LESSINIA, 08-14.07.1944

Tra il 5 e il 14 luglio 1944, la zona della Lessinia, sia sul versante veronese che su quello vicentino, fu colpita da una vasta e violenta operazione di rastrellamento che provocò almeno 77 vittime, di cui 63 uomini e 14 donne. La rappresaglia colpì in massima parte uomini di età adulta, ma non risparmiò la vita a bimbi, ragazzi ed anziani di ambo i sessi. Si abbatté principalmente sui civili, ma si registrarono perdite anche tra le fila partigiane oltre che in ambienti legati alla Resistenza. Il 9 luglio 1944, inoltre, perse la vita anche un sacerdote, Don Luigi Bevilacqua di San Pietro Mussolino (Vi). L’operazione militare ebbe inizio all’alba del 5 luglio 1944, quando circa 4.000 unità nazifasciste irruppero a Castelvecchio di Valdagno e Selva di Trissino, in provincia di Vicenza. Il giorno successivo, l’azione si estese anche nelle valli vicine. I nazifascisti si scontrarono con il battaglione “Danton” della brigata autonoma “Vicenza”. Nel pomeriggio del 5 luglio, i tedeschi riuscirono a piazzare cannoni e mortai sui costoni del versante destro dell’alta Valle del Chiampo; contemporaneamente all’opera delle artiglierie, le contrade circostanti subirono un fitto rastrellamento. Il 6 luglio 1944 l’azione si estese nell’Alta Val d’Alpone, dove si registrarono diverse case bruciate ed uccisioni di vecchi, donne e fanciulli. Nella notte tra il 6 e il 7 luglio 1944, i partigiani – per rallentare l’operazione nazifascista – fecero saltare alcuni ponti lungo la strada tra Chiampo e Crespadoro, ma le truppe tedesche e fasciste imperversarono comunque sulle popolazioni di Crespadoro, Altissimo e San Pietro Mussolino. L’8 luglio i roghi e le uccisioni di civili proseguirono. Anche il territorio veronese cominciò ad essere toccato dal rastrellamento, il 40° Battaglione della Gnr di Verona bruciò le case e il mulino di Bolca, località di Vestenanova; non solo, la provincia di Verona registrò i primi morti tra i civili, a Selva di Progno, proprio in quella data (vd. le due schede apposite). La morte di un soldato tedesco, avvenuta quel giorno a San Pietro di Mussolino, in circostanze sospette, persuase i tedeschi ad accentuare l’operazione di rastrellamento che, da quel momento, colpì tanto il versante vicentino (vd. scheda apposita) che quello veronese. Per quanto riguarda Vicenza, si ricordi l’assedio di Chiampo e delle zone limitrofe tra il 9 e il 10 luglio, che provocò la morte di decine di civili, mentre dall’11 luglio il rastrellamento si spostò principalmente sui territori di San Pietro Mussolino. A quest’ultimissima fase, assistette anche il vescovo locale, monsignore Zinato, che giunse dalla città nel tentativo di portare conforto alla popolazione della valle. Nel veronese (vd. scheda apposita), tra il 9 e il 10 luglio, le contrade di Vestenanova e Selva di Progno furono incendiate. Ad accentuare l’ira nazifascista, fu il ritrovamento nelle mani di un partigiano, Arcangelo Anselmi, di una lista di 40 persone che – secondo le forze d’occupazione – avrebbero dato manforte alla Resistenza. La furia nazista colpì da quel momento con ancora più violenza. Lo stesso Arcangelo, insieme allo zio, fu fucilato in piazza a Vestenanova il 12 luglio. Il 14 luglio le operazioni militari cessarono; a Vestenanova vennero celebrate le esequie dei civili uccisi in quei territori nei giorni precedenti.

Autore: Andrea Martini


3 episodi:

SAN BORTOLO, SELVA DI PROGNO, 08.07.1944

SELVA DI PROGNO, 08-14.07.1944

VESTENANOVA, 08-14.07.1944