Rastrellamento Val Chiampo (Lessini vicentini) 05-14.07.1944

Il rastrellamento inizia dalla Valle del Chiampo con la distruzione di parecchie contrade, e prosegue nei giorni successivi coinvolgendo i Lessini veronesi. In una lettera al vescovo di Vicenza Zinato, in carta intestata della Parrocchia di Chiampo, l\'arciprete don Pietro De Marchi, così risponde alla richiesta di informazioni sulla morte del parroco di S. Pietro Mussolino don Luigi Bevilacqua: 1° - Don Luigi aveva collaborato con i Partigiani e tale fatto fu probabilmente intuito da una famiglia di sfollati di Vicenza che ospitava in casa. “Si presume che di ciò siano stati edotti i fegatosi repubblichini di Chiampo”. 2° - “L\'8 sera una sfollata vicentina ...fuggendo da S. Pietro riferì che era stato ucciso un tedesco e che il parroco aveva suggerito di occultare il cadavere...”. 3° - “Il prof. R.M. [Mazzocco Ruggero \"Povoleri\"] (ex provveditore) con alcuni compagni sostava il 9 sera verso le 18,00 sul ponte elevato alla Filanda di Chiampo per assistere allo spettacolo dell\'incendio di S. Pietro e manifestava la sua impazienza perché la Chiesa non bruciava per prima come doveva essere. Esiste testimone oculare”. 4° - “ Il Podestà di qui si adoperava a tutt\'uomo per tranquillizzare il pubblico di Chiampo in preda a grande agitazione, assicurando che il nostro paese era escluso dalle azioni di rappresaglia”. “Si può quindi inferire che: 1°-l\'ordine dell\'azione era stato concertato in accordo con i fascisti locali; 2°-che i soldati partirono da Chiampo col compito preciso di uccidere il parroco e di bruciare la Chiesa.” 5 luglio \'44 - Mercoledì. Alle prime luci dell\'alba si scatena una potente azione di rastrellamento da parte di truppe tedesche e repubblichine, circa 4.000 uomini, con carri armati, autoblinde e cannoni. A Castelvecchio di Valdagno, contrade Vallarsa, Zenere, Zovo, Franchi, Tomba alla Tezza e Castela e Busa, a Novale di Valdagno e Selva di Trissino vengono date alle fiamme case, stalle e fienili. Sono razziate e danneggiate Malga Rialto e Malga Visonà. Nei giorni successivi, l\'azione sempre imponente, fiancheggiata anche da reparti fascisti, si estende alle valli vicine. Il Btg. “Danton”, della Brigata Autonoma “Vicenza”, attestato su un costone montano che divide la Valle dell\'Agno da quella del Chiampo, subisce il primo urto: si difende causando agli assalitori notevoli perdite; ripiega quindi, secondo gli ordini ricevuti, applicando i procedimenti della guerriglia, su posizioni retrostanti verso le alte testate delle valli. Nel pomeriggio del 5 luglio, i tedeschi riescono a piazzare cannoni e mortai sui costoni del versante destro dell\'alta Valle del Chiampo e da lì battono lungamente il costone occidentale della catena di Cima Marana, convinti che là si trovino rifugiati i partigiani, i quali invece sono sempre imboscati un po\' dappertutto, talora anche a poca distanza dalle stesse artiglierie in azione. Contemporaneamente all\'opera delle artiglierie si snoda intanto un fitto rastrellamento nel corso del quale ciò che i cannoni risparmiano viene dato alle fiamme. I soldati tedeschi e repubblichini uccidono senza distinzione di sesso o di età. L\'azione nazi-fascista si affievolisce sul far della sera e viene quindi sospesa al calar della notte: mentre i partigiani non hanno che qualche ferito e nessun prigioniero, i tedeschi e i fascisti perdono mezzi e registrano numerosi feriti. I partigiani nel corso della notte riorganizzano le loro fila ed effettuano opportuni spostamenti. Marana è un rogo. 6 luglio ’44 – Giovedì. Al mattino l’azione di rastrellamento riprende, estendendosi nell’Alta Val d’Alpone. “Il nemico, furibondo di non poter venire nell’accerchiamento di nessun gruppo di nostri e nemmeno all’arresto di un solo patriota, sfogava ancora una volta la sua rabbia impotente sulle inermi popolazioni della vallata, distruggendo case e trucidando barbaramente vecchi, donne e anche fanciulli”. 7 luglio \'44 - Venerdì. Nella notte sono fatti saltare alcuni ponti lungo la strada Chiampo-Crespadoro per impedire i movimenti nazi-fascisti, ma l\'azione dei rastrellatori riprende violenta e implacabile contro i più deboli, i partigiani affrontano anche questa giornata infliggendo all\'avversario nuove perdite, ma ne subiscono le conseguenze le inermi popolazioni di Crespadoro, Altissimo e San Pietro Mussolino. 