospetto delle violenze commesse dai nazifascisti in provincia di Terni.rn- PMT Roma, procedimento n. 2109/94.