LA ROMAGNA SAN GIULIANO TERME, 06-11.08.1944

Nella notte tra il 4 e il 5 agosto 1944, una distaccamento della “Nevilio Casarosa” aveva catturato e ucciso, in località Faeta, lo squadrista Antonio Sanguigni, responsabile insieme ad altre autorità fasciste di Pisa dell’uccisione dell’anarchico Ugo Rindi. La modalità del rastrellamento sui monti pisani fa quindi pensare ad una rappresaglia, soprattutto per la circostanza del ruolo giocato dai fascisti nel rastrellamento. Inoltre, la documentazione tedesca segnala un agguato teso dai partigiani ad un centralino dell’artiglieria a sud-est di Asciano Pisano, e si segnala il rastrellamento di 35 civili in età di leva, che vengono arrestati, ponendo direttamente in relazione i due episodi. Tuttavia è la cattura e il rilascio di due militari tedeschi negli ultimi giorni di luglio che suscita nei nazisti forte impressione. La percezione che le persone che vivono alla Romagna intrattengano rapporti stretti con i partigiani diventa una solida convinzione. La notte tra il 6 e il 7 agosto, i reparti tedeschi, guidati da alcuni fascisti, operano un rastrellamento a vasto raggio sopra Molina di Quosa, attaccando con lanciafiamme e mitragliatrici le capanne costruite dagli sfollati in località La Romagna. Al rastrellamento partecipano uomini delle SS, che salgono sulla collina da Molina di Quosa, e truppe della Wermacht che la raggiungono invece dal versante lucchese. L’operazione trova la sua legittimazione anche nel bando emesso dal comando germanico di Asciano Pisano che intimava a tutti gli uomini di età compresa tra i 16 e i 50 anni di lasciare i rifugi sul monte pisano. Durante il rastrellamento si conteranno tre vittime. Circa 300 civili, con donne e bambini, vengono invece radunati in località Le Nocette; gli uomini, separati dalle loro famiglie, vengono condotti a Ripafratta, accompagnati dall’insegnante di lingue Livia Gereschi, che aveva chiesto di accompagnarli per poter fare da interprete. Rinchiusi nella scuola media di Nozzano (Lucca), sede del comando della 16. “Reichsführer SS” guidata dal generale Max Simon, vengono uccisi tra il 10 e l’11 agosto, a gruppi di 5 o 6, nelle campagne e nei boschi nei dintorni della scuola. Due abitanti di Balbano vedono passare, intorno alle 14, quattro auto con a bordo soldati tedeschi e 4 prigionieri ciascuna, diretti verso il Monte Balbano e di qui a Massaciuccoli. Dopo circa un’ora e mezza i due si recano sul monte e, in località Cavaliere, trovano tre corpi; e nei pressi ne trovano altri otto. I tre sono i due Barsuglia e Giuseppe Pera, rastrellati sulle colline tra Sant’Angelo in Campo e Gattaiola, e portati nella scuola di Nozzano; gli altri 8 fanno parte invece dei rastrellati de La Romagna. Si ipotizza una compartecipazione al rastrellamento di reparti della 16. “Reichsführer SS” e della 65. divisione di fanteria di stanza ad Asciano Pisano. La responsabilità degli omicidi dell’11 agosto è invece completamente della 16. “Reichsführer SS” di Simon. L’episodio sarà infatti uno dei capi di imputazione al processo contro il generale Simon. Alla fine l’11 agosto si conteranno 73 vittime, senza dimenticare i 3 uccisi durante il rastrellamento alla Romagna.

Autore: Gianluca Fulvetti


5 episodi:

LA ROMAGNA SAN GIULIANO TERME 06-07.08.1944

RIPAFRATTA SAN GIULIANO TERME 11.08.1944

VECCHIANO 11.08.1944

BALBANO LUCCA 11.08.1944

MASSAROSA 11.08.1944