8 luglio \'44 - Sabato. Viene incendiato prima Ferrazza e poi Crespadoro; i partigiani fanno saltare i ponti della Val Mora e degli Zoccolari. La popolazione di Molino e delle contrade di S. Pietro Mussolino abbandona le case: “Chi fugge sui monti, chi si preoccupa di salvare qualcosa sotterrando indumenti e vasellame, chi cerca ci raggiungere località vicine per mettere in salvo i propri famigliari. Qualcuno decise di rimanere, pensando che a difenderlo sarebbe bastato il buon testimonio della propria coscienza di non avere mai fatto alcun torto, nella speranza di poter difendere la sua casa”. A Bolca, il 40° Btg. “Verona” brucia case e mulino. 9 luglio \'44 – Domenica. Giornata cupa, con grandi acquazzoni nel pomeriggio. Nel pomeriggio, i tedeschi del presidio di S. Giovanni Ilarione e Chiampo si portano a S. Pietro Mussolino e incendiano le abitazioni, il Municipio, la Scuola, fucilando quanti incontrano, tra cui il parroco. Sempre il 9 luglio, brucia Contrà Dugatti di Chiampo e vengono uccisi a Casa Verda due civili; a Contrà Mussolino i nazisti distruggono e danno fuoco a tutto, uccidono 1 civile e lo lasciano bruciare fra le macerie. Brucia Contrà Ronga e S. Pietro Vecchio, dove in strada vengono uccise 2 donne e un vecchio. In Contrà Bassa di S. Pietro Vecchio è trucidato da repubblichini vicentini il proprietario dell’Osteria “El buso”. A Contrà Groba di Altissimo vengono trucidati 2 fratelli, l’anziano padre e, nelle vicinanze, un vecchio contadino al lavoro nei campi. A Contrà Lovari incendiano tutto e uccidono 4 civili. Lo stesso giorno, a Chiampo, finita l’operazione giornaliera di rastrellamento, lo stesso tribunale repubblichino che operò a Crespadoro il 27 aprile e ad Asiago il 1 giugno ‘44 (Gaddi – Mentegazzi – Polga – Fabris), decreta la fucilazione di 2 partigiani (Francesco Pretto e Pietro Anselmo). A S. Pietro Mussolino, in un’osteria di piazza Roncani, è ucciso da due partigiani un aviere della Luftwaffe (Tubbing Hubert, cl. 23, da Waltrop), che si divertiva a sparare alle donne che tentavano di spegnere gli incendi. 10 luglio \'44 – Lunedì. Per bloccare i nazi-fascisti alcune pattuglie di partigiani fanno saltare tre ponti fra S. Pietro Mussolino e Molino di Altissimo e attaccano una colonna tedesca. Continuano le operazioni di rastrellamento al centro della valle del Chiampo e sui monti; prendono di mira il versante veronese, piazzano mortai e mitraglie, rincominciano l\'assalto alle contrade in una terribile caccia all\'uomo. Attaccano Contrà Negri Pilota di Chiampo, dove gli abitanti non erano fuggiti sentendosi al sicuro; vengono barbaramente trucidate 7 persone. Tocca a Contrà Moto essere incendiata, poi tocca a Contrà Cappello di S. Pietro Mussolino, dove è ucciso un anziano civile. Lungo la strada per Contrà Pezzati vengono uccisi altri due civili. I nazi-fascisti continuano verso le altre contrade veronesi, altri pernottano a Crespadoro, Ferrazza, Contrà Caporali, Campodalbero, non trovando abitanti, uccidono gli animali e danno fuoco alle case. 11 luglio \'44 – Martedì. La furia si abbatte per la seconda volta su San Pietro Mussolino e sugli altri centri vicini per distruggere le poche case rimaste ancora miracolosamente in piedi, uccidendo persone e massacrando animali. Dai nascondigli dei boschi la popolazione assiste all\'ultima straziante fase della tragedia. Il vescovo di Vicenza mons. Zinato, malgrado incombesse ancora la rappresaglia, viene personalmente a portare conforto alla popolazione della valle. Il nazi-fascisti che hanno bivaccato a Campodalbero, il mattino incominciano il rientro alle loro basi di partenza; ubriachi scendono a valle e uccidono un’anziana donna che portava al pascolo le sue mucche. In Contrà Lovatini, dove il giorno prima avevano mangiato un maiale, catturano cinque uomini e li fucilano. In Contrà Sansini o Zanzini, presso il mulino, fucilano altri sei uomini. Fuori Contrà S. Pietro Vecchio, viene ucciso un anziano contadino mentre tentava di salvare le sue mucche; a Contrà Mussolino sono catturati 2 fratelli uccisi con i calci dei fucili. In Contrà Cappello di S. Pietro Mussolino, vengono uccisi.

Autore: Gianluca Fulvetti, Massimo Michelucci


4 episodi:

CHIAMPO 09-10.7.1944

San Pietro Musolino 9-11.7.1944

Altissimo 9-7-1944

Crespadoro 11.7.1944